J. Frazer sosteneva che magia, religione e scienza ambiscono tutte e tre a spiegare l'universo che ci circonda. La prima, alle domande dell'Uomo, ha da sempre fornito risposte sbagliate, conseguenza della quale i maghi, sia in buona fede (convinti di avere poteri) che in mala fede (consapevoli di non avere poteri) finivano spesso per rimetterci la pelle (o la libertà).
L'ultima ha fornito, e fornisce tuttora, molte domande, a cui non sempre riesce a dare risposta immediate e, per sua definizione, accetta solo risposte provate e provabili. Viceversa ipotizza o, se vogliamo, teorizza.
La seconda, infine, da sempre fornisce risposte a tutto ma, paradossalmente, non accetta domande e di conseguenza critiche o finanche il più semplice dei dubbi.
L'ultima ha fornito, e fornisce tuttora, molte domande, a cui non sempre riesce a dare risposta immediate e, per sua definizione, accetta solo risposte provate e provabili. Viceversa ipotizza o, se vogliamo, teorizza.
La seconda, infine, da sempre fornisce risposte a tutto ma, paradossalmente, non accetta domande e di conseguenza critiche o finanche il più semplice dei dubbi.
I religiosi, in pratica si pongono di fronte alle cose del mondo come unici latori di verità, in quanto ritengono di essere illuminati dalla vera e unica luce, il divino.
Una luce che troppo spesso ha oscurato e oscura la Ragione.
Una luce che troppo spesso ha oscurato e oscura la Ragione.
Tale mia visione estremamente critica tuttavia, a differenza di coloro che sono religiosi, non mi rende così cieco o così oltranzista da non accettarne le ragioni, qualora esse vengano verificate.
Questo spero non tedioso preambolo per introdurre le parole del Segretario di Stato Vaticano, Card. tarcisio Bertone, il quale esprime le sue critiche, a mio avviso fondatissime, sull'attuale sistema economico finanziario e sulle cause della crisi.
Ovviamente il mio umile avallo è circoscritto al senso generale e non a quello specifico.
Cosa dice dunque il Card. Bertone?
(La crisi economica) pone in evidenza l'insostenibilità di un mercato totalmente autoreferenziale e, mentre solleva nuove questioni circa la responsabilità e l'etica dei processi finanziari, ripresenta con stringente attualità una domanda fondamentale di senso circa il destino, la dignità e la vocazione spirituale della persona umana.
Che il mercato, drogato dai veleni della finanza, sia ormai insostenibile, in totale balia di qualunque personaggio che esprima un parere più o meno sensato è fin troppo evidente. Che l'etica degli operatori di mercato sia ridotta ai minimi termini è un altro fatto incontrovertibile e, poiché ad essa è correlato il concetto di responsabilità, anche quest'ultima è totalmente in discussione. Sono i fatti che lo dimostrano.
Ha dunque ragione Bertone?
Solo in parte.
Innanzitutto perché individua la causa di tutto ciò nell'autoreferenzialità, ovvero la stessa terribile malattia di cui ogni religione è malata, compresa quella cattolica.
Già, perché è quanto meno curioso che una struttura autoreferenziale come quella religiosa, custode e interprete dell'unica verità possibile ( in quanto divina), alzi la sua voce critica su una struttura, quella del mercato, che non è, a differenza di quella religiosa, così di natura, ma che semmai è finita per esserla, suo malgrado, a causa di aberrazioni di vario genere (avidità, egoismo, ecc).
Se quindi è lecito il quesito circa il senso di dignità dell'uomo moderno, cosa c'entrino il destino e la vocazione spirituale è difficile dirlo. Innanzitutto perché l'Uomo non è il Mercato, quindi il destino dell'umanità, sebbene il mercato eserciti una forte influenza sul suo divenire, non è di fatto messo in discussione dall'andamento del mercato stesso. Nella storia si sono succedute varie forme di economie e nessuna di queste ha arrestato il progredire della razza umana, sottintendendo, nella parola "progredire", un miglioramento generale delle condizioni (alla peggio possiamo notare che scoppia una rivoluzione o una guerra).
Quanto alla vocazione spirituale poi, essa ha un ruolo ancor più marginale, direi addirittura incerto, ne è riprova il fatto che persino ciò che viene espresso nei testi sacri è ormai completamente inapplicabile se non addirittura oltre il limite del ridicolo. Quindi semmai è paradossalmente vero il contrario!
Nella sua fumosa disamina poi Bertone si lascia al solito travolgere dai soliti astrusi temi:
Nell'Europa di oggi è sempre più difficile distinguere tra verità, errori e menzogne. Un certo pluralismo non vuole permettere che si distingua tra il bene e il male. Accanto ad una sana laicità è presente un laicismo intollerante. Il principio della non discriminazione viene spesso abusato come arma nel conflitto dei diritti per costruire una dittatura del relativismo che tende ad escludere Dio, la dimensione comunitaria e pubblica della fede o la presenza di simboli religiosi, e che si pone in aperto conflitto con i valori cristiani tradizionali: contro il matrimonio tra un uomo e una donna, contro la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale.Anche qui si parte da una verità, ovvero la decadenza morale per cui è ormai difficile distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è. Questo però non permette automaticamente di sostenere l'esistenza di un "certo pluralismo" che mira a confondere ciò che è bene da ciò che è male. Il pluralismo di idee non può essere scambiato per associazione a delinquere, e la generalizzazione riguardante la laicità, in parte tollerante, in parte no è così banale da poter essere immediatamente controbattuta dall'essenza stessa della religiosità che al di là dei proclami (amatevi tutti come io ho amato voi) quasi sempre risulta intollerante.
Per la precisione, intollerante contro chi crede in divinità diverse, perché sviano altri dall'unica verità possibile, la loro (ogni religione è superstizione per l'altra), e intollerante contro chi non crede e pretende il diritto a non avere alcuna imposizione (es: veder destinati parte delle loro tasse all'insegnamento della religione) di avere eguale trattamento (es: avere la certezza di materie alternative a quella religiosa)
Interessante poi l'accostamento della "dittatura del relativismo" che si pone in aperto conflitto con i valori cristiani secondo i quali, è bene ricordarlo, ogni cristiano sarebbe di fatto "servo" della chiesa!
Relativismo che, garantendo la libertà di potersi abbandonare, ma anche no, ad un credo, dovrebbe essere invero garante di un sistema non discriminatorio, esattamente l'opposto di ciò che auspicherebbe l'assolutismo della Chiesa Romana, ovvero un mondo di gaudenti schiavi delle proprie volontà, che poi, beninteso, sarebbero quelle divine.
Parola loro!
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