Ad Expando

giovedì 30 aprile 2009

Viaggio all’inferno - Parte seconda

Introduzione

Diavolo-1 In questa seconda parte verrà trattato, in modo critico l’approccio del Cristianesimo nei confronti del tema Inferno. E’ inevitabile premettere, prima di affrontare il tema, che risulta assai complesso per un non fedele, quale io sono, l’entrare nel merito dell’Escatologia, poiché tale materia tratta cose non riscontrabili, nemmeno in modo empirico e l’atteggiamento del miscredente è comunque soggetto alla tara del (pre)giudizio che identifica codeste cose, fantasie, fole, o per lo meno miti.
Sia quindi il lettore consapevole dell’atteggiamento critico di chi scrive, un atteggiamento comunque aperto ravvedimenti qualora dovessero giungere note comprovate.

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La Chiesa nei confronti del Maligno, il grande Nemico, e dei suoi adepti, ha avuto nel tempo approcci assai contrastanti che si sono evoluti fino ad assestarsi, negli ultimi tempi, in un atteggiamento di sostanziale ambiguità.
Non che tale ambiguità non fosse presente nel passato, beninteso; del resto bisognava concordare l’idea astratta della signoria universale del Cristo, difficilmente apprezzabile dalla massa incolta, con la Paura, vera matrice di ogni forma di spiritualità organizzata quale del resto è la Religione.
Diceva S. Giovanni Crisostomo (350 circa- 407 d.C.):
"Non ci fa certo piacere intrattenervi sul Diavolo, ma la dottrina della quale esso mi offre lo spunto, risulterà assai utile a voi"
Di fatto, come spesso accade i libri sacri dell’Antico Testamento non permettono di pronunciarsi a favore o contro l’esistenza di Satana e dei suoi Demoni: essi sono giunti sino a noi attraverso la Tradizione, ovvero a rielaborazioni di Libri considerati apocrifi, rese dogmatiche da enunciati Conciliari tardomedievali.
Vedremo quindi come e da dove nasce la figura del Maligno e delle sue schiere, la sua evoluzione attraverso la storia relazionandolo al credo Cristiano.

Vedi anche:
Viaggio all’Inferno

Viaggio all'Inferno - seconda parte:

Viaggio all'Inferno - terza parte:

    mercoledì 29 aprile 2009

    Punizione Divina

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    Mi riferisco alla stupidità insita nell'atteggiamento religioso integralista, ovviamente, e a come una qualsiasi cosa possa essere reindirizzata da questa al volere di Dio.
    Ultima in ordine di tempo è quella che viene definita Influenza Suina.
    Abbiamo esempi vari: partiamo dal viceministro israeliano con la delega per la Sanità, Yakov Litzman che protesta per la definizione «suina», per l'appunto, in quanto il termine in questione fa riferimento ad un animale impuro, e come tale non andrebbe neppure pronunciato. Tanto che annuncia, in conferenza, l'influenza verrà chiamata "messicana".
    Chissà cosa potrà mai cambiare oltre al nome...
    Speriamo solo che il governo messicano non se la prenda per il fastidioso accostamento (messicano-maiale) o saremmo di fronte al trionfo dell'imbecillità. Aspettiamo ansiosi.
    Come però non accennare a ciò sta avvenendo nei media arabi dove viene esaltato il Corano in quanto in esso vi sono "saggie" regole che vieterebbero l'assunzione della carne di maiale. Si deduce, in questi siti, che se il mondo avesse ascoltato i consigli (ma leggete imposizioni ") di Allah circa l'alimentazione non ci troveremmo di fronte al pericolo di una pandemia.
    Pericolo che pare, e si spera, sia stato abbondantemente sopravvalutato. Certo è che si rimane piuttosto straniti nel non leggere nei Testi sacri alcun riferimento sul consumo di carne di volatili che sarebbero stati il veicolo della, non a caso "aviaria" o, dei ruminanti che causarono lo spauracchio di "Mucca Pazza", né tanto meno si consiglia l'uso dello zampirone per limitare i casi di malaria. Non v'è neppure nessun accenno alle pulci o ai ratti, che tante vittime causarono sia con il morbo della Peste, sia per l'isterismo della caccia all'untore, dove, per inciso, a farne le spese furono soprattutto gli Ebrei accusati di inquinare i pozzi (...)
    Adesso, dopo le giustificazioni religiose, aspettiamo con impazienza le ipotesi dietrologiche dei complottisti.
    Ci sarà da divertirsi.


    martedì 28 aprile 2009

    Aforismi

     

    Reliquia

    "La superstizione è la religione degli spiriti deboli"
    Edmund Burke

     

    Nella Foto: Reliquia di S.Maria Vergine e S. Nicola in vendita su EBAY

    lunedì 27 aprile 2009

    Le Malattie impossibili…o quasi.

    Logorrea Saccente Snervante

    chiacchiericcio-parole-ricerca-cervello-donne-linguaggio Delle tante malattie di cui un uomo, inteso come appartenente al genere umano, può soffrire, una delle peggiori è di certo la Logorrea Saccente. Codesta malattia colpisce per di più persone di una certa cultura, non per forza dei geni, ma comunque dotati di una conoscenza discreta in vari campi del sapere o dotati di un'assoluta padronanza di una specifica materia. Gli sfortunati colpiti dal morbo sono in grado di parlare per ore di un argomento senza mai stancarsi. Per lo più dotati di una discreta dialettica riescono ad affascinare l'interlocutore e a tenerlo inchiodato alla poltrona per ore, anche se spesso questi interlocutori ci stanno, inchiodati, per timore che l'infervorato logorroico si offenda, o per una sorta di sfida personale (l'ultima volta l'ho retto per 4 ore 14 minuti e 37 secondi, vediamo se batto il record) o, infine, perché frastornati e si abbandonano così, inebetiti, ad un oblio, la cui colonna sonora è la veloce sillabazione del malato. La Logorrea Saccente non va confusa con la Logorrea Somara, tipica di uomini che non sanno di non sapere e parlano lo stesso, e dalla Logorrea Anser Anser, o dell'Oca, che invece colpisce il genere umano nella sua variante femminea, molto simile a quella somara, ma che si riconosce dal fatto che le donne colpite parlano per ore di cose di cui a nessun altro può importare (ad esempio, l'abbinamento dello smalto delle unghie con il colore della vernice della borsetta), tranne che ad altri soggetti a loro volta ammorbati dalla medesima variante.
    La logorrea saccente porta il soggetto malato a intavolare un discorso che non solo sia il più esaustivo possibile dell'argomento trattato , ma che possa mettere in mostra la mole di nozioni che si annida nel suo cervello. Il logorroico saccente è inoltre un maestro nel trovare collegamenti sottili, inimmaginabili sino al momento in cui vengono esposti, in grado di aprire mirabolanti parentesi. E’ il motivo per cui l'ascoltatore, perché in effetti, per ovvie ragioni, parlare di "interlocutore" è decisamente improprio, rimane incapace di interagire ed è costretto a subire l’interminabile flusso di parole.
    Degenerazione della Logorrea Saccente, che a questo punto definiremo Semplice, è la temibile Logorrea Saccente Snervante. La variante si riconosce dal fatto che il malato non è più in grado di controllare il flusso di parole: afferma, postula, cerca il contradditorio ma poi sceglie l’auto contraddittorio, esprime tesi e le abbatte da solo, apre infinite parentesi senza chiuderne alcuna, inanellando passaggi logici apparentemente indiscutibili (soprattutto dopo che il discorso è cominciato da almeno mezz’ora) in realtà assolutamente retorici e iperbolici. Il malato pare parlare rapito dal suono della propria voce, si crede in grado di leggere i pensieri altrui, usa quindi frasi del tipo :“ ora tu mi chiederai sicuramente … ma è inutile dire che io ho la risposta ecc, ecc”, “ tu potresti obiettare che … ma a questo punto io ribadisco che in base ecc ecc” e via dicendo. La Logorrea Saccente Snervante è purtroppo una malattia mortale sebbene ancora non siano chiari i meccanismi con cui agisce. Infatti non sempre a morire è colui che ne è affetto, ed anzi spesso a decedere sono le persone a lui vicino, e sempre in modo violento. Tra le casistiche della morte di questi si annoverano fenomeni di autocombustione (anche se sulla scena della tragedia si sono trovate taniche e forte odore di benzina), lacerazione dei tessuti sino alla lesione dei condotti venosi e/o arteriosi dei polsi o sotto l’orecchio, nonché sfondamento dell’osso frontale in prossimità della glabella, causato da improvvise crisi epilettiche, che peraltro danneggiano anche la mobilia attorno in modo particolare gli spigoli vivi. Se a decedere è invece il malato le casistiche sono più varie. Il logorroico saccente snervante muore spesso per avvelenamento (“avrai sete, ti preparo una tisana, intanto continua che ti ascolto”) e come elegantemente espressa in una teoria, sostenuta dall’esimio professor Von Gallant (mio parente di Düsseldorf) pare che sia addirittura il cervello dell’ammorbato che per bloccare lo stress ordini all’organismo di produrre tossine che poi accumulate divengono letali. Non di meno accade che l’uso costante e continuo delle corde vocali crei una degenerazione dei tessuti del collo che si presentano recisi. A volte tale forma non arriva a tanto e sul collo della vittima rimangono solo delle zone tumefatte la cui forma assomiglia a delle mani. Tuttavia tutti sono concordi nel fatto che la peggior morte cui possa andare incontro un malato di questa variante sia il cedimento contemporaneo del cuore e delle sinapsi celebrali dovute alla semplice domanda: “come hai fatto ad arrivare qui?”, specie se si sta parlando dell’incubazione delle uova di ornitorinco dopo che si è partiti discutendo del come vengano scelti in Italia i Ministri della Giustizia.

    Vedi anche:
    1. DBS : Digitoslessia Balbuziente Sgrammaticata
    2. LSS: Logorrea Saccente Snervante
    3. SID: Sindrome Ingegneristica Degenerativa
    4. DAS: Declamazione Ampopallosa Snobbica
    5. DiC: Disasrtite Cronica
    6. AMD: Acronimia Multilinguistica Degenerante

      venerdì 24 aprile 2009

      Benedetto XVI: la Scrittura si comprende all'interno della Chiesa

      Ovviamente, c'è poco da ridire, almeno se si considera che si sta parlando di un capo religioso e che questo è un punto imprescindibile per mantenere il potere e l'identità. Joseph Ratzinger possiede una mente sopraffina, dubitarne sarebbe un grossolano errore. Nel suo discorso alla Plenaria della Pontificia Commissione Biblica egli sottolinea che "essendo la Sacra Scrittura ispirata, c'è un sommo principio di retta interpretazione senza il quale gli scritti sacri resterebbero lettera morta: la Sacra Scrittura deve 'essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta".
      In poche parole è inutile studiare la Scrittura per quello che dice, perché vi è una sorta di messaggio in codice che solo coloro che sono illuminati dallo Spirito divino possono interpretare. Ma si badi, anche lo Spirito pare abbia le sue limitazioni, tanto che "soltanto il contesto ecclesiale permette alla Sacra Scrittura di essere compresa".
      Non v'è dunque possibilità di comprendere i Testi se non attraverso il filtro della Chiesa cattolica del resto, insiste il pontefice essi "non sono stati dati ai singoli ricercatori per soddisfare la loro curiosità o per fornire loro degli argomenti di studio e di ricerca”, bensì sono stati affidati “alla comunità dei credenti, alla Chiesa di Cristo, per alimentare la fede e guidare la vita di fede e di carità".

      Sul filo del rasoio! Cosa significherà mai questa affermazione? Che non si deve cercare nei Libri Sacri una verità storica perché non ve n'è che una pallida traccia mascherata dai miti? O forse che non si può pretendere di carpire il viatico spirituale se non attraverso gli insegnamenti di coloro che illuminati dallo Spirito (?) hanno dedicato la loro vita allo studio del Nuovo e dell'Antico Testamento (riaffermando, come dicevo, la propria insostituibilità)?

      Certo è che, inizialmente, il Rabbi non si circondò di grandi menti, ma di semplici, ed è per questo che risulta difficile capire come si possa essere arrivati ad avere una sovrastruttura di tali dimensioni, tra l'altro per carpire chi sa quali significati nascosti in un testo che non è certo complesso come, ad esempio la Comedia di Alighieri

      Articolo di riferimento.

      Aforismi

       

      perso


      “La gente cerca la via che porta al cielo per la semplice ragione che ha perso la strada sulla terra”

      G. Plechanov

      giovedì 23 aprile 2009

      Le Malattie Impossibili…o quasi

      Digitoslessia Balbuziente Sgrammaticata

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      Pochi sanno che la Digitoslessia Balbuziente Sgrammaticata è una malattia che colpisce una buona fetta della popolazione mondiale, in modo particolare i Chatters, i Bloggers, gli Impiegati in genere, e tutti quelli che occupano il proprio tempo digitando sulla tastiera, specialmente quelli che lo fanno con 2 o al massimo 4 dita. La capacità virale del morbo è elevatissima e, negli ultimi anni, ha superato in incidenza, malattie terribili come la Dissenteria Borbottante, la Sudorazione Puzzosa e nel caso dei colletti bianchi, la Leccaculagine Remissiva, sia nella versione Inchinante che non.
      I primi sintomi del morbo si avvertono soprattutto nelle immediate ore dopo il pasto di mezzodì, specie quando questo viene consumato presso una mensa aziendale, ma, è stato rilevato, anche nella fase mattutina detta dei "post automatismi", ovvero in quel lasso di tempo ove si verifica il passaggio dello stato semionirico alla coscienza di sé che per alcuni soggetti si prolunga fino alla pausa caffè.
      Succede cosi che, durante la digitazione, il malato tende sovente ad invertire le sillabe, per poi ricorrere alla cancellazione e alla successiva correzione. Si badi che è considerata malattia soltanto quando il tasto di cancellazione viene premuto con cadenza di almeno uno ogni 15 secondi, o secondo altri parametri, uno ogni 28 sillabe come citato nel celebre saggio: "Digito Ergo Sum - Generazioni e Degenerazioni alla tastiera" dell'esimio Professor Irlandese Dottor O'Gallant di cui mi vanto essere cugino. Al di sopra di questa soglia critica gli studiosi sono concordi che gli errori siano da considerarsi dovuti a Rintronamento semplice..
      La Digitoslessia Balbuziente Semplice non lascia in genere traccia di sè, in quanto le correzioni vengono fatte seduta stante, mentre la più terribile Sgrammaticata lascia purtroppo impronte indelebili, in modo particolare su Blog altrui, documenti stampati o nei righi delle chat line, Msn, sms ed affini. Questa variante colpisce in modo violento e inatteso: all'inversione sillabica si somma il salto della lettera che, se vocale, in genere viene scambiata per errore di digitazione, se consonante, in rincoglionimento. Nel caso poi di Salto della Doppia o Elisione dell'Acca, in regressione mentale od ignoranza patentata.
      La malattia aumenta nei periodi di forte stress, come prima, durante e dopo una riunione, specie in fase di verbalizzazione, durante la digitazione della tesi o nel scrivere lettere d'amore. In quest'ultimo caso il digitoslessico cade molto spesso in depressione poichè finisce per scrivere qualche castroneria a causa della quale viene lasciato. La malattia è purtroppo degenerativa e nella sua fase finale si nota che i testi dievntano in breve illeggibili, poiche lo scrivetne non si acorge pù di essere i npreda al morbo e contniua a csrivere sezna cancelare. In qutsi acis si cosnilgia di ciamare il 118 e porcedree al'itenramento led sogeto e ala disfenestazzione pirma che la mlaatia si epsanda in mdo ireprable.


      Vedi anche:
      1. DBS : Digitoslessia Balbuziente Sgrammaticata
      2. LSS: Logorrea Saccente Snervante
      3. SID: Sindrome Ingegneristica Degenerativa
      4. DAS: Declamazione Ampopallosa Snobbica
      5. DiC: Disasrtite Cronica
      6. AMD: Acronimia Multilinguistica Degenerante

      mercoledì 22 aprile 2009

      Aforismi

         
      gatto_nero 
       
      “Se un filosofo è un uomo cieco, in una stanza buia, che cerca un gatto nero che non c'è, un teologo è l'uomo che riesce a trovare quel gatto”
      Bertrand Russell

      martedì 21 aprile 2009

      Aforismi


      “Io se fossi Dio, non avrei fatto gli errori di mio figlio, e sull'amore e sulla carità mi sarei spiegato un po' meglio”
      Giorgio Gaber

      lunedì 20 aprile 2009

      Video: Monastero di Torba (VA)

      Aforismi

      Giustizia_143M

      “Dio, o vuole togliere i mali e non può, o può e non vuole, o non vuole né può. Se vuole e non può è impotente, il che non può essere in Dio. Se può e non vuole è invidioso, il che del pari è contrario a Dio. Se non vuole né può è invidioso e impotente, perciò non è Dio. Se vuole e può, il che solo conviene a Dio, da cosa deriva l'esistenza dei mali e perché non li toglie?”

      Epicuro

      Aforismi

       

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      “Fu soltanto la paura che al principio del mondo creò gli dei” 

      Benjamin  Jonson

      venerdì 17 aprile 2009

      Monastero di Torba

      Il Complesso

       IMG_07934 Immerso in una conca tra i boschi del Varesotto, il complesso monumentale di Torba è testimone di una vicenda più che millenaria. Avamposto militare del tardo impero romano, poi in mano ai Goti e ai Longobardi (con torre e cinta difensiva del secolo V e VI), Torba fu quindi pio luogo di preghiera e di lavoro di religiose benedettine (con chiesa dei secoli VIII-XIII e sede monastica). Abbandonato dalle monache nel 1453, fu successivamente adibito a cascina rurale. Nella torre sono conservati rari e importanti affreschi della fine dell'VIII secolo.

      La Chiesa

       IMG_07644 La piccola chiesa del monastero è attribuibile prevalentemente al secolo XI, ad eccezione della cripta dell'VIII secolo e della parte absidale che, con il vivace motivo che alterna fasce di ciottoloni e mattoni e la raffinata teoria di archetti pensili, è pienamente ascrivibile al XIII secolo.


      Chiesa particolareAffresco


      L'interno della chiesa, ad aula unica, con la copertura a capriate lignee e le pareti intonacate, ha conservato, grazie anche ad un attento restauro, tutta l'originaria semplicità di una struttura povera, medievale, monastica.

      La Cascina

      Monastero

      Il corpo edilizio che ospitava le celle delle religiose e le sale di riunione si alza, verso corte, per due piani e, verso valle, per tre, comprendendo il seminterrato. Verso corte si apre nella muratura un portico a tre arcate, tamponato in epoca contadina per ricavarvi nuovi locali di residenza e recuperato dai restauri del 1977.


      IMG_0759.JPGFienile


      La sua funzione era quella di offrire un luogo coperto per il riposo dei pellegrini o più semplicemente dei viaggiatori cui, a Torba come in quasi tutti i monasteri Benedettini, veniva offerta ospitalità.

      Il Torrione

       IMG_0795[1]

      Il torrione del V-VI secolo è un esempio di architettura militare di importanza non comune. I contrafforti e le murature si assottigliano salendo e traducono in forme architettoniche il diminuire degli sforzi sopportati dalle strutture.


      Torre ParticolareMonastero di Torba


      Nella zona inferiore le aperture sono a feritoia, al secondo piano si aprono invece belle finestre a fungo (cioè con arcata di base più larga della luce della finestra). Superiormente una fascia decorativa in cotto segna l'originale altezza della torre, prima che si costruisse il sopralzo.

      Affreschi del primo piano

      Affresco Torre - CriptaPezzi di recupero - Stele romana


      Il primo piano della torre era adibito a sepolcreto. Negli sguinci delle finestre si conservano tracce di figure ad affresco. Aliberga, monaca dal nome longobardo, è la protagonista dello sguincio destro: era affiancata da una consorella, di cui restano però solo tracce delle mani, e sovrastata da un vescovo di cui resta la sola veste. Al nome citato, tracciato in ocra giallo, è stato poi sovrapposto, in bianco, il nome Casta. I caratteri stilistici fanno riferimento all’VIII secolo, come è confermato anche dal carattere di alcune scritte rilevate da Carlo Bertelli.


      Affreschi del Secondo Piano

      Affresco Oratorio

      La sala al secondo piano della torre, utilizzata come oratorio, era completamente decorata con affreschi attribuibili alla fine dell'VIII secolo.Sulla parete ovest si è conservato un gruppo di otto monache.


      Affresco OratorioAffresco Oratorio


      Una fenditura del muro, che lasciava passare l'acqua piovana, ha dilavato i tratti del loro viso, eseguito evidentemente con materiale composto di calce, quindi meno resistente. Solo le due figure all'estremità destra conservano i tratti fisionomici.


      Affresco OratorioAffresco Oratorio


      Quanto resta della raffigurazione delle monache è però arricchito dal raffinato, agile movimento delle mani.

      Mappa


      Visualizzazione ingrandita della mappa

      Video : Castello di Gropparello

      Questo video è a corredo del Post precedentemente pubblicato e visualizzbile qui.



      I 10 Comandamenti

      La Bibbia secondo Me

      Indice
      Cap 1: La Genesi
      Cap 2: Adamo ed Eva
      Cap 3: Il Diluvio Universale
      Cap 4: Il Principe d’Egitto
      Cap 5: I 10 Comandamenti
      mose1Fu così che il buon Creatore, Signore degli eserciti, d'Israele, di Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc, dopo che ebbe liberato il suo popolo prediletto da un Faraone rintronato, facendo sfoggio di vari trucchi ed effetti speciali che neppure Lucas o Spielberg,( ma quale dio non si sarebbe incavolato vedendo che i maghi del Faraone gli copiavano tutti i trucchi), decise di prendersi una pausa di 40 anni e lasciò il popolo ebraico ad arrostirsi al sole del deserto. Naturalmente non lo abbandonò del tutto,e quotidianamente dal cielo fece cadere del pm10 di color bianco affinché, per l'appunto il popolo potesse nutrirsi. Per i primi giorni il popolo fu felice di quella che il Egli nominò "manna", ma alla fine ne ebbe talmente piene le scatole che storpiò il termine facendogli assumere valenza negativa. Nacque così la locuzione "mannaggia a te", e altre un po' più colorite.
      imageLe vacanze, si sa,  passano velocemente e così anche i quarant'anni volarono (non per il popolo), e quando il buon Dio, Creatore, Signore degli eserciti, d'Israele, di Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc sembrò essersi dimenticato del suo popolo prediletto, proprio in quel momento, guardò giù e si avvide che esso non si stava comportando un granché bene. Dapprima pensò a una soluzione tipo Sodoma e Gomorra, ma nonostante tutto il suo popolo non si era ancora macchiato di atti contro natura, né tanto meno si era spinto allo sfruttamento della prostituzione, spaccio di droga, pizzo e presidenza del consiglio. Tuttavia, prima che qualcuno decidesse di farsi delle norme ad personam, si convinse fosse giunto il momento di fornire al popolo una legge e, nel farlo, si ricordò di quel suo servo salvato dalle acque che tanto utile gli era stato in Egitto.
      Destò dunque Mosè, che nel frattempo stava sognando di separare anche le terre, dando origine al Grand Canyon, e gli ordinò di salire sulla montagna, dove decise di accoglierlo sotto forma di temporale (non prima di aver scoperto che l'abito di "roveto ardente" gli era divenuto un poco stretto).
      Mosè vedendo il cielo plumbeo e temporalesco si preoccupò non poco: gli erano giunte voci che Zeus in Grecia amava fecondare le Ninfee sotto forma di pioggerellina dorata e temeva fosse divenuta una moda.
      Timoroso e zoppicante giunse infine alla cima: le vesciche gli dolevano in modo bestiale, e capirete, non è facile arrampicarsi per i monti con dei semplici sandali. Comunque, mentre si stava ancora domandando quando la Asolo avrebbe inventato gli scarponcini da montagna e soprattutto perché il Signore degli eserciti, d'Israele, di Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc aveva scelto la vetta e non la mezza costa, questi lo destò con una voce tonante (e d'altra parte era vestito da temporale)
      "Preparati Mosè perché ora io ti detterò i miei comandamenti!" disse dunque il Signore
      Mosè, obbediente tirò fuori dalla saccoccia un bel rotolo di papiro che aveva fregato al Faraone mentre questi si era distratto a causa della piaga delle cavallette, ma il Signore lo redarguì immediatamente.
      "No -disse il Signore - La mia Legge non verrà scritta su un semplice papiro, io la inciderò sulla pietra!"
      Detto fatto, il Signore degli eserciti, d'Israele, di Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc iniziò a scagliare fulmini e saette su due pezzi di granito lì vicino, incidendoci i celebri comandamenti.
      Mosè perplesso per tutto quello spreco di effetti speciali, guardò dunque le due tavole, aspettandosi chissà quale lista. Vedendo solo dieci comandamenti ci rimase piuttosto male. 10-comandamenti
      "Tutto qui? Cribbio potevo impararli a memoria, lo farebbero anche i bimbi in terza elementare!" disse con aria di sufficienza.
      "Ah si? - rispose il Signore degli eserciti, d'Israele, di Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc inviperito - provami allora la tua memoria: elencami i nomi dei sette nani"
      Mosè, sicuro di se partì deciso "Come no? Allora: Brontolo, Mammolo , Dotto , Pisolo......Eolo....." ma quivi si interruppe imprecando: come spesso accade al genere umano, li aveva dimenticati.
      Il Signore degli eserciti, d'Israele, di Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc allora disse irridendolo:
      "In verità , in verità ti dico: se non ricordi i nomi dei sette nani non potrai sostenere di poter imparare a memoria i 10 comandamenti"
      "Ma come diavolo....ehm...come cavolo... parli?" ribatté Mosè
      "Lascia stare...sai, è mio figlio.. è lo slang dei giovani..." disse annoiato il Signore, sparando qualche fulmine.
      Mosè attese qualche istante poi disse:
      "Vabbè... allora dico a tutto il popolo di salire qui sulla montagna a dare una lettura alla legge, affinché la possano apprendere"
      "NO!- tuonò il Signore- Tu Mosè ti caricherai le due steli sulle spalle e le porterai all'accampamento"
      "Ma ....peseranno un quintale l'una!!!" obbiettò il pover'uomo, pensando a quanto sarebbe stato meglio avere come fratello Panoramix e la sua pozione, piuttosto che quel debosciato di Aronne.
      Ma il buon Dio degli eserciti d'Israele, di Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc non ne volle sapere, e costrinse il Mosè a scendere dall'odiato monte con in spalla due quintali di tavole di granito.
      Nel frattempo, a valle, il popolo prediletto, che iniziava a chiedersi cosa avesse fatto di male per essere appunto prediletto: non ne poteva davvero più di manna. Tutti furono assaliti dal desiderio di mangiare una bella bistecca chianina, e fu così forte il desiderio che alla fine idealizzarono il desiderio a tal punto da materializzarlo, fondendo i propri gioielli in un idolo d'oro a forma di vitello (ma c'è chi dice che se avessero potuto l'avrebbero fatto almeno grande come un manzo).
      Mosè al fine giunse dai suoi confratelli, ingobbito e stremato.
      Questi gli chiesero fin dove si fosse spinto e lui con la bocca impastata e con il fiato corto, indicando la vetta disse biascicando: "Sin ...a ...ì", intendendo "Sino a lì", ma essendo quello un popolo di dura cervice capirono "Sinai" e con quel nome chiamarono la montagna.
      Ripreso fiato, Mosè domandò cosa ci faceva tutta quella gente nei pressi della tenda dei sacerdoti e Aronne suo fratello, gli svelò la storia del Vitello d'Oro.
      Non vi sto a raccontare l'incazzatura di Mosè, che aveva fatto tutta quella fatica per portare le tavole, pare comunque che urlò come un forsennato "Io li ammazzo", cosa che tra l'altro fece davvero, ammazzandone oltre tremila in una sola notte, stabilendo un record rimasto insuperato nei secoli.
      Dall'alto dei cieli il buon Dio degli Eserciti, d'Israele, di Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc guardò la scena un poco irritato commentando tra sé:
      "E diceva di volerli imparare a memoria: neanche il tempo di scendere a valle e si è già scordato il non uccidere"...

      Il Principe d’Egitto

      La Bibbia secondo Me

      Indice
      Cap 1: La Genesi
      Cap 2: Adamo ed Eva
      Cap 3: Il Diluvio Universale
      Cap 4: Il Principe d’Egitto
      Cap 5: I 10 Comandamenti

      Un bel giorno, non certo per lui, il Faraone morì e mentre ancora i sacerdoti lo stavano facendo bello per il museo Egizio di Torino, il popolo prediletto si lamentò con il suo Signore domandandosi perché li aveva abbandonati, schiavi, in Egitto. Il buon Dio in quel momento era impegnato a fare la costellazione della Bilancia, quando posizionata l'ultima stella finalmente udì i lamenti.
      "Maremma lupa! - esclamò - mi sono dimenticato dei figli di Abramo!" e detto questo pensò immediatamente ad un metodo veloce e semplice per liberarli.
      Prima cosa dovette trovare un uomo del suo popolo che non fosse troppo controllato, e vide Mosè che se ne stava a pascolare le greggi dei Madianiti.
      Si mise subito all'opera cercando nell'armadio un abito per l'occasione. Dopo aver scartato la Colonna di Fuoco che avrebbe altrimenti arrostito mezzo gregge, optò per un più modesto Roveto Ardente e, sotto quella forma infatti, comparve a Mosè.
      Il prescelto se ne stava stancamente seduto a suonare "Aqualong" con il flauto traverso, donatogli da suo suocero Jethro quando udì la voce del Signore.
      "Mosè...Mosè"
      Mosè si alzo e si avvicinò al roveto, lo guardò un poco e poi disse:
      "Caspita è arrivato il metano!"
      "Imbecille - disse il Signore - sono il Signore. Sono qui perché ho udito il lamento del mio popolo cui avevo promesso una terra dove scorre il latte e il miele..."
      "Seee la Nutella, e magari sugli alberi crescono anche i Cantucci" lo interruppe Mosè
      Il tremore improvviso della terra però lo fece tacere, e così il Signore poté continuare:
      "...dicevo...cui ho promesso quella terra ove ora risiedono l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo e il Gabuseo...vabbè che ti frega? Tanto tu non la vedrai mai, in compenso vai dal nuovo Faraone e digli di lasciare andare il mio popolo"
      " Seee buonanotte! Vado dagli Ebrei e gli dico: salve mi ha mandato un Roveto ardente che mi ha detto che vi libererà e vi darà la terra dove scorre marmellata e vin santo con il piccolo particolare che ora abitano una decina di popoli dai nomi cretini ... e tu vuoi che mi credano e seguano? "
      "Latte e miele!" Lo corresse il Signore
      "Poi - continuò Mosè - devo andare dal Faraone, che ha spiccato un mandato di arresto nei miei confronti e sbattergli in faccia un qualcosa tipo: Uè bello, libera il popolo del Roveto Ardente"
      "Si...Più o meno - rispose il Signore - Al mio popolo dirai che ti ha mandato IO SONO che è un nome in codice, loro ti capiranno. Se non ti capiscono digli che sono il Dio dei loro padri, di Abramo, Isacco, Giacobbe, Signore degli Eserciti, Creatore..."
      "OK...ok...calmati, vedrò di farmi capire - disse Mosè - rimane il Faraone, però"
      "Miiii che stress, o ti fidi o ti incenerisco qui, faccio il mestiere di Dio da un sacco di tempo saprò bene cosa c'è da fare!"
      Poi guardò nella scatola "Trucchi del mestiere" e disse:"Inizia con queste...butta a terra il bastone e si trasformerà in serpente... poi al limite questa....metti la mano sul seno e questa diverrà lebbrosa rimettila e tornerà normale...e se proprio....questa no...questa no....ecco! Prendi un po' d'acqua dal Nilo e buttala sulla spiaggia: si trasformerà in sangue"
      "Scusa non era meglio qualcosa tipo un coniglio dal cilindro?" chiese Mosè
      "Si....ma non avete ancora inventato i cilindri" rispose Dio
      "Giusto - convenne Mosè - vada allora per serpente, mano morta e sangue"
      E fu così che Mosè tornò in Egitto per liberare il suo popolo.
      Per prima cosa andò da suo fratello Aronne e lo convinse a seguirlo, quindi si recò dal popolo prediletto che era intento a far mattoni per il Faraone.
      Aronne spiego al popolo la menata della terra con latte e miele abitata da Amorrei, Perizziti, Evei e Gabusei ma, come aveva sospettato Mosè, l'unica cosa cui esso convenne fu che gli attuali abitanti avevano nomi cretini.
      Mosè allora prese il bastone e lo gettò a terra e questi si trasformo in serpente.
      Subito una donna iniziò ad urlare e uscita dal gruppo si accanì sul rettile calpestandogli la testa.
      Dio ci rimase male, ma d'altra parte era stato lui a dire "Io porrò inimicizia tra te serpente e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". E come sempre accade anche quella cosa fu.
      Mosè approfittò della presenza della donna e le cacciò la mano nella scollatura, mettendo in atto le parole del Signore il quale dall'alto disse "Il tuo seno non il suo!"
      Ma Mosè rispose "Se proprio devo avere la mano morta che mano morta sia fino in fondo, almeno unisco utile al dilettevole" quindi estrasse la mano dalla scollatura e questa era tutta bianca e lebbrosa.
      "Che schifo! - Grido il popolo, poi urlando contro la povera donna disse - vai a lavarti zozzona" Convinti che la mano si fosse ridotta in quel modo a causa della scarsa igiene della donna.
      "Aspettate devo fare il contro incantesimo" - disse Mosè cercando di rinfilare la mano ma quella , umiliata, scappò via piangendo
      "Ben ti sta" fece il Signore
      Il popolo si stava un po' scocciando dello spettacolino ma per fortuna di Mosè, che già si vedeva linciato, il trucco delle acque in sangue funzionò, e d'altra parte Mosè significa proprio "salvato dalle acque".
      Convinta la sua gente non rimaneva che andare dal Faraone.vignetta-mose
      Fu così che Mosè e suo fratello Aronne vennero incaricati dal popolo di andare a trattare per la liberazione e chiesta udienza, dopo le solite trafile burocratiche, bolli, file agli sportelli, riuscirono a comparire dinnanzi al monarca Egizio.
      "Cosa vogliono questi derelitti?" chiese il Faraone al consigliere regale
      "Mo' glie lo chiedo" rispose questi, scendendo gli scalini.
      "Ditemi...schiavi ...cosa volete dal Figlio del Nilo?" chiese ai due.
      "Siamo venuti per chiedere la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù" rispose Mosè.
      Il consigliere si voltò verso il faraone e disse "Niente, mio sire, sono due comici...cosa faccio li mando via?"
      "No - disse il faraone - sono un po' annoiato oggi, lasciali fare uno spettacolino"
      E il funzionario lasciò passare Mosè ed Aronne che si avvicinarono al Faraone.
      "Faraone, siamo qui a per volontà del Signore affinché tu liberi il nostro popolo dalla schiavitù"
      "Devo ridere adesso o la barzelletta non è finita?" rispose il sovrano
      "Forse non ci siamo capiti - disse Aronne - lo ordina il Roveto Ardente"
      "E chi sarebbe questo ?" domandò il faraone
      "IO SONO" rispose Mosè
      " Sei un roveto ardente?" chiese sempre più confuso il Faraone
      "No, IO SONO è il nome del Roveto Ardente, cioè del Signore, insomma di quello che mi ha mandato qui a dirti che se non liberi gli Ebrei saranno falli per diabetici"
      "Se non ho capito male questo Roveto sta minacciando il figlio del Nilo, e perché mai dovrei avere paura"
      "Mira la sua terribile potenza" Disse Aronne gettando il bastone per terra. Bastone che per prodigio si trasformò in serpente.
      "Tutto qui?" disse il faraone. Quindi batté le mani per richiamare i maghi di corte i quali gettarono a terra i loro bastoni e anche questi si trasformarono in serpenti
      "Che avete da dire allora?" riprese il faraone.
      Ma Mosè ed Aronne se ne andarono scornati.
      Unica consolazione che trovarono fu che il loro bastone era il più lungo (e ciò agli uomini spesso basta).
      Non appena fuori la voce del Signore parlò a Mosè:
      "Ma scusa, se il serpente non ha funzionato con il Popolo, dovevi per forza usarlo anche con il Faraone?"
      "Ciò vuol dire che la Mano morta non si fa?" chiese triste Mosè
      "No. procedi con il sangue" Ordinò il Signore.
      E fu così che il giorno dopo, mentre il Faraone era in gita sul Nilo con la Faraona (da non confondersi con il gallinaceo), Mosè ed Aronne si ripresentarono e di nuovo avanzarono la richiesta al Faraone. Al diniego di questo, come da accordi con il Signore fecero il trucco del sangue, ma questa volta il Nilo intero e non solo una pozza si colorò di rosso.
      Il consigliere regale sussurrò però al Faraone che quello era un trucco conosciuto, l'avevano fatto persino a Roma alla fontana di Trevi. Il Faraone allora disse:
      "Tutto qui?" Quindi batté le mani per richiamare i maghi di corte i quali si diedero da fare per ripetere il trucco. Non che ci fosse molta altra acqua in giro per l'Egitto, ma questi si accanirono così tanto che per una settimana dal Delta alle Cascate Vittoria non si bevve altro che sangue. Fu a quell'epoca che nacquero i vampiri.
      Mosè ed Aronne se ne tornarono sconsolati e furono pure "mazziati" dal popolo prediletto che oltre a sudare come schiavi non aveva neppure più una singola , miserrima, goccia d'acqua.
      Mosè dunque chiese di parlare con il Signore:
      "Mosè chiama Roveto rispondi Roveto, passo" ... "Mosè chiama Roveto rispondi Roveto, passo"
      "Non chiamarmi Roveto, io sono IO SONO" rispose il Buon Dio
      "Ma una cosa semplice no eh? - disse Mosè - senti... devi dare una rinverdita ai trucchi perché qui stiamo facendo un po' la figura dei pisquani e il Faraone non ne vuole sapere di mollare"
      "Una rinverdita dici...- il Signore ci pensò un po' su e poi esclamò - Ma certo, una rinverdita! Facciamo piovere un po' di rane verdi!" quindi spiegò il suo piano a Mosè.
      La settimana successiva i due fratelli si recarono di nuovo dal Faraone il quale frettolosamente gli invitò a evitare i convenevoli e a passare direttamente al trucco.
      Mosè distese allora le mani sul Nilo, sui canali e sugli stagni e da essi uscirono una moltitudine di rane.
      Anche in questo caso il consigliere sussurrò all'orecchio del Faraone qualcosa e subito il faraone disse:
      "Tutto qui?" Quindi batté le mani per richiamare i maghi di corte i quali rifecero lo stesso incantesimo. Fu a quell'epoca che venne istituita la Sagra delle Rana fritta.
      Mosè ed Aronne se ne tornarono incavolati neri dal Signore....
      Dinnanzi al Signore, Mosè raccontò come erano andati i fatti, ovvero del misero insuccesso del trucco delle rane.
      Il Signore allora decise che era il momento di mettere in atto un trucco nuovo e così disse:
      "Va Mosè, stendi il tuo bastone e percuoti la terra, da essa usciranno nugoli di zanzare che colpiranno il popolo d'Egitto e vediamo cosa riescono a fare questa volta"
      E così Mosè un po' perplesso tornò insieme ad Aronne dal Faraone. Questi non appena li vide disse loro che già sapeva la richiesta e di procedere con il solito trucchetto e fu così che Mosè distese il suo bastone e percosse la terra, facendone uscire la piaga delle zanzare.
      Il faraone disse allora: "Tutto qui?" e batte le mani per convocare i maghi di corte, mentre il consigliere già sghignazzava.
      I maghi giunsero e iniziarono a loro volta a percuotere la terra ma non riuscirono a replicare il trucchetto.
      "Questo è il dito di Dio!" gridarono i maghi.
      "Il dito medio, per la precisione" sottolineò Mosè
      Ma il Faraone rimase imperterrito avendo il dottore di corte, tal Autan III, già inventato una specie di fumogeno chiamato "zampiramidone", che teneva lontano gli insetti sanguisuga e fece allontanare i due fratelli.
      Le zanzare, tuttavia, colpirono tutto l'Egitto (Ebrei compresi, per la gioia di Mosè ed Aronne), uomini e bestie, aumentando sensibilmente il malcontento, specie dei primi (a parte Autan III che divenne ricchissimo). Rossi e bitorzoluti a causa delle punture, Mosè ed Aronne erano quasi decisi ad emigrare, ma Dio li convocò a sé.
      "Il faraone ha detto che siete fastidiosi come le mosche. Ebbene gli farò vedere io cosa vuol dire aver fastidio: stenderai la mano Mosè e ne uscirà un nugolo di mosconi che colpirà tutti" disse il Signore
      "Con il tuo permesso , Roveto, ma tutti, tutti? Perché se tiro un'altra piaga addosso al nostro popolo è la volta buona che mi linciano" rispose Mosè
      " Non hai tutti i torti- ammise Dio, pensoso - ...vabbè prendi il popolo e portalo nel paese di Gosen, lì i mosconi non arriveranno"
      "Paese di che?" chiese Mosè
      "Gosen" rispose il Signore
      "Ma allora li vai a cercare tu tutti i nomi più cretini" ribatté Mosè, ma un tuono tremendo lo zittì all'istante e oltre non parlò.
      Mosè si recò dunque dal faraone immediatamente il funzionario baldanzoso gli si fece incontro:
      "Allora? Qual è il trucco della settimana?" disse.
      Mosè di tutta risposta stese la mano (ancora putrida per via del trucco mal riuscito nell'accampamento ebraico) e da essa uscirono un nugolo di mosche.
      Il faraone allora disse :"Tutto qui?" e batté le mani per richiamare i maghi di corte, i quali però, visto lo smacco subito precedentemente, si nascosero per bene.
      Il faraone, irritato ai massimi livelli, chiamò a sé il consigliere per avere una soluzione al problema, ma anch'esso non seppe cosa dire né cosa fare, motivo per cui il Figlio del Nilo gli fece un "culo a capanna" tanto che da allora, il massimo funzionario di corte, prese il nome di "ciambellano" (dall'antico egizio "c'ha un bel ano !" , inteso naturalmente in senso ironico). Ad ogni modo il Faraone sembrò quasi cedere senonché all'ultimo ci ripensò, cosa che fece arrabbiare Mosè , Aronne, ma soprattutto il Signore.mose
      Seguirono epidemie dove morirono tutte le bestie, grandine che distrusse i raccolti, pustole e piaghe che fecero soffrire gli egiziani. Tra l'altro si narra che relativamente alle piaghe, ironia della sorte, al ciambellano toccarono le emorroidi.
      In nessuno di questi trucchi i maghi riuscirono ad ottenere risultati soddisfacenti, adducendo come scusa che era colpa del ciambellano che non stanziava più monete per il corso di aggiornamento.
      Il figlio del Nilo era ormai sull'orlo di una crisi di nervi ma assolutamente non disposto a cedere.
      Mosè a quel punto si recò dal Signore e chiese:
      "Senti un po', ma com'è che questo si ostina così tanto? Non è che ci stai mettendo lo zampino tu, Signore?"
      "Zampino a chi? Sono mica un vitello d'oro" disse il Signore. "Vabbè, sai cosa intendo. Mi pare impossibile che il faraone sia così leso da impedirci di partire"
      "Bè - ammise il Signore - gli ho indurito un pochino il cuore, mi sto divertendo un po' "
      Poco ci mancava che Mosè inventasse la bestemmia e fu così che il Signore decise fosse giunto il tempo di liberare gli Ebrei e esaudire il sogno proibito che ebbe durante la genesi di ripetere il trucco dell'apertura delle acque.
      Come andarono le cose tutti lo sanno. Prima della fuga nel Mar Rosso caddero le tenebre, i raccolti vennero divorati dalle cavallette e infine, morirono tutti primogeniti; ma qui, mi perdonerà il lettore, poco o nulla c'è da ironizzare e invero, molto ci sarebbe da pensare. Deponiamo dunque la penna e ai pensieri vi lasciamo, e con voi Mosè, Aronne e il popolo prediletto almeno fino ai fatti che raccontano di come il Creatore decise di dare al popolo la sua Legge.

      giovedì 16 aprile 2009

      Il Diluvio Universale

      La Bibbia secondo Me

      arca_de_noe
      Indice
      Cap 1: La Genesi
      Cap 2: Adamo ed Eva
      Cap 3: Il Diluvio Universale
      Cap 4: Il Principe d’Egitto
      Cap 5: I 10 Comandamenti

      A quei tempi gli uomini ne combinavano di ogni, e probabilmente anche le donne, tanto che il Signore irritato da tanta schifezza decise di dare una bella ripulita al mondo e fece cadere dal cielo un po' d'acqua. Un bel po' per dirla tutta, più di quella di cui qualcuno incolpa il governo ladro e, infatti fece piovere per 40 giorni e 40 notti di fila, in fila per tre col resto di uno  (una notte per la precisione). All'ultimo però, prima di dare via al lavaggio, si avvide di Noè e della sua famiglia, che sembravano essere tutto sommato delle buone persone e decise di salvarle. Siccome Egli era onnipotente e tutto poteva, ma era un po' stanchino, decise di far fare a Noè un'Arca: gli dettò le dimensioni specificando che in certi casi le dimensioni contano eccome, e gli spiegò anche come montarla. Il pover'uomo che non aveva a disposizione né motoseghe, né segherie, iniziò dunque a farsi un mazzo pazzesco per deforestare tre quarti di Mesopotamia ma alla fine, con la sola forza delle proprie braccia, l'abilità delle proprie mani, sudando le proverbiali 7 tuniche, che le camicie ancora non le avevano inventate, costruì la benedetta Arca. Non appena ebbe finito, il Signore gli diede ordine di recuperare maschio e femmina di ogni specie, cosa che fu tutt'altro che semplice. 385_arca-de-noeSe infatti per i mammiferi non ci furono grossi problemi, essi infatti si distinguono così bene che addirittura alcuni tra loro sono tuttora utilizzati come metafora per le attitudini sessuali, vedi ad esempio lo stallone, il porco, la vacca e la maiala, non nella versione maremmana, per altre specie l'impresa fu ben più ardua. Non fu facile per Noè, che causa l'età aveva anche qualche problema di cataratta trovare il "pipino" del colibrì e se nessuno si preoccuperebbe mai nel visitare un geco per vedere se è maschio o femmina, altrettanto non poté dire Noè nel cercar di distinguer il sesso del varano di Kommodo o, finanche, degli scorpioni.
      Di sicuro Noè sbagliò qualcosa ed infatti alcune specie andarono estinte, ma per lo più fece un ottimo lavoro. Ad ogni modo, scelto l'equipaggio dello zoo navigante, si rese conto che il lavoro non era certo terminato : bisognava decidere gli alloggi. Come potrete immaginare il signor Gazzella non avrebbe mai accettato la vicinanza di Mister Leone, e anche Il Signor Pecoro ebbe molto da ridire quando scoprì di dover condividere la cuccetta con la famiglia Lupo. Che poi, c'era anche il problema di bilanciare il carico, quindi i coniugi elefanti da una parte e i coniugi rinoceronti dall'altra.
      Infine le abitudini di vita. Gli elefanti mangiavano quantità indicibili di foglie e, si sa, la verdura gonfia; gli Ippopotami scagazzavano come loro consuetudine, inondando tutti i vicini; i bradipi russavano in continuazione , le lepri copulavano come conigli, disturbando le tartarughe, notoriamente lente sia ad andare che a venire. Non erano ancora salpati che c'erano già liti degne del peggior condominio. In più fuori c'erano animalisti che volevano dire la loro incuranti che da lì a poco sarebbero annegati. Terrapiattisti che sostenevano che l'acqua sarebbe precipitata una volta arrivata ai bordi e Vegani che premevano per far estinguere i carnivori. Se Dio covava ancora qualche dubbio a fargli prendere la decisione definitiva, furono proprio questi ultimi a convincerlo di completare la strage, che già ai tempi non aveva gradito le verzure di Caino, mentre era rimasto estasiato dalle costolette di agnellino di Abele.
      arca-noeIniziò dunque il diluvio e con esso la convivenza forzata: da subito Sem, Cam e Jafet iniziarono a chiedersi se non fosse stato meglio rimanere a terra e che forse sarebbe stato meglio morire annegati che spalare merda dalla mattina alla sera. Per di più Jafet, solito imbecille, si era pure dimenticato le carte da briscola e il domino.
      Noè al timone non faceva che chiedersi perché il buon Dio, anziché buttare in piedi quel casino, non si fosse inventato una semplice pandemia, che ne so io, una SARS, cosa che il buon Dio di fatto annotò e mise in pratica qualche millennio dopo, ma con la Peste Nera.
      Poco più in là, la moglie di Noè, annoiatissima, nel mentre cercava di far mangiare delle uova sode alla coppia di giaguari, sognava ad occhi aperti di essere nella propria dimora a tessere una telo di giorno per disfarlo di notte, circondata da dei bei "procioni".
      Ad ogni modo, sia per chi aveva dubbi , sia per chi sognava, sia per chi era preso a spalare cacca immerso in un tanfo pestilenziale, alla fine passarono centocinquanta giorni: il diluvio finì e le acque si ritirarono.
      Subito Noè volle ringraziare il buon Dio, il quale però non contento delle sole preghiere volle, alla faccia dei vegani,  anche degli olocausti
      Rimase per sempre senza risposta la domanda di Sem il quale si chiese perché accidenti il Signore gli aveva obbligati a curarsi degli animali se già sapeva, che una volta in salvo, li avrebbe pretesi in sacrificio.

      Adamo ed Eva

      La Bibbia secondo Me

      botero adamo ed eva
      Indice
      Cap 1: La Genesi
      Cap 2: Adamo ed Eva
      Cap 3: Il Diluvio Universale
      Cap 4: Il Principe d’Egitto
      Cap 5: I 10 Comandamenti

      Dopo che ebbe creato l'uomo, il buon Dio decise di trovargli qualcosa da fare e fu così che piantò un bel giardino, pieno di albicocchi, peri, banani, e ahimè, anche di meli.
      Fatto il tutto, il Signore chiamò l'uomo e disse:
      "Adamo, ti ho fatto un bel giardino perché tu possa coltivarlo"
      "Scusa Dio - disse Adamo - ma non ho ancora commesso il peccato originale perché mai dovrei lavorarlo?"
      Dio, lì per lì ci rimase un po' male: non aveva considerato il lavoro come punizione e in tal caso era ovvio che il neonato uomo non poteva ancora aver fatto nulla per offenderlo.
      Ci pensò un po' e poi disse:
      "Si, hai ragione...ti ho fatto un bel giardino perché tu possa custodirlo"
      "Mi si perdoni la sfrontatezza, ma custodirlo da chi, se sono qui da solo?"
      A quel punto il Signore iniziò ad irritarsi e ordinò ad Adamo di entrarci e farci quel cavolo che voleva, a patto che non mangiasse il frutto dell'albero della conoscenza che come tutti sanno (non si capisce come visto che non è scritto nella bibbia) era un Melo, pena la morte.
      Ma anche allora il primo Uomo ebbe da ridire.
      "Se non posso mangiarne il frutto, che ce l'hai messo a fare? Non potevi metterlo oltre quel fiume lì" indicò vago con il dito
      "Si chiama Pison quel fiume lì" rispose irritato il Signore
      "Che nome del cavolo" ribatté l'Uomo
      "E tu che hai chiamato quel coso ornitorinco?" chiese Dio un po' seccato indicando uno strano animale.
      "In effetti..." ammise l'uomo, e la discussione finì in quell'istante.
      Dio decise che l'uomo stava diventando un po' troppo impertinente e per sistemarlo decise di creare la donna, a cui diede il dono dell'ultima parola.
      Non appena Dio l'ebbe creata l'uomo disse:
      "Essa è carne della mia carne e ossa delle mie ossa" - perché Dio a corto di idee l'aveva fatta togliendo una costola ad Adamo - "La si chiamerà donna in quanto dall'uomo è stata tolta. Per questo l'uomo abbandonerà sua madre e suo padre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne"
      E la donna subito prese parola e fece notare: "Ma visto che pontifica, chi ha abbandonato il signorino?"
      "Questa è la prima volta che parla è già mi ha rotto gli zebedei... iniziamo bene" si lamentò sconsolato l'uomo.
      Il giardino terrestre all'epoca era riservato ai naturisti e infatti, l'uomo e la donna se ne giravano nudi senza vergogna. Al serpente che era il più pudico degli animali la cosa dava parecchio fastidio così decise di rivelare ai due che le mele non erano poi malaccio a patto di controllare che non ci fossero vermi dentro e, soprattutto, che non era vero che sarebbero morti mangiandone qualcuna:
      "Non vi preoccupate di quello che ha detto Dio - disse il serpente - non si muore più mangiando il frutto dell'albero della conos...ehm...di mele...ormai l'insetticida è stato slavato dalle piogge, basta sciacquarlo un po' nel fiume Ghicon e siete a posto"
      "Che cavolo di nome, per un fiume" disse la donna
      "Lascia perdere" la stoppò Adamo prima che il Signore la sentisse.
      untitled_2Ad ogni modo la donna diede ascolto al serpente, colse la mela, la sgranocchiò e poi la passò ad Adamo. Ambedue ebbero dei problemi di digestione e alle lamentele di Adamo, la compagna disse "Per forza stiamo male, ce ne andiamo in giro nudi con il pancino scoperto: ci si blocca la digestione. Sarà meglio coprirci. E poi, lasciatelo dire Adamo, ma non è che mi piace tanto che te ne scorrazzi in giro con quel "coso" a penzoloni!"
      Adamo convenne con la compagna e staccò un paio di foglie di un albero lì vicino e si coprì pancia e pudende.
      "Fico!" Esclamò lei che subito aggiunse "Dai Adamo portami nel bosco a fare shopping, chissà che belle foglie ci sono!!!".
      Dio, nel frattempo, stava facendo una passeggiata in cerca di funghi quando udì le voci dei due sciagurati:
      "Che dici Adamo? Come mi stanno queste" Disse la donna coprendosi con delle felci.
      "Non male - disse Adamo - ma per il dopo cena, guarda questi" indicando degli aghi di pino
      "Sei un porcellone" lo sgridò maliziosa lei.
      Fu allora che Dio capì che i due si erano pappati una mela e si incazzò assai.
      "Fedifraghi maledetti!" inizio ad inveire
      "Maledetti?" Chiese la donna
      Adamo rifilò una gomitata alla compagna e sibilò "E stattene zitta porcaeva"
      E fu così che la donna prese il nome di Eva.
      "Già è vero - fece il Signore - non vi ho ancora maledetto...beh lo faccio ora:
      "Tu Eva, partorirai con dolore e anche le mestruazioni non saranno un piacere e il tuo istinto ti porterà verso l'uomo ma esso ti dominerà"
      "Va bene per i dolori ma se pensi che questo debosciato mi possa dominare sei un illuso" rispose Eva
      "In effetti" convenne Dio guardando l'uomo, poi sussurrando all'orecchio di Eva disse "Almeno fa si che lo creda".
      E così fu.
      Poi continuò rivolgendosi ad Adamo:
      "Maledetto sia il suolo a causa tua"
      "Come? - interruppe Eva- A me i dolori e a lui maledici il terreno?"
      "E lasciami finire, cribbio! - inveì stizzito il Signore - Dicevo... Con il sudore del tuo volto mangerai il pane!"
      "Che schifo, lo preferivo con la Nutella!" disse Adamo
      "Non intendeva quello, cretino" disse Eva restituendo la gomitata.
      Quindi Dio confezionò degli abiti in pelle affinché non girassero nudi o con delle stupidissime foglie e scacciò i due dal giardino dell'Eden.
      Il vestitino di pelle attillato fatto da Dio per Eva, attizzò Adamo, risvegliandogli istinti primordiali, e così la sera stessa della cacciata si unì ad Eva.
      Ma Dio aveva già inventato la Sfortuna e infatti Eva rimase incinta alla prima.
      Fu così che ebbe origine il genere umano.

      La Genesi


      La Bibbia secondo Me


      Indice
      Cap 1: La Genesi
      Cap 2: Adamo ed Eva
      Cap 3: Il Diluvio Universale
      Cap 4: Il Principe d’Egitto
      Cap 5: I 10 Comandamenti


      Dio si guardò attorno e vide che non c'era un cavolo di nulla e disse tra se:"Questa non è cosa buona, un giorno dovrò mettermi d'impegno e creare qualcosa".
      Ma siccome il giorno non era ancora stato inventato, partì proprio da lì, separando le tenebre dalla luce e inventando per l'appunto giorno e notte. La cosa fu assai stancante e se ne andò a dormire. In realtà, quando andò a raccontarlo nessuno riuscì mai a capire che caspita volesse dire separare la luce dalle tenebre, perché si sa che se c'è luce non c'è buio e viceversa. Probabilmente la fatica non fu tanto nel separarle ma nel trovargli una giusta disposizione, ma tant'è. Dio in quei giorni era un po' confuso, ma è cosa piuttosto normale: provate voi a inventarvi un Universo così di sana pianta, immerso in qualche cosa di indistinto. Pensate che era convinto di aleggiare sulle acque che non aveva ancora inventate, così per darsi una ragione decise di crearle il secondo giorno.
      Una sorta di "creazione ad personam".
      Alzatosi di buon mattino separò le acque che stavano sotto il firmamento da quelle che stavano sopra e dopo averci pensato un po' chiamò "firmamento" il firmamento anche perché altri nomi proprio non gli venivano. Image2
      Le acque che stavano sotto divennero, più avanti, mari, laghi e fiumi. Di quelle che stavano sopra, invece, non se ne seppe più nulla.
      Le avrà tenute di scorta, probabilmente in qualche scantinato dell'abisso primordiale (quello buio e tetro dell'inizio).
      A quel punto c'era una grande umidità, e per tema di dover inventare da subito i reumatismi, decise di separare le acque e di far emergere le terre. Il trucchetto della separazione delle acque dovette piacergli assai, tanto che decise di tenerselo in serbo.
      " Potrei crearmi un popolo eletto da far schiavizzare e poi lo libererò aprendo le acque...ah ah, questa e buona" Pensò divertito tra sé.
      E convinto che fosse, per l'appunto, cosa buona, se ne andò a dormire, non prima di aver piantato qualche piantina qua e là.
      Dormì a lungo, aprendo di tanto in tanto un occhio, per vedere se faceva giorno, ma la luce, separata dalla tenebra non ne voleva proprio sapere di tornare.
      Passati quattro o cinque eoni, il buon Dio inizio a insospettirsi, al punto che decise di svegliarsi comunque. E inventatosi al momento una torcia elettrica, andò a vedere dove diavolo si fosse cacciata la luce. Il problema fu subito chiaro: per trasportare la luce aveva incaricato un angioletto assai carino di nome Lucifero, che appunto significa "portatore di luce". Il buon angioletto aveva notato che rimanendo vicino alle piante queste crescevano più rigogliose, ma se si avvicinava troppo si bruciavano. Sfortuna volle che tra le tutte quel povero diavolo di angioletto bruciò proprio una pianta di cannabis e inalati i fumi rimase inebetito a girovagare fino a che per l'appunto il buon Dio, insospettito, lo trovò. Il Signore decise dunque che l'aver affidato la luce a quel disgraziato non era stata una grande idea e quindi la prese e la racchiuse nel sole, nella luna e un poco anche nelle stelle. Dopo aver visto che era cosa buona se ne andò a dormire. E fu sera e fu mattina.
      Il giorno successivo pensò bene di creare qualche animale, e giusto per divertirsi iniziò con pesci e uccelli. Solo che dei primi fece i mostri marini e mano a mano che faceva altri pesci, questi li divoravano, mentre dei secondi, visto l'esperienza, partì dai pettirossi. Naturalmente, a parte qualche calamaro gigante e il Kraken che sarebbe servito per i film sui pirati, i mostri marini li estinse tutti. Il giorno dopo fu la volta delle altre bestie che gironzolano per la terra: bestie selvatiche, bestiame in genere e rettili. Anche qui vide che era cosa buona, anche se poi, specie sui rettili scopriremo che si sbagliava di grosso.
      Arrivò comunque il turno dell'uomo e della donna che fece a sua immagine e somiglianza. Il fatto che sia Adamo che Eva assomigliassero entrambe a Dio, ha gettato nella confusione molti posteri: la teoria più accreditata, anche se un poco scabrosa è quella secondo cui anche Eva aveva la barba.
      Peluria a parte Dio vide che tutto era andato per il verso giusto e così si prese un giorno di riposo. Chiamò tale giorno "dies domine" o " domenica", anche per gelosia nei confronti di Giove , Marte , Mercurio e Venere che avevano già prenotato i loro.
      Così dunque fu creata la settimana e non ultimo, l'intero universo.
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