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domenica 5 dicembre 2010

Non c'è etica senza religione?


A volte compaiono sui media notizie che lasciano basiti, non tanto per l'articolo in sé, quanto per ciò che al giornalista, facendo il suo mestiere, tocca riportare.
L'articolo in questione era un dispaccio Ansa, privo dunque di ogni filtro e commento che, forse, sarebbe stato opportuno introdurre nel momento che la notizia veniva pubblicata in un giornale (altrimenti ci si chiede che senso avrebbero i giornali). E' passato qualche giorno, ma mi ero ripromesso di non lasciare cadere l'argomento ed eccomi qui a riproporlo e commentarlo.
Il dispaccio inizia subito con una rivelazione shock da parte del Dott. Giuseppe Noia, presidente dell'Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici :
Verso i medici cattolici c'è un pregiudizio culturale molte forte, che in passato ha anche penalizzato nel lavoro e nella carriera
Ohibò, niente poco di meno!
Già, niente poco di meno che una fandonia colossale.
In Italia i più rinomati ospedali sono cattolici e in Lombardia, "la regione dove la Sanità funziona" (...), la maggior parte degli ospedali sono o cattolici o sotto il diretto controllo di associazioni cattoliche quali CL, grazie anche al fatto che uno degli esponenti più in vista del movimento, Roberto Formigoni, è presidente della Regione da quattro mandati consecutivi.
Come sia possibile che i medici cattolici siano stati penalizzati, rimane un mistero.
Nel passato, poi, mi sembra ancora meno credibile, visto che è solo da una trentina di anni che l'Italia si è abolita la legge che vietava l'aborto e che la fecondazione assistita è una scienza piuttosto recente.
Ma se la suddetta affermazione è un assurdità, quella che segue è delirio allo stato puro:
Si pensa che per via della religione e dell'etica non si possa fare una buona scienza, ma è invece proprio con l'etica che si può fare una buona scienza
Proviamo a smontare la frase e tralasciamo per un attimo la religione.  La frase diventerebbe: "si pensa che per via dell'etica non si possa fare una buona scienza". E chi avrebbe mai pensato una frase del genere? Tutt'al più si può pensare che l'etica non sia sempre necessaria per fare una buona scienza, che l'etica non può essere freno al sapere ma, al limite, che raggiunto il sapere si debba relazionarlo ad un etica, tenendo conto che mentre la scoperta scientifica è universale (puoi non credere alla gravità ma essa funziona), non esiste, di pari, un etica condivisa da tutti.
Ma se la relazione etica-scienza è un tema assai dibattuto, non vedo cosa possa centrare la religione. Infatti se  possono esserci dubbi sul fatto che senza etica non ci può essere buona scienza, il fatto che senza religione non si possa fare buona scienza è un concetto talmente inesatto da essere quasi vero il contrario, ovvero che con la religione si fa troppo spesso cattiva scienza. Di casi ve ne sono un'infinità: dal creazionismo, ai numerosi freni imposti dalla religione causa le superstizioni e i tabù in esse contenuta.
Ma il Dott. Noia insiste:
ci sono stati giovani ginecologi che non sono stati assunti in strutture dove si praticava l'aborto per aver manifestato la loro identità cattolica, per via del problema dell'obiezione di coscienza.
Per questo, ci sono stati ginecologi che in ospedali pubblici si professano paladini anti aborto e  poi lo praticano in ambito privato, perché l'etica è etica, ma per mangiare occorre denaro (vedi inchiesta de Le Iene). Ad ogni modo, non dubito che possano essere avvenuti casi simili, ma non è accettabile che si faccia vittimismo su quello che per appunto sono casi, non regole, visto che invece ci sono ospedali dove, in barba alla legge, per regolamento vengono evitate tutte le pratiche non in linea con i dettami cattolici e dove si tende a colpevolizzare persino le donne che richiedono l'amniocentesi.
O peggio, come avvenne qualche anno fa, in un ospedale pubblico ma in mano a CL, il Niguarda di Milano, ad una donna che aveva forti dolori causa aborto terapeutico un anestesista, obiettore di coscienza, negò un antidolorifico perché per lui era evidentemente impossibile andare contro la sua etica religiosa.
Invito a leggere la storia qui.
Senza parlare del bigottismo medioevale che impera in alcune strutture ove il parto deve essere giocoforza doloroso, perché così è stato scritto (Genesi 3, 13) e a tal proposito invito a fare una libera ricerca di ciò che si dice del S. Gerardo di Monza, premesso che comunque è una struttura all'avanguardia.
Il colmo però si raggiunge quando, nel suo vittimismo il Dott. Noia arriva addirittura ad augurarsi che si possa:
 riservare metà dei posti disponibili a personale obiettore, e l'altra metà a chi non lo è, in modo da garantire il servizio e tutelare al contempo le posizioni di tutti
Dr. Leandro Aletti
Ecco, ce lo auguriamo anche noi, almeno non si dovrà scegliere l'ospedale ma solo il medico, con buona pace di tutti. Così magari si potrà evitare persone di "indubbia moralità" e "sana etica" come Leandro Aletti, ginecologo antiabortista che urlava in mezzo al reparto, ed è stato per questo condannato,  "assassine" a donne che si stavano ricoverando per abortire (qui).
Così non dovremo preoccuparci di doverci sentir dire che in barba alla legge che stabilisce il limite dell'aborto a 24 settimane, negli ospedali lombardi si interrompe al massimo alla 22°, come ben ci spiega Basilio Tiso, direttore sanitario della Mangiagalli :
Riteniamo giusto non praticare l' aborto oltre la 23ª settimana perché in quel caso le nostre tecniche ci consentirebbero di rianimare il feto facendolo sopravvivere con gravi handicap
Così non dovremo assistere a donne abbandonate lungo il corridoio vicino alla sala parto a contorcersi nel dolore, fisico, perché sono in travaglio per l'espulsione del feto, psicologico, perché nel frattempo costrette per ore ad assistere altri madri che hanno avuto quel figlio a cui loro hanno dovuto rinunciare.
Così non dovremo vedere medici che si dichiarano obiettori di coscienza per far carriera e magari come affermò, non più tardi di due anni fa, il presidente dell'Associazione ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi):
È inutile fingere che il problema non esista. In un' Italia dove quasi due ginecologi su tre sono obiettori, il sospetto è che i più lo diventino per comodità. Sotto la pressione di Chiesa e politica.
 che, tra l'altro, è l'esatto contrario di quanto afferma il Dott. Noia.
Così, forse, avremo la certezza che almeno il 50% dei medici avranno un'etica.


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