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martedì 14 aprile 2009

L’Inferno Islamico

Viaggio all’Inferno


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Il Nuovo Testamento ci aiuta ad avere un’idea di quale doveva essere la visione dell’Aldilà nei periodi da esso raccontato. La Gehenna aveva già assunto l’identità di luogo di punizione per le anime, mentre lo Sheol rimaneva una sorta di luogo di transizione delle anime. Abbiamo visto, precedentemente, come l’idea della resurrezione non fosse propria del popolo Ebraico, almeno alle sue origini. Vi sono invero degli esempi riguardanti resurrezioni, simili a quelle che Gesù compì nei confronti di Lazzaro, ovvero in presenza del corpo ancora intatto, o assunzioni al cielo di viventi, tuttavia non ci sono accenni a resurrezione delle anime. Addirittura si parla di morte dell’animaezechiele come in Ezechiele18:20, dove nella Vulgata di S.Girolamo del 405 si cita :”Anima quae peccaverit, ipsa morietur” ovvero “L’anima che ha peccato, morirà” (Fig. 1 a destra). Si badi che questo testo è stato poi modificato nell’edizione del 2008 con :”Chi pecca, morirà”, frase che si discosta sostanzialmente dall’originale e che ne falsa completamente il significato letterale.
inferno islamicoLa novità della resurrezione così come oggi viene intesa, ci viene dalla comunità Essena (setta ebraica che compare nel II sec e si sviluppa nel I AC), che a sua volta la rielaborò dal Mazdaismo. Lo stesso Cristo pare fosse legato in qualche modo alla comunità Essena, e in effetti molti indizi propendono nel far individuare il Cristianesimo come un’elaborazione dei dettami essenici. L’introduzione della resurrezione per i meritevoli presupponeva l’idea di un giudizio post mortem, non certo una novità nella storia delle religioni, ovvio quindi, che anime non meritevoli avrebbero dovuto essere adeguatamente punite in un luogo di eterna dannazione. La Gehenna si prestava bene e fu in qualche modo riciclata, ma ovviamente non poteva bastare: lentamente nasceva la consapevolezza che alcuni peccati meritavano pene diverse. Tuttavia, di questo, né nel Nuovo Testamento né in alcun altro dei libri sacri dell’Ebraismo o del Cristianesimo vi è la più pallida delle tracce.
La prima rappresentazione di un Inferno diviso per tipologia di peccato lo dobbiamo in realtà all’Islam, su uno schema come da figura riportata a sinistra. La somiglianza di questo con quello proposto da Dante Alighieri nella Comedia è a dir poco sospetta, ed in effetti alcuni studiosi ritengono assai probabile che il Padre della Lingua Italiana, conoscesse le lingue semitiche o fosse per lo meno venuto in possesso di una traduzione del Liber Scalae, cui per l’appunto, lo schema a fianco si riferisce.
Il suddetto libro, tratta di una sorta di un viaggio di Maometto nell’aldilà, ove il sommo profeta dell’Islam ha una visione di ciò che è la vita dopo la morte. Guidato dall’Arcangelo Gabriele, il Profeta viene incaricato di ricordare e tramandare le tremende visioni:
Al che Gabriele mi disse: "Maometto, ti sei bene impresso nel cuore tutto quel che hai visto?" E io risposi di sì. Allora lui disse: "Va', dunque, e tutto quello che hai visto, riferiscilo e illustralo ai tuoi, affinché lo sappiano, e si tengano nella giusta via della legge, e pensino e facciano in modo di meritarsi il Paradiso e di scampare all'Inferno
Siamo nel VII sec DC, Il Liber Scalae riprende la legge del Taglione di Biblica memoria, il famoso “occhio per occhio” e racconta di un Inferno dove vige la legge del contrappasso, ovvero dove le pene vengono combinata secondo un criterio punitivo in analogia al delitto commesso. Così abbiamo gli Ipocriti cui viene schiacciato il capo, gli Usurai annegare in un fiume di sangue, gli Adulteri bruciare in una fornace, i Bugiardi con lingua e labbra strappate, e così via. Il tutto in un susseguirsi di cerchi, assai simili ai gironi dell’immenso capolavoro dell’Alighieri.

Vedi anche:
Viaggio all’Inferno

Viaggio all'Inferno - seconda parte:

Viaggio all'Inferno - terza parte:

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