Ad Expando

domenica 30 ottobre 2016

CremAzione Cattolica


Personalmente ho una certa antipatia per la disciplina denominata Teologia, specialmente quando essa, anziché porsi alla ricerca del sacro si pone come, da definizione, "scienza che tratta di Dio e delle relazioni tra Dio e l'universo".
Reputando la Religione il più grande fallimento della Ragione (ne ho trattato in parte in questa raccolta di pensieri) risulta logico e ovvio che veda la teologia come una accozzaglia di ragionamenti, spesso in contrasto tra di loro, effettuati da interpreti auto referenziati di una dottrina totalmente inventata. 
Codex Iuris Canonici 1917 
Per esemplificare è come se mi inventassi un dio, qualche scritto ben congegnato ( che in materia religiosa significa inserire tutto e il suo contrario)  e poi facessi in modo che, nel tempo qualcuno sia adoperasse a commentare con lo scopo di adattare la dottrina ai tempi. Ovviamente non occorre, anzi sarebbe deleterio che la Teologia si comportasse da scienza. Infatti i religiosi pur definendola tale, fanno sì (e non è difficile visto che non è possibile provare nulla che appartenga alla sfera religiosa) che pensieri diversi addirittura diametralmente opposti,  possano coesistere, il che rende possibile anche l'eventuale assoluzione postuma giacché se è vero che uno diceva una cosa, si può sempre sostenere che il vero illuminato era quell'altro!

Capita così che la Chiesa torni ad interrogarsi sulla cremazione, pratica a lungo negata al credente, almeno fino al 1963, come dimostrato dal Codex Iuris Canonici del 1917 di cui lo screen shot a fianco, allorquando l'allora Papa Paolo VI dichiarò tramite Bolla che la cremazione non avrebbe comunque toccato l'anima né impedito "all'onnipotenza di ricostruire il corpo".
Tutto questo dopo che Tertulliano, Padre della Chiesa, agli albori del cristianesimo definì la cremazione "Consuetudine atrocissima". Ma non c'è da stupirsi, come sostengo da sempre, poche cose sono mutevoli come le tradizioni.

venerdì 28 ottobre 2016

Quando la sanità è ammalata di burocrazia.



Can I play with madness?
Give me the sense to wonder
To wonder if I’m free
Give me a sense of wonder
To know I can be me
Give me the strength to hold my head up
Spit back in their face
Don’t need no keyto unlock this door
Gonna break down the walls
Break out of this bad place
(Iron Maiden - Can I play with madness)


Dopo molte notti insonni, finalmente questa notte sono riuscito a dormire: sembrerà paradossale ma è stato così. Come detto già accennato, sapevo di non dovermi aspettare buone notizie, anche se francamente speravo non nella peggiore, ma tant'è. Ora per lo meno so cosa affrontare, so che non ho possibilità di vincere, so che non me ne andrò senza l'onore delle armi, so che per prendermi cura dei miei cari e per togliermi qualche soddisfazione non mi rimane molto tempo. Il sapere è sempre stato per me un fine, pur nella consapevolezza che il "vero" sapere nulla è che una vanesia utopia, ma anche un conforto.
Così, riposato stamani ho iniziato le pratiche burocratiche per iniziare le varie terapie.
Iniziamo con la prima telefonata, ricetta e carta dei servizi a portata di mano per prendere appuntamento per Radioterapia e per visita oncologica, pronti via e già ci si incarta:

Referendum: che caos!


Nonostante la sovraesposizione mediatica ho la certezza che l'italiano medio si recherà alle urne referendarie totalmente impreparato. Lo so per vari motivi. 
Innanzitutto l'italiano medio è un analfabeta funzionale, sa più o meno (più meno che più) scrivere ma spesso non collega il cervello alle dita, sa leggere ma spesso non capisce, sente ma non ascolta, abituato da oltre 30 anni a schierarsi per partito preso, o se vogliamo per fede (sia essa religiosa o politica). 
Sostanzialmente non pensa e se lo fa, lo fa molto, ma molto, male.

giovedì 27 ottobre 2016

Guerra sia


Avanti!

E non temete l'oscurità!
Desti!
Desti cavalieri di Théoden!
Lance saranno scosse.. scudi saranno frantumati.. un giorno di spade!
Un giorno rosso, prima che sorga il sole!
Cavalcate ora!
Cavalcate ora!
Cavalcate per la rovina, e per la fine del mondo!
Morte!
Morte!Morte!
Lo avevo capito da tempo, dalle parole usate e da quelle taciute dai dottori, dai gesti inconsci e da mille atteggiamenti che ho imparato a riconoscere. 
L'avevo chiamata non a caso "la sentenza". 

La forma tumorale che mi ha colpito è probabilmente la peggiore: Glioblastoma Multiforme di 4° grado. 
Ora valuteremo il da farsi. 
Si fa dura.

Si profilano scelte ardue e dolorose, anche se non è il mio il dolore che temo.

La mia guerra inizia ora.






War Report 201610.27


Giornata fiacca.
Non so se ho esagerato ieri, o se c'è qualcos'altro che non va.
In compenso sono riuscito a parlare con l'ospedale e finalmente è arrivato l'esito.
Fra qualche istante si parte.


mercoledì 26 ottobre 2016

War Report 201610.26

Oggi giornata decisamente migliore della precedente (non che ci volesse molto visto che ieri è stata la peggiore).
Anzi direi una delle migliori in senso assoluto. 
Niente DELOS perché occupata, ma tanto esercizio fisico dove ho notato ulteriori miglioramenti sia in termini di equilibrio che in termini di forza e resistenza. 
Ho avuto anche  l'ok per iniziare a usare i pesi anche a casa (semplici cavigliere per ora, ma va bene così). 

Finalmente, dopo l'ennesima telefonata in ospedale, mi hanno garantito che domani verrò contattato per l'esito dell'istologico; la tanto agognata "sentenza". 
Speriamo sia la volta buona, almeno saprò cosa devo affrontare anche se ho la sensazione che domani più che l'esito mi daranno l'appuntamento.

Oggi mi sento: grato.




martedì 25 ottobre 2016

War Report 201610.25

Oggi giornata no. 
La seduta di fisioterapia si è concentrata sul DELOS, un macchinario che verifica e mira a potenziare l'equilibrio. Paradossalmente ho più equilibrio sulla gamba sinistra che sulla destra: la parte sx è infatti sufficientemente forte per sostenermi e la destra a compensare le oscillazioni , mentre quando carico sulla dx, la gamba sx (sia l'articolazione dell'anca che quella del ginocchio) tende a cedere facendomi perdere l'equilibrio. 
Risultato deludente, anche se il fisioterapista ci ha tenuto a sottolineare che il primo approccio al DELOS è sempre piuttosto complicato anche per soggetti con scarsi deficit. 
Sarà così, ma oggi non sono dell'umore di accettare nulla. 
Ho le batterie particolarmente scariche, sia fisiche che mentali, complice una notte insonne. 

Nessuna novità per quanto riguarda "la sentenza".



lunedì 24 ottobre 2016

War Report 201610.24

Nessuna novità dall'ospedale riguardante la "tipizzazione" dell'istologico (o come la chiamo io "la sentenza"). Forse domani , forse dopo.
Prosegue bene la fisioterapia: oggi 5 minuti di corsa sul tapis roulant per verificare l'andatura (passo sinistro più corto del destro con tendenza alla supinazione),  leg press (gamba sx con metà della forza rispetto alla destra ma in ripresa), camminata rapida (sicura!), balzi (riusciti tutti con mia sorpresa, sebbene  con qualche problema ammortizzazione nell'atterraggio con la sx, ma ci sta).

Morale: soddisfatto!

Abiezione di coscienza - parte 3 (considerazioni finali)


I primi due post servivano per esemplificare la forma mentis di coloro che difendono l'obiezione di coscienza. Sommariamente abbiamo potuto vedere come il metodo utilizzato consista nello spostare il problema che, nel caso, non era tanto l'applicazione in termini di legge dell'obiezione, quanto il fatto che il medico negligente fosse accusato di non aver fatto il suo dovere, in quanto in contrasto con un suo proprio codice etico-morale. 
Ora, il problema dell'obiezione di coscienza è un problema assai serio perché va a stravolgere le funzioni proprie di un istituto in funzione di un ideologia o di un credo che dir si voglia. 
Prima di continuare vorrei subito eliminare una tesi che viene sostenuta qua e là, ovvero il  richiamo a obiezioni storiche come l'obiezione civile vs servizio militare: in realtà essa non trova un parallelismo in quella a sfondo religioso: allora non c'era la pretesa di entrare nell'esercito, semmai chi obiettava, di fatto, richiedeva di non voler prestare il servizio militare. Penso che la differenza sia sostanziale.
D'altra parte cosa avrebbe fatto un pacifista nell'esercito se non azione di sabotaggio? 
Ecco il problema sta qui: l'obiettore di coscienza non dovrebbe inserirsi in un ambito in cui la sua (non) azione rischia di compromettere le funzioni dell'istituto stesso. 
Perché di fatto, benché lui ritenga di essere la "vera" soluzione, rappresenta il principale problema: il perché lo vedremo a breve.
Questo, e va detto , vale non solo per gli ospedali, ma anche per le farmacie, ne avevo già trattato qui, ma questo è più recente, per l'educazione (ipotesi della teoria gender), per il diritto alla morte (eutanasia) e via dicendo.

Ma chi è l'obiettore veramente?

L'obiettore considera sé stesso un defensor fidei, una sorta di paladino contro le mostruosità dell'epoca moderna (che comunque esistono, è innegabile)
Egli si ammanta dello spirito del martire come se fosse lui e i pochi come lui, la parte lesa, anche quando non sono pochi, e soprattutto quando non ci sarebbe motivo alcuno di sentirsi martiri. Evidentemente l'atteggiamento vittimista paga, soprattutto se è tattico e ben supportato da potenti lobbies. 
Egli si ritiene superiore, un portatore di luce (e qui il mi si consenta la battuta lo configura come  un Lucifero qualunque), depositario di una verità millenaria che vede nell'azione della controparte, non tanto uno speculare tentativo di far valere le diverse idee (magari già diventate diritti), ma un tentativo di oscurare le proprie. 
Verrebbe da chiedersi se è per mancanza di intelligenza o di pudore (buona o cattiva fede) che si scaglia sui diritti altrui (o sul tentativo altrui  di ottenerli in base a etiche alternative tutt'altro che aberranti), quasi che l'esistenza degli uni sia per forza negazione degli altri. 
D'altra parte l'obiettore religioso per sua natura non è democratico: solo ciò che egli crede è verità, tutti gli altri sono in errore. Questo, purtroppo, a prescindere dall'argomento materia di discussione. Egli mira ad ottenere la traduzione del supposto disegno divino in terra, immemore persino delle deliranti profezie di cui i suoi libri sono zeppi che ne prevedono invece il compimento con il ritorno niente di meno che della divinità stessa accompagnata da (chissà perché visto che sarebbe onnipotente) imponenti eserciti angelici.
Si fa dunque giudice supremo, sostituendo il concetto di giudizio con quello di sentenza, adoperandosi per negare agli altri ciò che egli reputa sconveniente per sé.

Arcivescovo Silvano Maria Tomasi
"Tomasi si è inoltre espresso contro 
la qualificazione dei diritti degli omosessuali 
come diritti umani, ritenendo che lo scopo sia
limitare la libertà di espressione 
dei leader religiosi sull'argomento"
(Fonte : Wikipedia)
Già questo sarebbe sufficientemente inquietante, giacché di fatto configura l'obiettore come un'estremista, ma ci sono, ahimè ulteriori aggravanti.

La prima deriva direttamente sistema con cui è governata la fede.

La religione, come ho più volte sostenuto (e spero dimostrato), raccoglie al suo interno il tutto e il suo contrario.
Questo da facoltà a chi ne esercita i poteri di poter scegliere al meglio la citazione perfetta per il momento a secondo della convenienza.
Ne consegue, in virtù di dinamiche del tutto umane e quindi prevedibili,  che l'atteggiamento dei detentori di tale potere è nei confronti di propri fedeli inversamente tollerante a quello della tenuto nei confronti della controparte.
L'errore del fedele infatti viene a seconda della convenienza sminuito o perdonato; spesso, addirittura, la difesa dell'enstabilshment supera abbondantemente la soglia del ridicolo, cercando il cavillo al fine di negare il problema, come quando, in pieno scandalo pedofilia, niente di meno che l'allora Osservatore permanente del Vaticano presso l'ONU, l'Arcivescovo Silvano Maria Tomasi  si affrettò a puntualizzare che in realtà non di pedofilia si trattava, ma di "efebofilia" e che in realtà erano stati gli adolescenti gay ad adescare i poveri preti (vedi qui).
E' poi fondamentale constatare come il profitto, sia esso inteso in termini economici, di potere, visibilità , ecc, venga prima di qualunque altra cosa: piuttosto che perdere consensi meglio il compromesso. Come, magari, attendere con "prudenza" una sentenza, faccio un esempio,  che dica chiaramente se Medjugorje è una truffa o no (da leggere questo spassosissimo articolo di Antonio Socci dove, il giornalista obnubilato dalla fede, ammette in modo inconsapevole ma  cristallino, che il fine, la "conversione", dovrebbe giustificare i mezzi, la "truffa"!); ma si potrebbero citare anche i comportamenti dell'attuale amatissimo Papa che ama proclamare una cosa per poi fare l'esatto opposto , o cercare alleanze in fedi scismatiche tradendo, di fatto, la propria (in rete c'è un'infinità di siti ultra-cattolici che lo massacrano giornalmente, a voi il "piacere" della ricerca, io vi cito a caso senza entrare nel merito, questa).

Solo in ultima istanza, se il danno provocato dal fedele ottiene troppa rilevanza mediatica, dopo aver giocato le deboli difese (ne è esempio la chiosa del Teologo nell'articolo precedente) si procede all'abbandono (sperando che tutto venga presto dimenticato e con buona pace delle vittime), nella speranza di salvare il salvabile (il tema).

E' dunque da questa confusione che nasce il pericolo che l'obiezione di coscienza, che sia inteso, reputo essere un diritto inalienabile tanto quanto il suo contrario, si trasformi in abiezione, ovvero una vergognosa degradazione della coscienza che pone la propria personale, e quindi opinabile, etica ad un livello superiore rispetto a qualunque libertà altrui. 


Aggiornamento (25/10/2016): 

Gli ispettori inviati dal ministero della salute avrebbero verificato che la tragedia di Catania non sarebbe dovuta all'obiezione di coscienza. Riporto quanto scritto sull'articolo di Repubblica:
Nelle tre pagine redatte dagli ispettori si parla "di evento abortivo iniziato spontaneamente, inarrestabile, trattato in regime d'emergenza". Gli ispettori ricostruiscono la cronostoria della tragedia, dal ricovero alla morte. Valentina Milluffo era ricoverata dal 29 settembre (alla 17essima settimana di gravidanza) per minacce d'aborto. "La paziente - si legge - era in trattamento adeguato". La situazione degenera il 15 ottobre con un picco febbrile a 39 gradi centigradi. Le vengono somministrati antipiretici e antibiotici. Secondo gli ispettori, "le prime valutazioni cliniche e il monitoraggio dei parametri vitali non evidenziano alcun dato anomalo, se non - alle ore 16 circa - un iniziale abbassamento della pressione arteriosa". Seguono ulteriori esami che evidenziano "un quadro settico e una coagulopatia da consumo, con progressiva anemizzazione e progressivo calo dei valori pressori". Vengono allertati gli anestesisti e - si legge nella relazione - le condizioni della donna "vengono comunicate ai parenti presenti con tempestività".
Alle 23,20, in sala parto, Valentina Milluffo espelle il primo feto. Morto. Alle 24 inizia la stimolazione con ossitocina per accelerare l'espulsione del secondo feto, che avviene all'1,40. "Viene coinvolto un secondo anestesista di turno - scrivono gli ispettori - e si sposta la donna in sala operatoria, per le procedure di secondamento chirurgico e di revisione della cavità uterina in anestesia, che si completano alle 2.10". Ma la donna è gravissima, continua a perdere sangue ed è necessario tamponare l'utero e somministrare farmaci.
"Le condizioni generali - si legge - tendono al peggioramento". La signora viene intubata e respira artificialmente. E' trasferita in Rianimazione dove, alle 13.45, "nonostante il massimo livello assistenziale ed un transitorio miglioramento delle condizioni generali", muore. "I parenti - si legge nella relazione - sono stati sempre informati e sostenuti dall'intera equipe degli ostetrici e degli anestesisti".
La cosa in realtà non mi stupisce, anzi. Come già introdotto nei primi due post, nessuno dei "testimoni" chiamati in causa era per loro stessa ammissione presente alla denunciata manifestazione dell'obiezione. Inoltre l'eventuale obiezione non sarebbe mai stata riportata in cartella clinica, che per quanto ufficiale è una "fonte di parte" peraltro redatta dalla parte sotto accusa. L'ispezione non sembra tenere conto di quanto denunciato dai parenti delle vittime. Nel reparto in questione la totalità dei medici è obiettore di coscienza (12 su 12) e quindi in base alle mie personali (e chiaramente opinabilissime) considerazioni esposte ritengo che nessuno avrebbe mai denunciato l'altro. Stiamo parlando pur sempre di estremisti. In Italia, a differenza di quello che sostengono i vittimisti catto-oltranzisti, l'obiezione è un ottimo viatico per fare carriera: non ci si brucia così. Con buona pace di quel pagano di Ippocrate su cui spergiurano.

sabato 22 ottobre 2016

Abiezione di coscienza - parte 2


Il secondo articolo che mi appresto a commentare è l'intervista di Paolo Viana al Teologo Cozzoli. 
Come nel caso precedente anche qui, sin dalla prima domanda si avverte una malizia nell'indirizzare sin dalle prime righe il discorso su terreni più facili da affrontare. Peccato che tale malizia, assolutamente accettabile quando trattasi di dialettica diventi urticante quando è usata per alterare la realtà:
Ieri mattina si è scoperto che l’obiezione di coscienza non c’entrava nulla. In Italia c’è aria di caccia all’obiettore? 
Questa è la posizione dei cattolici e anche dei medici obiettori, che una campagna culturale e mediatica ha trasformato in un bersaglio facile, inducendo nel Paese un’opinione purtroppo diffusa che, quando si verifica una tragedia, ci “deve essere” lo zampino di un obiettore di coscienza. Lo dimostra la tendenza alla denuncia terapeutica, specialmente di fronte ad esiti infausti che compromettano giovani vite, e il focalizzarsi nella ricerca di obiettori di coscienza sui quali buttare la croce.
E' già chiaro che l'obiezione non c'entra nulla in più la vittima è diventato l'obiettore. Neanche partiti e già si rasenta il ridicolo.
Con quale obiettivo?Non so se sia l’obiettivo di chi denuncia, ma è un fatto che allorquando il caso di malasanità ha risvolti bioetici, in quanto chiama in causa la Chiesa e i suoi fedeli, sia maggiore l’attenzione dei media. Non credo che si “cerchi” quest’attenzione, ma una famiglia sconvolta dal dolore è facile preda di un teorema che, conducendo in fretta ad un capro espiatorio, sembra risolvere tutto, alleviando quel dolore. Al di sotto, lavora un pregiudizio sociale.
Neanche tempo di formulare la seconda domanda e la soglia del ridicolo viene abbattuta fragorosamente.  Addirittura si insinua che il tentativo di screditare l'obiezione sia ricercato al fine di alleviare la propria tragedia. Non so poi se rimanere più basito dalla pochezza del ragionamento (se la chiesa predica costantemente su questioni bioetiche, e lo fa in modo poco chiaro lasciando aperte molteplici interpretazioni cosa ti aspetti, che ci si rivolga al Ct della nazionale?) o dal vittimismo totalmente fuori luogo.
L’obiezione di coscienza è impopolare?Non piace all’establishment culturale di questo Paese.
Non piace talmente tanto che vige una legge che li protegge. Semmai bisognerebbe chiedersi quanto piaccia al popolo.
E a quello sanitario? Spero che non vi sia un pregiudizio verso i medici obiettori e che siano valutati in base alla loro professionalità, come prescrivono le leggi, e la Costituzione.
Risulta che il pregiudizio sia all'opposto. I numeri riportati da svariati media parlano chiaro.
La legge 194 dice che l’obiezione di coscienza non può essere invocata nel caso in cui il «personale intervento» del sanitario è indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo. Era il caso di Valentina Milluzzo?
Così pare. Ovviamente abbiamo una conoscenza parziale dei fatti, ma possiamo certo dire che, se il medico obiettore di coscienza dell’ospedale Cannizzaro non si fosse adoperato per soccorrerla, quel medico sarebbe colpevole di omissione di cura, in quanto non si sarebbe trattato di interrompere una gravidanza ma di prestare un soccorso terapeutico. In tal caso, l’obiezione di coscienza non c’entra nulla: si trattava di un atto curativo, sottrarsi al quale era moralmente riprovevole, tanto più in situazione di grave emergenza.
Anche qui c'è una fallacia. Se, e ribadisco se,  il medico non è intervenuto perché obiettore, anche accettando il fatto che non gli fosse chiaro il principio di legge, è chiaro che lo ha fatto sospinto dalla sua personale interpretazione dell'etica cattolica. Non si può usare "etica" al posto di "legge" a seconda della convenienza, come del resto ribadisco, non si può accettare il continuo tenere i piedi in due scarpe dell'estabilishment cattolico su qualsiasi tema , teoria gender, eutanasia, aborto, diritti gay, visoni di madonne e chi più ne ha più ne metta, che va dalla visione oltranzisti sedicenti defensor fidei, a quella dei visionari, a quella del cattolico medio che non saprebbe distinguere un passo della Bibbia da uno del Corano, a quella dei un Papa la cui direzione dottrinale è quanto mai confusa da spinte populiste che lasciano perplessi gli stessi fedeli (poi smentite nei fatti , ma tant'è: siamo nell'era del "sembrare").


 

venerdì 21 ottobre 2016

Abiezione di coscienza - parte 1


Per avere un'idea più corretta degli avvenimenti, da sempre mi piace leggere anche la versione della controparte. Può accadere, nel confronto di dover rivedere le proprie posizioni o viceversa, analizzando, di uscire rafforzati nelle proprie convinzioni. L'esercizio del confronto è sempre positivo, anche fosse solo per sé stessi. 
Ovviamente, quando si affrontano temi come l'etica, la morale, la religione, le distanze sono spesso tali che il dialogo non esiste veramente. Non certamente con chi si trincea nella vanità di essere in qualche modo illuminato da una rivelazione. E' quindi, questo, il caso in cui, il ragionamento è più rivolto a me stesso che non ad altri.
L'argomento è ancora quello del recente caso di malasanità avvenuto in un ospedale catanese. Gli articoli di riferimento sono tratti da Avvenire (qui, e qui).

Iniziamo con il primo articolo di Giuseppe Anzani. 
L'articolo comincia con una buona retorica sovvertendo gli avvenimenti in modo da poter poggiare tutto il ragionamento successivo su un terreno più consono. Ma mascherare la verità non è mai un buon metodo, a meno che non ci si rivolga a menti acritiche, che poi sono, ahimè, non solo la media del credente tipo, ma quello dell'italiano generico.
(...) la costruzione implicita di un teorema che ha messo emotivamente in corto circuito obiezione e morte (vedete cosa succede per colpa degli obiettori? si muore), e l’indignazione suggerita alla pubblica opinione, è una provocazione ingannevole.
No. Non è una provocazione ingannevole, ma una precisa accusa da parte dei familiari della vittima. Non è una differenza sottile: è un abisso. Tuttavia come annunciato, il mascheramento della realtà serve per difendere un ragionamento e infatti Anzani continua:
In ogni caso, chiarezza ci vuole e non confusione. I fatti, anzitutto. E le regole. I fatti sono al vaglio degli ispettori e sotto inchiesta della magistratura e ci attendiamo totale verifica. Ma già dall’interno dell’ospedale, del reparto, dalla voce dei protagonisti che hanno vissuto giorno per giorno e poi ora per ora la vicenda, dal direttore sanitario, dal primario, dalla cartella clinica, emergono dati specifici che escludono l’innesto e persino la pertinenza di una "obiezione" ai sensi della legge 194.
 Già i fatti. Come già specificato nel precedente post sull'argomento, nessuno dei protagonisti citati (il primario, il direttore) era presente al momento dei tragici avvenimenti e non credo che l'eventuale obiezione di coscienza del medico accusato sia stata registrata in cartella clinica. I fatti innanzi tutto sono che la famiglia della vittima accusa un medico di aver rallentato le cure per non uccidere un feto, che questa scellerata decisione abbia portato poi alla morte dell'altro feto, quindi della madre dopo dodici ore di agonia. Il resto, quello citato dal giornalista non sono fatti, ma pareri. Continuiamo:
La legge 194 consente al personale sanitario e agli ausiliari di «non prender parte» alle procedure e agli interventi abortivi di cui essa si occupa, quando dichiarino obiezione di coscienza. Non si occupa, ovviamente, di aborti spontanei.
 Anche qui nutro dubbi sulla bontà del ragionamento: cosa sarebbe un aborto spontaneo? Mi spiego: se il medico decide che di non intervenire sulla gravidanza a forte  rischio, sperando magari  nel miracolo di qualcuna delle settemila madonne disseminate nel pianeta cosa si configura, da un punto di vista logico: un mancato soccorso che ha provocato l'aborto o un'aborto spontaneo, ovvero sia qualcosa che sarebbe comunque accaduto?
Il pezzo continua come (in)degnamente iniziato:
Attaccare l’obiezione di coscienza come istituto, ingannando la prospettiva, oltre che fuor di luogo nel caso che stiamo trattando, è un controsenso in radice; la scelta fatta dalla legge ha uno spessore che oltrepassa il principio inviolabile della libertà, già sufficiente a fondarla, perché investe anche un orizzonte di valori sui quali si modella la fisionomia professionale e la tensione etica dell’uomo.
 La scelta fatta dalla legge è molto più prosaicamente l'amaro frutto di una lobby, minoritaria ma molto potente e non avrebbe dovuto sorpassare alcun principio ( a maggior ragione se questo principio è dichiarato inviolabile), come quello della Vita e delle Libertà ad essa legata.  Esse non possono essere messe in discussione dall'etica giusta o peggio, perversa, di qualcun altro. Non se le scelte ricadono sulla vita e sulle libertà di qualcun altro. Così per l'aborto, per l'eutanasia o per altri temi che dovrebbero essere scelte individuali. Altrimenti chiamiamo le cose per nome: non obiezione di coscienza ma abiezione.

Potrei, invero, accettare la chiusa dell'articolo se non fosse, l'ennesima cortina di fumo.
C’è nell'obiezione a partecipare all'aborto volontario e provocato la scelta di stare dalla parte della vita. Una scelta che di per se stessa sprona ogni tentativo terapeutico, quando la vita fosse minacciata (la vita della madre come la vita del figlio) dall'avvisaglia di un aborto spontaneo, che si annuncia come tragico scacco e dolore di una maternità infranta.
Non è del tutto vero: a priori l'obiettore cerca sempre di salvare entrambe le vite anche quando il rischio di perderle entrambe si fa concreto. Non è una scelta dettata dalla ragione ma dal credo.
Salvare, salvare quanto si può, quanto si riesce, è l’unico protocollo della buona medicina. Poi può esistere anche la mala medicina, o la sventura, o la fatalità: la morte o la mala morte. Ma scaricare la mala morte sull'obiezione è malpensiero.
Certo è lapalissiano che il medico, se verranno confermate le accuse rivolte dai familiari della vittima, si sia reso protagonista di  un episodio di malasanità. Ma se questa è dovuta ad una scelta personale dettata da un'etica precisa, allora la colpa è anche di quell'etica: non è malpensiero, ma semplice constatazione dell'accaduto.  

War Report 201610.21

Morale: incazzato come una iena.
L'esito dell'istologico non ci sarà lunedì, si sono sbagliati.
Quello pronto è l'esito dell'estemporanea.
Tutto rimandato a metà settimana.

Sì,  lo so, non dovrei arrabbiarmi e in realtà sono grato al neurochirurgo di avermi avvertito immediatamente non appena si è accorto dell'errore (non commesso da lui).
Questo non fa che confermare che la persona è eccezionale almeno quanto lo è il professionista.

Però sono incazzato lo stesso.
Passerà.




giovedì 20 ottobre 2016

War Report 201610.20

Molto telegraficamente. La fisioterapia procede alla grande, anche se di volta in volta ne viene fuori una nuova (oggi ho provato a fare ben 3 flessioni e quasi mi schianto sul naso). Debolezza diffusa, ma da settimana prossima si inizieranno ad utilizzare un po' di pesi, il che vuol dire che i movimenti iniziano ad esserci, più o meno tutti, più o meno precisi. Morale alto (come potete vedere), anche perché finalmente mi si è riformata la barba (!).


Lunedì mattina appuntamento con il neurochirurgo per "la sentenza".

Se non c'è coscienza nell'obiezione


Il tema dell'obiezione di coscienza in campo medico è stato già affrontato più volte in questo blog. Sono andato a rileggere i miei pensieri e devo dire che sostanzialmente non ho cambiato idea, semmai vedere il ripetersi delle tragedie mi rattrista sempre di più. E' di qualche ora fa la notizia della sopravvenuta morte di una donna a seguito di complicazioni in gravidanza su cui, pare non sia stato fatto nulla, perché un "medico" obiettore si è rifiutato di intervenire per salvare i feti.

Ora, il "pare" è d'obbligo, come d'obbligo attendere che la magistratura faccia il suo corso per stabilire se quanto riportato dall'avvocato della famiglia della vittima è veritiero
"fino a che è vivo io non intervengo"
 o come sostiene il primario 
"Non esiste l'obiezione di coscienza in un aborto spontaneo, la signora prima ha abortito e poi è stata male. E nessuno dei miei medici ha mai pronunciato quelle parole. E' tutto falso"
sebbene queste parole avrebbero senso solo se pronunciate dal presunto obiettore e non dal suo responsabile gerarchico, mentre così appaiono più semplicemente un tentativo, peraltro stupido in quanto inutile, di pararsi il deretano. Anche perché l'accusa si basa sul fatto che il mancato intervento, che di fatto avrebbe causato l'aborto spontaneo sia di fatto quello che ha fatto precipitare gli eventi facendo salire a tre le vittime.
Anche il direttore dell'istituto prende le difese, aggiungendo però particolari inquietanti:
Io escludo che un medico possa aver detto quello che sostengono i familiari della povera ragazza morta, che non voleva operare perché obiettore di coscienza. Se così fosse, ma io lo escludo, sarebbe gravissimo, ripeto perché il caso era grave. Purtroppo nel caso di Valentina è intervenuta uno choc settico e in 12 ore la situazione è precipitata.
Anche lui "esclude", lo ribadisce, ma su che basi? Fiducia, conoscenza reale degli eventi (direi di no, altrimenti non avrebbe posto condizioni), paura delle conseguenze?
Intanto però fornisce che dalla crisi al  momento del decesso, l'agonia della donna è durata ben 12 ore!
Perchè?

Ovviamente la domanda rimarrà sospesa, sebbene chi mi sta leggendo abbia già inteso ove sono schierato. Per esperienza diretta e recente ho potuto notare come le cartelle cliniche e in genere i documenti ospedalieri siano redatti in modo superficiale, tanto che anche nella mia ho già potuto riscontrare errori grossolani, che ho dovuto poi spiegare ad altri medici per il passaggio di consegne. 
Inoltre vige la regola meno scrivi (e meno dici) meglio è, mentre il paziente dovrebbe avere il pieno controllo dell'andamento delle cure, anche per il buon esito delle stesse. Un esempio: nella mia lettera di dimissione c'era scritto di proseguire la terapia con eparina ma non veniva specificata per quanti giorni! Ritornando sul tema, la procura afferma che quanto riferito dalla famiglia non sarebbe riportato nella cartella clinica; già ma il medico avrebbe trascritto del mancato intervento per motivi etici?

Rimane poi il problema del numero di obiettori. 
Ricordo in un articolo che scrissi nel 2010 "Non c'è etica senza religione?" che l'allora presidente dell'Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici arrivava a dire, con l'insulso vittimismo di chi davanti ad un media nazionale riesce a sostenere di essere in qualche modo senza voce, che :
"ci sono stati giovani ginecologi che non sono stati assunti in strutture dove si praticava l'aborto per aver manifestato la loro identità cattolica, per via del problema dell'obiezione di coscienza".
E non contento si augurava che ci si adoperasse per:
riservare metà dei posti disponibili a personale obiettore, e l'altra metà a chi non lo è, in modo da garantire il servizio e tutelare al contempo le posizioni di tutti
La verità? Eccola:


Ora, ai "religiosi" che antepongono la propria morale alla vita (ed alla libertà) altrui, ergendosi giudici in terra (sebbene  non si capisca bene, chi o cosa, li abbia insigniti di tale potere, visto che il loro testi, i loro padri, pastori e compagnia bella, hanno detto e fatto,  nel tempo, il tutto e il suo contrario), mi verrebbe da chiedere quale sia la vera coscienza dietro l'obiezione? Preferiscono l'inferno in terra per altri, pur di salvarsi la loro candida "animuccia"? Perché a questo in fondo il tutto si riduce.
Non credo possa esistere squallore più inverecondo.




martedì 18 ottobre 2016

War Report 201610.18

Oggi ho ripreso ufficialmente la fisioterapia, scoprendo di fatto che molti esercizi che devo fare sono quelli proposti dai miei Maestri di Karate, Renato e Serena, (tanto per dire quanto le arti marziali abbiano una marcia in più!) per migliorare postura ed equilibrio.
Il Fisioterapista conferma che i progressi  stanno procedendo in modo molto veloce e che gran parte dei movimenti, che io vedo ancora poco fluidi sono in realtà già quasi nella norma, fatta la tara della forza su cui però non ho ancora lavorato (mi sono concentrato su coordinazione ed equilibrio). A suo dire una situazione così avanzata porterà , salvo complicazioni (aggiungo io), al totale recupero in tempi abbastanza ridotti. Cosa questo significhi in termini reali, non saprei, ma è una buona notizia e quindi portiamola a casa anche così.
Nessuna novità ancora dal fronte "istologico": in ospedale fanno melina. Chiamo e mi dicono di richiamare; richiamo e mi dicono che mi richiamano loro nel giro di mezz'ora,  senza però far seguire fatti alle parole.
Giustifico la cosa con il fatto che ci saranno urgenze. 
Anche se, in fondo, ciò che attendo è una notizia che definire di "vitale" importanza, non è, ahimè, un'esagerazione. 

Un Nobel contestato

..i mediocri non sanno di essere mediocri, questo è il fatto, proprio in quanto mediocri gli manca la fantasia per immaginare che qualcuno possa essere meglio di loro, e dunque chi di fatto lo è deve averci qualcosa che non va, deve aver barato da qualche parte, o in definitiva deve essere un matto che si immagina di essere migliore di loro, e cioè un presuntuoso… (Alessandro Baricco)
 Ci sono premi Nobel e premi Nobel. Di alcuni, pochi, forse nessuno riuscirebbe a sconfessarne i meriti; mi riferisco a quelli, cosiddetti "scientifici". Essi, al di là del premio in sé,  aprono opportunità per la comprensione di ciò che ci circonda e, ancor meglio, spalancano le porte del futuro. 
Altri invece sono puri riconoscimenti al valore o addirittura, e qui esprimo una mia opinione, mere operazioni di marketing il cui fine è far parlare del premio stesso. A questa categoria appartengono certamente il Nobel per la Pace (ricordo ad esempio quello totalmente campato assegnato nel 2009 all'appena eletto presidente Usa, Barack Obama, o quello ancora più assurdo a Kissinger del 1973, ma l'elenco sarebbe lungo) e quello per la Letteratura, che tanto ha destato scandalo ultimamente.

Che Bob Dylan, al secolo Robert Allen Zimmerman, meritasse il celebre riconoscimento letterario a mio avviso non ci sono dubbi. Chi afferma che la sua poesia ha senso solo se legata alla musica sostiene una tesi bislacca. Innanzitutto perché la letteratura è soprattutto "opera" e qui riporto la voce del Treccani :
s.f  L'insieme di opere affidate alla scrittura (e tal volta alla parola orale)  di valore artistico, in prosa e in versi; l'attività intellettuale volta allo studio o alla produzione di tali opere, quella che illustra lo svolgimento della letteratura di un popolo o anche di tutti i popoli, con notizie biografiche e giudizi critici
In secondo luogo,  perché proprio per definizione, non vi è imposizione affinché  che l'opera debba essere trasmessa solo per iscritto. Anzi, a ben guardare, le prime opere letterarie erano, non solo tramandate oralmente, ma addirittura cantate (o per lo meno, accompagnate da strumenti): se ne deduce anche dall'etimologia (spicciola) di Aedo ("cantore") e Rapsodo ("cucitore di canti"), Bardo ("che alza la voce"). Secondo il ragionamento di coloro che si sono scandalizzati del Nobel al menestrello di Duluth, l'Epica classica, e qui per intenderci sto citando Iliade e Odissea, non dovrebbero essere considerate letteratura!
Voglio però andare oltre. 
Chi si sofferma sulla parola, considerandola mera rappresentazione grafica, non capisce nulla di letteratura e di arte in generale.
La letteratura è arte che vibra, non può prescindere dal suono. Una parola scritta è asettica; la stessa parola recitata o cantata, scava l'anima. Riporto qui sotto un esempio, a me caro di uno dei più grandi poeti italiani, Ungaretti. Leggete la parola "fratelli" da un qualsiasi testo e poi fate partire il video e sentite l'autore interpretare la stessa parola. 



Non ho voluto volontariamente riportare alcuno stralcio dei testi per supportare il talento di Mr. Zimmermann,, dico solo, come già scritto in altra sede, che vi è più letteratura nei suoi testi che nel 99% della robaccia che riempie gli scaffali di qualsiasi libreria, questo sì dovrebbe preoccupare coloro che si considerano "letterati". 
Purtroppo come da incipit, i mediocri non sanno di essere tali. 




domenica 16 ottobre 2016

Sistemi caotici


Premessa: ciò che mi appresto a scrivere, non può in alcun modo sminuire la gratitudine per l'etica e l'altissima professionalità del personale che mi ha assistito durante l'ospedalizzazione. 

Diciamo che parte delle considerazioni che leggerete sono frutto di una cosiddetta deformazione professionale: occupandomi di logistica, so che non esiste un sistema perfetto e che l'imprevisto e l'errore sono sempre in agguato, tuttavia sono altrettanto consapevole che un buon sistema di base permette se non di superare almeno di arginare i problemi.

Da quello che ho potuto constatare il sistema sanitario viene retto su un sistema rigido e per di più mal congegnato.

Il primo errore si verifica addirittura al momento del ricovero il 27 settembre, , purtroppo ce ne accorgeremo solo al momento delle prime dimissioni, dove l'operatore dimentica l'attivazione della segnalazione all'Inail motivo per cui risulto assente non giustificato per tutta la durata della degenza nel primo ospedale. Ovviamente, il sistema rigido non permette correzioni a posteriori, quindi l'errore non può essere corretto. 
Di buono, come dicevo è che il personale, carente dal punto di vista burocratico, si rivela eccezionale sia sul piano professionale specifico che umano. Ricoverato alle ore 23:00 circa, in meno di 3 ore ho già eseguito esami ematici, tomografia, elettrocardiogramma e sono sotto costante monitoraggio.

Vengo dimesso e trasferito a Legnano, qui le cose paiono un po' meglio organizzate: Mi reco allo sportello per aprire la cartella clinica e nel giro di pochi minuti sono in stanza. Gli esami proseguono a ritmo frenetico, ne consegue che le informazioni che mi arrivano sono caotiche e spesso contraddittorie. Non sarà raro durante la degenza che vengano invertite o dimenticate alcune informazioni, una su tutte, domenica pomeriggio mi chiedono se ho già procurato le calze anti-trombo per l'operazione della mattina successiva. Ovviamente no, solo che trovare delle calze su misura non è così scontato (non si tratta di S, L, XL, ma di misure precise alla caviglia, polpaccio e mezza coscia). La parafarmacia dell'ospedale ovviamente è chiusa, quelle di turno rispondono che tali prodotti si trovano presso i negozi di sanitaria  e che loro potrebbero procurarle ma su ordinazione e con i tempi del caso.
Troviamo le calze grazie ad una dritta di un infermiere (farmacia vicino alla Stazione di Legano, aperta 24h su 24h 7 gg su 7)
Nota bene: il mio compagno di stanza, la cui operazione è prevista a 24 ore dalla mia, non viene avvisato al pari di quanto successo a me.

La mancanza e/o l'insufficienza di informazioni durante  la degenza (modifica della terapia, orari degli esami, svolgimento delle terapie)  è stato uno dei principali difetti e forse il motivo per cui i pazienti diventano impazienti (Cosa si può rispondere ad una che ti dice "la diagnosi dovrebbe essere per settimana prossima; dovremmo contattarla noi, ma se non ci sente chiami lei"?)

Arriva il momento delle dimissioni. Qui giusto per non farci mancare nulla salta il server del servizio sanitario lombardo. Ne consegue che l'ospedale non può aprire i giorni di malattia e che devo farlo entro sera dal medico curante (il quale ovviamente essendo collegato al medesimo sistema si ritrova a non poter far nulla, fino all'ennesima botta di fortuna dell'ultimo minuto). Il mio compagno di stanza verrà addirittura dimesso con un altro nome perché al momento dell'inserimento del Codice fiscale avevano sbagliato a digitare una lettera!

Non è finita. Avendo un'assicurazione che mi risarcisce per i giorni di degenza ospedalieri devo richiedere la copia della cartella clinica. Che non è una ma sono due, separate per ospedale.
Le cartelle cliniche vengono redatte tramite PC, ma poi vengono archiviate cartacee. Non è possibile richiedere un file, bisogna recarsi in ospedale e fare richiesta all'ufficio preposto per ottenere la copia cartacea attraverso fotocopie, che ovviamente verranno preparate in tempi e metodi che non mi è ancora dato sapere. Per non farsi mancare nulla, due ospedali diversi hanno uffici preposti diversi. In uno la richiesta va inoltrata al CUP, nell'altro all'Ufficio Archivio Clinico. Immagino che nel primo caso il CUP inoltrerà la richiesta al suo Ufficio Archivio Clinico di riferimento, ma capirete che la cosa diventa estenuante soprattutto per una persona che, nello specifico, dovrebbe occuparsi di altro.








sabato 15 ottobre 2016

Compagno di avventura

Sotto la volta delle chiome, ogni giorno si svolgono drammi e commoventi storie d'amore: qui davanti alla nostra porta di casa, c'è l'ultimo angolo intatto di natura in cui trovare ancora avventure da vivere e misteri da scoprire.

Questo libro ha accompagnato i miei giorni in ospedale. Molte delle cose ivi scritte già le conoscevo a seguito dei miei studi, ma è stato bello riscoprirle, approfondirle e scoprirne altre che non conoscevo o che ai tempi dei miei studi erano solo mere ipotesi.
Il libro è scritto in un linguaggio molto semplice, tipico dei saggi divulgativi, estremamente scorrevole e comunque capace di destare interesse.

Per chi ama gli alberi, una buona lettura. Per chi non li conosce un portale per un mondo nuovo, sorprendentemente vivo.



venerdì 14 ottobre 2016

War Report

Passati dieci giorni dall'operazione, e ancora in attesa di una diagnosi definitiva, posso iniziare a fare qualche bilancio.
Il confronto tra il "pre" e oggi è ovviamente impietoso: le mie valutazioni più ottimistiche mi vedono ad un 20% risicato. La parte sinistra, ovvero quella interessata dai postumi postoperatori è debole, poco coordinata, non del tutto riattivata; la parte destra ha subito l'ospedalizzazione nonché il fatto che ancor oggi debba compensare i deficit dell'altra. Ho perso circa 5 kg, ahimè, solo di massa muscolare.
Ovviamente, mi rendo conto che fare un confronto tra prima e dopo potrebbe sembrare poco proficuo, in realtà per me è utile per focalizzare gli obbiettivi, verificare i miglioramenti attraverso il monitoraggio, sebbene soggettivo del recupero.
Le buone notizie è che tale recupero, peraltro almeno in parte prevedibile (in genere i miglioramenti sono sempre più che proporzionali nelle prime fasi e tendono poi ad assestarsi e a diminuire all'avvicinarsi dei limiti), sta procedendo in modo che lascia stupito anche il sottoscritto. Sebbene persistano delle parestesie, la ripresa della sensibilità delle dita del piede mi hanno consentito di migliorar molto l'equilibrio. Poiché il percorso di recupero prevede come punto imprescindibile la sicurezza, questo è già un notevole passo avanti. La coordinazione della mano e del braccio, che inizialmente addirittura "dimenticavo" si è fatta se non fluida, almeno naturale. Anche alcuni movimenti rotatori della gamba sinistra stanno per essere recuperati, per lo meno nel senso che il comando volontario provoca una reazione sul muscolo. Inizialmente no.
Per dare un'idea del buon andamento del recupero motorio , basti pensare che la prima valutazione del fisiatra è stata rivista in meglio dalla fisioterapista che ha riscritto le sue diverse valutazioni,  riviste a sua volta da una collega il giorno dopo che pensava di avere in mano la cartella di un altro e di nuovo dalla prima che si è detta stupita e mi ha raccomandato di non strafare.
Wa Yu Kay - Meda
Difficile strafare in realtà, perché come ho detto mi sento sempre in riserva. Pochi minuti di esercizio possono portarmi anche ai crampi, probabilmente anche a causa del cortisone necessario per ridurre l'edema cerebrale.
Oggi ho una nuova visita dal fisiatra per incominciare daccapo il percorso fisioterapico, probabilmente da settimana prossima (in questi giorni mi sono allenato facendo riferimento agli allenamenti di Karate  e alla invenzione di  Shigeru Miyamoto) .
Già, perché con le dimissioni da una struttura tutto viene sospeso, o meglio terminato.
Vi racconterò nel prossimo post un breve viaggio tra la burocrazia sanitaria.

Per ora, un abbraccio a tutti voi che mi siete stati vicini e un pensiero speciale a chi sta vivendo sulla propria pelle il logorio dell'incertezza (chiamiamolo così...).




mercoledì 12 ottobre 2016

Nuove terre

Cooling breeze from a summer day
Hearing echoes from your heart
Learning how to recompose the words
Let time just fly
Joyfull sea-gulls roaming on the shore
Not a single note would sound
Raise my head after I dry my face
Let time just fly
(Rebirth - Angra 2001)

Per molto tempo non ho più scritto sul blog. Ero un po' stanco, trovavo me stesso ripetitivo e ripetitive le varie discussioni proposte. Ad un certo punto mi sono chiesto persino se c'era un senso nel condividere pensieri ed emozioni: in fondo "McG" era null'altro che una realtà virtuale.

La realtà è che mi ero come scordato il motivo per cui il tutto aveva avuto inizio, ma ciò che è peggio è che mi ero assopito, dimenticando il piacere di confrontarmi con menti ben più argute e preparate della mia. 

Oggi le prospettive sono cambiate, molto e ahimè per motivi che esulano la mia volontà. Certo, se fossi stato un po' meno stupido non mi sarei negato il piacere di scrivere (purtroppo male) quello che penso di ciò che mi circonda. Ho sempre sostenuto che io sono perché giudico, sapendo bene che i miei giudizi altro non sono che opinioni e persino che in certi ambiti le opinioni contano meno che un due di briscola quando si gioca a scacchi.

I miei timori, il letargo in cui ero caduto, sono oggi parte del passato. 

Sono tornato. 

Ho deciso che colmerò i vuoti lasciati (ad esempio nelle "raccolte serie" c'è una lista  di "poesie" che scrissi anni ed anni fa che non ho mai finito di trascrivere). Spero di trovare spunti interessanti e o punti di vista diversi. 
Più per me, ma, spero, non solo.

sabato 8 ottobre 2016

Gli occhi della meraviglia



Abbiamo due vite: la seconda inizia quando ci rendiamo conto di averne una sola. 
La frase è di Confucio e mi è stata suggerita, come riflessione, da una persona finora sconosciuta.
Per la precisione,  da una nuova amica. I destini delle persone si intrecciano in modo strano, a volte casualmente, a volte meno, come se fossimo falene attirate dalla medesima luce, convergiamo verso fini, pensieri, opere, più grandi di noi.
Stavo ragionando, quando poi è arrivata questa nuova voce, come la vita che ci siamo costruiti su questo pianeta, sia in realtà spesso, non sempre, ma spesso, così vuota da renderci digeribile qualsiasi surrogato pur di fuggire da realtà che paradossalmente contengono già ognuna il germe della meraviglia, ma che per insondabili motivi, in qualche modo,  non abbiamo più voglia di coltivare. Quando è giunta la voce ho focalizzato la nuova prospettiva. Mi sono reso conto che in me c'è in atto una sorta di metamorfosi: alcune cose sottovalutate stanno, infatti, riacquistando importanza; altre che mi appassionavano fino a pochi giorni fa mi paiono vuote, insignificanti, persino stupide. Parole lette per caso che ora, non più a caso, mi travolgono. Dotti insegnamenti che scopro basarsi su elucubrazioni assolutamente contestabili . Non so dove mi porterà questa cosa, ma mi piace. Ho riaperto quello che chiamo gli "occhi della meraviglia" , un modo forse grossolano e poco efficace per descrivere la bellezza del semplice.
Oggi mi sento assetato di vita.
Di più: mi sento vivo.

giovedì 6 ottobre 2016

Telegraficamente


Ad oggi non ho ancora dettagli riguardo l'operazione,  probabilmente aspettano l'esito istologico  che richiede almeno un'altra settimana.
Da quello  che posso dedurre da come mi sento,  non credo abbiano potuto eliminare tutto. Credo abbiano preferito salvaguardare le funzioni i motorie, che sono comunque deficitarie.  Cammino  e sono autosufficiente,  questo per ora basta.  Oggi si inizia con la fisioterapia.  Conto di riprendere in fretta. Mi servirà.  Morale buono. 

domenica 2 ottobre 2016

Who I am?


Oh sir you do us honour 
Attending on our humble dwelling 
Lay down your glass and blade 
And take a few turns with us 
We beg you dance a few steps 
A rondeau of remembrance 
Forget a while the flesh you should have taken... 

 Chi sono?
Il coraggio delle mie paure.
Uno stupido che sa di esserlo.
Un bastardo buono.
Potrei continuare per molto. Lo sapete,  vero?
Ma di tutto e più di tutto io sono io. Banale?
Eppure, non lo sono sempre stato, lo sono divenuto: forgiato da amore e odio, sono un Uomo. Non ho vergogna di esserlo, ne sono fiero e lo dico qui sulla soglia dell'abisso. Sarei potuto essere migliore?  Sì, e senza alcun dubbio. Ma anche peggiore. Ho percorso ben pochi sentieri di questo mondo, ma in ognuno ho nascosto qualcosa di me. Semi, e non di effimeri fiori, ma ghiande e faggiole. Forse per ambizione, forse per vanità, anche con perfidia, ho voluto lasciare al tempo il compito di svelare e delineare un disegno più grande persino della mia volontà e della mia scarsa comprensione. D'altra parte, chi mi conosce sa che non ho mai mirato a nulla di meno che al sacro, e l'ho cercato rifiutando spesso sentieri battuti o solitari, ma piuttosto inoltrandomi e persino perdendomi per selve oscure. Qui ho forse compreso che non esiste una salvezza donata. Ciò che ci circonda, la Natura, è tanto bella quanto crudele e terribile. Ogni cosa, compresa la salvezza va conquistata : combattere é il nostro destino è spesso dimentichiamo che la vera salvezza è quella da noi stessi. Saggezza vorrebbe che si tentasse di domare il mondo domandoci.
Ecco, questo sono io. Forse non un granché ma...

 Mi leverò l'autunno,
 fuoco di foglie d'oro 
e le appenderò 
come un vecchio abito
 ad un canto d'inverno.

 Sogno di fronde vuote: 
Ora questo rimango. 
 Freddo nel silenzio dei miei rami
 e dentro ghiaccio,
 come l'attesa. 
come un cuore offeso. 

 Poi nell'immoto
 un balzo
 e mi colmo l'anima 
di serena notte oggi,
 e nell'avvenir di sole

sabato 1 ottobre 2016

L'abbraccio


Build a fire a thousand miles away 
to light my long way home
I ride a comet
My trail is long to stay
Silence is a heavy stone...
I fight the world and take all they can give
There are times my heart hangs low
Born to walk against the wind
Born to hear my name
No matter where I stand I'm alone

Stand and fight
Live by your heart
Always one more try
I'm not afraid to die
Stand and fight
say what you feel
Born with a heart of steel

Il pomeriggio è passato veloce,  in compagnia di amici e fratelli, (parola quest'ultima troppo spesso abusata nel linguaggio giovanile moderno,  ma che nel mio sottointende un legame che la semplice la definizione da dizionario di "amicizia"  non sarebbe abbastanza),  parenti e conoscenti lontani,  con i quali ho condiviso nel tempo,  molte riflessioni sulla vita soprattutto quando la vanità e forse la poca saggezza mi portavano ad espormi su questo blog o su forum che la nostra stupidità ha reso obsoleti.

Non so come sarà,  se ci sarà,  una vita da poter condividere ancora, ma le manifestazioni di affetto mi hanno convinto che il mio vissuto ha comunque destato interesse in persone che stimo e per certi versi invidio (l'invidia sana di chi brama migliorarsi,  beninteso).  Il che mi rincuora e mi riempie di orgoglio.

Possano le mie parole restituirvi l'abbraccio che mi avete dato, fisicamente,  a parole,  con uno sguardo.

Alla prossima.

L'inizio del sentiero


Oggi non è una buona giornata.  Il colloquio con il neurochirurgo ha rivelato che le prime ipotesi erano state troppo ottimistiche. La massa tumorale dapprima ritenuta un meningioma, generalmente benigno,  con conseguenze post operatorie possibili,  a seguito dell'ultimo esame sembra appartenere alla categoria dei gliomi,  in genere maligni e con danni postoperatori certi.  Tutto è  legato all'esame istologico post operatorio,  ma non mi parso che il volto e lo sguardo del neurochirurgo tradisse dubbi in merito.
La prospettiva cambia radicalmente.  La lotta non sarà  più  per recuperare la salute ma per sopravvivere.
Ho imboccato un sentiero che porta al dirupo. Non una cosa facile da digerire. Sono arrabbiato.
Ora i miei sogni e le mie speranze stanno passando in secondo piano. Forse troppo velocemente.   La mia paura più grande é e rimane per mia figlia.  Sono stato abbandonato da mio padre e so quanto sarà  difficile  non avere  di fianco la figura del padre,  soprattutto per una ragazza in questo schifosissimo mondo di uomini che si credono tali solo perche maschi.
Sono arrabbiato,  perché presto sarò  presto un fardello per le persone che mi amano,  persone che non meritano di soffrire e che ho voluto vicino a me per donare loro ben altre cose che non queste.  Sono arrabbiato perché non dovrei nemmeno pensare certe cose,  ma come si fa?
Chiudo qui.  Fra poco mia moglie e mia figlia arriveranno.  Devo farmi forza : devo trovarne abbastanza  anche per loro.
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