Ad Expando

domenica 20 novembre 1988

Nostalgia

Sono lontano
e ti penso.

Ramingo
figlio dei monti
e della terra,
solitario in un campo
m’affido
al celeste bagliore
d’un astro,
ad un sole lontano,
alla debole luce
di Dio.
E mentre una lacrima
scende sul viso
un sorriso s’affaccia
sul mondo:
è di nuovo mattino.
Son lontano
e ti penso.

Brescia 20 Novembre 1988
 

Appunti di viaggio:

Sono passati quasi vent’anni da quando scrissi di getto questa poesia, da allora, sono cambiate molte cose. Innanzitutto la persona cui l’avevo dedicata è definitivamente divenuta parte del mio passato, un tenero ricordo, sebbene allora era per me fonte di struggenti passioni, peraltro non corrisposte.
In secondo luogo, rileggendola mi sovviene la differenza del valore che davo allora alla parola “Dio”. Per molti anni questa figura è stata presente nella mia vita come qualcosa di definito, di certo, mentre oggi quelle certezze mi hanno abbandonato e Dio è divenuto qualcosa di vago, meno dogmatico, meno umano e misericordioso del modello che la cultura presso cui sono nato e cresciuto ha tentato di impormi. Ciò nonostante, nella sintesi poetica, il significato assunto è ancora attuale, forse persino precorre ciò che sarebbe diventato il mio pensiero, ovvero che Dio se c’è , è un concetto lontano: una debole luce che può essere guida ma non in grado di illuminare il mondo.
Ad ogni modo, cercare altri significati oltre lo struggente senso di solitudine che avvolge il canto di nostalgia è certo cosa pretestuosa


lunedì 7 novembre 1988

Innocenza




Per capire l'Uomo 
mi sono perso 
lungo i sentieri del pensiero, 
e quando trovai la giusta via, 
contento, tornai indietro. 

Ma ecco: giunto al bivio del ritorno 
vi trovai un vecchierell canuto 
che sbarrandomi la strada 
mi indicò l'ignoto. 

Ai miei perché ei rispose triste: 
"Hai perduto la tua innocenza" 

E così, greve nell'anima 
mi sono perso 
vagando lungo i sentieri del ricordo.


Barganano (BS), 7 Novembre 1988

Appunti di viaggio:

Non sono mai stato soddisfatto di questa poesia, dal sapore decisamente stantio, e dal tema forse fuori luogo per un, allora, diciassettenne. Tuttavia la poesia, per come la intendo, è una sorta di illuminazione, una rivelazione, legata all’attimo in cui sgorga, un attimo impercettibile e quindi indefinibile, effimero quanto assoluto. Così mentre gli anni passano, benché continui a non piacermi lo stile, trovo che in essa vi sia una verità sebbene sia convinto che non nell’innocenza (la partenza, l’iniziazione), non nel sapere (la meta), ma bensì nella cerca (il viaggio, il divenire), stia la vera felicità.


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