Ad Expando

venerdì 26 maggio 2017

War Report 201705.26

Tears, a tidal-wave of tears
Light that slowly disappears
Wait, before you close the curtain
There’s still another game to play
And life is beautiful that way
(Beautiful that way)


Attendere è la parola d'ordine.
Attendere, perché non si capisce cosa stia succedendo: normale reazione alla radioterapia? Cellule impazzite che non si fermano? Troppo presto per capire, per cambiare terapia, per operare ancora, per alzare bandiera bianca.

In altre parole:
La nuova lesione c'è ed è più profonda dell'altra anche se più piccola. 
I radioterapisti sostengono che sia troppo presto per poter fare qualcosa, anche perché potrebbe trattarsi di un rimasuglio o, di un evento causato dalla radioterapia (cosa questo significhi non lo so, sembra però che sia meno grave). Ad ogni modo un ulteriore trattamento radioterapico sarebbe di sicuro controproducente.
I neurochirurghi, dal canto loro, sostengono che la lesione sia troppo piccola e poiché la lesione è profonda questa volta non si parlerebbe più di rischi di danni collaterali, ma di certezze. Quindi convengono che sia il caso di aspettare anche se non escludono un futuro intervento.
Gli oncologi ritengono che la nuova lesione sia, appunto, una nuova lesione, ma non convengono sul fatto di mantenere o cambiare la terapia, quindi preferiscono attendere.
Fra un mese nuova risonanza e si vedrà.

Quindi: attendere.
Certo più facile che a dirsi che a farsi, quando la clessidra continua incurante a svuotarsi.

Se il gioco è vedere quanto resiste la mia sanità mentale però, allora il gioco è appena cominciato.

Altre news in breve:
Problema della caviglia quasi del tutto risolto (un grazie particolare a Diana ed Andrea).
Gli allenamenti continuano, discretamente (...)
Gli amici non mancano mai.
C'è una pallida luce e il tempo volge al peggio, però nel week end migliora. 


Nelle notti senza luna, si vedono meglio le stelle.



mercoledì 17 maggio 2017

War Report 201705.17



Oh, it’s kicking down your door
Kicking down your door
Oh, so what you waiting for
What you waiting for
Scream
Scream
Scream
Till they hear your scream
(Halestorm - Scream)


Ho voglia di urlare.

Ci sono momenti in cui vorrei che tutto finisse il prima possibile, momenti in cui tutto sembra inutile e mi assale una tremenda stanchezza.
Un po' come quando, assediato, stai per vedere il cancello crollare sotto i colpi di un ariete e sai che di là c'è un esercito sterminato contro il quale nulla puoi. 
"Che entrino - ti sussurri - e facciamola finita", ma contemporaneamente vorresti che il tempo si fermasse.
Poi, un attimo dopo, tremi al pensiero del nuovo colpo e attendi; poi tremi di nuovo perché il colpo è arrivato e come al rallentatore vedi le tue difese vacillare ma, incredibilmente, reggere ancora e ti domandi per quanto, ancora, terranno.
E poi ti sussurri "Che entrino".
Ancora.
Ed ancora.
Ed ancora. 
Ma non sei solo, anche se vorresti che il dolore fosse solo tuo. 
Anche se il fatto che non lo sia, un poco ti consola; e per questo ti odi.
E per questo, odi il fatto che non ti puoi arrendere. 
Che non puoi permettertelo.
Così, ancora (ed ancora, ed ancora) decidi di preparare le barricate, di puntellare il cancello e cerchi di capire se esistano altre difese nel mentre ti prepari a combattere casa per casa, piano per piano, stanza per stanza, fino all'ultima stilla di qualsiasi cosa e ti sussurri, ancora :"Che entrino".
E ti chiedi cosa e quanto ci sia dietro quel tuo sussurro.
Quando l'unico faro, nel mare in tempesta, è il tetro bagliore degli occhi della morte, quanta viltà c'è nel fuggire la luce e farsi tenebra per scavare con le unghie la tenebra o, se vogliamo, quanto coraggio c'è nell'esser Uomo e cercare dunque di vivere?
Sembra una domanda senza risposta, eppure la soluzione è semplice: il coraggio null'altro è che la forza derivante dall'ammissione della propria viltà (che altrimenti, sarebbe follia).
Ed allora, non è più un sussurro, ma un urlo imperioso, disarticolato, rabbioso.
Io sono pronto, per quanto uno possa esserlo; ed ho voglia di urlare.

martedì 9 maggio 2017

War Report 201705.09



Il tempo scorre.
E mentre esso incede diventando, in un attimo, passato, spesso mi accorgo di quanto pesa, avendo un male incurabile, pensare al futuro.
In primo luogo perché pensare al futuro fa male: quando sai che potresti morire da un giorno all'altro, pensare al futuro significa, di fatto, chiedersi se quel futuro potrai mai vederlo.
Sì, lo so, vale per tutti, ma un conto è sapere che prima o poi si morirà, un conto è sapere che presto dovrai dipartire.
Nel primo caso l'incertezza della certezza risponde alla domanda "quando", nel secondo alla domanda "come".
Una bella differenza, direi..

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...