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martedì 18 ottobre 2016

Un Nobel contestato

..i mediocri non sanno di essere mediocri, questo è il fatto, proprio in quanto mediocri gli manca la fantasia per immaginare che qualcuno possa essere meglio di loro, e dunque chi di fatto lo è deve averci qualcosa che non va, deve aver barato da qualche parte, o in definitiva deve essere un matto che si immagina di essere migliore di loro, e cioè un presuntuoso… (Alessandro Baricco)
 Ci sono premi Nobel e premi Nobel. Di alcuni, pochi, forse nessuno riuscirebbe a sconfessarne i meriti; mi riferisco a quelli, cosiddetti "scientifici". Essi, al di là del premio in sé,  aprono opportunità per la comprensione di ciò che ci circonda e, ancor meglio, spalancano le porte del futuro. 
Altri invece sono puri riconoscimenti al valore o addirittura, e qui esprimo una mia opinione, mere operazioni di marketing il cui fine è far parlare del premio stesso. A questa categoria appartengono certamente il Nobel per la Pace (ricordo ad esempio quello totalmente campato assegnato nel 2009 all'appena eletto presidente Usa, Barack Obama, o quello ancora più assurdo a Kissinger del 1973, ma l'elenco sarebbe lungo) e quello per la Letteratura, che tanto ha destato scandalo ultimamente.

Che Bob Dylan, al secolo Robert Allen Zimmerman, meritasse il celebre riconoscimento letterario a mio avviso non ci sono dubbi. Chi afferma che la sua poesia ha senso solo se legata alla musica sostiene una tesi bislacca. Innanzitutto perché la letteratura è soprattutto "opera" e qui riporto la voce del Treccani :
s.f  L'insieme di opere affidate alla scrittura (e tal volta alla parola orale)  di valore artistico, in prosa e in versi; l'attività intellettuale volta allo studio o alla produzione di tali opere, quella che illustra lo svolgimento della letteratura di un popolo o anche di tutti i popoli, con notizie biografiche e giudizi critici
In secondo luogo,  perché proprio per definizione, non vi è imposizione affinché  che l'opera debba essere trasmessa solo per iscritto. Anzi, a ben guardare, le prime opere letterarie erano, non solo tramandate oralmente, ma addirittura cantate (o per lo meno, accompagnate da strumenti): se ne deduce anche dall'etimologia (spicciola) di Aedo ("cantore") e Rapsodo ("cucitore di canti"), Bardo ("che alza la voce"). Secondo il ragionamento di coloro che si sono scandalizzati del Nobel al menestrello di Duluth, l'Epica classica, e qui per intenderci sto citando Iliade e Odissea, non dovrebbero essere considerate letteratura!
Voglio però andare oltre. 
Chi si sofferma sulla parola, considerandola mera rappresentazione grafica, non capisce nulla di letteratura e di arte in generale.
La letteratura è arte che vibra, non può prescindere dal suono. Una parola scritta è asettica; la stessa parola recitata o cantata, scava l'anima. Riporto qui sotto un esempio, a me caro di uno dei più grandi poeti italiani, Ungaretti. Leggete la parola "fratelli" da un qualsiasi testo e poi fate partire il video e sentite l'autore interpretare la stessa parola. 



Non ho voluto volontariamente riportare alcuno stralcio dei testi per supportare il talento di Mr. Zimmermann,, dico solo, come già scritto in altra sede, che vi è più letteratura nei suoi testi che nel 99% della robaccia che riempie gli scaffali di qualsiasi libreria, questo sì dovrebbe preoccupare coloro che si considerano "letterati". 
Purtroppo come da incipit, i mediocri non sanno di essere tali. 




venerdì 23 novembre 2012

Visioni ristrette


Leggendo qua è la su Corriere.it mi sono imbattuto in un'articolo riguardante una mostra pittorica singolare con tema "la stregoneria" inaugurata da una "strega" (ma tranquilli, è solo un nomignolo, probabilmente per impreziosire la storia), in realtà un'avvenente trentasettenne di nome Joe Hesketh, abitante della cittadina di Pendle nel Lancashire. Proprio la cittadina, o meglio la sua storia, è la musa ispiratrice della nostra protagonista.

Pendle fu infatti  teatro, nel 1612, di una triste storia di superstizione che portò alla morte per impiccagione, nove donne e un uomo, accusati per l'appunto di stregoneria.
Ovviamente studiando le carte Miss Hesketh scoprì che di diabolico vi era solo il miscuglio di ignoranza e miseria della povera gente, una faida tra due famiglie che si accusavano vicendevolmente di nefandezze ed il clima di superstizione che aveva avvelenato persino le classi più alte, tanto che lo stesso sovrano inglese dell'epoca, Re Giacomo I (quello della Bibbia anglicana), pare fosse ossessionato dalle arti magiche.

lunedì 7 febbraio 2011

Art Project: una passeggiata virtuale nei grandi musei


Da qualche settimana GoogleMap ha integrato la possibilità di andare a spasso per musei tramite un sistema simile a  Street View chiamato Art Project. Per ora i musei inseriti sono 16 tutti molto prestigiosi:, si va dagli Uffizi a Firenze al Metropolitan Museum e al MoMa di NY, dal Hermitage di San Pitroburgo alla Reggia di Versailles e via dicendo. Va detto che non tutte le stanze sono state fotografate, ma allo stato attuale è possibile vedere ben 1000 opere d'arte, alcune in altissima definizione.

venerdì 10 dicembre 2010

I 60 (milioni) Denari


L'Italia, finanziariamente parlando è messa maluccio. Un debito spaventoso fa da zavorra ad ogni tentativo di modernizzare il sistema, tagli ovunque, più pesanti, non fosse che per il significato, a cultura e ricerca.
Persino il volontariato viene penalizzato con tagli al 5 per mille. 
Stranamente, invece, i soldi per la religione si trovano sempre: sarebbe quasi da gridare al miracolo!

martedì 23 novembre 2010

Gli attributi del Presidente


Inizialmente avrei voluto intitolare il post "I coglioni del presidente", ma negli ultimi tempi ho ceduto un po' troppo alla volgarità e quindi ho deciso di auto moderarmi.
In fondo il titolo sarebbe parso immediatamente offensivo ai leali elettori del Presidente del Consiglio, che amano informarsi attraverso i titoli, meglio se beceri come quello che mi apprestavo ad usare, che poi, diciamocela tutta, è la normalità nei testi sacri de Il Giornale e di Libero, le due testate devote al leader del PdL.
Bondi che pensa ai casi umani
Ad altri, invece, il titolo avrebbe fatto venire in mente qualche ministro del governo, come quello che non sapeva che gli avevano pagato un appartamento vista Colosseo, storia vecchia, o come quell'altro che dopo aver accettato ogni taglio al portafoglio ha pensato bene di destinare all'ex marito della moglie una quota di ciò che rimaneva adducendo come scusa che si trattava di una caso umano e privato.
Brillantemente risolto con i soldi pubblici.
Ah, il partito dell'amore!
Comunque sia, i titoli, scelti e cassati si riferiscono più semplicemente al recente restauro voluto da Berlusconi sulle statue di raffiguranti Marco Aurelio e la moglie Faustina sotto le spoglie di Marte e Venere, gruppo marmoreo del II sec d.C. cui sono state attaccate mani e pene, posticci, con una discutibilissima opera di restaurazione.

lunedì 8 marzo 2010

(From) Medea


Ci sono alcune che a vederle così , fredde come i ghiacciai, sembrano bottiglie lanciate da una nave, ma senza un messaggio arrotolato dentro.
Ci sono quelle che gridano e quelle che di cui non ho mai sentito il suono della voce.
Ci sono quelle affettuose, che ti vengono vicino, che ti scaldano e hanno un buon profumo.
Ci sono quelle che non si lavano e ti passano davanti come correnti fredde, facendoti venire i brividi.
Ma tutte, tutte quante, sono le migliore amiche che io abbia avuto.
Guardo le cosce stanche, le borse sotto gli occhi, le mani....di donne così fragili da mettermi in soggezione, e penso che non esiste al mondo una roccia che un giorno non si sbriciola, dentro o fuori, sia che si veda, sia che non si veda.
E mi sorprendo ancora, di quanto possa essere ostinato e resistente il cuore di una donna.
Tratto dall'opera teatrale  "From Medea" di Grazia Versani

Mi rendo conto sia un modo anomalo per festeggiare l'8 marzo (a proposito, un abbraccio a tutte le donne), quello di riportare alcune frasi tratte dall'opera teatrale From Medea, proposta dall'associazione culturale Li.Fra. Non fosse perché l'opera si incentra sulla vicenda di quattro donne, Marga, Vincenza, Eloisa e Rina, tutte colpevoli di infanticidio.
Un argomento forte, a tratti sconvolgente per la sua crudezza, sorretta dall'enfasi interpretativa delle attrici, bravissime, ma capace di sorprendere con momenti easy quasi a ricordare che al di là delle colpe, permane il diritto di continuare a vivere.
From Medea: Silvia Salvatori ed Elisa D'alessandro (Marga e Rina) Questi momenti, divertenti persino inaspettatamente volgari, ci svelano un mondo femminile diverso dall’immaginazione e dall’ideale romantico, ma terribilmente realistico, in cui risalta l’umanità violentata ma ancora desiderosa d’amore:
…ma cosa devo fare? Non ho ancora trent’anni. Non posso avere altri ricordi? devo vivere con quelli che ho? Mi fanno schifo quelli che ho.
Più nessun amore per me? …Come se ne avessi avuto…Si, ne ho avuto.
Da mia figlia. L’amavo più di quanto amassi me. Non uscivo mai senza controllare che fosse tutto a posto, che lei stesse bene. E lei stava bene, stava sempre bene. E quando l’ho spinta sott’acqua mentre le facevo il bagno, cosa credi? Volevo…si …io volevo che lei…
IMG_5828_400x600 Già, perché dietro l’immane tragedia dell’infanticidio c’è molto di più: ci sono storie di donne, storie di depressione, di falsità, di violenza che genera violenza. Forse non si potrà mai perdonare una donna che ha ucciso il proprio figlio, di certo lei non riuscirà a farlo, ma l’opera di Grazia Versani ci insegna che in fondo anche noi tutti abbiamo le nostre parti di colpa e che  in un infanticidio le vittime sono due, anche se una muore “solo” dentro.
Vivendo l’opera, non può non sovvenire la differenza di approccio tra l’arte teatrale e le campagne sensazionalistiche dei media, ove tra titoloni e modellini si cerca di vendere il colpevole, totalmente incuranti del dramma vissuto dalla famiglia e dalla donna stessa. From Medea IMG_5866_800x533 IMG_5815_800x533 IMG_6265_800x533 L’opera infatti inizia introducendo le storie delle quattro donne e prosegue raccontandoci le quattro vite spezzate che si trascinano in un’atmosfera di finta normalità, molto, troppo simile a quella che in realtà circonda tutti noi.
Non voglio rivelare altro, il consiglio vivo è quello di andare a vedere l’opera, merita per i contenuti, per l’ottima regia e per la bravura delle attrici.

Personaggi
Vincenza

Vincenza, sembra la più forte, unica delle quattro aggrappata alla fede. Scrive ai due figli rimasti il suo devastante desiderio d'amore. 

Eloisa

Eloisa è la più diretta e passionale, nascosta dietro un irritante cinismo, continua a negare di aver ucciso il proprio figlio, ma è tradita dalla propria nevrosi.

Rina

Rina è l'anima fragile, troppo giovane per capire o forse anche solo per accettare.


Marga

Marga è l'ultima arrivata, è una donna lucida e intelligente ma che non è mai stata in grado di provare sentimenti.

Va dato merito alla Li.Fra di aver pensato e realizzato un bellissimo progetto che va al di là dell’opera teatrale: alla prima, al teatro Fumagalli di Vighizzolo di Cantù infatti “From Medea” è stata titolata per i non udenti con degli schermi sapientemente inseriti nel palco, le cui scritte erano di colore diverso per ogni attrice.


  Li.Fra : Teatro oltre il silenzio

Il progetto denominato “Oltre il silenzio” mira a rompere l’ennesima barriera che impedisce ai diversamente abili di accedere all’arte. Un plauso vanno a Lisa e Sara Girelli e a Francesco Montingelli per il lavoro fatto e per il grande cuore.
PS: le foto sono del sottoscritto.
PPS: auguri a tutte le donne.

sabato 5 dicembre 2009

Pompei on line



Google street view mette a segno un'altro bellissimo colpo, permettendo all'utente di addentrarsi per le vie della mitica città sepolta dalle ceneri del Vesuvio. Le immagini, in alta qualità, permettono di zoommare sui dettagli, anche se va detto che i tecnici di Google hanno percorso, solo le strade principali.
Pompei diviene dunque visitabile on-line ed anche se  trattasi di una visita frettolosa vale davvero la pena farci un giretto!


Fonte: Geekissimo
Link utili: Pompei on Line

giovedì 15 ottobre 2009

La Storia del Duomo


Sul sito internet del Museo della Scienza e della Tecnica a Milano è possibile ripercorrere in modo simpatico (e per sommi capi) la Storia del Duomo, dalla fondazione del 1386 sino ai giorni nostri.


E’ possibile inoltre verificare tramite bellissime animazioni 3D lo stato di avanzamento lavori in varie epoche tramite un semplice navigatore ( è probabile vi venga chiesto di installare un plug in, fatelo , ne vale la pena).



Il navigatore permette di effettuare una visita virtuale al celebre monumento, facendolo ruotare, zoomando, o seguire alcune animazioni preimpostate.
Con il tasto in altro a destra, quello con l’icona della macchina fotografica, si possono inoltre catturare le immagini e salvarle sul proprio desktop.




mercoledì 29 luglio 2009

Il volto del Diavolo – Parte V: un povero diavolo


Abbiamo anticipato nel precedente capitolo come uno dei pochi elementi conduttori dell’iconografia del Diavolo sia la sua nudità. Sui motivi di questa caratteristica sono state avanzate varie ipotesi, una delle quali prende in considerazione la nudità degli Dei del mondo classico, intendendo correlazionare e quindi sovrapporre il Diavolo stesso a questi.
XIV secTaddeo_di_bartolo,_inferno_(golosi)_particolare,_collegiata_di_san_gimignanoPersonalmente ritengo questa ipotesi da sola per lo meno debole, sebbene sicuramente rientri nella lista delle motivazioni. In altre parole non è l’unica ipotesi, né tanto meno la più accreditata.
Maggior credito hanno le congetture che correlano la nudità al peccato.
In epoca paleocristiana erano rare in genere, le raffigurazioni di nudo, salvo che nell’iconografia della Genesi, dove ovviamente Adamo ed Eva erano nudi come da tradizione.
Infatti, è opportuno specificare che anche per la nudità, come per moltissimi altri aspetti simbolici, nel medioevo il significato era duplice. Da un lato c’era la visione della nudità legata alla sessualità e quindi al peccato, dall’altra la nudità che rifletteva lo stato di grazia prima del peccato originale. Il tutto poi è legato alla sensibilità del momento storico , estremamente diversa a a secondo dei periodi come ad esempio la visione puritana del nudo in epoca carolingia rispetto a quella più permissiva dell'epoca rinascimentale.San_Michele_sconfigge_satana_(di_Raffaello_Sanzio_1518)
Il Diavolo è dunque nudo, ma non certo di un nudo espressione di grazia: infatti egli non è generato nudo, bensì è denudato; gli si contrappongono infatti angeli vestiti, spesso in armature sfavillanti. Inoltre, alla sua nudità è associata la deformità e il colore nero, a sottolinearne la lordura. Uno degli aspetti più interessanti della nudità del diavolo è la mancanza di rappresentazioni che ne evidenzino l’organo sessuale. Sembrerebbe un controsenso: il Diavolo spesso è legato a doppio filo con la sfera sessuale, si pensi ad Incubi e Succubi, o agli stessi attributi delle divinità pagane di riferimento, si pensi ad esempio all’insaziabile brama dei satiri e del dio Pan, o al Cernunnos celtico, il dio dalle corna di cervo associato ai riti della fertilità.XIII Sec - Battistero FirenzeLo stesso atteggiamento sessuofobico del cristianesimo avrebbe dovuto in teoria, associando il piacere sessuale al peccato e quindi al diavolo, evidenziarne l’organo sessuale ed invece, paradossalmente avviene addirittura il contrario: mentre il Diavolo rimane asessuato,XIII sec Devil_medium improvvisamente, nel tardo medioevo si verifica addirittura il fenomeno della ostentatio genitalium nella figura di Gesù: per enfatizzarne la natura umana, supportata dalla teologia dell’incarnazione, alcuni artisti iniziano a dipingere il Cristo nudo, specialmente nell'iconografia del Bambin Gesù, sebbene deve essere chiaro che tale ostentatio non mira a esaltare la virilità, e quindi la potenza (accostamento evidentemente alieno al Cristianesimo), ma come detto a sottolineare la sua natura umana.
Ritornando al Diavolo, invece egli è sì nudo, ma con le pudende ben coperte, nascoste da veli, o gonnellini, da peli (il diavolo ha spesso la parte sotto il tronco ricoperta da peli) o, se davvero nudo, di spalle, mostrando al limite l'ano, organo immondo da cui può accadere fuoriescano le anime dei dannati.

mercoledì 15 luglio 2009

Il volto del Diavolo – parte IV: a immagine dell’uomo

S.Apollinare Nuovo Ravenna (VI secolo) Nei capitoli precedenti abbiamo visto i vari modi di rappresentare il Diavolo, in forma di belva, di creatura fantastica o di essere antropomorfo. In questo capitolo approfondiremo quest'ultima visione, ovvero il diavolo in forma umana o di animale antropomorfizzato. Una delle più antiche immagini del diavolo rimane quella in S.Apollinare Nuovo a Ravenna e non ha nulla di spaventoso, anzi è ancora un angelo, con tanto di aureola, qui simbolo di potere più che di santità (figura in alto). Oggi le cose sono un po’ cambiate e il diavolo, nell'immaginario collettivo è una sorta di dio Pan (corna, zoccoli, orecchie coda e parte inferiore ricoperta di peli) con l'aggiunta di ali palmate da pipistrello. Ma pensare che sia sempre stato così, sarebbe un errore. In realtà non esiste una definita iconografia del diavolo, non fosse perché la sua stessa natura è sempre stata piuttosto vaga ed ambigua. Non esistono, infatti, riferimenti biblici che ne descrivano le sembianze, e il suo stesso ruolo varia da avversario in competizione con la divinità (il “Principe di questo mondo”), a mero strumento della divinità stessa (il Satana di Giona), tuttavia, nei testi ebraici in realtà compare un suggerimento, in particolare nella parola שעיר (SA’YR), che Girolamo nella sua Vulgata (e da questa riportato nelle altre traduzioni anche recenti) traduce con “Satiri”, come in Isaia 34,14:
Gatti selvatici si incontreranno con iene, i satiri si chiameranno l'un l'altro; vi faranno sosta anche le civette e vi troveranno tranquilla dimora.
e ancora nel passo del Levitico 17,7:
Essi non offriranno più i loro sacrifici ai satiri, ai quali sogliono prostituirsi. Questa sarà per loro una legge perenne, di generazione in generazione
o, con “Demoni”, come in 2Cronache 11,15:
Geroboamo aveva stabilito suoi sacerdoti per le alture, per i demoni e per i vitelli che aveva eretti.
rifacendosi a creature della mitologia cananea di natura malvagia identificabili, per l’appunto, con i Satiri.
In effetti l’immagine del demone-satiro-Pan ebbe fortuna per vari motivi, innanzitutto perché richiamava una divinità pagana negandone gli attributi positivi (Pan era essenzialmente una divinità bonaria) con fini quindi di evangelizzazione, ed contemporaneamente esaltandone quelli, nel frattempo divenuti negativi con il nascere e il successivo affermarsi della morale cristiana come ad esempio l’impulsività sessuale. XII sec St Lazare di AutunVa ricordato in tal senso l’importanza assoluta dell’iconografia nel mondo medioevale, laddove la scultura e il dipinto rappresentavano, di fatto gli unici metodi, oltre ovviamente a prediche e sermoni (omiletica), per parlare alle masse analfabete e per lo più superstiziose (nel senso di ancora legate a reminiscenze pagane). Era inevitabile, quindi, che si facesse riferimento a divinità del passato. Ma, come abbiamo detto, il diavolo-satiro non fu l’unica iconografia utilizzata. Nelle chiese romaniche abaziali francesi, infatti, nessuno degli innumerevoli demoni può essere, neppure lontanamente, ricondotto a tali figure. Si tratta invece di figure più o meno terrificanti, in atteggiamenti , pose ed espressioni grottesche, probabilmente pensate così, al fine di visualizzare l’imbruttimento dell’anima di fronte al peccato nonché rimarcare il confronto con la gioia estatica del Paradiso. In altre parole, bisognava che la rappresentazione del demonio fosse immediatamente comprensibile, assolvendo alla funzione deterrente e contemporaneamente di capro espiatorio. XV Sec Signorelli Mancando di fatto una descrizione ufficiale, nella figura del diavolo confluirono influenze del folklore di tradizioni precedenti (e coeve), dalle religioni pagane alle fiabe creando di fatto una varietà iconografica con pochi precedenti: i capelli variano da lunghi e scuri a serpentini, irsuti o foggia di fiamma; gli arti sono in genere lunghi e sottili, i tronchi rigonfi e, in odio e contemporaneamente in linea con lo stereotipo dell’ebreo, il naso adunco. Le ali, peraltro non sempre presenti, subiscono nel tempo, dal XII secolo circa, una trasformazione: retaggio della loro originaria condizione angelica, da piumate si trasformano in orrende ali da pipistrello. XII SecBasilica Torcello (VE) Il colore del diavolo è in genere nero, ma può apparire blu, come l’affresco nella basilica del Torcello, o viola, in genere a sottolineare la sua costruzione materica: aria scura, in contrapposizione al rosso del fuoco etereo con il quale si coloravano gli angeli buoni.
Il rosso in realtà diviene poi il colore più tipico del diavolo, ma solo nel tardo medioevo, in associazione alle fiamme infernali e al sangue. Non mancano d'altra parte diavoli marroni, o più soventemente grigi per relazionarsi alla morte e alla malattia.
Una cosa rimane invece costante: la nudità del diavolo, ma questo lo vedremo nel prossimo capitolo



Vedi anche:
Viaggio all’Inferno

Viaggio all'Inferno - seconda parte:

Viaggio all'Inferno - terza parte:

    venerdì 10 luglio 2009

    Il volto del Diavolo – parte terza: Draghi e Leoni

    Viaggio all’Inferno – parte seconda

    leone Notevole fortuna ebbero nella decorazione di cattedrali sculture e, più in generale, immagini di animali e creature fantastiche i cui significati risultano ambigui e spesso contrastanti. Tra le creature rappresentate che destano maggiori problemi interpretativi spicca soprattutto quella del leone, in genere ritratto in lotta con un’altra creatura (o nell’atto di trattenerla) oppure solitario.
    leone stiloforoNei capitoli precedenti abbiamo visto come in epoca paleocristiana il maligno venisse rappresentato in veste di animale, per lo più di serpente, ma anche di leone. In epoca medioevale, invece, questa fiera assume significati differenti e, come preannunciato, contrastanti.
    Il leone in lotta, generalmente con creature di valenza negativa, può assumere a seconda dei casi sia il significato del trionfo del Bene sul Male (il leone infatti è sempre rappresentato dominante rispetto alla creatura), sia alludere alla lotta tra le potenze diaboliche per impadronirsi dell’uomo (l’allegoria dietro i leoni di Daniele). Non esiste così uno schema interpretativo univoco, sebbene una certa rilevanza assumono la posizione della fiera, la creatura che viene ghermita, nonché ovviamente la Cultura che lo ha prodotto.800px-La_Bête_de_la_Mer
    Completamente diverso invece il discorso del Drago, sulla cui valenza negativa non sussistono dubbi. Anche nel caso del Drago abbiamo due tipologie di rappresentazioni, quella del rettile mostruoso e quella dell’animale composito.
    Nell’Antico Testamento il serpente simboleggiava il male, con grande probabilità a causa della natura nomade delle tribù ebraiche e della loro lunga permanenza in zone desertiche. Ma accanto a questo rettile, benché le moderne traduzioni della Bibbia non le riportino, vi sono creature fantastiche appartenenti alla mitologia mediorientale quali appunto basilischi e draghi . Interessanti a tal proposito, alcuni esempi riportati da A. Lombatti che ripropongo qui sotto:
    Geremia 8,17:
    כִּי הִנְנִי מְשַׁלֵּחַ בָּכֶם, נְחָשִׁים צִפְעֹנִים, אֲשֶׁר אֵין-לָהֶם, לָחַשׁ; וְנִשְּׁכוּ אֶתְכֶם, נְאֻם-יְהוָה.
    tradotto in
    "Ecco, io sto per mandarvi serpenti velenosi contro i quali non esiste incantesimo, ed essi vi morderanno"
    Sebbene accanto alla parola נְחָשִׁים, "serpenti", compaia anche צִפְעֹנִים che è di fatto una creatura mitologica di provenienza ugaritica che la tradizione riporta essere un serpente alato il cui sguardo uccide. In altre parole il Basilisco.
    Altro esempio lo troviamo in Isaia 13,22 nel quale il profeta ha una visione della distruzione di Babilonia oggi tradotto in questo modo:

    "Ululeranno le iene nei loro palazzi, gli sciacalli nei loro edifici lussuosi, la sua ora si avvicina i loro giorni non saranno pubblicati".
    Tuttavia il testo originale era :
    וְעָנָה אִיִּים בְּאַלְמְנוֹתָיו, וְתַנִּים בְּהֵיכְלֵי עֹנֶג; וְקָרוֹב לָבוֹא עִתָּהּ, וְיָמֶיהָ לֹא יִמָּשֵׁכוּ.
    dove תַנִּים non significa "sciacalli" ma "draghi" o al più "mostri marini".

    Nel medioevo, ovviamente, tali correzioni non erano ancora state effettuate e quindi l'iconografia poteva tranquillamente attingervi. Del resto ne aveva già ampiamente tratto la letteratura paleocristiana nel libro dell'Apocalisse, dove bestie e draghi abbondano, eco di una mitologia ormai completamente assorbita dall'ebraismo e da esso inserita nel cristianesimo.482px-BambergApocalypseFolio043WhoreOfBabylon Legato indissolubilmente alla figura del Drago e dunque impossibile da non citare è la saga di S.Giorgio.
    Va detto che di questo santo, martire nel III secolo,San Giorgio del donatello non sia hanno notizie storiche degne di tal nome e, di fatto, la letteratura di riferimento è per lo più fantastica e addirittura la Passio Georgi è considerata apocrifa dalla Chiesa Cattolica. In effertti in essa sono raccontate gesta iperboliche come le tre morti e le tre resurrezioni del santo, che poi decede, come spesso avviene per i martiri, per decapitazione. L’accostamento di Giorgio e il Drago, simbolo del maligno, naque dalla più celebre Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.San Giorgio
    Vedi anche:
    Viaggio all’Inferno

    Viaggio all'Inferno - seconda parte:

    Viaggio all'Inferno - terza parte:

    giovedì 9 luglio 2009

    Il Volto del Diavolo – parte seconda

    Viaggio all’Inferno – parte seconda

    X sec Cattedrale Gèrone Gli studiosi sono ormai concordi nel definire l’evoluzione dell’aldilà cristiano un Work in Progress, ovvero una sorta di costruzione la in altre parole una vera e propria costruzione la cui durata abbraccia circa un millennio, durante il quale vengono definite dapprima le strutture del Paradiso, quindi quelle dell’Inferno e in seguito si procede con l’invenzione vera e propria del Purgatorio avvenuta nell’anno 1274 a seguito del Concilio di Lione.
    XII Sec Hortus_Deliciarum_-_HellAbbiamo visto quanto nella cultura paleocristiana l’immagine del demonio fosse praticamente assente e come questa compaia attorno all’anno mille. Mentre infatti l’aldilà cristiano agli albori tendeva a evidenziare il ritorno alla grazia e la promessa della resurrezione, verso la fine del millennio pare crescere l’ossessione del peccato. La presenza del male pare tangibile, reale, e si impersonifica nell’Avversario e nei suoi continui tentativi di allontanare l’uomo dalla grazia promessa. Si teme il Giudizio Divino e difatti i temi dell’Apocalisse (ma anche del libro di Daniele) e del Giudizio Universali fanno da padroni. Il Diavolo abbandona così la forma ferina e si antropomorfizza sebbene venga spesso rappresentato in forme grottesche quasi a sottolinearne
    XII sec Chiesa Sainte-Fay, Conques
    Qui sopra è riportato un particolare del Portale del Giudizio Universale dell’abbazia di Sainte Fey a Conques (1130 circa) che ben rappresenta il metodo utilizzato dalla Chiesa per spiegare ai fedeli ciò che aspettava a coloro che non seguivano la dottrina.
    Il diavolo lo troviamo spesso, in questo periodo associato all’iconografia della cosiddetta “pesatura delle anime”, o Psicostasi, nella quale viene rappresentato vicino a S.Michele. Psicostasi Duomo di Ferrara In tali scene, l’arcangelo tiene in mano una bilancia con la quale pesa l’anima del defunto, pronta ad essere dilaniata o rapita se giudicata colpevole o condotta tra i beati se innocente. Interessante osservare che in tali casi il diavolo non rinunci a perdere l’anima ma spesso si aggrappi alla bilancia per sovvertire il giudizio, a sottolineare probabilmente la natura ingannatrice dello stesso, come possiamo osservare nella facciata della Cattedrale di S.Giorgio a Ferrara (immagine qui sopra), ma anche nella duplice scena della Morte del Giusto presso la Cattedrale di S.Pietro a Spoleto.Psicostasi Duomo di Cremona
    Vedi anche:
    Viaggio all’Inferno

    Viaggio all'Inferno - seconda parte:

    Viaggio all'Inferno - terza parte:

    mercoledì 20 maggio 2009

    Il volto del Diavolo – parte prima

    Viaggio all'Inferno - parte seconda

    Come accennato nel capitolo precedente, il diavolo nell’iconografia cristiana assunse forme e immagini diverse, assecondando i bisogni teologici del momento. Oggi, ad esempio, l’idea del maligno si è consolidata nelle sembianze di un essere antropomorfo con ali da pipistrello, coda, corna, per lo più da capro, e tridente in mano. Ma come vedremo non è sempre stato così.
    Mosaico Ravenna
    I Primi Cristiani, ad esempio, si concentrarono, quando poterono, sulle immagini del Cristo, tendendo così a snobbare il Maligno, attribuendogli eventualmente sembianze feresche, come di serpente, principalmente, ma anche di orso, scimmia o leone come nel mosaico del V secolo qui accanto.
    L’iconografia del demonio fu basata principalmente sul testo biblico della Genesi, sull’immagine del Serpente tentatore, che i padri della chiesa avevano identificato nell’angelo caduto. Nell’alto medioevo iniziarono ad aver successo le rappresentazioni basate sull’Apocalisse e il Diavolo assunse così la veste della Bestia, come splendidamente riportata dall’affresco qui sotto riprodotto, ancor oggi ammirabile nell’eremo di S.Pietro al Monte sopra Civate nel Lecchese.
    “Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli”. Apocalisse 12, 7-9
    S.Pietro al monte. apocalisseQui sotto, dello stesso affresco si ripropone il particolare delle teste del Dragone.
    Intanto apparve un altro segno nel cielo: un grande dragone, dal colore del fuoco, con sette teste e dodici corna e sette diademi sulle testeApocalisse 12,3
    XII Sec Dettaglio Dragone di Pietro al monte
    A cavallo dell’anno mille le creature diaboliche iniziarono ad invadere i luoghi santi: le cattedrali romaniche diventarono così vere e proprie enciclopedie di pietra e fornirono al tema demoniaco una varietà vastissima, dal grottesco, al surreale. Il fascino del Diavolo stava prendendo il sopravvento tanto che già a metà del XI sec San Bernardo si lamentava, in una missiva all’abate di Saint Thierry, del proliferare di queste rappresentazioni:
    Nei chiostri, sotto gli occhi dei fratelli che leggono, che cosa ci fanno quei terribili mostri? (…) Quelle scimmie immonde, quei leoni selvaggi, quei mostruosi centauri, quegli esseri mezzi bestia mezzi uomini?
    In verità andrebbe sottolineato che mentre l’iconografia sacra rimase giocoforza piuttosto standardizzata subendo di fatto solo i cambi stilistici dovuti al raffinarsi dell’arte, il demoniaco permise all’artista medioevale di spaziare attingendo spesso a esotiche fonti come quelle del Medioriente e persino più in là. capitello S. Maddalena Vezelay Ma sarà un processo molto lento: inizialmente Satana era sì l’anticristo, il nemico, ma rimaneva pur sempre, benché caduto, un angelo. Successivamente però nella Chiesa sorse l’esigenza di assimilare nei diavoli le figure delle divinità e dei demoni pagani e contemporaneamente di sottolineare la bruttezza e la perversione del male, da qui, appunto il fiorire di immagini grottesche come quelle riportate nello schizzo qui a fianco di un capitello della chiesa di S. Maddalena di Vezelay. Si badi comunque che per l’uomo del medioevo il diavolo era un essere estremamente ed essenzialmente reale e ciò che noi vediamo come rappresentazione in realtà era per lui visione dell' orrore del Male.
    Di certo vi è che il Demonio subì un lento processo di antropomorfizzazione, soffermandosi a lungo sull’aspetto intermedio di mezzo uomo e mezza bestia, spesso riprendendo, seppur senza l’armonia dei classici, le sembianze di divinità pagane, quali ad esempio i satiri. Un bell’esempio può essere il salterio dell’immagine sottostante, rappresentante la discesa di Cristo nel Limbo, dove per l’appunto il Diavolo ha già assunto alcuni tratti che lo caratterizzeranno in futuro, come i tratti zoomorfi inseriti in una figura di fattezza umana.IX Sec -  Diavolo salterio
    Vedi anche:
    Viaggio all’Inferno

    Viaggio all'Inferno - seconda parte:

    Viaggio all'Inferno - terza parte:
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