C'era una volta un Dio che creò un mondo perfetto e un uomo perfetto a cui affidarlo. Tra le tante creature il buon Dio decise di creare anche un "serpente" perfetto, così perfetto, che non ci mise molto a mandare tutto quanto a catafascio . Beninteso la colpa non era del buon Dio, che era e sarebbe rimasto perfetto , ma di quell'uomo perfetto creato a sua immagine e somiglianza che in un attimo di distrazione ascoltò il serpente perfetto creato, ricordiamolo per chi si fosse perso, dallo stesso perfettissimo Dio. E così il mondo che fino ad allora era stato un paradiso, divenne un luogo difficile da vivere e, nelle difficoltà, l'uomo che aveva distrattamente perso la perfezione iniziò a combinarne di ogni, riuscendo nell'impresa di irritare quel Dio buono e misericordioso che tutti perdona. E fu così che infatti andarono le cose: il buon Dio che, onniscientemente, aveva già programmato di dettare da lì a qualche millennio una decina di comandamenti, tra cui il non uccidere e di mandare suo figlio/se stesso a farsi crocifiggere per aver insegnato il perdono, decise di annegare il genere umano con un diluvio, salvando però uno sparuto numero di prediletti e qualche animale, tra cui i discendenti di quel perfettissimo serpente a lui tanto caro. Quando i suoi prediletti si riprodussero e ripopolarono il mondo, decise comunque, in quanto divinità buona perfetta e universale, di scegliere un solo popolo e d'altra parte il concetto di universalità aveva deciso di rimandarlo a dopo il nuovo testamento. Nel frattempo questo buon Dio misericordioso si rilassò, compiendo o appoggiando inavvertitamente stragi gratuite di ogni tipo, gettando piaghe sugli infedeli , fino a che, finalmente, si decise a consegnare all'umanità, o meglio ad uno sparuto numero di esuli che aveva distrattamente lasciato quarant'anni nel deserto a sognare vitelli d'oro, dieci comandamenti fondamentali e una lunga serie di minori che li specificavano e che meglio facevano comprendere la misericordia divina come quelle regole che imponevano di uccidere onanisti e streghe e di lapidare gli adulteri o, come quelle eticamente ineccepibili, come il divieto assoluto di mangiare gamberetti o il numero massimo di passi da fare il sabato. Infine, passati svariati secoli, il buon Dio decise di incarnarsi nel corpo di una giovane donna (che traduttori un po' ignoranti trascrissero "vergine"), fatta nascere apposta senza peccato come eccezione alla regola e, di certo, perfettissima; per lo meno, più perfetta di quella Eva che si fece infinocchiare da un serpente. Per l'incarnazione, il buon Dio scelse come epoca storica, un periodo in cui erano di moda le attese messianiche e, giusto per confondere le acque, prese a prestito mezza dottrina mitraica, per poi venire al mondo nella più "importante" delle provincie dell'Impero Romano, con buona pace dei Cinesi, degli indigeni della Papua Nuova Guinea e degli Indios delle Americhe. Era venuto il momento di salvare l'umanità! Tra tutti i metodi a disposizione di un essere onnipotente il buon Dio decise che era il caso, per salvare gli uomini, di farsi crocifiggere come il peggiore dei malfattori. Si era evidentemente stancato di effetti speciali come colonne di fuoco, come le piaghe d'Egitto, di mura che crollano al suono di trombe e di diluvi universali. Meglio fare qualcosa di meno diretto e meno comprensibile. Tuttavia non si può oggettivamente biasimarlo: benchè aveva fatto tutto perfetto qualcosa non quadrava e, da buon Dio che si rispetti, avrebbe fatto qualsiasi cosa per sistemare il tutto, e lo dimostrò con l'estremo sacrificio. Al limite si potrebbe obbiettare che la scelta era un poco masochistica, ma andavano di moda le religioni misteriche e si sa, non c'è nulla di peggio di essere fuori moda. Per complicare un poco le cose decise che non sarebbe stato sufficiente sacrificarsi, anche perchè, patimenti a parte, da buon Dio immortale , sapeva sarebbe certamente risorto. No, anche gli uomini dovevano adoperarsi, fare qualche cosa e decise che l'ideale sarebbe stato un bel battesimo in suo nome con buona pace dei Cinesi, dei Papuasi, degli Indios e di tutti gli sfigati che erano nati prima che lui prendesse questa saggia decisione. Nessun uomo che non fosse battezzato con acqua e spirito santo, sarebbe tornato al cospetto del Padre e a quel punto demandò ad altri uomini il destino dei loro fratelli giusti, ma non battezzati. Questi uomini illuminati decisero di iniziare dei lavori per approntare una zona all'Inferno denominata Limbo, ma non tutti erano d'accordo, tanto che in un paio di infallibili concili si decise per l'appunto in favore dell'Inferno ma con delle pene inferiori, senonché alla fine, in barba a questi, si convenne di rimettere tutto al buon Dio e alla sua infinita misericordia. La provvidenza volle infatti che l'attuale illuminatissimo Papa decise di compiere studi approfonditissimi sulla natura dell'aldilà, attraverso i quali venne alla conclusione che il Limbo non era che un'ipotesi teologica, a differenza di tutte le altre, di cui si hanno prove certe ed inequivocabili, permettendo quindi anche ai non battezzati di salvarsi lo stesso con grande scorno dell'UAAR e con gran confusione del buon Dio che aveva detto all'Apostolo Giovanni di testimoniare il contrario. Rimanevano comunque i Comandamenti: su quelli non avrebbe fatto nessun passo indietro, anche perché nel dettarli ne aveva già compiuti parecchi anche di lato e in diagonale. Siccome il buon Dio che pur onnisciente e onnipotente, aveva altro da fare, non volendo distrazioni, demandò agli uomini da lui scelti e illuminati e, come tali infallibili, l'incombenza di far capire al resto della marmaglia il vero significato delle sue parole. Questi, in effetti, si comportarono in modo ineccepibile, applicando alla lettera persino regolette minori come l'uccidere le streghe, ma nello stesso tempo aggiornandone altre un po' desuete come la lapidazione degli adulteri, introducendo il nuovo comandamento del perdono, anche se, c'è da dire, non fu utile a salvare il deretano di alcuni Papi medioevali uccisi perchè trovati nel letto di mogli altrui. L'applicazione della regola del porgere l'altra guancia fu esplicitata al meglio e completata con alcune eccezioni, come ad esempio il malicidio (uccidere il male è bene) che servì a rendere santa la guerra, fatta forse con il nobile intento di portarsi avanti con i lavori del giudizio universale. Anche altre regole fondamentali come il non mentire furono specificate: ad esempio inventarsi una donazione di Costantino per acquisire un potere temporale fu ritenuto lecito, come lo fu il treamandare gli incredibili supplizi di alcuni martiri. Erano del resto tempi duri, cosa testimoniata non solo dagli scritti agiografici, ma anche da alcune pratiche del tempo, come lo smembramento dei cadaveri dei santi, improvvisamente ritenuti veicolo di miracoli. E così ad eccezione del comandamento che vuole gli uomini onesti, fu ritenuto accettabile clonare queste reliquie dando origine ad un fiorire di tibie, falangi, spine, sangue che si liquefano, e quando la storia non forniva più suggerimenti ci si affidava alla fantasia, con sacre lance, piume dello spirito santo, e latte della vergine che chissa chi, aveva estratto e preservato. Altre regole comportamentali suggerite dal buon Dio, come il perdonare, e l'invito al perdono e alla fratellanza furono tradotte come un obbligo a farsi raccontare le marachelle, in modo da poterle perdonare, magari con qualche preghiera e perchè nò, con qualche donazione a rafforzare il pentimento, cosa che in effetti abbellì il mondo di superbi monumenti e permise agli uomini scelti dal buon Dio di far notare la divina illuminazione attraverso i bagliori dell'oro e dei preziosi su corone tiare, anelli bastoni e vesti, rendendoli veri e propri "portatori di luce". Gran parte del lavoro era dunque fatto, il mondo era stato salvato e tutti noi ora viviamo felici e contenti, a parte i cinesi, i papuasi e gli indios che continuano, ahimè, a passarsela maluccio.
La morale di questa fiaba è che prima di desiderare la Salvezza, sarebbe opportuno chiedersi da chi dovremmo essere salvati.
...E sun partii per la téra santa, la lama in cieel e l'infernu in téra
(...E son partito per la guerra santa, la lama in cielo, l'inferno in terra)
perchè m'han dii che l'era santa anca la guera
(perchè mi hanno detto che era santa anche la guerra).
Culpi de spada a furma de cruus, culpi de spada a mezaloena
(Colpi di spada a forma di croce, colpi di spada a mezzaluna)
che in paradis a tucc ghe specia una pultrona
(che in paradiso a tutti aspetta una poltrona).
e i m'hann dii che se'n cupavi tanti, scancelavi i mè pecàà
(Mi hanno detto che se ne accoppavo tanti, cancellavo i miei peccati)
che l'è diverso cupà quii giust e quii sbagliàa
(perchè è diverso uccidere quelli giusti e quelli sbagliati...)
(Davide Van de Sfroos " Il cavaliere senza morte")
P.S. L'immagine proposta è provocatoria: non sono massone (di questi tempi è meglio specificare tutto...)
6 commenti:
Ritenendomi, ahimè, troppo ignorante per addentrarmi nella giungla delle perversioni monoteiste, e demolire a colpi di sciabola millenarie querce ricoperte di storiografia muscosa, di esegesi stantia, di escatologia nauseabonda e filosofia putrescente, mi limito a soffermare la mia pochezza sull'ultima sentenza : "e tutti noi ora viviamo felici e contenti, a parte i cinesi, i papuasi e gli indios che continuano, ahimè, a passarsela maluccio". La invito a visitare il sito : www.hakomagazine.net/, rivista di taglio monografico, curata da esperti antropologi, storici, archeologi e semplici divulgatori, e che degli "indios" si occupano di professione. Così sarò sollevato dal fatto che almeno lei, che un tempo mi disse di aborrire il "politicamente corretto", rimarrà basito dallo scoprire come fossero (e sono) i veri "indios"...perlomeno quelli americani.
Non conosco il sito quindi ci andrò sicuramente. Ma immagino già di sapere, vista la presenza di studiosi (nonchè la sua passione sull'argomento), che vi siano contenue confutazioni sul mito del "buon selvaggio". Ci tengo a sottolineare, a scanso di equivoci quanto la scelta di Cinesi, Papuasiani e Indios sia abbastanza casuale ed è un semplice (magari anche bislacco) espediente per sobillare nella mente di chi legge l'immagine di popoli lontani ed esotici, che comunque vennero inspiegabilmente snobbati dalla grazia della "Redenzione".
Non sono ad ogni modo un difensore del mito del buon selvaggio, tutt'altro e per vari motivi. Tra i tanti, credo che il mito sia storicamente nato da sensi di colpa di una parte dei colonizzatori e nondimeno per il fatto che credo che non si possa, senza incorrere in generalizzazioni grossolane, etichettare una civiltà come "buona" o "cattiva" (aggettivi che meglio si addicono al singolo).
sono d'accordo con lei; troverà il sito molto interessante.
Spero sia d'accordo con me non solo sul fatto che l'espediente fosse bislacco :-)
Comunque sì, il sito è davvero interessante e vista la sua passione per l'argomento sarei felice mi consigliasse anche qualche libro.
Causa le ben note, catastrofistiche notizie che giornali venduti ci propinano, sono costretto a consumare le ferie che avevo arretrate e cosa di meglio di un buon libro?
D'accordo, allora, specificando che si tratta di mie opinioni personali, le consiglio "la conquista dell'america" di tzvetan todorov, antropologo russo, inimitabile nel mettere in luce i rapporti di pensiero indios-spagnoli, lo trovo un po' ridicolo quando appoggia i demografi delle Berkeley dando stime folli (già demolite) della popolazione nativa. Estremamente prolifico fu Victor von Hagen (ora sostituito dalla figlia Silvia), qui ha l'imbarazzo della scelta; "Alla ricerca dei Maya", "Le antiche civiltà del Sole", "Gli aztechi, civiltà e splendore", "L'Eldorado" e molti altri (soprattutto in inglese), ho letto molti articoli di David Stuart, giovane epigrafista di fama mondiale, ne troverebbe una discreta quantità al presente sito: www.mesoweb.com; inglese, il migliore che conosca assieme all'hakomagazine. Un altro autore di notevole spicco è Michael D. Coe (l'unico libro che lessi fu, credo anni fa, "I maya", forse della Rizzoli), poi vi sarebbe "La vita quotidiana degli aztechi" di Jacques Soustelles,antropologo e ministro francese, ma da un politico può aspettarsi un'opinione molto politica(mente corretta), in effetti dà un'immagine idilliaca degli aztechi. Le consiglio di evitare i libri di David Stannard, o quelli di Zacharia Sitchin, o meglio le consiglio di leggerli evitando di prestarvi troppa fede; si va dal compianto più disgustoso ed autoflagellante fino alla teoria che il sarcofago di Kin Pacal II rappresenti il sovrano che si leva in volo su un'astronave aliena (???). Altro autore è David Webster; "la misteriosa fine dei maya"; ce l'ho in casa e non l'ho ancora letto; non credo che paventi rapimenti alieni o passaggi vibrazionali ad "energie cosmiche superiori" (?????), quello del collasso dell'impero culturale maya è davvero un mistero. Non so poi cosa dica il libro in sè. Altro testo è "il mistero dei maya" di Norman Hammond; anche questo mi è parso serio. Potrebbe essere interessante dare un'occhiata a "gli aztechi", edizioni Il Mulino di J. Hans Prem, studioso di Bonn. In rete potrà trovare una serie di articoli che vanno da Nicolai Grube a Tatiana Proskuriakoff e David Knorozov; la cortina di ferro ha aiutato lo sviluppo di una ferrea "americanistica" sovietica, per quanto la cosa possa parere contraddittoria. Non so quanti dei libri elencati sono ancora in commercio. In ultima analisi credo che non si ponga nemmeno il problema di definire una civiltà "buona o cattiva", esistono infatti almeno due livelli di valutazione, uno è il paragone di ogni civiltà con sè medesima, altro è il paragone di ogni civiltà con qualunque altra: gli aztechi, così come gli spagnoli agirono in perfetta coerenza con la loro medesima civiltà, ma erano del tutto incompatibili con la nostra.
ah, dimenticavo, buone ferie e buona lettura.
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