E' calata la tenebra sul Mondiale di Calcio della nostra Nazionale, uscita in maniera vergognosa, ultima nel girone più facile. Non sono un gran tifoso di calcio, né un fine intenditore, perciò non parlerò delle partite: ciò che voglio analizzare è un parallelo che lega il mondo del calcio con quello del lavoro.
La nazionale esce senza onore quindi, e subito giornalisti, intenditori, ex calciatori si dilettano ad analizzare i motivi di questa Caporetto. Io una risposta ce l'ho e la svelo subito: è una questione di costume e lo si evince dalle risposte, dalle scuse e dalle ipotesi avanzate per spiegare la debacle.
Vediamo un po':
L'allenatore. Lippi si prende le responsabilità della sconfitta, gli fa onore, ma per due anni si è intestardito su atleti cotti mettendo insieme un gruppo decisamente non al livello di altre potenze storiche di questo sport. La Confederation cup doveva essere un campanello di allarme e invece è stato fatta diventare il primo rintocco di una campana a morto. Il tutto condito da una sufficienza al limite (se non oltre) dell'arroganza ("Io non debbo spiegazioni a nessuno").
I giocatori. A catastrofe avvenuta alcuni calciatori hanno persino avuto il coraggio di dire che tutto sommato le prime due partite erano state positive. Vada pure il pareggio con i sudamericani, ma con la Nuova Zelanda no. I Kiwi hanno un nazionale composta per un terzo da giocatori dilettanti: e che diamine! Che si prendano le responsabilità, visto che