Ad Expando

martedì 21 dicembre 2010

Il Canto della Quercia



Il Canto della Quercia

Mi leverò l'autunno,
fuoco
di foglie d'oro
e le appenderò 
come un vecchio abito
ad un canto d'inverno.

Sogno di fronde vuote:
questo rimango.

Freddo nel silenzio 
dei miei rami
e dentro ghiaccio,
come l'attesa.
come un cuore offeso.

Poi nell'immoto
un balzo
e mi colmo l'anima
di serena notte oggi,
e nell'avvenir 
di sole

Seregno, 21 Divembre 2005






DIARIO DI BORDO:
La quercia è un albero maestoso sia nelle sue forme che nei suoi significati. Pianta sacra alle popolazioni celtiche tra i cui rami i druidi spiccavano il vischio, simbolo solare, emblema di forza, virtù e perseveranza,   di certo per il suo aspetto e probabilmente perché le foglie della quercia a differenza di altre latifoglie persistono a lungo sulla pianta, secche,  sino ad inverno inoltrato. 
Ovviamente ho usato la quercia come metafora per descrivere un momento, anzi il momento, "magico", del cambiamento dell'equilibrio luce-tenebra che avviene nel solstizio.
Immagino sia pura vanità (e in essa mi crogiolo senza vergogna!) il dire che dei miei scritti è uno di quelli che più amo in quanto meglio riusciti.

venerdì 17 dicembre 2010

Riconoscere l'ignoranza

E' difficile riconoscere l'ignoranza, perché in fondo siamo tutti un po' ignoranti. 
Anzi, l'intelligenza ci permette di capire che più si conosce e più si ha la dimensione della propria ignoranza. 
Vi è però un altro tipo di ignoranza che è legato a doppio filo alla stupidità, ed è quella di arrogarsi il potere di dare dello stupido o dell'ignorante a qualcuno partendo dall'assunto che noi siamo gli intelligenti.
Qualche giorno fa, parlando della situazione dell'azienda in cui lavoro, alcuni colleghi hanno espresso lecite perplessità sulla condotta della Direzione. 
Lecite, in quanto è assodato che in un  paese libero si ha diritto di opinione e conseguentemente di critica, al di là dunque, della reale consistenza delle critiche stesse. Come si dice, opinioni e, come tali, opinabili.
Ciò che invero mi infastidiva del discorso non erano tanto le critiche, che peraltro non mi toccavano e che in parte condividevo, quanto la vanità, o se vogliamo l'arroganza di coloro che affermavano che, se fosse stato per loro, alcune cose non sarebbero mai accadute. Costoro, non si rendono conto di vedere solo la parte finale di un lungo percorso che con molta probabilità non avrebbero nemmeno avuto facoltà di cominciare. Troppo comodo ergersi critici quando non si conosce, quando si ignora.
Anzi è oggettivamente da stupidi.

mercoledì 15 dicembre 2010

Aforismi

"Il fatto che sbagliare sia umano mi rende la persona più umana che conosca"

martedì 14 dicembre 2010

Oggi sono triste

Oggi sono triste per vari motivi, tanti, da non riuscire a metterli nemmeno in ordine.
Sono triste perché hanno dato del traditore ad un uomo che ha perso l'uso delle gambe per servire la Patria (on. Paglia).
Perché il Governo dell'Italia, indipendentemente dal colore politico, è dipeso da gente come l'agopuntore Scilipoti e perché coloro che dipendevano dal suo voto, anziché vergognarsene, hanno gioito applaudendo.
Perché la dignità di un rappresentante del popolo vale, più o meno, come un mutuo di un appartamento.

venerdì 10 dicembre 2010

I 60 (milioni) Denari


L'Italia, finanziariamente parlando è messa maluccio. Un debito spaventoso fa da zavorra ad ogni tentativo di modernizzare il sistema, tagli ovunque, più pesanti, non fosse che per il significato, a cultura e ricerca.
Persino il volontariato viene penalizzato con tagli al 5 per mille. 
Stranamente, invece, i soldi per la religione si trovano sempre: sarebbe quasi da gridare al miracolo!

giovedì 9 dicembre 2010

L'onorevole "finito"


Esilarante intervista, quest'oggi su Repubblica all'onorevole Scilipoti dimissionario dall'IDV di Di Pietro, perché a suo dire, non sufficientemente preso in considerazione dai colleghi.
D'altra parte il Scilipoti è un combattente nato, come lui afferma:
dorme cinque ore a notte, è un deputato-lavoratore che all'attivo ha trecento conferenze sul territorio italiano
Un eroe, anzi che dico? Un Berlusconi (quasi: il Presidentissimo lavora 18 ore al giorno nelle restanti sei si rilassa tra pisoli e festini).
Ma di cosa si occupa Scilipoti, quale è la sua missione nel parlamento e nel territorio Italiano, perché si è buttato in politica? Di cosa trattavano le trecento conferenze?
Miopatie rare, naturopatia, biologi nutrizionisti, biofrequenze.
Solo? No, per fortuna, anche se evidentemente con meno impegno, anche di
 Usura, dimenticavamo l'usura 

domenica 5 dicembre 2010

Non c'è etica senza religione?


A volte compaiono sui media notizie che lasciano basiti, non tanto per l'articolo in sé, quanto per ciò che al giornalista, facendo il suo mestiere, tocca riportare.
L'articolo in questione era un dispaccio Ansa, privo dunque di ogni filtro e commento che, forse, sarebbe stato opportuno introdurre nel momento che la notizia veniva pubblicata in un giornale (altrimenti ci si chiede che senso avrebbero i giornali). E' passato qualche giorno, ma mi ero ripromesso di non lasciare cadere l'argomento ed eccomi qui a riproporlo e commentarlo.
Il dispaccio inizia subito con una rivelazione shock da parte del Dott. Giuseppe Noia, presidente dell'Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici :
Verso i medici cattolici c'è un pregiudizio culturale molte forte, che in passato ha anche penalizzato nel lavoro e nella carriera
Ohibò, niente poco di meno!
Già, niente poco di meno che una fandonia colossale.

venerdì 3 dicembre 2010

Mistificazioni


Il diritto alla morte, come parte integrante dei diritti della vita, è un tema che sento profondamente; per vari motivi. 
Il più lapalissiano è che tutti dobbiamo morire, quindi è ovvio che, superata l'età in cui ci si sente virtualmente immortali (nel senso che l'idea della morte nemmeno ci sfiora), si finisca per pensare alla morte. 
Reputo la morte una straordinaria opportunità, un dono se si ammette l'esistenza di una divinità, perché ci costringe a dare un senso alle nostre esistenze, a lasciare orme che possano essere seguite e che non vengano cancellate al primo soffio di vento.
Parlo di opportunità, potrei parlare di fortuna, perché essere mortali non è una maledizione ma una fortuna, sebbene il trapasso, sia che ci conduca verso il nulla o ad una nuova forma di esistenza, comporti sempre il dolore del distacco.
E' una fortuna perché siamo moralmente incitati a lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo ereditato dai nostri padri, questo indipendentemente dagli esiti che, ahimè, possono essere finanche disastrosi.
Tutto ciò, però, trova senso solo se si accetta che la vita debba essere dignitosa sino in fondo, e non deve esserla solo per gli altri, ma soprattutto per se stessi. 

giovedì 2 dicembre 2010

Le sofferenze diverse

Dobbiamo riflettere su chi si permette di scrivere di tutto e di tutti senza pensare alla loro sofferenza.
A dire queste parole, giustissime ovviamente, è stato il Vescovo di Cremona, Dante Lanfranconi. 
Come per le bestemmie, che vanno contestualizzate (Fisichella docet), anche per le belle frasi occorre verificarne il contesto al fine di giudicarne correttamente il peso. 
La frase pronunciata è una stoccata, all'interno dell'omelia, del Vescovo cremonese ai mass media, rei di non aver avuto rispetto della sofferenza di Don Sergio Recanati, prete suicida per non aver retto alla vergogna di essere sotto accusa, purtroppo fin troppo ben supportata dai video della trasmissione "Le Iene", per molestie sessuali.
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