Il Complesso
Immerso in una conca tra i boschi del Varesotto, il complesso monumentale di Torba è testimone di una vicenda più che millenaria. Avamposto militare del tardo impero romano, poi in mano ai Goti e ai Longobardi (con torre e cinta difensiva del secolo V e VI), Torba fu quindi pio luogo di preghiera e di lavoro di religiose benedettine (con chiesa dei secoli VIII-XIII e sede monastica). Abbandonato dalle monache nel 1453, fu successivamente adibito a cascina rurale. Nella torre sono conservati rari e importanti affreschi della fine dell'VIII secolo.
La Chiesa
La piccola chiesa del monastero è attribuibile prevalentemente al secolo XI, ad eccezione della cripta dell'VIII secolo e della parte absidale che, con il vivace motivo che alterna fasce di ciottoloni e mattoni e la raffinata teoria di archetti pensili, è pienamente ascrivibile al XIII secolo.
L'interno della chiesa, ad aula unica, con la copertura a capriate lignee e le pareti intonacate, ha conservato, grazie anche ad un attento restauro, tutta l'originaria semplicità di una struttura povera, medievale, monastica.
La Cascina
Il corpo edilizio che ospitava le celle delle religiose e le sale di riunione si alza, verso corte, per due piani e, verso valle, per tre, comprendendo il seminterrato. Verso corte si apre nella muratura un portico a tre arcate, tamponato in epoca contadina per ricavarvi nuovi locali di residenza e recuperato dai restauri del 1977.
La sua funzione era quella di offrire un luogo coperto per il riposo dei pellegrini o più semplicemente dei viaggiatori cui, a Torba come in quasi tutti i monasteri Benedettini, veniva offerta ospitalità.
Il Torrione
Il torrione del V-VI secolo è un esempio di architettura militare di importanza non comune. I contrafforti e le murature si assottigliano salendo e traducono in forme architettoniche il diminuire degli sforzi sopportati dalle strutture.
Nella zona inferiore le aperture sono a feritoia, al secondo piano si aprono invece belle finestre a fungo (cioè con arcata di base più larga della luce della finestra). Superiormente una fascia decorativa in cotto segna l'originale altezza della torre, prima che si costruisse il sopralzo.
Affreschi del primo piano
Il primo piano della torre era adibito a sepolcreto. Negli sguinci delle finestre si conservano tracce di figure ad affresco. Aliberga, monaca dal nome longobardo, è la protagonista dello sguincio destro: era affiancata da una consorella, di cui restano però solo tracce delle mani, e sovrastata da un vescovo di cui resta la sola veste. Al nome citato, tracciato in ocra giallo, è stato poi sovrapposto, in bianco, il nome Casta. I caratteri stilistici fanno riferimento all’VIII secolo, come è confermato anche dal carattere di alcune scritte rilevate da Carlo Bertelli.
Affreschi del Secondo Piano
La sala al secondo piano della torre, utilizzata come oratorio, era completamente decorata con affreschi attribuibili alla fine dell'VIII secolo.Sulla parete ovest si è conservato un gruppo di otto monache.
Una fenditura del muro, che lasciava passare l'acqua piovana, ha dilavato i tratti del loro viso, eseguito evidentemente con materiale composto di calce, quindi meno resistente. Solo le due figure all'estremità destra conservano i tratti fisionomici.
Quanto resta della raffigurazione delle monache è però arricchito dal raffinato, agile movimento delle mani.
Mappa
Visualizzazione ingrandita della mappa
Nessun commento:
Posta un commento