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giovedì 7 maggio 2009

Diavoli nell’arte

Viaggio all’Inferno – Parte seconda

LamashtuLe rappresentazioni artistiche sono un importante mezzo per osservare l’evoluzione di queste creature. Abbiamo già visto come i diavoli, per lo meno quelli che ci propone la religione Cristiana, siano stati originati dall’evoluzione degli spiriti e degli dei della mitologia mesopotamica e fenicia, rivisti e assoggettati nei testi veterotestamentari, in modo particolare negli apocrifi. Nella figura accanto si riporta uno dei più celebri demoni il Lamashtu, e subito balza all’occhio la caratteristica dell’animale antropomorfizzato.
L’ebraismo non ha lasciato tracce artistiche sui i demoni (e per la verità nemmeno molte notizie), e dobbiamo aspettare la nascita del Cristianesimo per veder di nuovo rappresentato quello che, nel frattempo, da inquisitore era diventato l’avversario; un avversario, tra l’altro, predestinato alla sconfitta. Nell’arte paleocristiana prendendo spunto dalla Genesi e dall’Apocalisse si identifica il Diavolo con il serpente tentatore, ma non mancano raffigurazioni antropomorfiche che ne rimarcano l’origine angelica sebbene di angelo caduto.
Ma è nel medioevo che si afferma sempre di più l’immagine del maligno, spesso tricefalo a seguito dell’identificazione di Satana con Lucifero da parte dei Padri della Chiesa.
Dal X sec l’idea dell’angelo caduto si identifica con la comparsa di ali spezzate e compaiono gli attributi di divinità pagane sconfitte, quali ad esempio il corpo feresco o le corna di capro e via dicendo. 3470719640_1042f420c9_m Il diavolo assume dunque le fattezze dei Satiri, esseri mitologici dai chiari riferimenti sessuali legati al culto della fertilità, come si può osservare dal confronto delle sottostanti figure (Azazel. qui a sinistra e più sotto un Satiro di un un bestiario medioevale).
Nel periodo altomedioevale il diavolo viene in genere dipinto con colori cupi che vanno dal nero, al bruno, al rosso, al verde, cosa che in genere verrà mantenuta anche in seguito salvo qualche eccezione come ad esempio nel mosaico del Giudizio Universale nella cattedrale di Torcello, o il diavolo di Giotto dove viene utilizzato il colore blu. Satiro
Simbolo della degradazione delle virtù angelica è la comparsa delle ali di pipistrello che sostituiscono i moncherini o le ali piumate, che i critici e gli storici fanno risalire a contaminazioni orientali a seguito delle invasioni dei popoli della steppa.
L’iconografia del Demonio viene tuttavia fissata nei secoli XIII e XIV ad opera di artisti quali Beato Angelico, Orcagna, Giotto e Jacopo di Paolo, i quali fanno riferimento alle tremende immagini evocate dalle varie apocalissi, dalla più famosa di Giovanni alle meno conosciute degli apocrifi.
Altra fonte di ispirazione per numerosi artisti saranno le descrizioni de la Comedia di Dante Alighieri.
Quello che appare però abbastanza evidente è che anche l’arte testimonia i mutamenti della figura del Diavolo, da spirito semidivino delle popolazioni Mesopotamiche, la cui malvagità o bontà veniva eventualmente desunta dal rapporto con il genere umano (interessante il caso di Pazuzu, demone, del quale sono stati rinvenuti amuleti protettivi contro un altro demone rapitore di infanti, il Lamashtu), al Nemico, Principe di questo mondo, del Cristianesimo. passando per l’angelo inquisitore dei testi veterotestamentari.
Prossimamente verranno proposte altre immagini commentate sull’iconografia del maligno attraverso i secoli.


Vedi anche:
Viaggio all’Inferno

Viaggio all'Inferno - seconda parte:

Viaggio all'Inferno - terza parte:

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