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giovedì 16 febbraio 2012

Pubblica "d'istruzione"


Se qualcuno di voi pensava seriamente che tutta la Gelmini fosse causa prima delle castronerie del Ministero della Pubblica Istruzione, dovrà ricredersi: anche il governo dei "professoroni" non è da meno.
Dopo la manifestazione di ignoranza abissale, di cui sopra, ora il Ministero si scontra frontalmente con le traduzioni.

giovedì 1 settembre 2011

Tutti sanno e nessuno lo dice

Una frase fatta, come tante, che come tante quasi sempre certifica un'ovvietà. 
In questo caso fa riflettere l'uscita di Don Mazzi, il simpatico "teleprete" nostrano, impegnato da anni nel recupero dei tossicodipendenti attraverso un organizzazione da lui fondata, riguardante i recenti scandali di pedofilia cui la sua Chiesa, quella Cattolica intendo, è rimasta deplorevolmente invischiata.
Le risposte della Chiesa in merito ai casi di pedofilia che sono emersi in questi ultimi tempi, non mi hanno convinto.

venerdì 20 maggio 2011

Ascoltare Joan Baez rende pedofili


Titolo assurdo per l'assurda conclusione cui sono giunti al John Jay College of Criminal Justice di New York tracciando il rapporto sullo studio de "Le cause e il contesto di abuso sessuale di minori da parte di preti cattolici negli Stati Uniti, 1950-2002" commissionato dalla Chiesa statunitense per trovare un perché dei tanti casi di pedofilia che hanno gettato un ombra sulle comunità cattoliche e, aggiungo io, sulla credibilità e sulla forza delle lobbies a loro vicine. La conclusione, invero, non parla esplicitamente della bravissima cantautrice folk ma degli ideali libertari del '68 della rivoluzione sessuale e del rock'n'roll. 
Di cui Woodstock sarebbe il simbolo (e da qui la scelta del titolo).

martedì 1 marzo 2011

Quando la sfortuna...


Crediamo che ciascuno debba realizzare il diritto (...) di educare i figli liberamente, che vuol dire di non essere costretti a mandare i propri figli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell'ambito della loro famiglia.

Queste le parole esatte che giornali e mezza Italia avrebbero frainteso. Credo che ci sia poco da capire male. 
Semmai, ad esser buoni, sarebbe l'ennesima dimostrazione della mediocrità oratoria del premier che vorrebbe dire una cosa ma, suo malgrado, ne dice un altra.
Se la lingua italiana non è un opinione, dalle parole sopra riportate uno potrebbe intendere che in Italia vi sa una legge che costringa tutti a mandare il proprio figlio nelle scuole statali, all'interno delle quali tutti gli insegnanti, indistintamente, vogliono destabilizzare la gioventù inculcando loro principi aberranti non in linea con quelli proposti dalle famiglie. Si noti che il metodo educativo delle famiglie proposto sia quello dell'inculcare, letteralmente: imprimere nella mente o nell'animo di qualcuno con assidui ammaestramenti.
Delirio bello e buono.
Sfortuna vuole che non appena aver esaltato la scuola privata, meglio se cattolica, lui ha studiato dai Salesiani dopotutto, che ti accade in Italia?

venerdì 14 gennaio 2011

Lo strano rapporto tra religione e sesso


Il rapporto tra religione e sesso è un argomento che desta sempre la mia curiosità, specialmente se per religione si intendono le due dottrine, oggi, più seguite del pianeta, ovvero Islam e Cristianesimo. 
Ambedue le religioni si rapportano alla sessualità in modo censorio, nascondendo sotto un velo moralizzatore il tentativo di controllo delle coscienze, frustrando il più possibile i propri adepti.
Così una delle cose più gioiose e piacevoli della vita è divenuta attraverso le lenti distorte delle grandi religioni, una cosa sporca, accettabile solo ai fini di procreazione. In pratica tali religioni che ci dovrebbero elevare fino al raggiungimento di uno stato di beatitudine, ci vogliono nei confronti del sesso, simili alle bestie, perché di fatto sono le bestie che ricercano la copulazione ai fini riproduttivi (e nemmeno tutte...)

mercoledì 15 aprile 2009

Cause, Effetti e Rimedi della Lussuria

Cause, Effetti e Rimedi della Lussuria

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Indice:


Riassumiamo un poco prima di procedere: la Lussuria è dunque causata dall'eccesso, come quello di esagerare con cibo e bevande, specie se alcoliche, ma anche nel riposare troppo o troppo comodamente, nel frequentare troppo persone d'altro sesso, nel leggere troppi romanzi o nel partecipare troppo assiduamente a veglioni, feste, danze e spettacoli. Unico eccesso che non fa male è la castità.
Ad ogni modo, questa lista di eccessi farebbe cadere l'uomo nel baratro del peccato, lo renderebbe, a detta dell'autore, stupido, sfrenato, sconsiderato e incostante. Intrappolato in questo vortice, l'uomo dovrebbe finire con il provare un disordinato amore per se stesso, per odiare Dio, per affezionarsi troppo alle cose terrene e avere quindi orrore di una possibile vita dopo la morte.
Tutto questo, magari, per aver vinte le proprie inibizioni o meglio, la propria timidezza, con un poco di vino, invitato ad un ballo una bella ragazza dopo averla a lungo osservata e aver goduto della sua compagnia.
In effetti se analizziamo a fondo il testo non sembrano esserci vie di scampo alla Lussuria: persino una donna che sta per essere violentata porrebbe a detta della chiesa la propria anima in pericolo. La vita che designa la Chiesa è una vita di doveri dove ogni piacere terreno deve essere represso, ed è accettabile solo per moralismo o appunto per dovere (orgasmo si ma solo a fini riproduttivi).
A questo punto il mio personale giudizio è che un Dio del genere , con tutte quelle regole, non può che generare odio e che, una vita eterna al suo cospetto in linea con tali restrizioni è da considerarsi più un supplizio più che una speranza o di certo non una cosa da anelare. Solo chi ha interessi di potere può sottoscrivere un si becero moralismo, o in alternativa, un integralista, che per sua natura è una persona intellettualmente limitata.
Il colpo col botto ad ogni modo, come per ogni scritto che si rispetti, giunge nel finale di questa lunga dissertazione, ovvero nei rimedi che l'uomo avrebbe per evitare di cadere nel peccato di Lussuria. In pratica il modello di vita delineato dai sapienti della Chiesa.
  • In primo luogo, ovvio c'è la preghiera, meglio se frequente e fervorosa. D'altra parte, pregare alla lunga diviene cosa meccanica che può essere fatta cioè senza un bisogno di pensare, e si sa quanti pericoli si nascondono nel far lavorare il cervello.
  • La lettura di libri di devozione, nonché la meditazione sulla passione di Cristo e ai supplizi riserbati ai libidinosi. Meditare e prendere Cristo a modello, non nelle sue parole ma nella sua sofferenza, in modo da accettare ogni tipo di castrazione del pensiero e assoggettare il piacere alla paura di peccare.
  • Non coltivare il corpo con delicatezze e lusso. Che il lusso sfrenato possa far degenerare l'uomo, abituandolo e quindi assuefacendolo al piacere è cosa comprensibile, ma si tratta comunque e sempre di eccesso. La ricerca del bello invece non è un peccato ma un qualcosa che tende a nobilitare lo spirito degli uomini.
  • Custodire i sensi in modo particolare quello della vista: Non guardare le fanciulle, se non vuoi che la loro bellezza ti faccia cadere in iscandalo . Ancora ci si pone la domanda di come sia possibile innamorarsi di un'altra persona senza osservarla e senza confrontarla con le alte. Di fatto l'innamoramento è una scelta: si sceglie una persona tra tutte le altre. Ma secondo queste regole si potrebbe dire : se volete sposarvi, non frequentatevi!
  • Fuggire l'ozio ed evitate le tentazioni. In poche parole dedicatevi ad attività che possano distogliere i vostri pensieri dal sesso, e più ci pensate e più lavorate. Poi se siete stanchi andate a dormire su un materasso scomodo in posizione tale da non assecondare l'insorgere di movimenti disordinati.
  • Mortificare la carne e digiunare. In effetti l'attitudine sadomasochista non poteva fermarsi alla sola auto-castrazione di ogni pensiero e azione piacevole, bisognava aggiungere anche qualcosa di più pragmatico. Quindi, cilicio e fame.
  • Fare elemosina e opere di carità . Di per se non ci troverei nulla di male senonché ci vedo un "vaghissimo" interesse.
  • Accostarsi frequentemente ai sacramenti della Penitenza e dell'Eucarestia. La Penitenza, conosciuta dai più come Confessione o, come ama chiamarla oggi la Chiesa, Riconciliazione (si noti l'abile trasformazione che è stata fatta nel tempo) è un ottimo strumento di potere. Il fedele, infatti, per avere piena remissione dei peccati deve confessarli al sacerdote, il quale, ovviamente, diventa crogiolo dei più torbidi segreti della sua comunità. Sebbene sia espressamente vietato al sacerdote di tradire il segreto confessionale è inutile dire che molto spesso i peccati sono stati motivi di indebite pressioni per ottenere quella cosa o quel favore.
  • Mettersi al cospetto di Dio e pensare all'Eternità che ci aspetta. L'eternità, la vita dopo la morte, e soprattutto la paura dell'eterno supplizio più ancora della beatitudine, sono stati il giogo con cui la Chiesa, sottomettendo le coscienze ha potuto per quasi due millenni esercitare il proprio potere. Non si possono avere prove di cosa ci sia e se ci sia un aldilà, quindi è una questione di pura fede, con l'aggravante che se non ci si crede si va all'inferno.
  • Spostare la propria attenzione dirigendo il pensiero verso un oggetto sacro. Distogliere ad esempio il ricordo di una piacevole notte con la persona amata, pensando, che ne so io, al Santo Prepuzio del Bambin Gesù o a qualche strumento di tortura come la Corona di Spine, o all'immagine della sofferenza come la Sindone, o ai corpi orribilmente smembrati di Santi (ignorando che magari si tratta di ossa di cani o di maiali...). Se lo raccontate ad uno psichiatra vi interna.
  • Ascoltare i consigli del confessore. Ovvero tutto quanto sopra, rinforzare l'idea non fa mai male, specie quando si deve attuare un buon lavaggio del cervello. Lavaggio che purtroppo prevede che la materia grigia diventi candida. Bianca, che più bianca non si può.

Per dovere di cronaca il libro non sui ferma qui. Esiste una seconda parte dedicata al Matrimonio nella quale si specificano gli obblighi della promessa matrimoniale nonché i peccati che all'interno del matrimonio si possono compiere.
Per ora , però, il mio commento termina qui: l'estate mi riserva altre (e magari più leggere) letture, ma prometto di ritornare entro breve sull'argomento.

Nel frattempo: penitenziagite!

Desideri, Compiacenza, Voluttà immaginativa



La Lussuria non consumata:


Peccato di Desiderio, Compiacenza e Voluttà Immaginativa

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Indice:

Non bastasse la sfilza di peccati che si pretendono essere insiti nella semplice frase "non commettere adulterio", la religione Cattolica non si fa mancare anche quelli virtuali, ovvero quelli relativi alla Lussuria non consumata, per intenderci, quella per cui non si arriva ad emettere liquido seminale. Primo peccato riguarda i diletti voluttuosi del pensiero, che si dividono in desideri, compiacenze e voluttà dell'immaginazione. I primi si dividono in due parti, quelli efficaci ovvero pensieri che potrebbero avere un possibile sbocco nella realtà, o inefficaci, quando invece non è possibile realizzarli. Esempio illuminante potrebbe essere il desiderio di avere rapporti sessuali con una conoscente anche non sposata e, il desiderio di avere rapporti personali con una star di Hollywood.
La compiacenza si ha quando si ricorda con trasporto un atto carnale del passato, ma anche quando scoprendo di aver perso un'occasione per peccare ci si rammarica. Infine la Voluttà immaginativa, che si ha quando ci si abbandona a immaginare atti carnali senza provarne desiderio.
Si badi che per commettere questi peccati non occorre perdere molto tempo, poiché basta un unico istante per consumare internamente il peccato.
Ora la domanda che sorge spontanea è che gravità potrebbe mai avere un peccato generato in un unico istante. Presto detto: della stessa gravità che avrebbe assunto se avessimo davvero consumato la lussuria. Se dunque vi dovesse passare per l'anticamera del cervello di desiderare di partecipare ad un Sabba, avreste commesso il peccato di bestialità (posto che il satanasso al suo solito si presentasse travestito da satiro), questo perché la volontà è la sede del peccato; e dove esiste desiderio di conseguire una cosa cattiva, la volontà è piena.
Logico dunque che in sede di confessione l'infame pensatore, chiedo scusa, peccatore, debba specificare ciò che ha desiderato, cioè se desiderò l'accoppiamento carnale, o dei semplici contatti o il solo atto di guardare, con una persona in genere, e di qual sesso, ovvero, se con una determinata persona, libera, o in qualche modo vincolata, ecc.
Grazie a Dio, è proprio il caso di dirlo, c'è differenza tra pensare una cosa cattiva e desiderarla o compiacersi. Quindi se pensate sia il caso di fare l'amore questa sera, non commettete peccato, ma guai a desiderarlo (specie se non siete sposati) né tanto meno a pensare a quale posizione o a quale giochino erotico praticare, magari richiamando alla mente le immagini l'ultima prestazione delle quali poi, orrore, compiacersi.
Come volevasi dimostrare, respirare non è peccato ma sospirare sì.

Sodomia e Bestialità

Peccati di Lussuria:

Sodomia e Bestialità

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Indice:




In questa parte continueremo lo studio della morale cristiana approfondendo gli ultimi due tipi di peccato contro natura previsti dal MdC, ovvero il peccato di Sodomia e quello di Bestialità.
S.Tommaso definì Sodomia ogni tipo di Accoppiamento carnale, usando indebitamente del sesso, come fra uomo e uomo, fra donna e donna.
Tale definizione è dunque più ampia di quello a cui normalmente si attribuisce al concetto di sodomia, ovvero quella del sesso anale, ma si allarga anche ad altre azioni per cui, per l'appunto il sesso viene usato indebitamente o se vogliamo eccitato. Rientrano dunque nel peccato si sodomia anche il sesso orale nonché l'uso di "oggetti" di vario genere.

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Infatti si afferma che: non importa sapere ove avvenga il contatto venereo fra maschi o fra femmine, se cioè nelle parti davanti o nelle parti di dietro, o in qualsiasi altro posto del corpo, imperocchè la peccaminosità della sodomia consiste nella voglia di usare indebitamente del sesso, e, generalmente, è compiuta, per esempio, coll'applicazione della propria parte genitale al corpo di persona di eguale sesso, giacendo assieme come se si trattasse di far un accoppiamento carnale.
Particolarmente grave risulterebbe la passività dell'uomo o l'assunzione di ruolo attivo nella donna, specie in ambito omosessuale.
Ma il manuale non si ferma qui. Esso ci illumina dicendoci che, benché non della stessa gravità del peccato in analisi, una sorta di pseudo sodomia può avvenire anche tra persone di sesso diverso quando il commercio carnale avviene all'infuori dell'accoppiamento delle parti genitali, per esempio, quando si mettono in opera la parte deretana, la bocca, le mammelle, le coscie, ecc.
Da ciò si deduce che l'atto carnale consentito dalla chiesa permette il solo piacere derivato dall'orgasmo, ma non prevede ed anzi condanna ogni forma di passionalità, questo al di là dei gusti personali.
Una castrazione mentale, in poche parole, quella che si evince anche in altri ambiti.
Domanda che mi pongo è da dove avrebbero mai tirato fuori tutti questi divieti dal semplice "non commettere adulterio"?
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Ultimo dei peccati contro natura è la Bestialità, ovvero l'unione carnale con una creatura non appartenente alla specie umana. La cosa interessante non è tanto la condanna dell'atto (non mi risultano esserci civiltà ad oggi che trovino moralmente accettabile la congiunzione carnale con una bestia) quanto il richiamo a spettri del passato quali i sabba e, è il caso di dirlo, diavolerie simili. Dal testo si evince infatti chiaramente la possibilità di unione carnale con il diavolo, ma è peccato anche solo immaginarlo. Infine si fa anche riferimento all'unione carnale con un cadavere, ammonendo che al momento della confessione sarebeb opportuno specificare se c'era legame di parentela, il sesso del cadavere, lo stato civile e se, il cadavere, era persona consacrata o meno. Questo ovviamente per verificare le aggravanti.

Nei prossimi capitoli si analizzeranno tutta una serie di peccati riferiti alla Lussuria "non" consumata, perchè ovviamente il controllo non si deve spingere al solo atto , ma sino al pensiero, piegando la sua manifestazione più intima che è la Volontà. Rientrano in tale categoria baci, abbigliamento, sguardi, danza ecc.
Per la tranquillità del lettore anticipo che il respiro non è peccato. Ma il sospiro sì, quindi: in guardia !

Polluzione e Masturbazione

Peccati di Lussuria:

Polluzione e Masturbazione



Ci addentriamo ora nella terza parte che riguarda i peccati contro natura, ovvero quando vi è emissione del l'umore seminale, in modo non consentaneo alla generazione, avvenga poi esso all'infuori dell'accoppiamento carnale, ovvero nell'accoppiamento stesso.
Esistono tre tipi di peccati contro natura: la polluzione, la sodomia e la bestialità.
Inizieremo con la Polluzione, cioè l'emissione del seme umano, all'infuori d'ogni accoppiamento carnale. E' una lunga dissertazione che vale la pena analizzare anche per capire il pensiero che si cela dietro le parole dell'autore.
Innanzitutto egli cerca di identificare i vari tipi di polluzione , suddividendoli per categoria. Si ha quindi la polluzione semplice se fine a se stessa, o qualificata, se invece è dovuta al pensiero o all'atto di cose turpi rivolte su persone terze. In tal caso assume valenza del peccato che ha provocato la polluzione, ad esempio quegli che desiderando la Beata Vergine, si abbandonasse alla polluzione davanti alla sua statua od immagine, commetterebbe un orribile sacrilegio. A tal proposito , mi si consenta di dire che ci vuole una bella fantasia.
Altra distinzione è basata sulla volontarietà dell'emissione di seme, giacché questa, come noto, può avvenire spontanea specie in fase notturna.
Naturalmente è più grave la polluzione volontaria che avviene tramite l'evocazione di immagini e situazioni erotiche e la manipolazione degli organi sessuali, ma anche a causa, secondo l'autore, dell'abuso di cibo e bevande, dello studio delle parti anatomiche , nonché il dormire in un certo modo (non chiedetemi quale, perché non ho idea quale sia).
Logicamente in sede confessionale va specificato il motivo di polluzione, poiché in taluni casi, soprattutto se non vi è consenso volontario, non vi sarebbe peccato. A tal proposito si fa un esempio che personalmente mi ha fatto sbellicare dalle risate senonché denota la mentalità deviata dell'autore e della casta a cui appartiene:
così un chirurgo, il quale guarda o tocca le parti genitali d'una donna, sia per curarne una infermità o per agevolare un parto, si espone certo all'occasione d'una polluzione, ma esso perciò non pecca, purché non vi presti consenso alcuno, contuttochè si esponga ad un prossimo pericolo di acconsentirvi.
Bontà della Chiesa per la polluzione notturna si fanno dei distinguo. Se è dovuto ad un sonno imperfetto rappresenta peccato veniale, se il sonno e perfetto non vi è peccato. Tuttavia se si fa in modo di andare letto in modo da provocare polluzione allora si pecca mortalmente.
S.Tommaso a tal proposito ci rivela che vi siano tre cause che possono determinare la polluzione notturna: corporale, spirituale estrinseca e spirituale intrinseca.
La prima è dovuta a vari fattori che vanno dall'accumulo di materia seminale, all'equitazione (...), alla morbidezza del letto(!), all'intemperanza nel nutrirsi fino alla malattia. La seconda è dovuta al demonio che fa eccita la fantasia del dormiente e quindi non darebbe origine a peccato. La terza che S.Tommaso definisce "animale" in quanto residente nell'anima, e frutto dei pensieri generati prima del sonno tra i quali si comprendono i desideri, le protratte fantasie voluttuose, i cattivi discorsi, il frequentar donne, l'assistere a spettacoli e a balli, la lettura di libri osceni.
Curioso, è ciò che dovrebbe fare lo sfortunato credente che dovesse trovarsi, al risveglio, le mutande sporche: deve elevare la mente a Dio, invocarlo, fare il segno della santa croce, non compiere cosa alcuna che provochi in seguito l'emissione del seme, rinunciare ad ogni voluttuoso diletto: così operando, può stare colla coscienza tranquilla: ma egli però non è obbligato a far resistenza all'impeto della natura, qualora ei senta che nei vasi spermatici la secrezione dell'umore è già avvenuta; in questo caso è una necessità che l'emissione, subito o no, abbia luogo, altrimenti il seme, già uscito dai reni, si corromperebbe internamente a detrimento della salute.
A questo punto c'è un capitolo abbastanza inutile sui movimenti che causano la polluzione, definiti "disordinati" che per inteso sono i movimenti pelvici a causa dei quali si sfrega l'organo contro qualcosa. Per completezza si dice, che bisognerebbe sempre vergognarsi. La vergogna infatti ridurrebbe il peccato da mortale a veniale.
Ma è parlando della masturbazione che si raggiungono le più alte vette del pensiero. Quivi l'autore si lascia andare nelle più fantasiose considerazioni, attingendo a notizie ed informazioni "modernissime", anche per l'epoca.
Ne riporto alcune integralmente partendo dalla citazione di Ippocrate sui terribili effetti della masturbazione:
  • Questa malattia nasce dal midollo spinale; essa colpisce i giovani sposi ed i libidinosi; non hanno febbre, e, benché mangino bene, dimagrano e si consumano; par loro di sentire come un formicolìo scendere dalla testa lungo la spina dorsale. Ogniqualvolta essi emettono gli escrementi ed orinano, perdono abbondantemente un umore seminale acquoso; sono inetti alla generazione; spesso, nei loro sogni, sono intenti all'atto venereo; le passeggiate, specialmente lungo le strade faticose, li scalmanano, li prostrano, e procacciano ad essi pesantezza di capo e susurrii nelle orecchie; infine una febbre acuta termina i loro giorni.
Seguono le parole di Aretes, celebre (?) medico greco dei tempi di Traiano:
  • I giovani, dediti a questo vizio, vanno soggetti alle malattie e alle infermità dei vecchi; diventano pallidi, lascivi, cupidi, sfibrati, pigri, stupidi, ed anche imbecilli; il loro corpo s'incurva, le loro gambe più non li reggono; sono malcontenti di tutto, inabili a tutto, e molti cadono nella paralisia.
Quindi per non sembrare troppo legato ai classici si cita un certo dottor Hoffman, professore in una non ben precisata università tedesca (probabilmente la stessa dalla quale è uscito l'attuale pontefice, se tanto mi da tanto), che dice :
  • che un giovane di 18 anni, il quale amoreggiava carnalmente con una fantesca, fu colto tutto ad un tratto da debolezza e da fremito generale in tutti i suoi membri; aveva il viso rosso e i polsi debolissimi. In brev'ora si riuscì a toglierlo a questo stato, ma egli restò sempre afflitto da un languore generale.
Infine non potevano mancare le citazioni di uno dei testi di informazione scientifica più imbecilli della storia dell'umanità, ovvero il trattato sull'Onanismo di Simon Andrea Tissot (medico di Losanna), che può competere in assurdità solo con le opere di Paul Julius Moebius (Sulla debolezza fisiologica ed intellettuale delle donne e L'inferiorità mentale della donna) o di Gustave Le Bon (sociologo francese, razzista e discriminatore):
  • "La prima volta ch'io vidi questo disgraziato, ne fui spaventato. Sentii più che mai allora la necessità di dimostrare ai giovani l'orrendo precipizio nel quale volontariamente si gettano, abbandonandosi a questo vizio vergognoso. L. D*, orologiaio, fu savio e prosperoso fino all'età di 17 anni. A quest'epoca si abbandonò alla masturbazione, ch'egli replicava consecutivamente perfino 3 volte; l'emissione del seme era sempre preceduta e accompagnata da un leggero offuscamento del pensiero e da un movimento convulsivo nei muscoli estensori della testa, i quali la tiravano indietro, mentre che il suo collo gonfiavasi straordinariamente Non era ancora trascorso un anno, ch'egli cominciò a sentire una grande debolezza dopo ogni polluzione; la sua immaginazione, tutta in balìa a queste oscenità, non era più capace d'altre idee; e la rinnovazione dei suoi atti colpevoli divenne ogni giorno più frequente, fino a che si trovò in uno stato che faceva temere che morisse. Troppo tardi egli se ne impensierì; il male era già andato troppo oltre, ed egli non poteva più essere guarito; le parti genitali eransi fatte così irritabili e così deboli che, anche senza l'azione sua personale, i vasi spermatici vuotavansi da sé. La menoma irritazione provoca all'istante il più completo eretismo, il quale era immediatamente seguito da un'emissione di seme, ciò che aumentava quotidianamente la sua debolezza. L'organo ch'egli, sulle prime, non provava che durante la polluzione, e che cessava con essa, divenne abituale, e ne era preso spesso senza alcuna causa apparente, in modo sì violento che, durante l'accesso, che talora durava 15 ore e non mai meno di 8, provava in tutta la parte posteriore del collo dei dolori così forti, che ordinariamente gli strappavano non dei gridi, ma degli urli; e in questo frattempo non gli era possibile mandar giù per bocca alcunché di liquido o di solido. La sua voce era diventata rauca; la respirazione, impedita; le forze gli mancarono totalmente. Obbligato a rinunciare alla sua professione, inetto a tutto, oppresso dalla miseria, languì, quasi senza soccorso alcuno, per qualche mese: povero disgraziato! tanto più da compiangere, in quanto che, un resto di memoria (che non tardò però a svanire) era ancor là per rammentargli continuamente le cause del suo malore, accrescendolo con tutto l'orrore dei rimorsi! Informato del suo essere, mi recai presso di lui; più che un individuo vivente, trovai un cadavere sdraiato su un pagliariccio, magro, pallido, sudicio, puzzolente, quasi incapace d'ogni movimento: spesso gli colava dal naso un sangue smorto e acquoso; e continuamente gli usciva dalla bocca una bava. Colto da diarrea, egli emetteva gli escrementi in letto, senza addarsene. Lo spargimento dell'umore seminale era continuo; i suoi occhi caccolosi, torbidi e spenti, non avevano più la facoltà di girare; il polso era estremamente debole, ma pronto e frequente; la respirazione, molto imbarazzata; la magrezza, estrema, eccettuati i piedi, i quali cominciavano a diventare tumidi, molli e seriosi. Il disordine dello spirito non era minore: non aveva più idee, più memoria; inetto a leggere due frasi; senza riflessione, senza inquietudine sulla sua sorte; non aveva altra sensazione che quella del dolore, la quale lo assaliva penosamente, ogni tre giorni almeno. Era un essere molto al di sotto del bruto, ed offriva in sé uno spettacolo, di cui è difficile immaginare tutto l'orrore. Molto a stento si poteva riconoscere ch'egli una volta aveva appartenuto alla specie umana... Morì dopo poche settimane col corpo ch'era tutto un tumore molle e sieroso".

Incesto e Sacrilegio

Peccati di Lussuria:

Incesto e sacrilegio

Incesto
Indice:





L'analisi procede con l'Incesto, su cui però non ho intenzione di soffermarmi, cosa che tra l'altro non fa nemmeno l'autore. Personalmente non ho nulla da dire anche in relazione a quanto scritto sul Catechismo. Riporto solo alcune curiosità, la prima delle quali è relativa al confronto tra l'incesto e la figura del Confessore, dove quest'ultima è considerata comunque più grave, che, non solo è paragonabile al parricidio, ma lo supera. Non da meno è il rapporto tra un tutore e la sua pupilla ( si noti comunque la presenza della donna) equiparabile anch'esso all'incesto, avendo il primo assunto dei doveri pari a quello dei genitori. L'incesto è considerata un offesa al sacramento del matrimonio ed è trattato con un altro comportamento ritenuto peccaminoso, ovvero la "Libera Unione", conosciuta ai più come Convivenza. Nel catechismo essa viene definita come tale, ovvero "libera", ma non si manca di sottolineare immediatamente la fallacia di tale termine chiedendosi che senso può avere una unione in cui le persone non si impegnano l'una nei confronti dell'altra, e manifestano in tal modo una mancanza di fiducia nell'altro, in se stessi o nell'avvenire? Giovanni Paolo II a tal proposito si riferisce alla libera unione come un'espressione che abbraccia situazioni diverse: concubinato, rifiuto del matrimonio come tale, incapacità di legarsi con impegni a lungo termine. E continua sentenziando che tutte queste situazioni costituiscono un'offesa alla dignità del matrimonio; distruggono l'idea stessa della famiglia; indeboliscono il senso della fedeltà. Sono contrarie alla legge morale: l'atto sessuale deve avere posto esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di esso costituisce sempre un peccato grave ed esclude dalla comunione sacramentale.
In pratica la Chiesa non riconosce alle coppie non sposate la capacità di amare e non solo, mette in dubbio denigrando il valore morale dei singoli individui componenti la coppia di fatto: essi, per la Chiesa sono a prescindere incapaci di fedeltà, sono immorali e costituiscono un pericolo per l'identità della famiglia.
Una altezzosa presa di posizione, che mette in risalto la superbia del Vaticano nonché l'ottusità di chi l'ha enunciata, alla faccia di chi vedeva e vede nel fu pontefice un esempio di santità.
Capitolo successivo è il Sacrilegio, ovvero la violazione di una cosa sacra attraverso un atto carnale. Per cosa sacra si intende, in realtà, sia luoghi (chiese, cimiteri), sia persone (uomini consacrati), che oggetti (acqua, olio od ostie consacrate: il caso delle messe nere). Essendo queste cose di attinenza al sacro non si possono, per logica, avanzare accezioni morali, mentre un piccolo approfondimento merita l'appendice intitolata "Dei preti provocatori di Turpitudine".
Tale appendice si snoda su tematiche che non riguardano la gente comune, tranne che per un elemento che è tuttora di grande attualità, ovvero l'opportunità di denunciare il sacerdote che commette atti carnali.
Scrive l'autore: Si domanda se sia dovere naturale denunciare il sacerdote corrotto o il corruttore.
Interessante come la prima risposta sia comunque di immettere il dubbio che l'accusatore possa avere secondi fini tra cui quello di screditare l'istituzione religiosa:
"bisogna intanto andar molto cauti a prestar fede a quelle donne che inconsideratamente accusano sacerdoti al tribunale della penitenza, imperocchè più volte se ne son viste calunniare atrocemente dei preti innocenti per invidia, per odio, per gelosia, o per altro perverso motivo. Si deve dunque pesare prima con maturo esame le circostanze riguardanti la persona, l'accusa, e il preteso delitto ed occorre vietare che il complice si abbocchi con questo confessore".
Da tale testo si traggono due cose fondamentali: la prima che bisogna verificare prima ancora che la denuncia venga resa pubblica prendendo a prescindere le difese del sacerdote. La seconda è sottintesa: quel "si deve dunque pesare" significa "siamo noi che dobbiamo giudicare": in pratica l'istituzione rea è quella preposta ad emettere giudizio.
Infatti il testo continua così:
Ma se, tutto pesato sulla bilancia del santuario, risulta che il sacerdote è reo, si deve esaminare se si tratta di colpe di antica data, una o più volte commesse e già espiate, oppure se si tratta d'un abitudine a commettere questo genere di peccato o ad eccitarlo in altri o d'una qualsiasi altra colpa che mostri un uomo di perduti costumi. Nel primo caso, non è obbligatoria la denuncia perché si suppone, e ragionevolmente si presume, che più non esista il male, né sia per rinnovarsi; né v'ha d'altronde ragione sufficiente per ledere la riputazione di un sacerdote. La difficoltà sta nel sapere se nel secondo caso, esista l'obbligo naturale di fare la denuncia.
Una difficoltà? Ma come? Tutto va confessato tranne quando a commettere peccato è un prete?
Fortunatamente poi, anche l'autore giunge alla conclusione che si debba procedere alla denuncia, anche se con modalità tali da non dare scandalo, cosa quest'ultima che, non fosse per il decalogo dei procedimenti e il lungo ragionamento, è la vera preoccupazione della Chiesa.
Nei prossimi capitoli si analizzeranno le diverse forme di lussuria consumate contro natura.
Secondo una concezione di "natura" tutta particolare...naturalmente.

Adulterio e Anticoncezionali

Peccati di Lussuria:

Adulterio

Adulterio

Indice:



Il MdC prosegue con l'analisi dell'Adulterio considerato un peccato speciale di lussuria, e gravissimo, come insegnano la Sacra Scrittura, i Santi Padri, la pratica della Chiesa, il consenso dei popoli e la ragione. All'autore, è chiaro fin da subito, preme immediatamente far capire la gravità del peccato e a tal proposito cita la Bibbia in alcuni versetti truculenti (Deut. 22, 23. «Se un uomo avrà giaciuto colla moglie d'altri, entrambi, cioè l'adultero e l'adultera, sieno messi a morte, e si tolga in Israel questo scandalo.») o comunque evocativi di pene terribili, almeno per il credente (dannazione eterna e cose simili).
Interessante la citazione di un codice penale dell'epoca, sia perché non si capisce bene il motivo di dover giustificare una regola religiosa con una regola civile, sia perché l'articolo scelto cita: "Nondimeno, nel caso d'adulterio, l'omicidio commesso dallo sposo sulla sposa, come anche sul complice, nel momento in cui egli li sorprende in flagrante delitto nella abitazione coniugale, è scusabile". L'immoralità dell'Adulterio non è cosa da discutere, rimane comunque il metodo. D'altra parte la Chiesa non si limita a dettare regole spirituali a ciò che sta scritto nei libri sacri, fin troppo spesso truculenti, ma cerca di entrare nell'intimità della coppia inventandosi regole ad hoc, come quella di Papa Pio XII nel Discorso al convegno dell'Unione Cattolica Italiana delle Ostetriche, 1951, dove afferma che:" Il Creatore stesso [...] ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei limiti di una giusta moderazione".
La giusta moderazione dunque, e vedremo cosa essa implica.
La Chiesa, d'altra parte, basa i suoi dettami su situazioni ideali, nonché sulla totale ignoranza della vita di coppia, avendo essa scelto per motivi veniali, concetto quest'ultimo da ribadire, la castità (una volta i chierici potevano sposarsi e generare prole, ma quando la Chiesa iniziò ad arricchirsi nacquero problemi di eredità). Non solo, non tiene nemmeno conto delle diverse tipologie di uomini, per cui la famiglia è sempre composta da un buon padre di famiglia, da una madre servile e generosa, e da figli modello, che possono al limite errare e peccare perché tentati da Satana.
O forse essa si abbandona al credo che la promessa matrimoniale trasformi le persone rendendole rette secondo i principi dettati.
Purtroppo il mondo è assai diverso: esistono uomini violenti, madri snaturate e figli degeneri, per cui ogni regola viene meno e che anzi, una loro piena applicazione diviene causa di ulteriore infelicità o addirittura di violenza. Una donna abbandonata da un marito fedifrago dovrà dunque mantenersi casta, persino nei pensieri come vedremo, per tema di cadere nel peccato di adulterio. Al suo dolore si aggiunge così il giogo del peccato, mentre umanamente sarebbe auspicabile che essa trovasse un buon uomo con cui condividere serenamente il resto dell'effimera esistenza.
Ma per capire appieno la morale che determina la gravità del peccato dobbiamo rifarci di nuovo al testo del Catechismo che come al solito ci riserva delle impensabili sorprese.
Procediamo con ordine. Innanzitutto il matrimonio è un' indissolubile unione di due persone di sesso diverso santificata dall'omonimo sacramento. Esso si basa sulla fedeltà e sulla fecondità. La prima, oltre al valore unanimemente riconosciuto assume anche la costanza nel mantenere la parola data. Dio è fedele. Il sacramento del Matrimonio fa entrare l'uomo e la donna nella fedeltà di Cristo alla sua Chiesa. Mediante la castità coniugale, essi rendono testimonianza a questo mistero di fronte al mondo.
Per quello che riguarda la fecondità, si dice che essa è uno dei fini del matrimonio e che la regolazione della procreazione può essere giustificata solo da un responsabile e non egoistico motivo di distanziare le nascite. Ad ogni modo tale regolazione deve avvenire solo attraverso l'auto osservazione e il ricorso ai periodi non fecondi mentre l'uso di anticoncezionali è come noto fortemente osteggiato come dall'enciclica Humane Vitae di Papa Paolo VI che sentenzia la malvagità di « ogni azione che, o in previsione dell'atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione ».
Enciclica che, come riportato nel catechismo, asserisce quanto lo Stato sia responsabile del benessere dei cittadini, e come sia legittimo che, a questo titolo, prenda iniziative al fine di orientare l'incremento della popolazione. Tuttavia può farlo con un'informazione obiettiva e rispettosa, mai però con imposizioni autoritarie e cogenti. Non può legittimamente sostituirsi all'iniziativa degli sposi, primi responsabili della procreazione e dell'educazione dei propri figli. In questo campo non è autorizzato a intervenire con mezzi contrari alla legge morale.
Di nuovo l'ingerenza su ciò che uno stato deve fare, quasi che le istituzioni statali si debbano giocoforza asservire alla suprema moralità della Chiesa, cosa questa che, come piano stiamo scoprendo, è tutt'altro che veritiera.

Stupro e Ratto

Peccati di Lussuria:

Stupro e Ratto


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IIndice:



Abbiamo visto velocemente quello che si diceva a proposito dei vari peccati che offendono la Castità.
Vorrei addentrarmi un poco ancora su ciò che dice il MdC in particolare sul tema dello Stupro, che nel testo si accaparra l'intero capitolo secondo, in quanto alcune affermazioni proposte mi risultano alquanto singolari come del resto determinate forme di ragionamento.
Definito lo Stupro come la violenta deflorazione di una vergine (dimentichiamo per un attimo l'attuale significato), si analizza non tanto il peccato in sé, quanto l'ipotesi che la vergine possa essere stata consenziente. In tal caso il peccato sarebbe ancor più grave in quanto ella se consenziente , arrecherebbe ingiuria ai parenti, peccherebbe contro la Prudenza, poiché non illibata avrebbe problemi a sposarsi e quindi si metterebbe nelle condizioni di avviarsi alla prostituzione ("Ella si mette sulla strada della prostituzione, dalla quale potevala tener lontana il timore di perdere il distintivo materiale della verginità". San Tommaso, l. 2, q. 154, art. 6), nonché peccherebbe contro la virtù speciale della Verginità (...). Questo poiché "Non si ingiuria chi sa e vuole".
Ad ogni modo sia la donna che ha perduto la verginità al di fuori del sacramento matrimoniale, sia l'uomo che l'ha posseduta, dovrebbero in sede confessionale specificare che il loro peccato non è semplice fornicazione, ma dovrebbero specificare la perdita dello stato verginale.
Il testo poi si addentra nella didattica spiegando però come in realtà sia difficile ottenere confessioni così approfondite e di come sia sconveniente indagare con domande sia per tema di scandalizzare il penitente ed provocargli avversione per il tribunale della penitenza sia perché, ovviamente è il penitente a dover rendere piena confessione per ottenere la piena assoluzione.
Il forzare una persona qualunque (quindi senza distinzione tra vergini o meno, coniugati o liberi, laici o consacrati ecc) allo scopo di saziare su di essa una libidine è invece definita "Ratto". Si differisce da questo, la fornicazione con un minorenne consenziente, che non è intesa violenza vera e propria, nonostante la non riconosciuta capacità di intendere e volere, ma bensì un oltraggio ai parenti di questa che ne dovevano custodire la castità (!).
Il ratto può essere per seduzione, motivo per cui la vittima diviene consenziente, o per violenza ( più o meno quello che invece si intende normalmente come "Stupro"). Tralasciando il primo, rimediabile con il matrimonio, il secondo è di certo un peccato mortale ( né più né meno della fornicazione...), tuttavia il libricino si sofferma non tanto sulla violenza in se ma sul peccato che potrebbe commettere la donna in quanto vittima.
Già, perché secondo la Chiesa, la donna che viene violentata potrebbe macchiarsi, mentre subisce l'orrendo delitto, di peccati gravissimi.
Ecco cosa il vademecum che propone il MdC su cosa deve fare e cosa no, una donna, mentre sta subendo la violenza di un bruto:
  1. Deve "internamente", non acconsentire al piacere venereo, qualunque sia la violenza, altrimenti incorre in un peccato mortale.
  2. Deve difendersi con ogni mezzo ma guardarsi dal ferire mortalmente o anche solo da ledere gli organi dell'aggressore (non solo sessuali, anche gli occhi ad esempio rientrano nella casistica), poiché la vita o anche i principali organi, pur anche dell'aggressore, valgono più del suo onore .
  3. Se la donna teme di non riuscire a non acconsentire al godimento allora deve gridare con tutte le proprie forze anche se a rischio della vita. Dovesse morire il suo sarebbe un martirio, diverrebbe quindi beata, mentre al contrario dannerebbe la propria anima.
  4. Qualora fosse invece certa di non cedere al piacere, la donna non deve gridare per tema di non mettere in pericolo la propria vita. Ma quest'ultimo caso sarebbe, per l'autore, circostanza quasi impossibile.
La Chiesa quindi, da per scontato che sia estremamente improbabile, anzi, quasi impossibile che la donna vittima di violenza sessuale, non provi in qualche modo piacere. Non solo, asserisce che per quanto grave sia il delitto della violenza, ad esso non bisogna rispondere se non con una violenza misurata che non ferisca profondamente l'aggressore, quasi che la violenza subita dalla donna sia solo fisica.
Di fatto la Chiesa si preoccupa più dell'eventuale godimento sessuale ( e la perdita di onore) che può avere la vittima di stupro che non delle conseguenze sulla psiche che questa subirà, aggiungendo al dolore fisico e morale della violenza, anche il peso di un ipotetico peccato.
Non solo, ma anche la linea di ragionamento che si evince dal manuale è stupefacente: più che un metodo di riconoscimento del peccato pare un pruriginoso manuale da inquisizione. Nel testo ciò che traspare è il sospetto, la congenita misoginia clericale e nulla di ciò che invece è chiamata pietà o per lo meno comprensione.
Una donna violentata è una donna ferita nel più profondo del suo essere, l'intimo assume valenze assolute: lo stupro non si ferma all'atto, ma continua sommando al dolore, e all'abuso, rabbia, impotenza, paura e sfiducia.
Pensiamo solo a cosa accade dopo (il durante, temo, sia inimmaginabile): la vittima viene portata in pronto soccorso, viene visitata, spogliata di nuovo. Viene interrogata su ciò che è accaduto, quindi visitata. In genere vengono fatte delle fotografie sui particolari ponendo sul corpo delle etichette, così che le ferite possano divenire prova in sede processuale. Si procede quindi con la visita ginecologica, utilizzando tamponi per la raccolta del liquido seminale eventualmente lasciato dallo stupratore. Quindi i medici devono procedere dando alla donna un quadro di possibilità: potrebbe essere rimasta incinta (eventuale consenso per somministrazioni di anticoncezionali post coitali) , potrebbe avere contratto malattie veneree o trasmissibili attraverso saliva e sangue (eventuale profilassi o cura per HIV, Epatiti, ecc) . A causa delle ferite si procede in genere ad un cura antibiotica. Se è il caso si procede anche con esami tossicologici (in caso la vittima sia stata drogata). Prima delle dimissioni si accerta l'idoneità della situazione abitativa (sicurezza), specie se lo stupratore è a piede libero.
Alla donna non rimangono che i cocci di una vita distrutta, da ricostruire all'ombra di un'ipotetica colpa.
Perché, per alcuni, così dio vuole.

Castità e Lussuria

Castità e Lussuria


lussuria
Indice:



Dopo lo "Avvertimento" c'è una piccola parte introduttiva che ci permette di approfondire ulteriormente come la tematica del sesso venga affrontata dal clero.
"Questo lubrico argomento essendo sempre, per la nostra fragilità, pericoloso non lo si deve studiare che per necessità, con animo vigilante, con retto fine, e invocando la suprema assistenza di Dio. Chiunque facesse troppo a fidanza colle proprie forze, e si gettasse perciò in questo argomento senza discrezione e senza prudenza, non ne uscirebbe certamente illeso, poiché dice la Scrittura (Eccl. 3, 27): Chi ama il pericolo, in esso perirà.
Conviene invocare frequentemente il patrocinio della Vergine Santissima, specialmente al primo insorgere delle tentazioni, e usare una giaculatoria come la seguente:
«O Vergine purissima, monda il mio cuore e la mia carne colla tua santissima verginità e la tua immacolata concezione. Così sia."
La sessualità viene vista come un pericolo per l'anima, un qualcosa in cui addentrarsi protetti dalla solida corazza della teologia, e naturalmente, dall'immagine della Vergine, donna-dea, antitesi della femminilità.
L'introduzione prosegue con la spiegazione, prima e l'esaltazione poi della castità. Si noti che l'autore del libricino ci rivela che il termine "Castità" deriva dal verbo "castigare" e di logica, esaltandola a virtù, egli ci dice che la mortificazione del proprio essere, di cui gli impulsi sessuali fanno parte, è cosa giusta e auspicabile. In poche parole, una sorta di elogio al masochismo (in senso lato).
La castità si distingue in Coniugale, Vedovile e Verginale. La prima è considerata una moderazione del matrimonio, la seconda l'astinenza dal sesso del o della vedova, la terza, cito, aggiunge all'astinenza perfetta l'integrità della carne. Secondo il Catechismo della chiesa Cattolica non vi è una castità superiore all'altra in termini morali come peraltro scritto dal S.Ambrogio :
"Non lodiamo l'una escludendo le altre. [...] Sotto questo aspetto, la disciplina della Chiesa è ricca"
Bontà loro.
Ad ogni modo contraria alla Castità c'è la Lussuria, e il libretto si dilunga nello specificare varie forme di lussuria. A tal proposito per completezza, visto che il libricino (da questo momento le citazioni saranno in blu) è solo un pretesto, mi rifaccio al Catechismo della Chiesa (che invece verrà riportato in rosso). In esso non si parla di contrarietà o reciproci che dir si voglia, ma di "offese alla castità". In poche parole si elencano le pratiche che recherebbero offesa alla mortificazione del proprio corpo (e della propria intelligenza, aggiungo io).
Riporto e commento l'elenco:
  • La lussuria è un desiderio disordinato o una fruizione sregolata del piacere venereo. Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione.
La cosa potrebbe valere in modo unanime se consideriamo l'eccesso, essendo l'eccesso sempre fonte di problemi. Rimane personalmente inconcepibile l'idea che il piacere non possa essere ricercato fine a se stesso ma debba avere altre finalità. Che non debba essere dunque priorità assoluta è morale, che non possa esistere senza il fine di conseguire più alti principi è moralismo.
  • Per masturbazione si deve intendere l'eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo. « Sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato ». « Qualunque ne sia il motivo, l'uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità ». Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della « relazione sessuale richiesta dall'ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana »
La masturbazione nasce con la scoperta della propria sessualità, la mortificazione di questa pratica genera al limite frustrazioni, trasformando il sesso in un mostro divora anime, cosa che peraltro è chiaramente lo scopo della Chiesa.
  • La fornicazione è l'unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio. Essa è gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata sia al bene degli sposi, sia alla generazione e all'educazione dei figli. Inoltre è un grave scandalo quando vi sia corruzione dei giovani.
Da qui si evince il moralismo malato e aberrante dell'ecclesiale, ovvero l'incapacità di percepire l'amore tra persone che non abbiano ancora (o che non abbiano intenzione) di regolarizzare il loro rapporto amoroso attraverso un contratto quale di fatto è il matrimonio. Peggio, c'è la sottomissione del sentimento amoroso alle regole religiose, per cui solo ciò che è riconosciuto dalla Chiesa è vero amore. L'attrazione sessuale è di fatto ciò che avvicina le persone, è la scintilla del sentimento amoroso, l'idea che non possa essere assecondata va contro ogni dinamica naturale e per questo è matrice di aberrazioni.
  • La pornografia consiste nel sottrarre all'intimità dei partner gli atti sessuali, reali o simulati, per esibirli deliberatamente a terze persone. Offende la castità perché snatura l'atto coniugale, dono intimo e reciproco degli sposi. Lede gravemente la dignità di coloro che vi si prestano (attori, commercianti, pubblico), poiché l'uno diventa per l'altro oggetto di un piacere rudimentale e di un illecito guadagno. Immerge gli uni e gli altri nell'illusione di un mondo irreale. È una colpa grave. Le autorità civili devono impedire la produzione e la diffusione di materiali pornografici.
La cosa interessante di questo capoverso non è tanto la disquisizione sulla moralità della pornografia, quanto l'ultima parte: è chiaro, senza ombra di dubbio, la mentalità della chiesa di imporre la propria volontà anche attraverso le autorità civili. E' una prassi, una mentalità, cui la pornografia altro non è che uno dei tanti esempi.
  • La prostituzione offende la dignità della persona che si prostituisce, ridotta al piacere venereo che procura. Colui che paga pecca gravemente contro se stesso: viola la castità, alla quale lo impegna il Battesimo e macchia il suo corpo, tempio dello Spirito Santo. La prostituzione costituisce una piaga sociale. Normalmente colpisce donne, ma anche uomini, bambini o adolescenti (in questi due ultimi casi il peccato è, al tempo stesso, anche uno scandalo). Il darsi alla prostituzione è sempre gravemente peccaminoso, tuttavia l'imputabilità della colpa può essere attenuata dalla miseria, dal ricatto e dalla pressione sociale.
E' interessante a tal proposito fare un parallelo con quanto dice la guida alla confessione. Al di là della classifica della colpa per cui una prostituta pecca comunque più gravemente di una concubina o di una fornicatrice (nel testo la prostituzione diventa pratica femminile, ma va da sé che il testo preso in esame è precedente al Catechismo), è interessante notare che c'è l'obbligo al momento della confessione di sottolineare da parte della persona che il peccato di fornicazione è dovuto a prostituzione. Per intanto non si delinea la possibilità di un'eventuale assoluzione al peccato (improbabile), tuttavia la chiesa recede dal pronunciarsi sulla tolleranza alla prostituzione, riconoscendole una certa utilità:
«Togliete dalla società umana le meretrici, e la libidine vi conturberà tutte le cose»
S. Agostino Dell'Ord. l. 2, cap. 4, n. 12 (t. I, p. 335)
  • Lo stupro indica l'entrata con forza, mediante violenza, nell'intimità sessuale di una persona. Esso viola la giustizia e la carità. Lo stupro lede profondamente il diritto di ciascuno al rispetto, alla libertà, all'integrità fisica e morale. Arreca un grave danno, che può segnare la vittima per tutta la vita. È sempre un atto intrinsecamente cattivo. Ancora più grave è lo stupro commesso da parte di parenti stretti (incesto) o di educatori ai danni degli allievi che sono loro affidati.
Il libricino del confessore, per la cronaca chiamato "Venere ed Imene al tribunale della Penitenza: Manuale dei confessori" (da ora verrà riportato con l'abbreviazione MdC), divide quest'ultima voce in Stupro e Ratto, intendendo per il primo ogni atto carnale illecito (adulterio), in particolare l'atto di violenta deflorazione di una vergine, per il secondo la costrizione, il forzare una persona allo scopo di saziare la libidine, sia tale atto perpetrato tramite violenza che tramite seduzione.
L'MdC si addentra poi anche nell'Adulterio, nell'Incesto, nel Sacrilegio e in un bel capitolo intitolato "Dei preti provocatori di turpitudini".
Materiale che verrà esaminato nel prossimi capitoli.

Il Sesto Comandamento e la Morale Cristiana

Avvertimento

Sensualità

Indice:

Quando si parla con un fervente Cattolico spesso ci si sente raccontare di come la religione (Cristiana ovviamente) detenga il primato etico e morale, e di come l'ateismo esasperato di certi regimi abbia generato orrori di ogni genere. Non solo: ultimamente nell'ambito dello scontro tra scienza e religione, come la seconda, a detta della prima, può e deve trovare giustificazione solo all'interno dei dettami dell'etica (superiore) della Religione stessa.
In buona fede, non si può dare torto ai Cristiani circa l'orrore perpetrato dai regimi pseudo comunisti; purtroppo, invece, se si ricorda ai pii cristiani le pagine insanguinate della storia della Chiesa, nonché quelle scabrose, tipo il periodo detto Pornocratico, essi tendono a minimizzare adducendo trovate come quelle delle fonti tendenziose ( tutto ciò che contrasta il loro credo è tendenzioso, dai documenti storici al maledetto Carbonio 14 che sta demolendo tutte le principali reliquie), o se proprio messi all'angolo, sul fatto che la Chiesa è fatta da uomini e gli Uomini possono sbagliare. Quindi, ad esempio l'orrore di una gerarchia di preti pedofili negli Usa è uno sbaglio, un errore umano, mentre la politica di Fidel Castro è, senza ombra di dubbio un orrore (personalmente ritengo lo sia, ma almeno l'ombra del dubbio io la manterrei).
Per verificare quanto sia morale ed etico il credo Cattolico mi accingo ad analizzare un simpatico libricino che veniva dato ai preti e ai diaconi per insegnare loro l' "arte della confessione", in particolare per quanto riguarda un argomento pruriginoso quale è il sesso.
Sappiamo, chi più, chi meno, quanto questo argomento sia considerato pericoloso dalla Chiesa, quante stupide dicerie e superstizioni sono state messe in giro da pretucoli e suorine che, fortunatamente, oggi fanno sorridere i più (es: masturbarsi rende ciechi), ma che una volta rappresentavano uno vero e proprio spauracchio (e d'altronde la politica della chiesa si è sempre basata sulla paura: "battezzate i bambini sennò andranno all'inferno", ecc.).
Inizio con il riportare la premessa del libro, chiamato "AVVERTIMENTO" (tanto per rimarcare il metodo). Non commento ulteriormente perché, in fondo, l'avvertimento si commenta da sé. Buona Lettura.

"In questo libro, destinato esclusivamente ai preti e ai diaconi, noi abbiamo tentato di raccogliere ciò che sarebbe pericoloso ignorassero i sacerdoti, esercenti il ministero della confessione, e ciò che non può essere spiegato negli atti pubblici dei seminarii, né confidato indistintamente a giovani alunni senza peccare di indecenza. Questo trattato si svolge intorno al VI comandamento del Decalogo e ai doveri matrimoniali, e contiene una quantità di questioni di pratica quotidiana che non di rado lasciano indecisi e inquieti i più dotti confessori, i quali non le han mai finora trovate esposte e discusse con ordine e lucidità: gli autori di teologia morale che fino ad oggi essi hanno potuto avere fra le mani, o sono troppo rigidi, o sono incompleti e insufficienti. Perciò abbiamo stimato far cosa utile ai giovani preti e ai diaconi il trattare dei peccati contro la castità e dei mutui doveri degli sposi.
Dopo aver letti molti libri di teologia su queste materie, ci proponemmo di contenerci su una via di mezzo tra la soverchia severità e la soverchia indulgenza. Né agimmo in ciò a capriccio, ma abbiamo specialmente fatto fondamento sui giudizi dei migliori autori. Perciò chiunque non volesse sottoscrivere alle nostre sentenze, potrà consultare altre opere, bilanciare le diverse opinioni e scegliere con cognizione di causa quanto gli sembrerà più probabile.
Ciò che è certo, è che i nostri intendimenti sono ispirati da retto fine; e ne chiamiamo giudici i lettori. Ci affrettiamo però a pregarli di non accusarci di mollezza né di voler abusare delle nostre decisioni, de' nostri principii, delle nostre eccezioni, né di favorire una perniciosa rilassatezza nei costumi.
Raccomandiamo ai lettori cautela e specialmente la prudenza, che è l'occhio di tutte le altre virtù: pesino bene con maturo giudizio motivi e circostanze. Del resto, li supplichiamo instantemente, in nome della verità, a indicarci gli errori, nei quali possiamo essere caduti.
Molti ci hanno espresso il desiderio di vedere questo nostro libro, annesso alle nostre opere complete che portano il titolo Istituzioni teologiche. Ma la grave ragione che ce lo fece pubblicare separato fin dal principio, sussiste sempre per indurci a mantenere questo Manuale diviso da Opere destinate a correre liberamente fra le mani di tutti i seminaristi senza distinzione alcuna."
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