Ad Expando

sabato 14 aprile 2001

A forza di essere vento



Tutto cambia
Anche il fiore che frutto non diede
Sbocciò e cadde effimero,
Sfocato sfavillare di colori pastello.

Solamente il Fiume e la Collina
Paiono immutati,
negli eoni,
Appena sfiorati
Dal volgere eterno delle stagioni.

Ma è tutto una tenue illusione.
Che ne sarà di loro infine?
Che ne sarà di voi?

Che ne sarà del tuo amore
Più antico del fiore
Morto prima che un monte
Divenisse collina;
Che ne sarà dei momenti
Serbati nel cuore;
Delle mille parole,
Delle carezze
Date o taciute,
Delle passate certezze?

E che ne sarà di noi se tutto sfugge
Come su ali di mesta follia,
Che a forza di essere vento
Perdiamo, distratti, il momento
Lasciando ogni cosa divenire ricordo
E assassini, la vita
Camminare morendo?

Tutto cambia e volge
E già cambiò.
Ascoltatelo nel canto
Delle pietre del Fiume
Ricordo di vette orgogliose
O nelle fole dei poeti
Sulle imprese degli eroi.

Tutto cambia e vive
Tutto cambierà
Chiedetelo al seme
Che fiore domani,
Poi frutto
Poi seme
Di nuovo sarà.

A forza di essere vento.




Seregno, 14 aprile 2001 




Forse



Come potrò dire a mia madre
Della mia paura:
che ho visto il suo Dio piangere per me
dietro uno specchio
di torbida acqua di stagno?

Non è più vento l’anima mia,
non è più musica la mia parola.

Io non ho più detto né sì né no,
forse, non ho mai detto niente.

Come potrò dire a mio padre
Che ho avuto vergogna,
che ho visto la sua coscienza piangere di sé
come uno specchio di putrida neve?

Non è cielo la mia mente
Né luce l’opera mia.

Io non ho più chiesto nulla.
Forse, non ho mai chiesto niente.

Come potrò allora guardarmi,
dire di aver vissuto,
Gioito, inveito,
di avere pianto,
se altro non vedo che questo
di me, in uno specchio sul muro?

Ci sono fiori sulle mie orme?
Del mio pensiero un ricordo?

Non ho voluto odiare
E forse amar nessuno
E se nulla ho amato o odiato
Io non sono niente.




Seregno (MI), 14 aprile 2001



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