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giovedì 15 dicembre 2016

Dalla forchetta alla forca



C'è un'impreparazione generale sui temi politici che fa davvero paura. 
Colpisce l'ignoranza degli italiani, la dabbenaggine, finanche la stupidità di chi vorrebbe una cosa e poi quando la ottiene non ne accetta le conseguenze.
Per i politici attuali c'è di buono che il nuovo sport nazionale del popolo italico sembra essere quello di lamentarsi sui social e che questo, di fatto, allontani per ora la minaccia che qualcuno finisca per farsi male, o con una nuova stagione di terrore o con manifestazioni violente di cui però sarebbe bene non sottovalutare i primi sintomi .

lunedì 24 ottobre 2016

Abiezione di coscienza - parte 3 (considerazioni finali)


I primi due post servivano per esemplificare la forma mentis di coloro che difendono l'obiezione di coscienza. Sommariamente abbiamo potuto vedere come il metodo utilizzato consista nello spostare il problema che, nel caso, non era tanto l'applicazione in termini di legge dell'obiezione, quanto il fatto che il medico negligente fosse accusato di non aver fatto il suo dovere, in quanto in contrasto con un suo proprio codice etico-morale. 
Ora, il problema dell'obiezione di coscienza è un problema assai serio perché va a stravolgere le funzioni proprie di un istituto in funzione di un ideologia o di un credo che dir si voglia. 
Prima di continuare vorrei subito eliminare una tesi che viene sostenuta qua e là, ovvero il  richiamo a obiezioni storiche come l'obiezione civile vs servizio militare: in realtà essa non trova un parallelismo in quella a sfondo religioso: allora non c'era la pretesa di entrare nell'esercito, semmai chi obiettava, di fatto, richiedeva di non voler prestare il servizio militare. Penso che la differenza sia sostanziale.
D'altra parte cosa avrebbe fatto un pacifista nell'esercito se non azione di sabotaggio? 
Ecco il problema sta qui: l'obiettore di coscienza non dovrebbe inserirsi in un ambito in cui la sua (non) azione rischia di compromettere le funzioni dell'istituto stesso. 
Perché di fatto, benché lui ritenga di essere la "vera" soluzione, rappresenta il principale problema: il perché lo vedremo a breve.
Questo, e va detto , vale non solo per gli ospedali, ma anche per le farmacie, ne avevo già trattato qui, ma questo è più recente, per l'educazione (ipotesi della teoria gender), per il diritto alla morte (eutanasia) e via dicendo.

Ma chi è l'obiettore veramente?

L'obiettore considera sé stesso un defensor fidei, una sorta di paladino contro le mostruosità dell'epoca moderna (che comunque esistono, è innegabile)
Egli si ammanta dello spirito del martire come se fosse lui e i pochi come lui, la parte lesa, anche quando non sono pochi, e soprattutto quando non ci sarebbe motivo alcuno di sentirsi martiri. Evidentemente l'atteggiamento vittimista paga, soprattutto se è tattico e ben supportato da potenti lobbies. 
Egli si ritiene superiore, un portatore di luce (e qui il mi si consenta la battuta lo configura come  un Lucifero qualunque), depositario di una verità millenaria che vede nell'azione della controparte, non tanto uno speculare tentativo di far valere le diverse idee (magari già diventate diritti), ma un tentativo di oscurare le proprie. 
Verrebbe da chiedersi se è per mancanza di intelligenza o di pudore (buona o cattiva fede) che si scaglia sui diritti altrui (o sul tentativo altrui  di ottenerli in base a etiche alternative tutt'altro che aberranti), quasi che l'esistenza degli uni sia per forza negazione degli altri. 
D'altra parte l'obiettore religioso per sua natura non è democratico: solo ciò che egli crede è verità, tutti gli altri sono in errore. Questo, purtroppo, a prescindere dall'argomento materia di discussione. Egli mira ad ottenere la traduzione del supposto disegno divino in terra, immemore persino delle deliranti profezie di cui i suoi libri sono zeppi che ne prevedono invece il compimento con il ritorno niente di meno che della divinità stessa accompagnata da (chissà perché visto che sarebbe onnipotente) imponenti eserciti angelici.
Si fa dunque giudice supremo, sostituendo il concetto di giudizio con quello di sentenza, adoperandosi per negare agli altri ciò che egli reputa sconveniente per sé.

Arcivescovo Silvano Maria Tomasi
"Tomasi si è inoltre espresso contro 
la qualificazione dei diritti degli omosessuali 
come diritti umani, ritenendo che lo scopo sia
limitare la libertà di espressione 
dei leader religiosi sull'argomento"
(Fonte : Wikipedia)
Già questo sarebbe sufficientemente inquietante, giacché di fatto configura l'obiettore come un'estremista, ma ci sono, ahimè ulteriori aggravanti.

La prima deriva direttamente sistema con cui è governata la fede.

La religione, come ho più volte sostenuto (e spero dimostrato), raccoglie al suo interno il tutto e il suo contrario.
Questo da facoltà a chi ne esercita i poteri di poter scegliere al meglio la citazione perfetta per il momento a secondo della convenienza.
Ne consegue, in virtù di dinamiche del tutto umane e quindi prevedibili,  che l'atteggiamento dei detentori di tale potere è nei confronti di propri fedeli inversamente tollerante a quello della tenuto nei confronti della controparte.
L'errore del fedele infatti viene a seconda della convenienza sminuito o perdonato; spesso, addirittura, la difesa dell'enstabilshment supera abbondantemente la soglia del ridicolo, cercando il cavillo al fine di negare il problema, come quando, in pieno scandalo pedofilia, niente di meno che l'allora Osservatore permanente del Vaticano presso l'ONU, l'Arcivescovo Silvano Maria Tomasi  si affrettò a puntualizzare che in realtà non di pedofilia si trattava, ma di "efebofilia" e che in realtà erano stati gli adolescenti gay ad adescare i poveri preti (vedi qui).
E' poi fondamentale constatare come il profitto, sia esso inteso in termini economici, di potere, visibilità , ecc, venga prima di qualunque altra cosa: piuttosto che perdere consensi meglio il compromesso. Come, magari, attendere con "prudenza" una sentenza, faccio un esempio,  che dica chiaramente se Medjugorje è una truffa o no (da leggere questo spassosissimo articolo di Antonio Socci dove, il giornalista obnubilato dalla fede, ammette in modo inconsapevole ma  cristallino, che il fine, la "conversione", dovrebbe giustificare i mezzi, la "truffa"!); ma si potrebbero citare anche i comportamenti dell'attuale amatissimo Papa che ama proclamare una cosa per poi fare l'esatto opposto , o cercare alleanze in fedi scismatiche tradendo, di fatto, la propria (in rete c'è un'infinità di siti ultra-cattolici che lo massacrano giornalmente, a voi il "piacere" della ricerca, io vi cito a caso senza entrare nel merito, questa).

Solo in ultima istanza, se il danno provocato dal fedele ottiene troppa rilevanza mediatica, dopo aver giocato le deboli difese (ne è esempio la chiosa del Teologo nell'articolo precedente) si procede all'abbandono (sperando che tutto venga presto dimenticato e con buona pace delle vittime), nella speranza di salvare il salvabile (il tema).

E' dunque da questa confusione che nasce il pericolo che l'obiezione di coscienza, che sia inteso, reputo essere un diritto inalienabile tanto quanto il suo contrario, si trasformi in abiezione, ovvero una vergognosa degradazione della coscienza che pone la propria personale, e quindi opinabile, etica ad un livello superiore rispetto a qualunque libertà altrui. 


Aggiornamento (25/10/2016): 

Gli ispettori inviati dal ministero della salute avrebbero verificato che la tragedia di Catania non sarebbe dovuta all'obiezione di coscienza. Riporto quanto scritto sull'articolo di Repubblica:
Nelle tre pagine redatte dagli ispettori si parla "di evento abortivo iniziato spontaneamente, inarrestabile, trattato in regime d'emergenza". Gli ispettori ricostruiscono la cronostoria della tragedia, dal ricovero alla morte. Valentina Milluffo era ricoverata dal 29 settembre (alla 17essima settimana di gravidanza) per minacce d'aborto. "La paziente - si legge - era in trattamento adeguato". La situazione degenera il 15 ottobre con un picco febbrile a 39 gradi centigradi. Le vengono somministrati antipiretici e antibiotici. Secondo gli ispettori, "le prime valutazioni cliniche e il monitoraggio dei parametri vitali non evidenziano alcun dato anomalo, se non - alle ore 16 circa - un iniziale abbassamento della pressione arteriosa". Seguono ulteriori esami che evidenziano "un quadro settico e una coagulopatia da consumo, con progressiva anemizzazione e progressivo calo dei valori pressori". Vengono allertati gli anestesisti e - si legge nella relazione - le condizioni della donna "vengono comunicate ai parenti presenti con tempestività".
Alle 23,20, in sala parto, Valentina Milluffo espelle il primo feto. Morto. Alle 24 inizia la stimolazione con ossitocina per accelerare l'espulsione del secondo feto, che avviene all'1,40. "Viene coinvolto un secondo anestesista di turno - scrivono gli ispettori - e si sposta la donna in sala operatoria, per le procedure di secondamento chirurgico e di revisione della cavità uterina in anestesia, che si completano alle 2.10". Ma la donna è gravissima, continua a perdere sangue ed è necessario tamponare l'utero e somministrare farmaci.
"Le condizioni generali - si legge - tendono al peggioramento". La signora viene intubata e respira artificialmente. E' trasferita in Rianimazione dove, alle 13.45, "nonostante il massimo livello assistenziale ed un transitorio miglioramento delle condizioni generali", muore. "I parenti - si legge nella relazione - sono stati sempre informati e sostenuti dall'intera equipe degli ostetrici e degli anestesisti".
La cosa in realtà non mi stupisce, anzi. Come già introdotto nei primi due post, nessuno dei "testimoni" chiamati in causa era per loro stessa ammissione presente alla denunciata manifestazione dell'obiezione. Inoltre l'eventuale obiezione non sarebbe mai stata riportata in cartella clinica, che per quanto ufficiale è una "fonte di parte" peraltro redatta dalla parte sotto accusa. L'ispezione non sembra tenere conto di quanto denunciato dai parenti delle vittime. Nel reparto in questione la totalità dei medici è obiettore di coscienza (12 su 12) e quindi in base alle mie personali (e chiaramente opinabilissime) considerazioni esposte ritengo che nessuno avrebbe mai denunciato l'altro. Stiamo parlando pur sempre di estremisti. In Italia, a differenza di quello che sostengono i vittimisti catto-oltranzisti, l'obiezione è un ottimo viatico per fare carriera: non ci si brucia così. Con buona pace di quel pagano di Ippocrate su cui spergiurano.

sabato 22 ottobre 2016

Abiezione di coscienza - parte 2


Il secondo articolo che mi appresto a commentare è l'intervista di Paolo Viana al Teologo Cozzoli. 
Come nel caso precedente anche qui, sin dalla prima domanda si avverte una malizia nell'indirizzare sin dalle prime righe il discorso su terreni più facili da affrontare. Peccato che tale malizia, assolutamente accettabile quando trattasi di dialettica diventi urticante quando è usata per alterare la realtà:
Ieri mattina si è scoperto che l’obiezione di coscienza non c’entrava nulla. In Italia c’è aria di caccia all’obiettore? 
Questa è la posizione dei cattolici e anche dei medici obiettori, che una campagna culturale e mediatica ha trasformato in un bersaglio facile, inducendo nel Paese un’opinione purtroppo diffusa che, quando si verifica una tragedia, ci “deve essere” lo zampino di un obiettore di coscienza. Lo dimostra la tendenza alla denuncia terapeutica, specialmente di fronte ad esiti infausti che compromettano giovani vite, e il focalizzarsi nella ricerca di obiettori di coscienza sui quali buttare la croce.
E' già chiaro che l'obiezione non c'entra nulla in più la vittima è diventato l'obiettore. Neanche partiti e già si rasenta il ridicolo.
Con quale obiettivo?Non so se sia l’obiettivo di chi denuncia, ma è un fatto che allorquando il caso di malasanità ha risvolti bioetici, in quanto chiama in causa la Chiesa e i suoi fedeli, sia maggiore l’attenzione dei media. Non credo che si “cerchi” quest’attenzione, ma una famiglia sconvolta dal dolore è facile preda di un teorema che, conducendo in fretta ad un capro espiatorio, sembra risolvere tutto, alleviando quel dolore. Al di sotto, lavora un pregiudizio sociale.
Neanche tempo di formulare la seconda domanda e la soglia del ridicolo viene abbattuta fragorosamente.  Addirittura si insinua che il tentativo di screditare l'obiezione sia ricercato al fine di alleviare la propria tragedia. Non so poi se rimanere più basito dalla pochezza del ragionamento (se la chiesa predica costantemente su questioni bioetiche, e lo fa in modo poco chiaro lasciando aperte molteplici interpretazioni cosa ti aspetti, che ci si rivolga al Ct della nazionale?) o dal vittimismo totalmente fuori luogo.
L’obiezione di coscienza è impopolare?Non piace all’establishment culturale di questo Paese.
Non piace talmente tanto che vige una legge che li protegge. Semmai bisognerebbe chiedersi quanto piaccia al popolo.
E a quello sanitario? Spero che non vi sia un pregiudizio verso i medici obiettori e che siano valutati in base alla loro professionalità, come prescrivono le leggi, e la Costituzione.
Risulta che il pregiudizio sia all'opposto. I numeri riportati da svariati media parlano chiaro.
La legge 194 dice che l’obiezione di coscienza non può essere invocata nel caso in cui il «personale intervento» del sanitario è indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo. Era il caso di Valentina Milluzzo?
Così pare. Ovviamente abbiamo una conoscenza parziale dei fatti, ma possiamo certo dire che, se il medico obiettore di coscienza dell’ospedale Cannizzaro non si fosse adoperato per soccorrerla, quel medico sarebbe colpevole di omissione di cura, in quanto non si sarebbe trattato di interrompere una gravidanza ma di prestare un soccorso terapeutico. In tal caso, l’obiezione di coscienza non c’entra nulla: si trattava di un atto curativo, sottrarsi al quale era moralmente riprovevole, tanto più in situazione di grave emergenza.
Anche qui c'è una fallacia. Se, e ribadisco se,  il medico non è intervenuto perché obiettore, anche accettando il fatto che non gli fosse chiaro il principio di legge, è chiaro che lo ha fatto sospinto dalla sua personale interpretazione dell'etica cattolica. Non si può usare "etica" al posto di "legge" a seconda della convenienza, come del resto ribadisco, non si può accettare il continuo tenere i piedi in due scarpe dell'estabilishment cattolico su qualsiasi tema , teoria gender, eutanasia, aborto, diritti gay, visoni di madonne e chi più ne ha più ne metta, che va dalla visione oltranzisti sedicenti defensor fidei, a quella dei visionari, a quella del cattolico medio che non saprebbe distinguere un passo della Bibbia da uno del Corano, a quella dei un Papa la cui direzione dottrinale è quanto mai confusa da spinte populiste che lasciano perplessi gli stessi fedeli (poi smentite nei fatti , ma tant'è: siamo nell'era del "sembrare").


 

venerdì 21 ottobre 2016

Abiezione di coscienza - parte 1


Per avere un'idea più corretta degli avvenimenti, da sempre mi piace leggere anche la versione della controparte. Può accadere, nel confronto di dover rivedere le proprie posizioni o viceversa, analizzando, di uscire rafforzati nelle proprie convinzioni. L'esercizio del confronto è sempre positivo, anche fosse solo per sé stessi. 
Ovviamente, quando si affrontano temi come l'etica, la morale, la religione, le distanze sono spesso tali che il dialogo non esiste veramente. Non certamente con chi si trincea nella vanità di essere in qualche modo illuminato da una rivelazione. E' quindi, questo, il caso in cui, il ragionamento è più rivolto a me stesso che non ad altri.
L'argomento è ancora quello del recente caso di malasanità avvenuto in un ospedale catanese. Gli articoli di riferimento sono tratti da Avvenire (qui, e qui).

Iniziamo con il primo articolo di Giuseppe Anzani. 
L'articolo comincia con una buona retorica sovvertendo gli avvenimenti in modo da poter poggiare tutto il ragionamento successivo su un terreno più consono. Ma mascherare la verità non è mai un buon metodo, a meno che non ci si rivolga a menti acritiche, che poi sono, ahimè, non solo la media del credente tipo, ma quello dell'italiano generico.
(...) la costruzione implicita di un teorema che ha messo emotivamente in corto circuito obiezione e morte (vedete cosa succede per colpa degli obiettori? si muore), e l’indignazione suggerita alla pubblica opinione, è una provocazione ingannevole.
No. Non è una provocazione ingannevole, ma una precisa accusa da parte dei familiari della vittima. Non è una differenza sottile: è un abisso. Tuttavia come annunciato, il mascheramento della realtà serve per difendere un ragionamento e infatti Anzani continua:
In ogni caso, chiarezza ci vuole e non confusione. I fatti, anzitutto. E le regole. I fatti sono al vaglio degli ispettori e sotto inchiesta della magistratura e ci attendiamo totale verifica. Ma già dall’interno dell’ospedale, del reparto, dalla voce dei protagonisti che hanno vissuto giorno per giorno e poi ora per ora la vicenda, dal direttore sanitario, dal primario, dalla cartella clinica, emergono dati specifici che escludono l’innesto e persino la pertinenza di una "obiezione" ai sensi della legge 194.
 Già i fatti. Come già specificato nel precedente post sull'argomento, nessuno dei protagonisti citati (il primario, il direttore) era presente al momento dei tragici avvenimenti e non credo che l'eventuale obiezione di coscienza del medico accusato sia stata registrata in cartella clinica. I fatti innanzi tutto sono che la famiglia della vittima accusa un medico di aver rallentato le cure per non uccidere un feto, che questa scellerata decisione abbia portato poi alla morte dell'altro feto, quindi della madre dopo dodici ore di agonia. Il resto, quello citato dal giornalista non sono fatti, ma pareri. Continuiamo:
La legge 194 consente al personale sanitario e agli ausiliari di «non prender parte» alle procedure e agli interventi abortivi di cui essa si occupa, quando dichiarino obiezione di coscienza. Non si occupa, ovviamente, di aborti spontanei.
 Anche qui nutro dubbi sulla bontà del ragionamento: cosa sarebbe un aborto spontaneo? Mi spiego: se il medico decide che di non intervenire sulla gravidanza a forte  rischio, sperando magari  nel miracolo di qualcuna delle settemila madonne disseminate nel pianeta cosa si configura, da un punto di vista logico: un mancato soccorso che ha provocato l'aborto o un'aborto spontaneo, ovvero sia qualcosa che sarebbe comunque accaduto?
Il pezzo continua come (in)degnamente iniziato:
Attaccare l’obiezione di coscienza come istituto, ingannando la prospettiva, oltre che fuor di luogo nel caso che stiamo trattando, è un controsenso in radice; la scelta fatta dalla legge ha uno spessore che oltrepassa il principio inviolabile della libertà, già sufficiente a fondarla, perché investe anche un orizzonte di valori sui quali si modella la fisionomia professionale e la tensione etica dell’uomo.
 La scelta fatta dalla legge è molto più prosaicamente l'amaro frutto di una lobby, minoritaria ma molto potente e non avrebbe dovuto sorpassare alcun principio ( a maggior ragione se questo principio è dichiarato inviolabile), come quello della Vita e delle Libertà ad essa legata.  Esse non possono essere messe in discussione dall'etica giusta o peggio, perversa, di qualcun altro. Non se le scelte ricadono sulla vita e sulle libertà di qualcun altro. Così per l'aborto, per l'eutanasia o per altri temi che dovrebbero essere scelte individuali. Altrimenti chiamiamo le cose per nome: non obiezione di coscienza ma abiezione.

Potrei, invero, accettare la chiusa dell'articolo se non fosse, l'ennesima cortina di fumo.
C’è nell'obiezione a partecipare all'aborto volontario e provocato la scelta di stare dalla parte della vita. Una scelta che di per se stessa sprona ogni tentativo terapeutico, quando la vita fosse minacciata (la vita della madre come la vita del figlio) dall'avvisaglia di un aborto spontaneo, che si annuncia come tragico scacco e dolore di una maternità infranta.
Non è del tutto vero: a priori l'obiettore cerca sempre di salvare entrambe le vite anche quando il rischio di perderle entrambe si fa concreto. Non è una scelta dettata dalla ragione ma dal credo.
Salvare, salvare quanto si può, quanto si riesce, è l’unico protocollo della buona medicina. Poi può esistere anche la mala medicina, o la sventura, o la fatalità: la morte o la mala morte. Ma scaricare la mala morte sull'obiezione è malpensiero.
Certo è lapalissiano che il medico, se verranno confermate le accuse rivolte dai familiari della vittima, si sia reso protagonista di  un episodio di malasanità. Ma se questa è dovuta ad una scelta personale dettata da un'etica precisa, allora la colpa è anche di quell'etica: non è malpensiero, ma semplice constatazione dell'accaduto.  

martedì 8 maggio 2012

Non hanno capito perché non possono capire


Il motivo per cui l'insieme di politici non viene più denominato "classe" ma "casta", non è mai stato più chiaro di oggi. Fin troppo facile definirli "casta" solo per il fatto che essi, pur chiamati ad amministrare e quindi a donare le proprie capacità al servizio del Paese, abbiano dimenticato il mandato e cerchino solo di arricchirsi in termini di potere o, più terra terra, di denari (che poi sono semplici da tramutare in potere). 
La verità è che essi, come "caste", vivono ormai distaccati dal popolo che sono chiamati a governare, non comprendono la realtà del quotidiano e di conseguenza continuano imperterriti nella loro trasformazione di suini umani, metafora di quel che accadde nella celebre fattoria di orwelliana memoria.

mercoledì 4 aprile 2012

Il Boss dei Bossi


E così, come si sospettava da tempo, anche la Lega si rivela per quella che è: un partito come gli altri, con gli stessi difetti. Semmai meno pregi.

giovedì 8 marzo 2012

Siamo capitale umano


Mercato del lavoro. Non so a voi ma al sottoscritto è una frase che da i brividi.
Non si parla di vite, uomini, donne, ma di "occupati". Siamo parte di "strutture produttive", siamo "capitale" umano.

martedì 6 marzo 2012

Lo sterco del diavolo non puzza.


Lo sterco del diavolo non puzza. Questa è pare essere la regola aurea di certi ambienti che per anni hanno gradito, pretendendo o arrogandosi l'esenzione dalle tasse, quelle stesse che permettono di fatto la sopravvivenza  del loro esercizio di potere.

giovedì 16 febbraio 2012

Pubblica "d'istruzione"


Se qualcuno di voi pensava seriamente che tutta la Gelmini fosse causa prima delle castronerie del Ministero della Pubblica Istruzione, dovrà ricredersi: anche il governo dei "professoroni" non è da meno.
Dopo la manifestazione di ignoranza abissale, di cui sopra, ora il Ministero si scontra frontalmente con le traduzioni.

lunedì 13 febbraio 2012

Cose che non mi convincono


E' decisamente difficile fare ragionamenti su ciò che è accaduto e accade nell'economia senza correre il rischio di scadere nel complottismo, quindi è bene subito mettere in chiaro che la mia comprensione dell'argomento è piuttosto vaga: non sono un esperto.
In realtà, la sfrontatezza nel trattare un argomento le cui dinamiche mi risultano fumose, deriva dalla consapevolezza che nemmeno analisti ed economisti di fama ci capiscono granché (a parte le chiacchiere, non vedo soluzioni che funzionano, ma molto di quel che si dice " senno del poi") e, non di meno, dal pudore che non mi permette di sentenziare soluzioni ma semplicemente di porre e ragionare su quesiti.
Vi sono parecchie cose che non mi convincono.

giovedì 19 gennaio 2012

Quando i lupi oltre al vizio non perdono nemmeno il pelo


Nel maggio dello scorso anno avevo commentato l'intervista a Padre Spronk, sulle relazioni sessuali tra adulti, nello specifico coi voti, e minori (il post è qui). Pensavo, allora, in un barlume di ottimismo che più giù di così non si poteva andare, che non si poteva che migliorare.

martedì 10 gennaio 2012

Liberalizzazioni: le balle di Feltri


Io capisco che Feltri ami esagerare: fa parte del suo stile. Tuttavia ciò non toglie che si possa sottolineare l'infondatezza delle sue tesi, la pochezza dei suoi articoli laddove tali esagerazioni nuotano abbondantemente nel ridicolo. Mi riferisco all'editoriale odierno "Perchè stiamo dalla parte di Farmacie, Taxi ed Edicole"
Proviamo a fare il solito esercizio di analisi dell'articolo:

martedì 13 dicembre 2011

Cosa farò da vecchio?


I vecchi subiscon le ingiurie degli anni
non sanno distinguere il vero dai sogni
i vecchi non sanno nel loro pensiero 
distinguer nei sogni il falso dal vero
(F.Guccini - Il vecchio e il bambino) 

"Cosa farò da vecchio?" Una domanda che appena pensata mi ha lasciato al tempo stesso stupito ed amareggiato. Non ricordo di aver mai sentito un uomo porsi in mia presenza una domanda simile, di sicuro, io non me l'ero mai posta prima.
Da bambini, infatti, ci si interroga su cosa si farà da grandi; domanda che, nell'adolescenza e nella giovinezza in genere, diviene vaga come la ricerca della sua risposta: sono età ove si tende a vivere il presente e dove il vago futuro si svela lentamente, quasi inconsapevolmente, crescendo tutt'uno insieme agli accadimenti che segnano la vita.

martedì 22 novembre 2011

Il Card. Bertone, l'autoreferenzialità e altre storie.


La prendo alla lontana.
J. Frazer sosteneva che magia, religione e scienza ambiscono tutte e tre a spiegare l'universo che ci circonda. La prima, alle domande dell'Uomo, ha da sempre fornito risposte sbagliate, conseguenza della quale i maghi, sia in buona fede (convinti di avere poteri) che in mala fede (consapevoli di non avere poteri) finivano spesso per rimetterci la pelle (o la libertà).
L'ultima ha fornito, e fornisce tuttora, molte domande, a cui non sempre riesce a dare risposta immediate e, per sua definizione, accetta solo risposte provate e provabili. Viceversa ipotizza o, se vogliamo, teorizza.
La seconda, infine, da sempre fornisce risposte a tutto ma, paradossalmente, non accetta domande e di conseguenza critiche o finanche il più semplice dei dubbi.
I religiosi, in pratica si pongono di fronte alle cose del mondo come unici latori di verità, in quanto ritengono di essere illuminati dalla vera e unica luce, il divino.
Una luce che troppo spesso ha oscurato e oscura la Ragione.
Tale mia visione estremamente critica tuttavia, a differenza di coloro che sono religiosi, non mi rende così cieco o così oltranzista da non accettarne le ragioni, qualora esse vengano verificate.
In altre parole, riconosco la ragione quando questa c'è; oggettivamente, ovvio: sono il primo a dubitare dei pensieri e del giudizio soggettivo, soprattutto del mio.

venerdì 11 novembre 2011

L'Italia dei nani


Ho pochi dubbi sul fatto che i posteri, guardando la nostra epoca scuoteranno la testa, schifati dall'ottusità della classe dirigente che oggi infesta l'Europa. Ci siamo, infatti , giustamente, lamentati di un egocentrico inetto quale l'attuale e ancora per poco Primo Ministro italiano, ma non è che, a buffoni, oltralpe (e non parlo solo di Francia) stiano meglio. Ma come è giusto che sia, ognuno deve curarsi dei propri o sarebbe meglio dire occuparsi, perché come italiani abbiamo fallito anche in quello, infatti,  Berlusconi è caduto più per la pressione internazionale che per dissidio interno.
Non ci si può aspettare molto da noi italiani, gente che non sa nemmeno più riconoscere il valore della propria lingua, non tanto per via degli inglesismi che ormai la infestano, ma per il significato sbiadito che permettiamo la lingua assuma. Siamo un paese alla rovescia. Esempi?

lunedì 24 ottobre 2011

Falsità e stupidaggini

Falsità e stupidaggini della politica italiana, per la precisione, dove ormai ogni singolo avvenimento può essere liquidato con una battuta in Spinoza style. Qualche esempio: Casini Pierferdinando, Leader del terzo polo, dopo l'ennesima figuraccia patita dall'Italia patita a causa del premier, si inalbera asserendo che Francia e Germania non possono permettersi di ridicolizzare l'Italia. In effetti pare che l'attuale governo detenga il brevetto e lo si può verificare in molti suoi atteggiamenti ormai abbondantemente oltre il ridicolo.

sabato 22 ottobre 2011

Sic transit gloria mundi? - parte 2


let him not vow to walk in the dark, 
who has not seen the nightfall


Gioire della morte altrui: comprensibile? Giustificabile?
La risposta non può non essere che "dipende".
Facendo i moralisti, ovvero innalzandoci ad un livello ideale e quindi non prettamente umano, bisognerebbe affermare che no, non può essere comprensibile né giustificabile. Ma le situazioni ideali non si confanno alle cose terrene e quindi, già per questo, la gioia per la morte di un nemico, soprattutto se privo di onore, non può che essere comprensibile. 
La giustificabilità invece, è tutta da considerare.

venerdì 21 ottobre 2011

Sic transit gloria mundi? - parte 1

Il post contiene video e immagini che potrebbero urtare la vostra sensibilità


Il punto interrogativo, come vedrete, è d'obbligo, se non altro, perché bisognerebbe prima di tutto stabilire cosa sia questa "gloria mundi". La celebre locuzione latina, liberamente tratta dall'Imitatio Christi, in realtà mirerebbe a far meditare sulla caducità delle cose mondane e, a tal proposito, si spera che Berlusconi, il quale l'ha recentemente citata a commento della morte del suo caro amico Muammar Gheddafi, l'abbia fatto a seguito di una proficua riflessione.
Gloria, Gheddafi l'ha avuta, ai tempi, come comandante di una rivoluzione, ma poi l'ha insozzata annullandola, con l'instaurazione di una dittatura feroce, spesso connivente con ambienti terroristici.

martedì 26 luglio 2011

Original sin(s)


Per Avvenire è un massone, per le altre testate un fondamentalista cristiano, quasi che definire l'area di appartenenza possa spiegare in qualche modo i deliri di un pazzo assassino, unica definizione davvero calzante, questa,  per Anders Behring Breivik, lo stragista di Oslo.
Personalmente non mi intendo molto di massoneria, al di là di qualche cenno storico; di certo le mie conoscenze sono decisamente inferiori a quelle accumulate sul cristianesimo.
Quello che mi appresto ad esprimere sono dunque opinioni e considerazioni personali.

martedì 17 maggio 2011

Il re è nudo


«Penso che vinceremo e sono sicuro che a Milano vinceremo senza andare al ballottaggio»
Silvio Berlusconi
tratto da Governo.it

Sono contento. Non tanto per la momentanea vittoria di Pisapia che ha inaspettatamente costretto il Centrodestra ad un impensabile ballottaggio partendo addirittura con un gap di quasi 7% (checché se ne pensi non mi riconosco come elettore del centrosinistra: sono per gli uomini, non per le idee), quanto per il crollo di consensi che investe l'attuale premier Italiano. 
Silvio Berlusconi è finalmente apparso per quello che è, un re nudo, cui solo oggi, di fronte alla debacle, i tanti, scusate il termine, leccaculo pagati di tasca sua, i tanti yes men e giornalai che pendono dalle sue natiche, in presenza del patello pieno, non hanno potuto far altro che titolare sgomenti "Tira brutta aria".
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