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lunedì 27 febbraio 2017

Il bestiario di Internet


Collegandomi al precedente post, in cui si parlava della degenerazione della comunicazione in Internet, devo ammettere che trattenersi dal non intervenire o dal rispondere a certi soggetti è davvero difficile. Mentre evito di partecipare a comunità di presunto debunking se non a scopo di tenermi aggiornato (ultimamente si sono costituiti gruppi di debunkers che si comportano in modo identico ai cretini che tentano di controbattere, un po' come alcuni delinquenti che si ritrovano dalla parte giusta solo perché indossano una divisa), spesso mi trovo a ricevere attacchi o a tentare di far ragionare persone che aprono la bocca virtuale e propinano frasi fatte o tesi demenziali. Avendo voglia di scrivere di qualcosa di più leggero riporto alcuni casi.

domenica 26 febbraio 2017

Bar Web


Internet e la rete sono e rimangono una grande opportunità per apprendere, conoscere, confrontarsi e divulgare. 
Come in ogni comunità, anche nella grande "piazza" del Web si distinguono persone più sagaci e altre meno, persone educate e personaggi maleducati, stupidi e geni, in genere distribuiti secondo la più classica delle gaussiane.
Internet ha però un aspetto pericoloso: tende a "depersonalizzare" l'individuo, il quale, protetto dalla nuova forma virtuale, si può e si sente libero di affermare senza ritegno qualunque cosa passi per il cervello.
Anche se cose sciocche.
Anche se non c'è il cervello. 
Normalmente, se in una piazza, o al bar, un soggetto se ne esce con una castroneria o con un comportamento anormale e/o negativo, il resto della comunità lo identifica e nel caso lo limita.
Questo perché per quanto grande possa essere la piazza od il bar essi sono e rimangono luoghi limitati.
In internet tutto ciò è impossibile.

domenica 19 febbraio 2017

Oltre


"Alcuni sostengono che la morte sia davvero il termine di ogni cosa: nessun dopo, nessun dove. Altri che sia la porta per un'altra esistenza, per una vita eterna in altri luoghi, con altre regole. C'è chi sostiene sia una parentesi, tra un incarnazione e l'altra, un lungo viaggio verso uno stato di esistenza superiore, o verso il nulla. Ma che sia la fine, l'inizio o una parentesi poco importa: la morte ha sempre avuto un'importanza notevole per l'uomo: in fondo è l'ultimo atto della sua esistenza terrena.
La morte, per quanto mi riguarda è invece semplicemente un dono o, eventualmente, una fortuna.
Nella vita ci sono pochissime certezze, di tutte la più certa è sicuramente la morte. Non cambia in realtà che essa sia un punto o una virgola, perché, al di là del credo di ognuno di noi, essa è e riamane la fine dell'esistenza dell'essere, così per come è stato conosciuto"
Sono parole mie di circa 7 anni fa, di un post titolato "Morte".
Non ho cambiato idea in merito.
Ritengo ancora la morte un dono (anche se oggi preferisco il termine "fortuna" giacché il "dono" presuppone un donatore) per gli stessi motivi che individuai allora, sebbene ora che il Tristo Mietitore si avvicina, ne percepisco del dono, anche l'amaro sapore.

In passato sono stato religioso, più per educazione che per scelta.

Hieronymus Bosch  - La nave dei Folli

Come più volte sottolineato, ho trovato l'insegnamento dato dalla religione contraddittorio: in particolare, sulla morte, per rimanere in tema, da un lato ci è stato insegnato che rappresenta l'ultimo passo prima del ricongiungimento con il divino, quindi fonte di gioia, dall'altra viene rappresentata spesso come una punizione (vedasi tre quarti dell'antico testamento, l'Apocalisse e le numerose e spaventose rappresentazioni sui libri di pietra che sono le cattedrali), lasciandoci dinnanzi ad essa in balia della paura.

Poi, forse anche per questo, si potrebbe dire che persi la fede. 
Sempre che ne abbia davvero avuta almeno un po'.
Persino ora io stesso fatico a capire se sono ateo od agnostico.
Da un lato ritengo impossibile l'esistenza di qualunque divinità proposta dall'uomo: in ogni religione riconosco fin troppo bene i difetti del genere umano, tanto che è trovo fin troppo semplice dimostrare quanto sia stato l'uomo ad aver creato dio a sua immagine e somiglianza e ridicolo il viceversa.
Dall'altro, la totale negazione del divino non mi convince del tutto, sebbene non saprei definire cosa possa mai essere un dio, né definirne gli attributi (Perché mai dovrebbe essere eterno, onnisciente, onnipotente? Perché non potrebbe essere morto o trasformato o crescere in conoscenza attraverso errori come facciamo noi, od ancora, avere poteri limitati? Perché deve essere uno? Perché anziché ritornare a lui, non sia lui a dovere/potere ritornare attraverso di noi? Perché dovrebbe tornare?).
Domande senza risposte: in fondo, è dalla notte dei tempi che dio è semplicemente ciò che non riusciamo a comprendere.
In fondo, il divino lo abbiamo cercato "oltre" mentre forse, dico forse, dovremo cercarlo in noi stessi.

War Report 201702.19

Penultimo giorno del primo ciclo di chemioterapia.
Inizio a sentire la stanchezza e non solo quella fisica, sebbene cerchi di convincermi che il tutto sia da ricondurre al lungo elenco di effetti collaterali del farmaco che assumo e che quindi verranno meno con la fine del ciclo stesso.
Beninteso, non ho intenzione di venire meno a nessuno degli obbiettivi che mi sono proposto.
Debole o meno, finché sarò in piedi, farò quello per cui mi sto curando, ovvero, vivere.

Certo, se almeno riuscissi a distinguere il sapore delle cose non mi sarebbe certo di intralcio, ma tant'è.

lunedì 13 febbraio 2017

War Report 201702.13




Frodo :"Vorrei che l'anello non fosse mai venuto da me...
Vorrei che non fosse accaduto nulla!"
Gandalf:" Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi,
ma non spetta a loro decidere.
Possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso".
(Film :LOTR - The Fellowship of the Ring)

Fra qualche giorno, il 15, si riprenderà con la chemioterapia, sempre che la febbre di sabato sera (non quella "del" sabato sera) unita a raffreddore, non siano le avvisaglie di una forma influenzale in grado di alterare i valori ematici al punto di dover rimandare.
Stamani, benché sfebbrato (il che mi rende ottimista riguardo ai dubbi di cui sopra), ho preferito non andare al lavoro.
Un secolo fa, sarei andato lo stesso; ora essendo immunodepresso non ne vale la pena.

Stavo ragionando sul fatto che dei sei mesi  di "salute" che mi avevano garantito (il poi è un incognita e le statistiche giocano a sfavore), ne ho già passati quattro e mezzo a curarmi.
Alcuni mi hanno fatto notare che sarebbe stato meglio fare altro piuttosto che tornare al lavoro.
Fare un viaggio, dedicarmi ai miei interessi.
In altre parole, godersi gli ultimi istanti/giorni/mesi.
Non so.
Forse la salute cagionevole ha avuto una sua parte inconscia nella decisione di riprendere le normali attività (lavoro, palestra, ecc). Probabilmente anche l'impossibilità attuale di guidare è stato un forte limite.

La verità è che la normalità non è una condizione naturale, ma una conquista.
La normalità è la base di tutto, se non si è soddisfatti di essa nulla potrà davvero essere gratificante, se non in maniera effimera o al più, aleatoria.
L'avevo capito prima attraverso il ragionamento, ne ho dimostrazione ora che la vita me lo ha marchiato a fuoco sulla pelle.
Il lavoro è, o per lo meno in una società giusta dovrebbe essere, parte di questa normalità.

Ecco perché ho desiderato, persino bramato, di rientrare al lavoro.

giovedì 9 febbraio 2017

Il bello dell'amore




"Il bello dell'amore è che esso trascende ogni legge conosciuta: ciò che si divide, in lui si somma, ciò che si aggiunge, in lui si moltiplica e se decidiamo, per lui, di sottrarci qualcosa, finiamo sempre per scoprirci più ricchi.
È così che
 scopro, mentre il tempo passa, con i giorni che si accumulano in settimane, queste in mesi e i mesi in anni, che è proprio il tempo che ho dedicato a te, sottraendolo a me stesso, quello che mi ha reso davvero felice; che è stato il dividere la mia vita con te che mi ha reso uomo e , non da ultimo, che è ciò che abbiamo voluto insieme che mi ha reso la cosa più nobile a cui un uomo possa aspirare: divenire padre".
Ho ritrovato, sistemando la scrivania, la brutta di un vecchio biglietto di auguri per il compleanno di mia moglie, 
Mi piaceva.
Non volevo andasse perduto per sempre.  

giovedì 2 febbraio 2017

War Report 201702.02


The lines of a smile erased
the tear tracks upon her face,
a smile could linger, even stay.
Sweet Sir Galahad went down
with his gay bride of flowers,
the prince of the hours
of her lifetime.
(Joan Baez - Sweet Sir Galahad)

Il tempo scorre.
Una banalità, se non se ne tiene il conto, una tortura se ci si lascia travolgere.
Per questo a volte è meglio pensare ad altro, distrarsi.
Se ci si riesce.

Oggi ho finito la fisioterapia. 
Se devo essere sincero le cose andavano meglio un mese fa: la radioterapia ha lasciato strascichi.
La gamba sinistra è peggiorata, alcuni movimenti sono più difficoltosi e anche la coordinazione mi sembra meno precisa. 
Il braccio ha meno forza di prima. 
Solo la resistenza è migliorata.

La cosa che più mi preoccupa sono i mal di testa che mi colgono la sera. 
Non ho mai sofferto di mal di testa, prima.

C'è di buono che in generale sto riacquistando le forze quindi ho ripreso a fare qualche esercizio la mattina appena alzato e, da martedì, ho ripreso finalmente a frequentare il dojo. 
Dovevo andarci anche stasera ma ero troppo stanco.
Primo la sicurezza: mi ero ripromesso di spingermi al limite senza mai superarlo. 
A volte però è dura rinunciare, specie quando i propri limiti non sembrano accettabili. 




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