Ad Expando

mercoledì 30 settembre 2009

L'Aldilà degli Antichi: I Celti

Viaggio all'Inferno - Schede
L’aldilà dei Celti (inferno è qui inteso per lo più nell’accezione latina del termine), è un luogo controverso, che fa riferimento a diverse tradizioni spesso in contraddizione tra loro. A volte appare, infatti, come luogo di bellezza e felicità, altre include le credenze tipiche dell’area mediterranea e mediorientale assumendo la valenza di “Reame dei Morti” (Sheol ebraica, l’Amenti dell’antico Egitto, l’Ade greco, ecc), ed infine, può apparire come luogo oscuro e terribile, infestato da demoni.
Tali contraddizioni emergono anche nelle fonti e se da una parte è noto che i Druidi credevano ed insegnavano l’immortalità dell’anima e la trasmigrazione della stessa in un nuovo corpo (metempsicosi), dall’altra, gli scavi presso le tombe dell’era Hallstattiana e della cultura di Late hanno rivelato come i morti venivano inumati insieme ad attrezzi e a cibo quasi a voler garantire agli stessi un’esistenza oltre la morte ( vedi immagine)
L’ambiguità si riscontra peraltro anche nell’ubicazione stessa dell’aldilà: spesso infatti era un luogo vago, non posizionabile su una mappa, come ad esempio un’isola indefinita nel lontano occidente, altre volte veniva posizionata sotto colline, o in luoghi precisi e identificati, considerati dimore delle divinità (laghi, fonti, ecc.). In Irlanda, ad esempio, l’aldilà coincideva con i famosi Sidh, ovvero le colline cave ove risiedevano le creature della mitologia, tra cui i celebri Tuatha Dè Danann, ivi rifugiatisi in seguito alla sconfitta subita da parte dei figli di Mìl, antenati dei Gaeli, popolo che li avrebbero poi divinizzati. Interessante ricordare che S. Patrizio, il vescovo patrono d’Irlanda, identificò nei Sidh gli stessi Dei pagani sconfitti dal trionfante Cristianesimo. Anche le caverne sono spesso identificate come anticamera del regno dei morti, famosa quella di Cruachain, citata nell’Echtra Nerai o “Avventure di Nerae” irlandese.
Del resto sono numerose le “avventure” nell’Oltretomba, oltre alla già citata Echtra Nerae, si ricordano l’Echtra Conli, l’Echtrae Cormaic, l’Imrain Brain (viaggi di Brann) e personalmente farei rientrare anche il testo medioevale del Navigatio Saint Brendan di ovvia matrice Cristiana, ma pregno di rimandi alla cultura celtico-irlandese, che alcune testi citano tra le fonti di ispirazioni, oltre all’islamico Libro della Scala, della Divina Commedia di Dante Alighieri.
In tutti questi casi presenti per lo più nelle saghe Irlandesi, l’altro mondo era paragonabile all’Eliseo greco, un luogo di eterna felicità, dove erano bandite ogni forma di sofferenza, e persino il tempo aveva un suo proprio incedere, tanto che a pochi giorni nell’aldilà potevano corrispondere decenni o secoli nel mondo dei mortali.
Tra i vari luoghi citati nelle saghe ricordiamo, Emain Abhlach (isola delle mele) ubicata in un luogo indefinito al largo delle coste di Alba (Scozia), confusa erroneamente con l’isola di Man. L’isola, sede della Divinità marina irlandese, viene descritta nei sopraccitati viaggi di Brann, come luogo di delizie. Per gli amanti del ciclo Arturiano Emain Ablach può considerarsi una fonte ispiratrice per l’isola di Avalon.
Più famose sono Mag Mell e Tir na nOg, similari terre dell’eterna giovinezza, presenti nelle avventure di Nerae e di Oisin
Curiosa è certamente Hy Brazil, dei viaggi di S. Brandano, una paradisiaca isola al largo dell’Irlanda, riconducibile ai miti di Atlantide e del Paradiso terrestre. Il Navigatio Saint Brendan ebbe nel medioevo un così grande successo che influenzò persino la cartografia: l’isola di Hy Brazil o Hy Breasil, si trova nelle mappe Catalane di Angelino Dalorto (1325), nella Medici (1351) e in molte altre ( da notare che sono antecedenti ali viaggi di Cristoforo Colombo). Vi sono tesi, nonostante tutto improbabili, che fanno addirittura risalire il nome del Brasile, proprio a quest’isola immaginaria.
L’Annwfn gallese( l’Anaon Bretone), invece subisce un mutamento nel tempo: luogo di gioia e spensieratezza, si trasforma dapprima nel buio e terrificante regno dei morti , il Tech Duinn o, Casa di Donn divinità simile al Dis Pater Romano, poi con l’avvento del Cristianesimo, diventa l’Uffern (Inferno) come riportato nei testi del XII sec.
Nel Tech Duinn il dio Donn, viveva infatti attorniato dai morti. Con l’avvento del Cristianesimo, i monaci adattarono la figura di Donn con quello di un diavolo, causa di tempeste e naufragi e trasformarono la sua casa come luogo ove le anime dei dannati sostavano nel loro viaggio verso l’Inferno. Per quanto riguarda la presenza di Demoni nella mitologia celtica, infine, essi sono sì presenti, ma sono chiamati così in epoca tarda, molto probabilmente sempre a causa dell'influenza cristiana.

Vedi anche:
Viaggio all’Inferno

Viaggio all'Inferno - seconda parte:

Viaggio all'Inferno - terza parte:

martedì 29 settembre 2009

Il divorzio rovina i figli



Non riesco davvero a risolvere un dubbio che mi assilla: l'attuale Papa è affetto dai mali della senilità o è decisamente in malafede?
Leggiamo innanzitutto quello che dice Benedetto XVI (fonte Corriere.it)

Il divorzio, la convivenza e le famiglie allargate rovinano la vita di molti bambini, spesso «privati dell'appoggio dei genitori, vittime del malessere e dell'abbandono, e che si sentono orfani non perché figli senza genitori, ma perché figli che ne hanno troppi
 E ancora
La Chiesa non può restare indifferente davanti alla separazione dei coniugi e ai divorzi , davanti alla rovina delle famiglie, e dalle conseguenze create nei figli dal divorzio. Questi, per essere istruiti ed educati, hanno bisogno di riferimenti estremamente precisi e concreti, di genitori determinati e certi che in modo diverso concorrano alla loro educazione. Ora, è proprio questo principio che la pratica del divorzio sta minando e compromettendo con la cosiddetta famiglia allargata e mobile, che moltiplica i padri e le madri. Questa situazione, come l'inevitabile interferenza e intreccio di relazioni non può non generare conflitti e confusioni interne, contribuendo a crescere e imprimere nei figli una tipologie alterata di famiglia, assimilabile in qualche modo proprio alla convivenza, a causa della sua precarietà

Mi sia perdonato il tono provocatorio con il quale ho esordito, ma affermazioni come queste, meritano un'analisi un poco più approfondita.
Che la convivenza rovini i figli è una bestialità, una cosa totalmente priva di senso. Non vi è nulla di differente se non un certificato, tra una coppia regolarmente sposata e una convivente e, di certo, i figli non richiedono il certificato di matrimonio per decidere se aderire alla forma di istruzione proposta dai genitori. Relativamente al divorzio la cosa sembrerebbe invece ovvia, i figli di divorziati sicuramente provano un malessere, senonchè non bisogna dimenticare che il divorzio è la conseguenza di una rottura irreparabile nel rapporto di coppia, non la causa.
Si potrebbe peraltro ribattere, a tali discorsi, ricordando la leggerezza con cui molte coppie cattoliche decidono di contrarre matrimonio, di generare prole, per lasciarsi nel giro di pochi anni alla prima difficoltà e, magari, ci si potrebbe chiedere quale sia, visto i risultati,  il senso dei corsi prematrimoniali.


Altra argomentazione potrebbe essere come mai, in una presunta società cattolica, quale parrebbe essere quella del Bel Paese, in palese contrasto con quanto chiesto e richiesto dal clero, le separazioni e i divorzi vadano aumentando di continuo: sembrerebbe addirittura che il divorzio sia un problema tutto cattolico (!).

Mi chiedo, invece, che tipo di vita e di educazione possa passare ai figli una famiglia in cui i genitori sono infelici ed in perenne contrasto (magari proprio sul sistema educativo!), sebbene ligi ai dettami papali e dunque in perenne convivenza forzata.
Ora, che il problema ci sia è indubbio, come sarebbe auspicabile che i divorzi e ancor più le cause che portano ai divorzi, improvvisamente, scomparissero, tuttavia la cosa mi pare, per usare un eufemismo, assai improbabile.
Anzi, diciamo che è decisamente impossibile ed è qui il punto: nel fango dell'impossibile la religione allegramente sguazza.

lunedì 28 settembre 2009

Inventarsi ponti tra Chiesa e Scienza



In una delle mie frequenti visite al sito/blog Pseudoscienze Bibliche, di Antonio Lombatti, mi sono imbattuto in una serie di risposte dell'ex Arcivescovo di Milano, Cardinal Maria Martini, circa il secolare dilemma sull'esistenza di Dio e sul rapporto travagliato tra scienza e religione.
Voglio innanzitutto premettere, per quanto vale, la mia stima per il Cardinal Martini, un uomo dalla smisurata cultura e dall'altrettanto grande sagacia, affinchè sia chiaro che ciò che scriverò non è un attacco alla persona,  nè al credo, ma mira ad inserirsi nello spirito di una dialettica di confronto , seppur  ipotetico (visto che, per ovvie ragioni, non ci sarà mai).
Anzi mi preme sottolineare alcuni passaggi sottilissimi del Cardinale, come quando pur ammettendo la concezione geocentrica ed etnocentrica delle religione antiche, fa risaltare che la storiografia scientifica è cosa relativamente moderna (tardo '800), motivo per cui è ovvio che anche gli Ebrei  biblici utilizzassero consuetudini e generi letterari tipici della loro epoca.
La cosa è ineccepibile quanto lapalissiana, ma tuttavia non spiega minimamente e non pare ammettere che la Rivelazione e la storia biblica sia frutto di stratificazioni, di incontri e scontri con civiltà coeve. Non accenna e non spiega che la mitologia ebraica altro non è che una rivisitazione se non addirittura, in alcuni casi una mera scopiazzatura di temi mesopotamici, fenici, ugaritici e persiani, motivo per cui risulta piuttosto evidente, essendoci una genesi e una elaborazione del mito, l'origine umana della natura divina e non viceversa (l'origine divina della natura umana), come le religioni insegnano.
Il Cardinale fa anche riferimento alla letteratura teologica moderna, come luogo ove cercare risposte alle critiche che prevedono il Cristianesimo come religione sorpassata. In tal senso sarebbe troppo semplicistico ribattere che è ovvio che dotti teologi trovino risposte in linea con la religione di appartenenza: è il loro lavoro. Perché semplicistico e non semplice? Perché pur essendo semplice non si può ridurre l'obiezione questo, non fosse perché la teologia è solo una branca delle varie scienze e, di fatto, non potrebbe neppure essere definita tale, in quanto studia una cosa di cui non si ha nessun riscontro, non essendoci nessuna evidenza dell'esistenza di Dio, e per dirla tutta, neppure notizie precise su chi fosse in realtà figlio.
Piuttosto debole invece la difesa della Chiesa per la quale alle pur riscontrabili pecche, dei suoi ministri  il Cardinale contrappone il numero tutt'altro che esiguo dei santi. Sarebbe innanzitutto da fare una bella scrematura di questi, eliminando tutte le ficure fantastiche che riempiono il calendario, nonchè spiegare come alcuni santi, persino dottori della Chiesa, abbiano avallato o addirittura incoraggiato, guerre e stragi nel nome di Dio. Poi fatta la somma e posto tutto sui piatti di una bilancia, chiedersi , prima di togliere il fermo, se un assassino che compie opere di carità rimanga o meno un assassino.
In ultimo il Cardinale conclude la lettera con la seguente frase: 
"Certamente, c’è bisogno oggi di costruire ponti tra la Chiesa e l’orizzonte scientifico in cui molte persone si trovano a vivere. Ma ciò è perfettamente possibile, perché nessuna scoperta della scienza è stata dimostrata come contraria a qualche elemento della fede cristiana.

Sebbene l'auspicio iniziale sia condivisibile, o al più accettabile, trovo invece discutibile il fatto che si affermi che nessuna scoperta scientifica sia contraria agli elementi della fede cristiana.
Innanzitutto va specificato che non è compito della scienza dimostrare cose di fede, a meno che  non venga interpellata su fatti, come ad esempio nel caso dell'autentificazione di reperti ed altrettanto va ricordato che è stato ed è l'atteggiamento millenario della Chiesa per cui ella può giudicare ma non essere giudicata o, usando le parole di S.Tommaso:

(...) se poi la ragione si trova in contrasto con la fede deve cedere a questa.
che il rapporto diventa difficile o impossibile.

Se poi andiamo ad analizzare nello specifico, la Scienza contrasta moltissime cose che vengono fatte passare per fede e, in tal senso, ci sarebbe l'imbarazzo della scelta su quale materia scegliere: se la storia, l'archeologia, la biologia, la fisica, l'astronomia, ecc.
Par strano che una persona colta ed equilibrata come il Cardinal Martini si sia esposto con tale affermazione, tuttavia può essere comprensibile in quello che è il gioco delle parti.
E' evidente che egli debba credere in quello che dice, altrimenti verrebbe a cadere il senso di un intera vita, tuttavia non posso credere che egli sia realmente convinto di ciò che asserisce.
In primo luogo perché una vita passata a studiare quella che dovrebbe essere la parola di Dio, non può ammettere le lacune su dati che invece sono palesi contrasti con quanto proposto dal cattolicesimo, e non da ultimo,  rimane sospetto l'aggirare il problema attraverso un'affermazione inesatta, anche perché pare scritta non come risposta ad un quesito espresso da un dubbioso, ma quasi come fosse proclama rivolto alla platea, ben più vasta, di chi non conosce ed è comunque disposto a credere. In altre parole, se lo ha detto lui...

venerdì 25 settembre 2009

Ma quanto consuma la torpedo blu?



In genere quando ci sono le pubblicità, cambio canale: so bene cosa mi serve e, dovendo fare i conti per non trovarmi in difficoltà a fine mese, anche quanto deve costare.
Le pubblicità in questo senso sono completamente fuorvianti.
Nel primo caso perché il loro scopo è quello di farti sembrare necessario ciò che invece non lo è, o se lo è, che vale la pena spendere di più per averlo.
Nel secondo caso perché fanno di tutto per nasconderti quanto quella cosa costa, sebbene sia chiaro, l'opera di disinformazione non si limita a questo. Vediamo qualche esempio, e mi perdonino coloro che leggevano il vecchio Pensatoio se quel che riporto sa di già letto.
  • Compagnie telefoniche
Qualche anno fa iniziò la guerra tra le varie compagnie su chi forniva il prodotto migliore al prezzo più competitivo, circa la fornitura di linea ADSL. Tutto bene all'apparenza, ma in sostanza non si capiva un accidente di nulla. Innanzitutto l'impostazione grafica della pubblicità aveva insita ogni forma di scorrettezza, le vere informazioni, al solito si trovavano scritte in piccolo, per lo più in basso. Ricordate, lo slogan poteva essere sintetizzato più o meno così: "ADSL fino a X mega, fino a Natale a soli XX
euro". Quanto costava poi non veniva mai detto in modo palese, ne tanto meno gli obblighi contrattuali quali la scadenza, il rinnovo per tacito assenso, ecc. Si sapeva che per i primi tre, quattro mesi l'ADSL costava poco. Un altro particolare che sfuggiva ai più era quel "fino" che avrebbe dovuto indicarne la velocità. Per fare un parallelo potremmo dire che anche una 500 potrebbe arrivare fino a 300 km all'ora, specie se la scaraventassimo giù da un aereo. Infatti scaricare a 8 mega dovrebbe significare che il mio PC preleva dalla rete all'incirca 8.000 bit al secondo, e non so voi, ma io al massimo ne ho visti 450 quando ho scaricato il SP per Windows dal sito della Microsoft, una domenica mattina.
In altre parole quella linea andrebbe potenzialmente a 8mb ma solo se nessuno è collegato a quel server tranne te, se il server è di ultima generazione, se la tua ciofeca di modem non si pianta, se non ci sono tempeste solari, se i topi non rosicchiano i cavi, se il cielo non è coperto da scie chimiche,  se il tuo PC non ha contratto l'AH1N1, se odi il lunedì e guarda caso è lunedì, se è il 2009, se sei un abitante del terzo pianeta del Sistema Solare. Altrimenti ti attacchi. (ho volutamente introdotto nella lista cose assurde, per dare una spiegazione anche a chi crede in cose assurde).

  • Compagnie assicurative
A parte l'informazione se c'è o meno Antonio che vi chiama per nome, badate solo se dovete portargli soldi altrimenti vi attaccate alla cornetta e vi ascoltate tutto il nastro pre-registrato dove ovviamente la vostra opzione non c'è e se c'è dovete selezionare un tasto che verrà probabilmente aggiunto nei telefoni di nuova generazione, le pubblicità delle Assicurazioni sono, per antonomasia quelle che meno dati danno, sebbene tentino di fare delle comparazioni: infatti basta seguirne un po' per capire che con Tontolloyd risparmi fino al 30% sull'RC auto, con Indirect fino al 20%, con Lugan il 25%. Caspita! Se la Lugan costa il 25% meno della Indirect che costa il 20% in meno della Tontolloyd che costa il 30% in meno l'Assicurazione auto sarebbe una voce di poco peso nel bilancio famigliare.Invece no, perché? Perché ci dicono che costano meno ma non di che cosa. Probabilmente della Succhiasangue Ass. che è una compagnia fatta ad hoc con cui puoi assicurare la tua vecchia panda modello "estinta" ad un paio di decine di migliaia di €. Ultimamente, per la verità, i confronti li fanno ma non sono mai chiari. Ti dicono che per la XXX ass. (sembra una cosa porno, accidenti) l'RC costa 100, per la XYZ 95, mentre per la Super ass solo 85... Profilo due Milano provincia. Ovvero un profilo molto basso dove costa poco, e per poco intendo una cifra che comunque inciderebbe poco nel bilancio famigliare. Parliamo invece di un profilo 14 di un neo patentato, magari in Campania, che acquista un'utilitaria (es Fiat Panda): io ho fatto qualche prova e sono sempre sopra i 3000 € di sola RC (per la cronaca, Provincia di Milano, sotto i 2.500); praticamente 1/3 del valore della vettura. Diciamo che è comodo farsi concorrenza su profili di bassa resa e accordarsi per spennare l'utente sugli altri.

  • Acque Minerali
Il contenuto di Sodio, questo maledettissimo minerale, su cui si battono a chi ne ha di meno, tutte le acque della penisola, quasi che le filtrassero alla morte. Poi ti scappa un pizzico di sale in più nell'acqua della pasta o nella bistecca e hai ingurgitato sodio pari alle bottiglie che berresti nei prossimi 16 mesi (è un'iperbole non un dato scientifico, ma è per rendere l'idea).
  • Autovetture
Siccome abbiamo visto che l'assicurazione non costa più nulla (...), possiamo permetterci di sognare potenti autovetture. O meglio potevamo, con la crisi c'è un po meno pubblicità sui cavalli motore e un po' più sui consumi, anche se come vedremo la chiarezza è sempre latitante.
E così vengono proposti lussuosi modelli a comode rate di 120 € al mese per 5 anni, che a me è venuto subito un colpo visto che io la macchina l'ho pagata a rate che, seppur dilazionate in 4 anni erano superiori a 200 €. Già ma dopo aver anticipato metà del valore!
Ora a caso ho preso una rivista e ho visto che quel modello costava 35000 € e le rate andavano a coprire solo 5760 € (Tag e Taeg 0%) e i restanti 29.000 e rotti euro?
Maxi rata finale: in altre parole alla fine del finanziamento pagheresti una cifra, per una vettura usata di 4 anni, che a venderla, se tutto va bene realizzeresti la metà.
Ma non è tutto, dicevamo dei consumi.
In piena crisi, bisogna, ovvio, strizzare l'occhio al portafoglio e così oggi ti vendono una vettura che fa un pieno con 15 €.
Che non vuol dire assolutamente nulla: basta fare un serbatoio microscopico che per riempirlo ci vuole nulla; il problema sarebbe poi riuscire ad allontanarsi dal distributore.
Che fa il risparmio, non è il costo di un pieno di carburante, ma la sua resa, motivo per cui ci sono parecchie voci dissonanti sulla reale convenienza dei motori a GPL rispetto a quelli a gasolio di ultima generazione. Anche perché il motore ha bisogno di manutenzione.
Insomma più che informazione commerciale si tratta di vera e propria disinformazione.

Vi chiederete cosa c'entra tutto ciò con il titolo.
Non lo so, mi piaceva...

martedì 22 settembre 2009

Prato Piazza




Prato Piazza si estende a 2.000 m s.l.m. e offre al visitatore tranquillità e pace.  Grazie all'incorporamento della regione nel Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies la zona circondata da cime imponenti è riuscita a mantenere la sua originalità e naturalezza. Lontano dal traffico, l'altopiano affascina con una vista mozzafiato sul Picco di Vallandro e la Croda Rossa. Lontano s'innalzano il Massiccio delle Tofane e le cime del Monte Cristallo innevate anche d'estate. (cliccare sulle immagini per ingrandire)













lunedì 21 settembre 2009

"Libero" di scrivere fesserie

Sempre per dar ragione al Cavaliere sulla stupidità di certa stampa, vorrei soffermarmi su un recente articolo di Camillo Langone su Libero-news.it che per inteso è il sito del giornale Libero, non la raccolta di notizie del sito dell'omonimo provider.
L'articolo di per sé è una fulgido esempio di come si fa oggi giornalismo in Italia.
In sintesi l'articolo vorrebbe attaccare attraverso Piero Angela (l'articolo si intitola appunto "Che rabbia Piero Angela"), tutta una serie di cose, personaggi e avvenimenti che la scarsa intelligenza dello scrivente non ha saputo e non è in grado di cogliere.
L'attacco naturalmente è privo di ogni sostanza e, immagino che Piero Angela, se mai avrà tempo da sprecare per leggere certe stupidaggini, si farà una grassa risata. Privo di sostanza, perchè di oggettivo non vi è nulla, anzi la soggettività dell'articolo, ben palesata dal titolo la dice lunga anche sulla linea editoriale di un giornale (?) il cui nome è, nello specifico, pura comicità demenziale. Il Langone, preferisce denigrare per partito preso, senza conoscere, e ha pure la sfrontatezza (o la stupidità?) di confessarlo, sebbene indirettamente, quando racconta il piglio assonnato di come guardava le trasmissioni, Quark e Superquark.
Ma entriamo un po' nel dettaglio: l'articolo parte con la notizia dell'assegnazione a Piero Angela del Premio Cavour per "il fondamentale ruolo che da anni svolge nel campo della divulgazione scientifica, contribuendo all’informazione e alla formazione degli italiani di ogni età ed estrazione culturale", notizia annegata nella demonizzazione del Cavour, definito (soprattutto) come un anticattolico che ha cercato di convincere gli Italiani
"a forza di guerre che le tasse e il parlamento contano più di Dante e Michelangelo".
Inutile sottolineare quante cose vengono volutamente tralasciate, e come sia riduttivo identificare Cavour in tal modo, specie alla luce dello spirito liberale dello stesso. Basti pensare, ad esempio , che  Cavour scrisse nel 1848 su Il Risorgimento:  "La stampa, lo proclamiamo apertamente, è mezzo principale di civiltà e di progresso pei popoli; senz'essa, le società moderne, qualunque fossero i loro politici ordinamenti, rimarrebbero stazionarie, anzi indietreggierebbero", sebbene sia evidente che non poteva certo riferirsi a certi giornalisti e a certi giornali.
Logicamente l'attacco a Cavour trova senso solo nella delegittimazione del vero avversario, in tal caso Piero Angela; attacco che deve essere fatto, ovviamente a tutto campo, quindi non basta accostarlo a quel mangiapreti (?) del Conte, reo di aver voluto uno Stato laico, in linea con tutte le grandi democrazie, ma già che ci siamo agli amici di gioventù, dediti alla droga e al rock'n'roll, che trovavano interessanti in quanto in balia dell'acido lisergico, le trasmissioni Quark e Superquark.
Il Langone invece no, lui le trovava, cito testualmente "interessanti come il manuale di istruzioni di una fotocopiatrice". In altre parole, i misteri (per carità non quelli di Voyager o Mistero !), le scoperte dell'uomo, la meraviglia provata da esso dinnanzi alla bellezza della Natura non sarebbero altro , per questo esempio di intelligenza sopraffina, che delle barbose perdite di tempo.
A fini denigratori non manca neppure l'accusa di scarso gusto, in particolare per l'uso dei calzini bianchi, perchè tutti sappiamo che l'operato di un uomo si giudica dai calzini.
Ma da dove viene tutto questo odio? Presto detto: Piero Angela sarebbe Darwinista, Ateo e Familista.
Ma evidentemente, solo ed inequivocabilmente dalla pochezza del "genio" di Langone.
Piero Angela sarebbe, infatti, partendo dall'ultimo epiteto, un familista perchè in grado di piazzare il figlio in Rai, un figlio a suo dire ritardato, riporto:
e non si capisce se il ritardato è lui o chi lo sta a vedere
Un figlio che fa televisione per sordomuti , che gesticolerebbe neanche dovesse farsi capire da degli ndigeni dell'amazzonia e non da italiani. Qui, se permettete, vorrei fare i complimenti a Langone per la  innata classe: sicuramente egli è uomo da calze lunghe in tinta, con tanto di reggicalze.
Ha ragione Langone, cosa importa se Alberto Angela è, oltre che (personalissima opinione,) un bravo conduttore, laureato con 110 e lode in Scienze Naturali, poliglotta,  nonchè membro dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana, a Roma e del Centro Studi e Ricerche Ligabue di Venezia?
Sul Darwinismo poi, fa specie l'ignoranza sull'argomento di militanti religiosi, di cui evidentemente  Langone mira a far sapere di essere parte, i quali, a dispetto delle innumerevoli pubblicazioni e dell'evoluzione stessa della teoria evoluzionista, ama ancora, a torto, parlare di uomo derivato dalle scimmie. Si aggrappa allo scientismo senza conoscerlo  il Langone, dimenticando che la  stragrande maggioranza degli biologi sostiene l'Evoluzione come un fatto, o per lo meno come una teoria supportata da un numero impressionante di prove.
Certo, ne mancano alcune,  il famoso anello mancante, cui i Creazionisti si attaccano, quasi che un dato ancora mancante possa inficiare un'intera teoria a favore di un'altra che dal canto suo non sta in piedi se non con la fede cieca.
Avessero almeno qualcos'altro di concreto da proporre!
Beh, si informasse Langone, pare che anche gli scienziati abbiano una fede: quella che prima o poi tutto verrà dimostrato (per lo meno la tensione verso questa meta è nella vera scienza, sempre  viva).
Ad ogni modo è interessante notare come Darwinismo prima e Ateismo poi, siano utilizzati in termini denigratori, a suggello della meschinità del giornalista e/o della sua "beata" ignoranza.
Sarebbe troppo semplice ribadire al Langone che la sua religio insegna, tra le tante cose la tolleranza e che siamo in un paese libero (altro che il pezzo di carta dove egli scrive), dove è  sancito, contrariamente alle (malcelate) volontà dei porporati (strana cosa la religione) ,  la libertà di manifestare il proprio credo (o non credo), anche se diverso da quello Cattolico.
E, a proposito di credo, personalmente sono convinto che la deriva evolutiva di certa stampa generi personaggi sempre più incapaci di riconoscere le fesserie che vanno scrivendo, e nello specifico il Langone, più che la figura dell'anello mancante si identifica, ahimè perfettamente, nel risultato finale.

venerdì 18 settembre 2009

Eroi



Bertold Brecht disse "Beato quel popolo che non ha bisogno di Eroi". Frase che ha avuto molta fortuna, specie tra coloro che si dichiarano pacifisti.
A me quel "Beato" suona male, preferirei "Fortunato", anzi trasformerei la frase in "Beato quel popolo cui gli eroi hanno già garantito tutto", ma forse rimarrebbe comunque una frase fine a sé stessa e con poco o nessun valore oggettivo. Come del resto, quella di Brecht.
La cosa che mi rattrista oggi, è l'abuso che si fa della parola "Eroe": è di questo, in realtà, che un popolo non dovrebbe aver bisogno.
Oggi diventano eroi tutti: sono eroi quelli dello sport, è eroe la vittima che muore sul posto di lavoro, sono eroi i soldati che cadono nelle missioni all'estero.
Ma cosa c'è di eroico in un'impresa sportiva? Cosa c'è di eroico nel semplice, pur drammatico, morire?
L'eroe è colui che con abnegazione e con straordinario coraggio, si sacrifica per un ideale o per salvare qualcuno o qualcosa. Nei tempi passati dove il valore militare era considerato un ideale, una virtù di pochi, l'eroe poteva essere il guerriero potente: ne abbiamo numerosi esempi da Achille a Leonida e via di questo passo. Già in epoca Romana al valore militare si aggiunse la Pietas latina ( ben diversa dalla nostra pietà), il cui esempio più famoso è di certo l'Enea virgiliano. Poi giunse il medioevo e la contaminazione cristiana, per cui per divenire eroi, oltre alle succitate caratteristiche si aggiunse il concetto di purezza (Percifal).
Oggi, in linea teorica si dovrebbe valutare il connubio azione-ideale, valutare cioè quanto coraggio e abnegazione vengano infusi per la salvaguardia di che ideale.
Vi sono, ovviamente, delle difficoltà: mentre, infatti, per la valutazione del coraggio/abnegazione non si presentano molte problematiche (senonché può essere confuso con l'avventatezza), i valori sono standardizzati e la loro percezione, pur con le dovute sfumature, oggettiva, maggiori ostacoli si hanno nella valutazione della giustezza dell'Ideale.
E' proprio in virtù di questa valutazione, infatti, che  il titolo di eroe viene spesso negato, o di contro, usato a sproposito. Se ad esempio uno oppone,  in senso assoluto, un ideale unanimemente riconosciuto come la Pace, in teoria, nessun militare potrebbe divenire eroe, cosa che per altro contrasta proprio con la storia della parola stessa per cui l'attributo eroico era inizialmente esclusiva dei guerrieri.
Il vero problema è, ahimè, da ricercarsi nei preconcetti delle parti, per cui per esempio per un pacifista di idee comuniste, Che Guevara è sicuramente eroe anche se fu e morì guerrigliero, mentre il soldato Yankee rimarrebbe comunque e sempre un farabutto imperialista anche quando, seppur nell'ambito di un intervento politico discutibile (invadiamo l'Irak per le armi di distruzione di massa che poi non c'erano), dovesse compiere un'azione straordinaria in termini di coraggio e abnegazione (magari morendo), come ad esempio, attirare su di sé il fuoco nemico con l'intento di salvare la vita ai suoi commilitoni.
Certo è più facile, oggi, dare dell'eroe ad un pompiere che non ad un soldato, ma trovo inconcepibile l'idea pacifista, anzi indecente, del non voler concedere il titolo al militare solo perchè questi imbraccia un'arma ("Sono soldati, è una professione che si sono scelti, sapevano quali erano i rischi").
Le armi sono, al di là delle utopiche visioni, necessarie, perchè l'Uomo come ogni animale creato dalla Natura ha dovuto e deve adempiere a delle regole fondamentali, tra le quali la sopravvivenza. Per perdurare il genere umano ha dovuto forgiare le armi, dapprima per vincere un ambiente ostile contro creature più forti di lui, poi per sopravvivere a sé stesso.
Una volta si sottolineava il bisogno di trasformare la necessità in virtù. Oggi, invece, ci si illude con utopie o con speranze per lo più antitetiche con la stessa essenza dell'uomo (nonché del suo essere animale), si inventano sofismi chiamati pacifismo che spesso non sono che egoismi d'altra fatta.
Non mi riferisco, è bene specificare,  al pacifismo come tale, ma a quelle manifestazioni perbeniste del concetto.
E così chi muore al fronte da eroe (e si badi, non chi muore e basta), si vede privato l'onore di essere tale da chi manifesta di giorno e poi va a bersi una pinta al pub, da chi predica da una finestra l'importanza della vita e poi finanza la morte.
E' indubbio che la guerra si faccia per motivi strategico economici, la guerra non è mai etica, ma qualcuno mi illustri, se in grado, un sistema non militare, per interrompere, ad esempio un genocidio. Davvero qualcuno crede seriamente che per fermare, che ne so io, la guerra in Ciad, si debba andare tutti a prostrarci dinnanzi ad una statua in quel di Lourdes, magari dopo un bel girotondo tra bandiere arcobaleno?
Ad un eroe, specie se defunto, non rimane che quel titolo e vederselo negato da dei pusillanimi egoisti o da venerabili sofisti è cosa più che ingiusta: è ignobile e vergognosa.
Non fosse perchè, bisognerebbe ricordarselo, questa libertà di discutere o persino di cianciare è stata costruita proprio sulla pelle degli Eroi.
Questo è un post che scrissi un anno fa circa, scaturito da alcune elucubrazioni personali a seguito di una discussione su un forum, il cui tema portante non era l'eroismo, ma il Pacifismo e la Non Violenza.
Ho voluto riproporlo perchè, anche ieri, a seguito del brutale attacco talebano alle nostre forze militari stanziate in Afghanistan, la discussione si è riaccesa, e ancora, come una metastasi, ho sentito da più parti ripetere le stesse, vuote, perbeniste frasi.
Il pacifismo può mirare, nella realtà al solo disarmo, eventualmente illudendosi che, insieme alle armi, sparisca anche la volontà di commettere violenza.
Perchè non  illudersi? Semplicemente perchè il disarmo avviene più per ragioni economiche e politiche che non per quelle morali o idealistiche. Ne consegue che la volontà di offendere perdura e si manifesterà comunque, in tempi e modi diversi. Inoltre la non violenza, insita nel pacifismo, ha efficacia reale solo se si sviluppa all'interno di un territorio circoscritto e non riuscirà mai ad avere valenza universale giacchè su di essa grava l'egoismo del singolo e può  essere messa a tacere da questi con metodi violenti.
Da pragmatico, reputo fondamentale che rimanga viva la tensione che spinge l'Uomo a perseguire un ideale, sebbene per sua natura questo sia utopico, poiché è tale slancio verso l'idea che permette alla società umana di progredire migliorandosi. Tuttavia non si può assolutamente prescindere dall'essenza stessa dell'uomo, dalla sua comprovata imperfezione.
Ritornando sull'argomento, rimango dell'idea che sia fondamentale per tutti piangere i caduti come onorare gli eroi, senza per forza trasformare i primi nei secondi per mera retorica, né negare ai secondi il giusto onore solo per convenienza politica.

giovedì 17 settembre 2009

Tirapiedi


Se qualcuno è convinto che Berlusconi menta quando dice che il giornalismo italiano è zeppo di spazzatura, si sbaglia di grosso, soprattutto se facciamo riferimento a certi personaggi che sono reputati  nomi importanti dell'informazione. Basti dare un rapido sguardo a il Giornale, a Libero,  od ascoltare Emilio Fede e la verità diverrà improvvisamente palese e cristallina. 
Molti, anche di coloro che votano il Centrodestra, ammettono che i toni di certi giornali, nonchè il modus operandi di alcuni giornalisti filogovernativi siano eccessivi. 
Emilio Fede è di fatto una macchietta, il suo TG una sorta di comicità sperimentale reciproca al modello di Striscia la Notizia. Quest'ultima è stata creata per divertire ed informa; il primo, nato per informare, fa ridere. Unica cosa che li accomuna è l'amarezza del riso suscitato.
Feltri, da parte sua è un urlatore, spesso scorretto e inaffidabile come sentenziato e dimostrato dalla giustizia o da ulteriori approfondimenti giornalistici. Lo stesso sistema, utilizzato recentemente per attaccare il Presidente della Camera, di fatto un ricatto, è fuori da ogni logica giornalistica. Più vicina, al limite, ad un ricatto. A voi stabilire se politico o mafioso.
Al corteo non può certo mancare Bruno Vespa, un giornalista che ha fatto del tirapiedismo un'arte. 
Maestro del sensazionalismo e della spettacolarizzazione ad ogni costo, da anni è ormai di fatto il Presidente della Camera della Repubblica Telecratica Italiana.
Martedì il "flop", che però Vespa nega, come compare in questa intervista al Corriere
Riporto:
"Quale flop? Siamo seri. Lo abbiamo detto dal­l’inizio, col direttore di Raiuno Mauro Mazza. Non ci aspettavamo grandi ascolti. E martedì il mondo della tv era diverso".
 Ma pensa. Neanche farlo apposta  nel post di ieri, rimarcavo la memoria corta del Cavaliere, citando due estratti. Completiamo il primo estratto, da cui avevo tolto la prima parte perchè insignificante al fine del commento:
(...)Berlusconi, come detto, ha parlato anche dei sondaggi: «Martedì mi davano al 75% di popolarità, gli ultimi di mercoledì sono al 77%, due punti in più. A Porta a Porta ho cominciato con il 15% di share e in dieci minuti ho portato la trasmissione al 43%. Con me ha fatto il record».
Come si evince, e per chi ha dubbi consulti anche l'articolo, anche la puntata del record, per la cronaca era quella incentrata sullo scandalo famigliare, era di Martedì.
Al di là delle percentuali, che come sempre sostengono sono paravento per non dire assolutamente nulla andiamo a fare qualche raffronto:
  • Puntata di Porta a Porta del 5 maggio, seconda serata, argomento Veronica Lario 2.693.000 spettatori (33,6 % di Share se proprio non volete fare a meno)
  • Puntata di Porta a Porta del 15 Settembre, prima serata, consegna delle prime case in Abruzzo, 3.219.000 spettatori (13.47 % di Share)
  • Puntata di Ballarò del 5 maggio, Rai Tre, prima serata, 4.311.000 spettatori (16.31% di Share)
 Ma nell'articolo, non manca un'altra perla di disinformazione:

"Per me c’era solo un obbligo, questo sì. Ma di servizio pubblico per la fine di un’emergenza co­lossale"
La consegna di alcune abitazioni, peraltro realizzate dalla Provincia Autonoma di Trento e non dal Governo, per il solo paese di Onna significherebbe fine dell'emergenza? Interessante deduzione! Dovremmo crederci, signor Vespa?

Nel video un'altra versione dei fatti...

mercoledì 16 settembre 2009

Ed ora?




Berlusconi, come detto, ha parlato anche dei sondaggi: «(...) A Porta a Porta ho cominciato con il 15% di share e in dieci minuti ho portato la trasmissione al 43%. Con me ha fatto il record».
Fonte Corriere.it




Lo speciale Porta a Porta con Silvio Berlusconi è stato battuto dalla fiction di Canale 5 L'onore e il rispetto: la miniserie con Gabriel Garko ha ottenuto, infatti, il 22.61% di share con 5.770.000 di spettatori contro il 13.47% e 3.219.000 spettatori della puntata di Bruno Vespa che ospitava il presidente del Consiglio nel giorno della consegna delle prime case ai terremotati dell'Abruzzo, ma durante la quale si è parlato di tutti i temi dell'attualità politica.
Fonte "Il Sole 24 ore.com"
E adesso? Dopo aver fatto cancellare le voci dell'opposizione come giustificherà il flop?
Che gli italiani coglioni siano diventati anche farabutti?


Nella foto un uomo al botulino

Le tre cime di Lavaredo


"...Ma in mezzo a tutte quelle meraviglie c'era qualcuno che soffriva in silenzio: era la Grande Montagna di Lavaredo, nuda e dirupata, scanalata da lunghi camini verticali nei quali colava- no le gelide stille dei ghiacciai perenni, tagliata orizzontalmente dalle cenge e scarnita dalle acque in orridi strapiombi...
Solo le sue pareti altissime, spesso lisce e diritte come pale, riflettevano la luce del sole che alla sera le accarezzava con gli ultimi raggi infuocati. La Grande Montagna allora sembrava diventare trasparente come cristallo, diafana come un lembo di nuvola..."

Aforismi

"La Storia non giustifica. Spiega"
Enrica Salvatori

martedì 15 settembre 2009

Lago di Misurina

Gita assolutamente da non perdere se si è nel Cadore, è il lago di Misurina e l'ascesa alle Tre Cime di Lavaredo, queste ultime raggiungibili tramite strada carrozzabile, in ottimo stato, previo il pagamento al casello di 20 € per autovettura.

 

Lago di Misurina
Lago di Misurina
Misurina, conosciuta in tutto il mondo, è una frazione di Auronzo di Cadore ed è una piccola località turistica nel cuore delle Dolomiti, ad un'altitudine di 1754 metri, anche denominata "La Peral" delle Dolomiti, è situata proprio sotto le Tre Cime di Lavaredo, accessibili in partenza proprio da Misurina, sia via sentiero sia tramite una strada carrozzabile.

"Una non troppo antica leggenda narra di Misurina, la figlia di un gigante, il Re Sorapis. La bambina molto capricciosa pretendeva che il padre le donasse lo specchio "tuttosò" che apparteneva alla fata del Monte Cristallo. La fata propose un patto: avrebbe concesso lo specchio solo se il Re avesse accettato di trasformarsi in una montagna. Non appena Misurina afferrò lo specchio Re Sorapis subì l'eterna trasformazione. Solo allora la bimba si disperò e presa da improvviso capogiro precipitò dall'alto assieme allo specchio. Dagli occhi, ormai quasi spenti di Sorapis, cominciarono a scendere delle calde lacrime che formarono il Lago di Misurina. Questa leggenda sulle origini del lago della "perla del Cadore", come è stata soprannominata Misurina, senza dubbio la località più rinomata e famosa del Comune di Auronzo. Il nome "Misurina", in ladino "Mesorina", deriverebbe dall'unione dei termini "Meso ai Rin", cioè "in mezzo ai ruscelli". 

Lago di MisurinaLago di Misurina 
 Lago di Misurina
Lago di Misurina
Lago di Misurina

Lago d'Antorno... e dintorni

Proseguendo verso le Tre Cime ci si può fermare al lago d'Antorno.
Intorno a questo piccolo specchio d'acqua, posto a quota 1866 m. s.l.m. e che grazie alla sua limpidezza riflette i boschi circostanti dal verde intenso ed i cieli blu di una montagna sempre limpida, si snoda un sentiero che corre fra una vegetazione caratteristica e rara.

Lago d'Antorno


Sui sentieri dei Fanes - Parte 2

I Monti Pallidi
Secondo la leggenda de “La Crepes Spavìdes” ovvero la leggenda dei Monti Pallidi, tra le nostre montagne viveva un principe buono, amato dal suo popolo. Egli però era molto triste; solo una cosa avrebbe potuto rallegrarlo: raggiungere la luna per conoscerne la principessa che gli era apparsa in sogno. Con l’aiuto di due saggi il suo desiderio si realizzò e, giunto sulla luna dove tutto era luminoso e splendente, incontrò la principessa e fu da lui subito riamato. Il suo soggiorno però fu breve, infatti i suoi occhi, feriti da quel chiarore così intenso, cominciarono a soffrire. Il principe dovette ritornare sulla terra con la sua sposa, e qui fu festeggiato dai suoi sudditi. Solo un mazzolino di fiori bianchi portò con se la principessa e ben presto questi ricoprirono gli alpeggi del regno: le Stelle Alpine. La loro felicità però fu breve, la principessa si ammalò di malinconia: i colori erano così forti sulla terra e le montagne così cupe… per non morire dovette ritornare dal re suo padre.
I nani silvani, numerosi in questi luoghi, vennero in aiuto al principe sempre più disperato per questa forzata separazione. Una notte di luna piena salirono sulle cime più alte di queste montagne e, sotto la direzione del loro re, incominciarono a fare strani movimenti con le mani e le braccia e ben presto tra loro apparvero grossi gomitoli splendenti: avevano filato i raggi di luna! Poco prima dell’alba, i nani silvani srotolarono i gomitoli lungo le ripide pareti delle montagne che furono ben presto ricoperte da un chiarore meraviglioso che avvolse tutto il regno. La principessa della luna poté ritornare tra i Monti Pallidi dove visse felice con il principe.
Passo Gardena
Passo Gardena
Passo Sella
Passo Sella Passo GardenaPasso Pordoi 

lunedì 14 settembre 2009

Sui sentieri dei Fanes – parte 1

Fanes è il nome di un antico popolo di cui parlano le leggende Ladine, per chi volesse approfondire consiglio il bellissimo e accurato sito Il Regno dei Fanes curato da Adriano Vanin dove si trova anche un importante bibliografia e da cui sono tratte le descrizioni in corsivo dei vari luoghi (ho volutamente lasciato attivi alcuni link che rimandano al sito). Questo nome è divenuto poi un toponimo: l'Alpe di Fanes è infatti un imponente quanto bellissimo catino dolomitico i cui margini scendono a strapiombo verso la Val Badia. La zona fa parte del Parco Regionale del Fanes Senes Braies, una zona incantevole che ho, sommariamente visitato (con una bimba piccola e tre ernie più di tanto non mi è stato possibile),  durante le vacanze estive, una delle più belle della mia vita.
Lo scopo di questa introduzione è semplicemente quello di pubblicare alcune fotografie che ho scattato durante la vacanza, sperando di poter trasmettere a voi lo spirito di quei luoghi magnifici, o anche solo un immagine (cliccare sull’immagine per ingrandire).

San Vigilio di Marebbe - Panorama

Lago di Braies
"Ogni anno, in una notte di luna, la regina e Lujanta fanno in barca il giro del lago di Braies, uscendo dalla porta di roccia che ha dato il nome ladino (Sass dla Porta) alla Croda del Becco. Esse attendono che il nipote della regina ritorni con le frecce infallibili. Ma questi non arriva mai. E un giorno scocca la “grande ora”: dai monti risuonano le trombe d’argento. Ma non c’è nessuno a rispondere al loro appello. La regina le ascolta per l’ultima volta, poi scende a dormire per sempre sul fondo del lago. Ma un giorno arriverà il “tempo promesso” in cui tutti risorgeranno per vivere in pace".
 
Lago di Braies
Lago di BraiesLago di Braies
Lago di Braies

Senes
Costituiscono un grande altopiano carsificato, a quote comprese tra i 2000 ed i 2300 metri, che si estende tra il monte Sella di Sennes, ad ovest, ed il gruppo della Croda Rossa, ad est. Il lato settentrionale è delimitato da una serie di rilievi, tra cui spicca la Croda del Becco, strapiombanti sulla val Foresta ed il lago di Braies; quello meridionale dalla val dai Tamersc - val di Rudo - Pederù.

Parco Senes Fanes BraiesParco Senes Fanes Braies
Parco Senes Fanes Braies
Parco Senes Fanes Braies

Fanes
Strano a dirsi, le alpi di Fanes non sono direttamente menzionate come sito di particolari avvenimenti della leggenda, anche se è pressochè certo che facessero parte del territorio di caccia o di pascolo dei Fanes stessi. I nomi delle alpi, grande e piccola, sono legati all'importanza economica degli alpeggi e delle relative malghe.

Fanes - Rifugio
Fanes - Vista dal rifugio Fanes
Parco Senes Fanes Braies
Parco Senes Fanes Braies
Parco Senes Fanes BraiesParco Senes Fanes Braies

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