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giovedì 12 gennaio 2017

Il Limbo

Nel breve e didascalico "Viaggio all'Inferno" abbiamo potuto verificare come l'idea dell'aldilà, presente in tutti i popoli sin dai tempi antichi, abbia subito numerose variazioni tanto da trasformarsi da luogo più o meno indefinito, attraverso l'opera di fantasia di teologi e poeti, a luogo compiuto, con una sua precisa geografia. 
Inferno, o regno inferiore, è venuto così ad identificarsi, specialmente nelle religioni cristiana e mussulmana, un luogo di eterna dannazione.

Tralasciando la religione islamica e concentrandoci sul cristianesimo, si può affermare che l'aldilà era concepito inizialmente in modo dualistico: chi si comportava secondo i dettami della religione andava in paradiso, chi peccava, ovvero trasgrediva, all'Inferno. 

In realtà, la punizione infernale non spettava solo ai peccatori, ma anche a tutti coloro che per varie ragioni, età, luogo di nascita, ecc, non avevano avuto modo di redimersi dal Peccato Originale, termine che è bene precisare non compare in nessun testo biblico, né veterotestamentario, né neotestamentario, sebbene alcuni intravedano nelle lettere paoline l'antitesi di ciò che poi verrà sancito da sant'Agostino. 

Ciò creò, tuttavia, dilemmi non da poco, in special modo nel'accostarsi alla sorte delle anime degli infanti morti prima di aver ricevuto il battesimo. 
La teologia "originale" lasciava poco spazio all'interpretazione: secondo sant'Agostino infatti:
«le Sacre Scritture e la stessa tradizione testimoniale della Chiesa attestano che esse (le anime,) vengono dannate se siano uscite dal corpo in tale condizione (senza battesimo, n.d.a.)».
Perché esse :
«contrassero il contagio dell’antica morte secondo il vincolo che casualmente avevano con Adamo all'atto della loro venuta al mondo. Non possono perciò essere liberati dal supplizio della morte eterna, che trasferisce da uno solo la giusta condanna su tutti, se non rinascono per grazia in Cristo»
Almeno Agostino non sembra parlare di suplizi come invece fa Fulgenzio di Ruspe, vescovo molto vicino alle idee del santo di Ippona, ma decisamente più oltranzista , per il quale:
«non solo gli uomini già forniti di ragione, ma anche i bambini che cominciano ad aver vita nell'utero delle madri, o che siano già nati, che abbandonano questo mondo senza aver ricevuto il battesimo, dovranno essere puniti con il supplizio del fuoco eterno».
Questo atteggiamento perentorio della religione causò il sorgere di pratiche superstiziose per cui ad esempio madri inconsolabili portavano i cadaveri dei neonati presso gli altari, in genere dedicate alla Vergine Maria, in attesa di vedere un segno della volontà divina : ritorno del colorito sul viso, rilascio delle urine, emorragia nasale, spasmi postmortem che sancisse l'effimera resurrezione del corpicino a cui veniva impartito immediatamente il battesimo, per poi constatarne la seconda morte.

Peggio ancora sarebbe divenuto il trattamento riservato ai cosiddetti Revenant, ovvero le anime corrotte o malevole che secondo il folklore avrebbero potuto "ritornare" a gettare scompiglio presso i vivi. Tra queste anime straziate vi erano secondo le varie superstizioni anche quelle dei bimbi non battezzati: per tenerle lontane ci si rifaceva a veri e propri riti cruenti, tanto che nel Penitenziale di Burcardo di Worms, ad esempio, il vescovo della città tedesca condanna la pratica diffusa dell’impalamento dei cadaveri dei non battezzati, infliggendo una penitenza di due anni a pane e acqua. Sovente venivano anche smembrati i cadaveri in modo che non potessero camminare o inchiodati alla terra in modo che non potessero rialzarsi.



Forse per mettere un freno a tali oscene pratiche, che comunque, va detto,  la Chiesa osteggiò sempre ufficialmente (per poi magari fomentarle con altri fini) , o forse per uscire dall'imbarazzo insito nell'ingiustizia di una condanna a creature che non avevano avuto possibilità di peccare e che la sorte avversa aveva ucciso a pochi istanti dalla nascita (se non prima), venne introdotta l'idea di un luogo marginale dell'Inferno dove potessero trovare dimora le anime dei giusti e ovviamente, quelle dei neonati non redenti dal battesimo: il Limbo.
Qui, pur intrappolati nell'Inferno le anime avrebbero semplicemente avuto, come punizione, la privazione della gloria divina, concetto più astratto e quindi digeribile rispetto ai tormenti proposti e resi celebri dalla Comedia dantesca. 


Il Limbo, tuttavia, oltre ad essere un'invenzione tarda e benché citata soventemente (da San Tommaso, sino a Benedetto XVI) non rappresenta un dogma di fede come invece Paradiso, Inferno e Purgatorio e la chiesa ufficialmente, oggi, la vede più come un ipotesi teologica, tanto che Giovanni Paolo II e successivamente, con maggior merito, Benedetto XVI ne hanno seriamente messo in dubbio l'esistenza (Qui le posizioni ufficiali): oggi,  la Chiesa, pur non sapendo in realtà che fine faranno le anime dei non battezzati le affida alla volontà misericordiosa del creatore, con buona pace delle fiamme mitissime di sant'Agostino che peraltro sosteneva la sola esistenza del Paradiso e dell'Inferno (con Dio o contro Dio).
Già, perché il Purgatorio, infatti, doveva ancora essere "inventato".

Vedi anche:







domenica 3 luglio 2011

La Musica del Diavolo: Diabolus in Musica, ovvero il Tritono


UT queant laxis
REsonare fibris
MIra gestorum
FAmuli tuorum
SOLve polluti
LAbii reatum,
Sancte Iohannes

Non erano passati che un paio di secoli dalla "invenzione" delle note musicali ( in origine codificate con le prime lettere dell'alfabeto, come ancora in uso nei paesi anglosassoni) che il diavolo fece la sua comparsa nella musica, più precisamente, attraverso ovvero un intervallo musicale (di quarta aumentata o di quarta eccedente),  il Tritono, per il quale si distanziano di tre toni due note. Questo tipo di intervallo, estremamente dissonante, ricco di tensione e difficilissimo da intonare fu, nel Medioevo, espressamente vietato per la musica sacra, sia per l'appunto per il suono derivato, sia per la presenza del Tre, numero della Trinità, in tal caso visto come stridente e quindi come verso al divino, sia per la caratteristica di specularità che mantiene in ogni suo rivolto. Per tale motivo, al tritono, venne assegnato, niente poco di meno  che il nome di  Diabolus in Musica.

mercoledì 29 giugno 2011

La Musica del Diavolo - Introduzione


Prima di affrontare il viaggio dentro la "musica del Diavolo" è bene fare una breve introduzione sulla musica e sul suo forte legame con la magia e, dunque, con la religione.
Sin dalla notte dei tempi, infatti,  musica e religione hanno camminato coordinandosi, l'una al servizio dell'altra.

lunedì 13 giugno 2011

Il Volto del Diavolo - parte VI: Brutto come un rospo

Fig 1


Round about the couldron go
in the poison'd entrails throw
Toad, that under cold stone
days and nights has thirthy-one
swelter'd venom sleeping got
boil thou first  I ' the chamed pot

(W.Shakespeare dal Macbeth)

Vituperato già in epoca classica, Democrito lo riteneva una creatura maledetta, il rospo entra malgrado la mitezza nell'immaginario collettivo medioevale come una delle molteplici forme assunte dai demoni. 

mercoledì 30 settembre 2009

L'Aldilà degli Antichi: I Celti

Viaggio all'Inferno - Schede
L’aldilà dei Celti (inferno è qui inteso per lo più nell’accezione latina del termine), è un luogo controverso, che fa riferimento a diverse tradizioni spesso in contraddizione tra loro. A volte appare, infatti, come luogo di bellezza e felicità, altre include le credenze tipiche dell’area mediterranea e mediorientale assumendo la valenza di “Reame dei Morti” (Sheol ebraica, l’Amenti dell’antico Egitto, l’Ade greco, ecc), ed infine, può apparire come luogo oscuro e terribile, infestato da demoni.
Tali contraddizioni emergono anche nelle fonti e se da una parte è noto che i Druidi credevano ed insegnavano l’immortalità dell’anima e la trasmigrazione della stessa in un nuovo corpo (metempsicosi), dall’altra, gli scavi presso le tombe dell’era Hallstattiana e della cultura di Late hanno rivelato come i morti venivano inumati insieme ad attrezzi e a cibo quasi a voler garantire agli stessi un’esistenza oltre la morte ( vedi immagine)
L’ambiguità si riscontra peraltro anche nell’ubicazione stessa dell’aldilà: spesso infatti era un luogo vago, non posizionabile su una mappa, come ad esempio un’isola indefinita nel lontano occidente, altre volte veniva posizionata sotto colline, o in luoghi precisi e identificati, considerati dimore delle divinità (laghi, fonti, ecc.). In Irlanda, ad esempio, l’aldilà coincideva con i famosi Sidh, ovvero le colline cave ove risiedevano le creature della mitologia, tra cui i celebri Tuatha Dè Danann, ivi rifugiatisi in seguito alla sconfitta subita da parte dei figli di Mìl, antenati dei Gaeli, popolo che li avrebbero poi divinizzati. Interessante ricordare che S. Patrizio, il vescovo patrono d’Irlanda, identificò nei Sidh gli stessi Dei pagani sconfitti dal trionfante Cristianesimo. Anche le caverne sono spesso identificate come anticamera del regno dei morti, famosa quella di Cruachain, citata nell’Echtra Nerai o “Avventure di Nerae” irlandese.
Del resto sono numerose le “avventure” nell’Oltretomba, oltre alla già citata Echtra Nerae, si ricordano l’Echtra Conli, l’Echtrae Cormaic, l’Imrain Brain (viaggi di Brann) e personalmente farei rientrare anche il testo medioevale del Navigatio Saint Brendan di ovvia matrice Cristiana, ma pregno di rimandi alla cultura celtico-irlandese, che alcune testi citano tra le fonti di ispirazioni, oltre all’islamico Libro della Scala, della Divina Commedia di Dante Alighieri.
In tutti questi casi presenti per lo più nelle saghe Irlandesi, l’altro mondo era paragonabile all’Eliseo greco, un luogo di eterna felicità, dove erano bandite ogni forma di sofferenza, e persino il tempo aveva un suo proprio incedere, tanto che a pochi giorni nell’aldilà potevano corrispondere decenni o secoli nel mondo dei mortali.
Tra i vari luoghi citati nelle saghe ricordiamo, Emain Abhlach (isola delle mele) ubicata in un luogo indefinito al largo delle coste di Alba (Scozia), confusa erroneamente con l’isola di Man. L’isola, sede della Divinità marina irlandese, viene descritta nei sopraccitati viaggi di Brann, come luogo di delizie. Per gli amanti del ciclo Arturiano Emain Ablach può considerarsi una fonte ispiratrice per l’isola di Avalon.
Più famose sono Mag Mell e Tir na nOg, similari terre dell’eterna giovinezza, presenti nelle avventure di Nerae e di Oisin
Curiosa è certamente Hy Brazil, dei viaggi di S. Brandano, una paradisiaca isola al largo dell’Irlanda, riconducibile ai miti di Atlantide e del Paradiso terrestre. Il Navigatio Saint Brendan ebbe nel medioevo un così grande successo che influenzò persino la cartografia: l’isola di Hy Brazil o Hy Breasil, si trova nelle mappe Catalane di Angelino Dalorto (1325), nella Medici (1351) e in molte altre ( da notare che sono antecedenti ali viaggi di Cristoforo Colombo). Vi sono tesi, nonostante tutto improbabili, che fanno addirittura risalire il nome del Brasile, proprio a quest’isola immaginaria.
L’Annwfn gallese( l’Anaon Bretone), invece subisce un mutamento nel tempo: luogo di gioia e spensieratezza, si trasforma dapprima nel buio e terrificante regno dei morti , il Tech Duinn o, Casa di Donn divinità simile al Dis Pater Romano, poi con l’avvento del Cristianesimo, diventa l’Uffern (Inferno) come riportato nei testi del XII sec.
Nel Tech Duinn il dio Donn, viveva infatti attorniato dai morti. Con l’avvento del Cristianesimo, i monaci adattarono la figura di Donn con quello di un diavolo, causa di tempeste e naufragi e trasformarono la sua casa come luogo ove le anime dei dannati sostavano nel loro viaggio verso l’Inferno. Per quanto riguarda la presenza di Demoni nella mitologia celtica, infine, essi sono sì presenti, ma sono chiamati così in epoca tarda, molto probabilmente sempre a causa dell'influenza cristiana.

Vedi anche:
Viaggio all’Inferno

Viaggio all'Inferno - seconda parte:

Viaggio all'Inferno - terza parte:

mercoledì 29 luglio 2009

Il volto del Diavolo – Parte V: un povero diavolo


Abbiamo anticipato nel precedente capitolo come uno dei pochi elementi conduttori dell’iconografia del Diavolo sia la sua nudità. Sui motivi di questa caratteristica sono state avanzate varie ipotesi, una delle quali prende in considerazione la nudità degli Dei del mondo classico, intendendo correlazionare e quindi sovrapporre il Diavolo stesso a questi.
XIV secTaddeo_di_bartolo,_inferno_(golosi)_particolare,_collegiata_di_san_gimignanoPersonalmente ritengo questa ipotesi da sola per lo meno debole, sebbene sicuramente rientri nella lista delle motivazioni. In altre parole non è l’unica ipotesi, né tanto meno la più accreditata.
Maggior credito hanno le congetture che correlano la nudità al peccato.
In epoca paleocristiana erano rare in genere, le raffigurazioni di nudo, salvo che nell’iconografia della Genesi, dove ovviamente Adamo ed Eva erano nudi come da tradizione.
Infatti, è opportuno specificare che anche per la nudità, come per moltissimi altri aspetti simbolici, nel medioevo il significato era duplice. Da un lato c’era la visione della nudità legata alla sessualità e quindi al peccato, dall’altra la nudità che rifletteva lo stato di grazia prima del peccato originale. Il tutto poi è legato alla sensibilità del momento storico , estremamente diversa a a secondo dei periodi come ad esempio la visione puritana del nudo in epoca carolingia rispetto a quella più permissiva dell'epoca rinascimentale.San_Michele_sconfigge_satana_(di_Raffaello_Sanzio_1518)
Il Diavolo è dunque nudo, ma non certo di un nudo espressione di grazia: infatti egli non è generato nudo, bensì è denudato; gli si contrappongono infatti angeli vestiti, spesso in armature sfavillanti. Inoltre, alla sua nudità è associata la deformità e il colore nero, a sottolinearne la lordura. Uno degli aspetti più interessanti della nudità del diavolo è la mancanza di rappresentazioni che ne evidenzino l’organo sessuale. Sembrerebbe un controsenso: il Diavolo spesso è legato a doppio filo con la sfera sessuale, si pensi ad Incubi e Succubi, o agli stessi attributi delle divinità pagane di riferimento, si pensi ad esempio all’insaziabile brama dei satiri e del dio Pan, o al Cernunnos celtico, il dio dalle corna di cervo associato ai riti della fertilità.XIII Sec - Battistero FirenzeLo stesso atteggiamento sessuofobico del cristianesimo avrebbe dovuto in teoria, associando il piacere sessuale al peccato e quindi al diavolo, evidenziarne l’organo sessuale ed invece, paradossalmente avviene addirittura il contrario: mentre il Diavolo rimane asessuato,XIII sec Devil_medium improvvisamente, nel tardo medioevo si verifica addirittura il fenomeno della ostentatio genitalium nella figura di Gesù: per enfatizzarne la natura umana, supportata dalla teologia dell’incarnazione, alcuni artisti iniziano a dipingere il Cristo nudo, specialmente nell'iconografia del Bambin Gesù, sebbene deve essere chiaro che tale ostentatio non mira a esaltare la virilità, e quindi la potenza (accostamento evidentemente alieno al Cristianesimo), ma come detto a sottolineare la sua natura umana.
Ritornando al Diavolo, invece egli è sì nudo, ma con le pudende ben coperte, nascoste da veli, o gonnellini, da peli (il diavolo ha spesso la parte sotto il tronco ricoperta da peli) o, se davvero nudo, di spalle, mostrando al limite l'ano, organo immondo da cui può accadere fuoriescano le anime dei dannati.

mercoledì 15 luglio 2009

Il volto del Diavolo – parte IV: a immagine dell’uomo

S.Apollinare Nuovo Ravenna (VI secolo) Nei capitoli precedenti abbiamo visto i vari modi di rappresentare il Diavolo, in forma di belva, di creatura fantastica o di essere antropomorfo. In questo capitolo approfondiremo quest'ultima visione, ovvero il diavolo in forma umana o di animale antropomorfizzato. Una delle più antiche immagini del diavolo rimane quella in S.Apollinare Nuovo a Ravenna e non ha nulla di spaventoso, anzi è ancora un angelo, con tanto di aureola, qui simbolo di potere più che di santità (figura in alto). Oggi le cose sono un po’ cambiate e il diavolo, nell'immaginario collettivo è una sorta di dio Pan (corna, zoccoli, orecchie coda e parte inferiore ricoperta di peli) con l'aggiunta di ali palmate da pipistrello. Ma pensare che sia sempre stato così, sarebbe un errore. In realtà non esiste una definita iconografia del diavolo, non fosse perché la sua stessa natura è sempre stata piuttosto vaga ed ambigua. Non esistono, infatti, riferimenti biblici che ne descrivano le sembianze, e il suo stesso ruolo varia da avversario in competizione con la divinità (il “Principe di questo mondo”), a mero strumento della divinità stessa (il Satana di Giona), tuttavia, nei testi ebraici in realtà compare un suggerimento, in particolare nella parola שעיר (SA’YR), che Girolamo nella sua Vulgata (e da questa riportato nelle altre traduzioni anche recenti) traduce con “Satiri”, come in Isaia 34,14:
Gatti selvatici si incontreranno con iene, i satiri si chiameranno l'un l'altro; vi faranno sosta anche le civette e vi troveranno tranquilla dimora.
e ancora nel passo del Levitico 17,7:
Essi non offriranno più i loro sacrifici ai satiri, ai quali sogliono prostituirsi. Questa sarà per loro una legge perenne, di generazione in generazione
o, con “Demoni”, come in 2Cronache 11,15:
Geroboamo aveva stabilito suoi sacerdoti per le alture, per i demoni e per i vitelli che aveva eretti.
rifacendosi a creature della mitologia cananea di natura malvagia identificabili, per l’appunto, con i Satiri.
In effetti l’immagine del demone-satiro-Pan ebbe fortuna per vari motivi, innanzitutto perché richiamava una divinità pagana negandone gli attributi positivi (Pan era essenzialmente una divinità bonaria) con fini quindi di evangelizzazione, ed contemporaneamente esaltandone quelli, nel frattempo divenuti negativi con il nascere e il successivo affermarsi della morale cristiana come ad esempio l’impulsività sessuale. XII sec St Lazare di AutunVa ricordato in tal senso l’importanza assoluta dell’iconografia nel mondo medioevale, laddove la scultura e il dipinto rappresentavano, di fatto gli unici metodi, oltre ovviamente a prediche e sermoni (omiletica), per parlare alle masse analfabete e per lo più superstiziose (nel senso di ancora legate a reminiscenze pagane). Era inevitabile, quindi, che si facesse riferimento a divinità del passato. Ma, come abbiamo detto, il diavolo-satiro non fu l’unica iconografia utilizzata. Nelle chiese romaniche abaziali francesi, infatti, nessuno degli innumerevoli demoni può essere, neppure lontanamente, ricondotto a tali figure. Si tratta invece di figure più o meno terrificanti, in atteggiamenti , pose ed espressioni grottesche, probabilmente pensate così, al fine di visualizzare l’imbruttimento dell’anima di fronte al peccato nonché rimarcare il confronto con la gioia estatica del Paradiso. In altre parole, bisognava che la rappresentazione del demonio fosse immediatamente comprensibile, assolvendo alla funzione deterrente e contemporaneamente di capro espiatorio. XV Sec Signorelli Mancando di fatto una descrizione ufficiale, nella figura del diavolo confluirono influenze del folklore di tradizioni precedenti (e coeve), dalle religioni pagane alle fiabe creando di fatto una varietà iconografica con pochi precedenti: i capelli variano da lunghi e scuri a serpentini, irsuti o foggia di fiamma; gli arti sono in genere lunghi e sottili, i tronchi rigonfi e, in odio e contemporaneamente in linea con lo stereotipo dell’ebreo, il naso adunco. Le ali, peraltro non sempre presenti, subiscono nel tempo, dal XII secolo circa, una trasformazione: retaggio della loro originaria condizione angelica, da piumate si trasformano in orrende ali da pipistrello. XII SecBasilica Torcello (VE) Il colore del diavolo è in genere nero, ma può apparire blu, come l’affresco nella basilica del Torcello, o viola, in genere a sottolineare la sua costruzione materica: aria scura, in contrapposizione al rosso del fuoco etereo con il quale si coloravano gli angeli buoni.
Il rosso in realtà diviene poi il colore più tipico del diavolo, ma solo nel tardo medioevo, in associazione alle fiamme infernali e al sangue. Non mancano d'altra parte diavoli marroni, o più soventemente grigi per relazionarsi alla morte e alla malattia.
Una cosa rimane invece costante: la nudità del diavolo, ma questo lo vedremo nel prossimo capitolo



Vedi anche:
Viaggio all’Inferno

Viaggio all'Inferno - seconda parte:

Viaggio all'Inferno - terza parte:

    venerdì 10 luglio 2009

    Il volto del Diavolo – parte terza: Draghi e Leoni

    Viaggio all’Inferno – parte seconda

    leone Notevole fortuna ebbero nella decorazione di cattedrali sculture e, più in generale, immagini di animali e creature fantastiche i cui significati risultano ambigui e spesso contrastanti. Tra le creature rappresentate che destano maggiori problemi interpretativi spicca soprattutto quella del leone, in genere ritratto in lotta con un’altra creatura (o nell’atto di trattenerla) oppure solitario.
    leone stiloforoNei capitoli precedenti abbiamo visto come in epoca paleocristiana il maligno venisse rappresentato in veste di animale, per lo più di serpente, ma anche di leone. In epoca medioevale, invece, questa fiera assume significati differenti e, come preannunciato, contrastanti.
    Il leone in lotta, generalmente con creature di valenza negativa, può assumere a seconda dei casi sia il significato del trionfo del Bene sul Male (il leone infatti è sempre rappresentato dominante rispetto alla creatura), sia alludere alla lotta tra le potenze diaboliche per impadronirsi dell’uomo (l’allegoria dietro i leoni di Daniele). Non esiste così uno schema interpretativo univoco, sebbene una certa rilevanza assumono la posizione della fiera, la creatura che viene ghermita, nonché ovviamente la Cultura che lo ha prodotto.800px-La_Bête_de_la_Mer
    Completamente diverso invece il discorso del Drago, sulla cui valenza negativa non sussistono dubbi. Anche nel caso del Drago abbiamo due tipologie di rappresentazioni, quella del rettile mostruoso e quella dell’animale composito.
    Nell’Antico Testamento il serpente simboleggiava il male, con grande probabilità a causa della natura nomade delle tribù ebraiche e della loro lunga permanenza in zone desertiche. Ma accanto a questo rettile, benché le moderne traduzioni della Bibbia non le riportino, vi sono creature fantastiche appartenenti alla mitologia mediorientale quali appunto basilischi e draghi . Interessanti a tal proposito, alcuni esempi riportati da A. Lombatti che ripropongo qui sotto:
    Geremia 8,17:
    כִּי הִנְנִי מְשַׁלֵּחַ בָּכֶם, נְחָשִׁים צִפְעֹנִים, אֲשֶׁר אֵין-לָהֶם, לָחַשׁ; וְנִשְּׁכוּ אֶתְכֶם, נְאֻם-יְהוָה.
    tradotto in
    "Ecco, io sto per mandarvi serpenti velenosi contro i quali non esiste incantesimo, ed essi vi morderanno"
    Sebbene accanto alla parola נְחָשִׁים, "serpenti", compaia anche צִפְעֹנִים che è di fatto una creatura mitologica di provenienza ugaritica che la tradizione riporta essere un serpente alato il cui sguardo uccide. In altre parole il Basilisco.
    Altro esempio lo troviamo in Isaia 13,22 nel quale il profeta ha una visione della distruzione di Babilonia oggi tradotto in questo modo:

    "Ululeranno le iene nei loro palazzi, gli sciacalli nei loro edifici lussuosi, la sua ora si avvicina i loro giorni non saranno pubblicati".
    Tuttavia il testo originale era :
    וְעָנָה אִיִּים בְּאַלְמְנוֹתָיו, וְתַנִּים בְּהֵיכְלֵי עֹנֶג; וְקָרוֹב לָבוֹא עִתָּהּ, וְיָמֶיהָ לֹא יִמָּשֵׁכוּ.
    dove תַנִּים non significa "sciacalli" ma "draghi" o al più "mostri marini".

    Nel medioevo, ovviamente, tali correzioni non erano ancora state effettuate e quindi l'iconografia poteva tranquillamente attingervi. Del resto ne aveva già ampiamente tratto la letteratura paleocristiana nel libro dell'Apocalisse, dove bestie e draghi abbondano, eco di una mitologia ormai completamente assorbita dall'ebraismo e da esso inserita nel cristianesimo.482px-BambergApocalypseFolio043WhoreOfBabylon Legato indissolubilmente alla figura del Drago e dunque impossibile da non citare è la saga di S.Giorgio.
    Va detto che di questo santo, martire nel III secolo,San Giorgio del donatello non sia hanno notizie storiche degne di tal nome e, di fatto, la letteratura di riferimento è per lo più fantastica e addirittura la Passio Georgi è considerata apocrifa dalla Chiesa Cattolica. In effertti in essa sono raccontate gesta iperboliche come le tre morti e le tre resurrezioni del santo, che poi decede, come spesso avviene per i martiri, per decapitazione. L’accostamento di Giorgio e il Drago, simbolo del maligno, naque dalla più celebre Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.San Giorgio
    Vedi anche:
    Viaggio all’Inferno

    Viaggio all'Inferno - seconda parte:

    Viaggio all'Inferno - terza parte:

    giovedì 9 luglio 2009

    Il Volto del Diavolo – parte seconda

    Viaggio all’Inferno – parte seconda

    X sec Cattedrale Gèrone Gli studiosi sono ormai concordi nel definire l’evoluzione dell’aldilà cristiano un Work in Progress, ovvero una sorta di costruzione la in altre parole una vera e propria costruzione la cui durata abbraccia circa un millennio, durante il quale vengono definite dapprima le strutture del Paradiso, quindi quelle dell’Inferno e in seguito si procede con l’invenzione vera e propria del Purgatorio avvenuta nell’anno 1274 a seguito del Concilio di Lione.
    XII Sec Hortus_Deliciarum_-_HellAbbiamo visto quanto nella cultura paleocristiana l’immagine del demonio fosse praticamente assente e come questa compaia attorno all’anno mille. Mentre infatti l’aldilà cristiano agli albori tendeva a evidenziare il ritorno alla grazia e la promessa della resurrezione, verso la fine del millennio pare crescere l’ossessione del peccato. La presenza del male pare tangibile, reale, e si impersonifica nell’Avversario e nei suoi continui tentativi di allontanare l’uomo dalla grazia promessa. Si teme il Giudizio Divino e difatti i temi dell’Apocalisse (ma anche del libro di Daniele) e del Giudizio Universali fanno da padroni. Il Diavolo abbandona così la forma ferina e si antropomorfizza sebbene venga spesso rappresentato in forme grottesche quasi a sottolinearne
    XII sec Chiesa Sainte-Fay, Conques
    Qui sopra è riportato un particolare del Portale del Giudizio Universale dell’abbazia di Sainte Fey a Conques (1130 circa) che ben rappresenta il metodo utilizzato dalla Chiesa per spiegare ai fedeli ciò che aspettava a coloro che non seguivano la dottrina.
    Il diavolo lo troviamo spesso, in questo periodo associato all’iconografia della cosiddetta “pesatura delle anime”, o Psicostasi, nella quale viene rappresentato vicino a S.Michele. Psicostasi Duomo di Ferrara In tali scene, l’arcangelo tiene in mano una bilancia con la quale pesa l’anima del defunto, pronta ad essere dilaniata o rapita se giudicata colpevole o condotta tra i beati se innocente. Interessante osservare che in tali casi il diavolo non rinunci a perdere l’anima ma spesso si aggrappi alla bilancia per sovvertire il giudizio, a sottolineare probabilmente la natura ingannatrice dello stesso, come possiamo osservare nella facciata della Cattedrale di S.Giorgio a Ferrara (immagine qui sopra), ma anche nella duplice scena della Morte del Giusto presso la Cattedrale di S.Pietro a Spoleto.Psicostasi Duomo di Cremona
    Vedi anche:
    Viaggio all’Inferno

    Viaggio all'Inferno - seconda parte:

    Viaggio all'Inferno - terza parte:

    mercoledì 20 maggio 2009

    Il volto del Diavolo – parte prima

    Viaggio all'Inferno - parte seconda

    Come accennato nel capitolo precedente, il diavolo nell’iconografia cristiana assunse forme e immagini diverse, assecondando i bisogni teologici del momento. Oggi, ad esempio, l’idea del maligno si è consolidata nelle sembianze di un essere antropomorfo con ali da pipistrello, coda, corna, per lo più da capro, e tridente in mano. Ma come vedremo non è sempre stato così.
    Mosaico Ravenna
    I Primi Cristiani, ad esempio, si concentrarono, quando poterono, sulle immagini del Cristo, tendendo così a snobbare il Maligno, attribuendogli eventualmente sembianze feresche, come di serpente, principalmente, ma anche di orso, scimmia o leone come nel mosaico del V secolo qui accanto.
    L’iconografia del demonio fu basata principalmente sul testo biblico della Genesi, sull’immagine del Serpente tentatore, che i padri della chiesa avevano identificato nell’angelo caduto. Nell’alto medioevo iniziarono ad aver successo le rappresentazioni basate sull’Apocalisse e il Diavolo assunse così la veste della Bestia, come splendidamente riportata dall’affresco qui sotto riprodotto, ancor oggi ammirabile nell’eremo di S.Pietro al Monte sopra Civate nel Lecchese.
    “Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli”. Apocalisse 12, 7-9
    S.Pietro al monte. apocalisseQui sotto, dello stesso affresco si ripropone il particolare delle teste del Dragone.
    Intanto apparve un altro segno nel cielo: un grande dragone, dal colore del fuoco, con sette teste e dodici corna e sette diademi sulle testeApocalisse 12,3
    XII Sec Dettaglio Dragone di Pietro al monte
    A cavallo dell’anno mille le creature diaboliche iniziarono ad invadere i luoghi santi: le cattedrali romaniche diventarono così vere e proprie enciclopedie di pietra e fornirono al tema demoniaco una varietà vastissima, dal grottesco, al surreale. Il fascino del Diavolo stava prendendo il sopravvento tanto che già a metà del XI sec San Bernardo si lamentava, in una missiva all’abate di Saint Thierry, del proliferare di queste rappresentazioni:
    Nei chiostri, sotto gli occhi dei fratelli che leggono, che cosa ci fanno quei terribili mostri? (…) Quelle scimmie immonde, quei leoni selvaggi, quei mostruosi centauri, quegli esseri mezzi bestia mezzi uomini?
    In verità andrebbe sottolineato che mentre l’iconografia sacra rimase giocoforza piuttosto standardizzata subendo di fatto solo i cambi stilistici dovuti al raffinarsi dell’arte, il demoniaco permise all’artista medioevale di spaziare attingendo spesso a esotiche fonti come quelle del Medioriente e persino più in là. capitello S. Maddalena Vezelay Ma sarà un processo molto lento: inizialmente Satana era sì l’anticristo, il nemico, ma rimaneva pur sempre, benché caduto, un angelo. Successivamente però nella Chiesa sorse l’esigenza di assimilare nei diavoli le figure delle divinità e dei demoni pagani e contemporaneamente di sottolineare la bruttezza e la perversione del male, da qui, appunto il fiorire di immagini grottesche come quelle riportate nello schizzo qui a fianco di un capitello della chiesa di S. Maddalena di Vezelay. Si badi comunque che per l’uomo del medioevo il diavolo era un essere estremamente ed essenzialmente reale e ciò che noi vediamo come rappresentazione in realtà era per lui visione dell' orrore del Male.
    Di certo vi è che il Demonio subì un lento processo di antropomorfizzazione, soffermandosi a lungo sull’aspetto intermedio di mezzo uomo e mezza bestia, spesso riprendendo, seppur senza l’armonia dei classici, le sembianze di divinità pagane, quali ad esempio i satiri. Un bell’esempio può essere il salterio dell’immagine sottostante, rappresentante la discesa di Cristo nel Limbo, dove per l’appunto il Diavolo ha già assunto alcuni tratti che lo caratterizzeranno in futuro, come i tratti zoomorfi inseriti in una figura di fattezza umana.IX Sec -  Diavolo salterio
    Vedi anche:
    Viaggio all’Inferno

    Viaggio all'Inferno - seconda parte:

    Viaggio all'Inferno - terza parte:
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