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lunedì 27 febbraio 2017

Il bestiario di Internet


Collegandomi al precedente post, in cui si parlava della degenerazione della comunicazione in Internet, devo ammettere che trattenersi dal non intervenire o dal rispondere a certi soggetti è davvero difficile. Mentre evito di partecipare a comunità di presunto debunking se non a scopo di tenermi aggiornato (ultimamente si sono costituiti gruppi di debunkers che si comportano in modo identico ai cretini che tentano di controbattere, un po' come alcuni delinquenti che si ritrovano dalla parte giusta solo perché indossano una divisa), spesso mi trovo a ricevere attacchi o a tentare di far ragionare persone che aprono la bocca virtuale e propinano frasi fatte o tesi demenziali. Avendo voglia di scrivere di qualcosa di più leggero riporto alcuni casi.

Cominciamo dunque in modo soft: ci sono persone che faticano ad esprimersi ma lo devono fare lo stesso, facendoci parte, di fatto, solo della loro propria confusione. Fortunatamente non tutti i confusi sono stupidi, anzi, la confusione di questi tempi regna sovrana. Va interpretata. Interloquire con i confusi spesso permette l'apertura di simpatici siparietti, soprattutto quando la controparte è una persona di spirito (e quindi tutt'altro che stupida)


Che del resto è la verità, come certifica la mia segretissima tessera di appartenenza al NWO che potete vedere in cima al post, ma solo se siete rettiliani voi stessi.

Tra gli elementi peggiori che si trovano in internet ci sono quelli delle frasi fatte, in genere riportate senza alcun senso logico. Qui uno screenshot, purtroppo non completo (il personaggio cancellerà il suo intervento a seguito della risposta che riporterò, eliminando di conseguenza tutto il dialogo) di uno scambio con un cosiddetto "animalaro" , ovvero quei personaggi convinti che gli animali siano meglio del genere umano. Lo scambio avvenne a seguito di una notizia riguardante l'amministrazione comunale della cittadina in cui vivo (effettivamente pessima), rea di aver proposto l'implementazione della differenziata, utilizzando i sacchetti con microchip. 


 Non riportato dallo screenshot (il soggetto si è cancellata da FB facendo sparire i successivi commenti moticvo pr cui dovrete fidarvi della mia parola) , il soggetto rispose in laconico :
"no, non scherzo"
al che io (questa è tratta dalla brutta copia che uso scrivere quando non è richiesta una risposta breve):
"Speravo proprio fosse uno sfogo estemporaneo, sai, quelle frasi fatte ripetute a vanvera che si dicono così, giusto per far comprendere agli altri la propria insoddisfazione. Peccato: mi domando sempre perché persone che credono gli animali migliori degli uomini non passino il proprio tempo a condividere i pensieri con cani e gatti (od ornitorinchi e giaguari...) piuttosto che scrivere sui social; o meglio, perché non se ne vadano a vivere nel dorato paradiso della giungla (forse che non c’è campo?) Dimmi: cosa dovrei imparare da un cane? A ragionare? A chiedere su come veniva calcolato l'aliquota della Tari negli anni scorsi o come nei comuni limitrofi, dove il chip esiste già? Tu mi informi solo di quanto tu sia sfiduciata dell’attuale amministrazione comunale (pensa, lo sono anch'io) ma lo fai su un tema, la raccolta differenziata, il cui scopo principale è quello di preservare l'ambiente. La raccolta proposta è persino sperimentale, nemmeno definitiva, che tradotto in linguaggio corrente significa “Proviamo: se va bene , bene; se non va bene aggiustiamo”! Capisco tutto, anche la provocazione o l'opportunismo politico, ma io, prima di lamentarmi, cercherei di impegnarmi affinché le cose possano andare bene e mi farei carico di proposte alternative qualora funzionassero male, piuttosto che lamentarmi a priori senza per altro avere altri argomenti che le frasi fatte. Ti dirò, persino i cani guaiscono solo dopo che si rendono conto che qualcosa è una punizione"
E poi, ci sono i personaggi che io trovo insondabili. 
Un paio di mesi fa, ad esempio, ricevetti sulla pagina di Facebook del "Pensatoio" un messaggio privato da parte di un soggetto che probabilmente non possedeva altri scopi nella vita che rendersi ridicolo (Ci ho pensato un bel po' prima di postare lo screenshot, ma poi siccome sono buono ho voluto accontentarlo. Non del tutto però, anche la bontà ha i suoi limiti).


Il signor Fausto, con il quale non ho mai avuto nulla a che fare, improvvisamente si presenta e inizia a sentenziare su cose che evidentemente non lo riguardano. 
Si improvvisa, il soggetto, un accademico della crusca e detta le regole di cosa dovrebbe essere un pensatoio. 
E prende la sua bella cantonata.
Riporto la definizione di "pensatoio" del vocabolario Treccani:
pensatóio s. m. [der. di pensare]. – Termine con cui si traduce usualmente il greco ϕροντιστριον (v. frontisterio), con cui Aristofane nelle Nuvole indica scherz. la casa dove Socrate filosofeggia insieme con i suoi scolari: un comitato d’esperti ..., seduti in un socratico p., come nelle «Nuvole» d’Aristofane (E. Cecchi); quindi, in frasi per lo più scherz., luogo appartato e silenzioso in cui ci si raccoglie a meditare: ignoro che fine abbiano fattodopo la morte del musicistale montagne di rulli che ingombravano il suo p. (Montale). 
Il lemma, come spesso accade, ha molteplici significati e quello del luogo appartato e silenzioso, che sarebbe la definizione che più si avvicina al suo fallace intendimento (da nessuna parte si parla di qualcosa di "personale", e anche lo fosse, credo di avere la "personale" facoltà di decidere cosa fare delle mie cose "personali"), viene presentato come seconda ipotesi.
La prima, come evidenziato è il luogo dove Socrate avrebbe filosofeggiato "insieme" ai suoi scolari. 
Lungi da me l'idea di elevarmi a filosofo e tanto meno maesto (infatti nella pagina "About" del blog svelo le origini meno nobili della scelta del termine: la saga di Harry Potter, lasciando intendere, proprio come accade più volte nella storia del maghetto, quanto i pensieri siano qui custoditi per poter essere usati e ricordati dal sottoscritto e, bontà vostra, da voi che mi leggete).
Se poi avesse avuto l'intelligenza di informarsi prima di sputar sentenze avrebbe scoperto anche gli altri usi della parola "pensatoio" ma temo non ne avrebbe compreso l'avvertimento:
In passato indicò anche, talvolta, l’attività del pensiero, da cui le frasi entrare nel p., cominciare ad avere serie preoccupazioni, e mettere qualcuno nel p., procurargli dei pensieri, causargli gravi difficoltà.
Non contento (ma d'altra parte l'hater non si accontenta mai), mi accusa di nascondermi dietro uno pseudonimo tacciandomi, per questo, di codardia.
E' dal 2011, in occasione del post riguardante i miei 40 anni che ho svelato al mondo il fondamentale segreto della mia identità. 
Se non bastasse, nella sezione "about" del blog oltre a spiegare il perché della scelta del termine "Pensatoio", metto una mia fotografia (ammetto, oggi, un po' datata) e sopratutto, ogni fottutissimo articolo che scrivo porta in calce la mia firma
Curioso che un laureato che dichiara di lavorare per la più grande multinazionale dell'informatica non sia in grado di collegare nome e cognome in calce all'articolo con l'autore e, ancora più curioso, che anziché postare il commento qui sopra riportato, legandolo ad un post specifico, pur tacciando gli altri di mancanza di coraggio risulti poi l'unico dei due a "nascondersi", esprimendo il suo fine pensiero dietro un messaggio privato (Per quale articolo lo avrei offeso? Perché non esporre la propria pochezza al pubblico ludibrio?). 
Soprassiedo all'analisi di cosa voglia dire "tentare di far diventare il blog mediatico", perché già di suo è una frase con una logica abbastanza avvilente. L'analisi, comunque, non aggiungerebbe nulla alla pochezza del personaggio, il cui unico merito sarebbe quello di essere riuscito ad addensare così tante stupidaggini in 224 caratteri, compresi gli spazi; alcuni dei quali doppi. 

Ah, dimenticavo: è ovvio che tra le varie bestie che popolano il web mi ci metto anche io. 
Se attaccato a sproposito mordo.



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