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mercoledì 15 aprile 2009

Adulterio e Anticoncezionali

Peccati di Lussuria:

Adulterio

Adulterio

Indice:



Il MdC prosegue con l'analisi dell'Adulterio considerato un peccato speciale di lussuria, e gravissimo, come insegnano la Sacra Scrittura, i Santi Padri, la pratica della Chiesa, il consenso dei popoli e la ragione. All'autore, è chiaro fin da subito, preme immediatamente far capire la gravità del peccato e a tal proposito cita la Bibbia in alcuni versetti truculenti (Deut. 22, 23. «Se un uomo avrà giaciuto colla moglie d'altri, entrambi, cioè l'adultero e l'adultera, sieno messi a morte, e si tolga in Israel questo scandalo.») o comunque evocativi di pene terribili, almeno per il credente (dannazione eterna e cose simili).
Interessante la citazione di un codice penale dell'epoca, sia perché non si capisce bene il motivo di dover giustificare una regola religiosa con una regola civile, sia perché l'articolo scelto cita: "Nondimeno, nel caso d'adulterio, l'omicidio commesso dallo sposo sulla sposa, come anche sul complice, nel momento in cui egli li sorprende in flagrante delitto nella abitazione coniugale, è scusabile". L'immoralità dell'Adulterio non è cosa da discutere, rimane comunque il metodo. D'altra parte la Chiesa non si limita a dettare regole spirituali a ciò che sta scritto nei libri sacri, fin troppo spesso truculenti, ma cerca di entrare nell'intimità della coppia inventandosi regole ad hoc, come quella di Papa Pio XII nel Discorso al convegno dell'Unione Cattolica Italiana delle Ostetriche, 1951, dove afferma che:" Il Creatore stesso [...] ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei limiti di una giusta moderazione".
La giusta moderazione dunque, e vedremo cosa essa implica.
La Chiesa, d'altra parte, basa i suoi dettami su situazioni ideali, nonché sulla totale ignoranza della vita di coppia, avendo essa scelto per motivi veniali, concetto quest'ultimo da ribadire, la castità (una volta i chierici potevano sposarsi e generare prole, ma quando la Chiesa iniziò ad arricchirsi nacquero problemi di eredità). Non solo, non tiene nemmeno conto delle diverse tipologie di uomini, per cui la famiglia è sempre composta da un buon padre di famiglia, da una madre servile e generosa, e da figli modello, che possono al limite errare e peccare perché tentati da Satana.
O forse essa si abbandona al credo che la promessa matrimoniale trasformi le persone rendendole rette secondo i principi dettati.
Purtroppo il mondo è assai diverso: esistono uomini violenti, madri snaturate e figli degeneri, per cui ogni regola viene meno e che anzi, una loro piena applicazione diviene causa di ulteriore infelicità o addirittura di violenza. Una donna abbandonata da un marito fedifrago dovrà dunque mantenersi casta, persino nei pensieri come vedremo, per tema di cadere nel peccato di adulterio. Al suo dolore si aggiunge così il giogo del peccato, mentre umanamente sarebbe auspicabile che essa trovasse un buon uomo con cui condividere serenamente il resto dell'effimera esistenza.
Ma per capire appieno la morale che determina la gravità del peccato dobbiamo rifarci di nuovo al testo del Catechismo che come al solito ci riserva delle impensabili sorprese.
Procediamo con ordine. Innanzitutto il matrimonio è un' indissolubile unione di due persone di sesso diverso santificata dall'omonimo sacramento. Esso si basa sulla fedeltà e sulla fecondità. La prima, oltre al valore unanimemente riconosciuto assume anche la costanza nel mantenere la parola data. Dio è fedele. Il sacramento del Matrimonio fa entrare l'uomo e la donna nella fedeltà di Cristo alla sua Chiesa. Mediante la castità coniugale, essi rendono testimonianza a questo mistero di fronte al mondo.
Per quello che riguarda la fecondità, si dice che essa è uno dei fini del matrimonio e che la regolazione della procreazione può essere giustificata solo da un responsabile e non egoistico motivo di distanziare le nascite. Ad ogni modo tale regolazione deve avvenire solo attraverso l'auto osservazione e il ricorso ai periodi non fecondi mentre l'uso di anticoncezionali è come noto fortemente osteggiato come dall'enciclica Humane Vitae di Papa Paolo VI che sentenzia la malvagità di « ogni azione che, o in previsione dell'atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione ».
Enciclica che, come riportato nel catechismo, asserisce quanto lo Stato sia responsabile del benessere dei cittadini, e come sia legittimo che, a questo titolo, prenda iniziative al fine di orientare l'incremento della popolazione. Tuttavia può farlo con un'informazione obiettiva e rispettosa, mai però con imposizioni autoritarie e cogenti. Non può legittimamente sostituirsi all'iniziativa degli sposi, primi responsabili della procreazione e dell'educazione dei propri figli. In questo campo non è autorizzato a intervenire con mezzi contrari alla legge morale.
Di nuovo l'ingerenza su ciò che uno stato deve fare, quasi che le istituzioni statali si debbano giocoforza asservire alla suprema moralità della Chiesa, cosa questa che, come piano stiamo scoprendo, è tutt'altro che veritiera.

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