Ad Expando

mercoledì 7 ottobre 2009

Sindonologia: quando errare è umano e perseverare è religioso - parte prima

Le Fonti

sindoneLa Sindonologia vorrebbe essere una scienza preposta allo studio di una delle più importanti reliquie della cristianità, la Sacra Sindone, ovvero il lenzuolo che avrebbe avvolto il corpo senza vita del Cristo, dopo la sua deposizione dalla croce e la conseguente inumazione.
Sottolineo il “vorrebbe”, in quanto troppo spesso gli studiosi di questa materia sono caduti in errori banali e figuracce storiche.
Ovviamente, la Sindologia parte dall’assunto che la Sindone sia autentica ed in base a ciò cerca in ogni modo di far corrispondere le testimonianze e i ragionamenti con i dati rilevabili sul lenzuolo stesso.  Fin qui nulla di particolarmente strano, visti i tempi,  senonché i sindonologi tendono ad usare più che la scienza, la fantasia, arrivando spesso a inventare dati a supporto delle proprie teorie, se non addirittura a mascherare o alterare reperti. Fortunatamente un nutrito gruppo di esperti e di scienziati riescono sistematicamente a sbrogliare la situazione, smontando le strampalate teorie, smascherando prove fasulle e, finanche, finti scienziati, sebbene vada per onestà specificato che si tratta sempre di disquisizioni che si basano sui medesimi dati, mancando la possibilità di effettuare esami scientifici approfonditi, visto il valore religioso della reliquia.

Procediamo con ordine, e vediamo cosa sappiamo per certo della Sindone, ovvero quali sono le fonti storiche.
Innanzitutto ai sindonologi mancano fonti primarie; nessuno infatti, possiede una testimonianza diretta degli avvenimenti relativi alla crocefissione del Cristo: la Sindone compare improvvisamente verso la metà del XIV secolo e stranamente, la Chiesa che fino ad allora aveva tenuto un atteggiamento piuttosto permissivo sull'uso delle reliquie, si espone nei confronti della reliquia in modo critico e negativo circa la sua autenticità. Se inizialmente infatti pare non occuparsi nessuno del Sacro Lenzuolo, improvvisamente il 28 luglio 1389 Papa Clemente VII (papa avignonese che aveva giurisdizione in Francia, poi classificato come antipapa) invia una Bolla dove specifica che :
"Exhibita siquidem tue petitionis series continebat, quod nuper dilecto filio nostro Petro, tituli sancte Susanne presbytero cardinali, pro parte tua exposito, quod olim genitor tuus, zelo devotionis accensus, quandam figuram sive representationem sudarii domini nostri Iesu Christi, liberaliter sibi oblatam, in ecclesia beate Marie de Lireyo, Trecensis diocesis, cuius ipse fundator extitit, venerabiliter collocari fecerat; et quod demum, domino permettente, partes illas guerris et mortalitatum pestibus graviter concuti, figura sive representatio huiusmodi, etiam ad mandatum ordinarii loci et ex aliis certis causis, de dicta ecclesia beate Marie ad alium tutiorem locum translata et decenter usque tunc recondita extiterat et venerabiliter custodita"
Bissata da un'altra Bolla datata 6 gennaio del 1390 inviata al Capitolo di Lirey ,  nella quale comunica:
"Nos igitur circa modum ostensionis huiusmodi, ad omnem erroris et ydolatrie materiam submovendam, de oportuno remedio providere curantes, volumus et tenore presencium auctoritate apostolica statuimus et ordinamus quod, quotienscumque contigerit, decanus et capitulum predicti et alie persone ecclesiastice huiusmodi figuram seu representacionem ostendentes et in huiusmodi ostensione presentes, quandiu ostensio ipsa durabit, capis, superpelliciis, albis, pluvailibus vel aliis quibuslibet indumentis seu paramentis nullatenus propterea induantur, nec alias solemnitates faciant, que fieri solent in reliquiis ostendendis; quodque preterea torticia, facule seu candele minime accendantur, nec luminaria quecumque ibidem adhibeantur; quodque ostendens dictam figuram, dum maior ibidem convenerit populi multitudo, publice populo predicet et dicat alta et intelligibili voce, omni fraude cessante, quod figura seu representacio predicta non est verum sudarium Domini nostri Jhesu Christi, sed quedam pictura seu tabula facta in figuram seu representacionem sudarii quod fore dicitur eiusdem Domini nostri Jhesu Christi."
Riassumendo, ordina di non presentare la reliquia come il vero sudario ma come mera rappresentazione. Con riferimento a queste Bolle i sostenitori dell’autenticità, si appellano alla fede, dichiarando che Clemente VII, come già segnalato fu classificato Antipapa e non sarebbero valide. Sarebbe tuttavia più onesto analizzare il contesto storico della cattività Avignonese e, al di là dell’ovvia opportunità politica del Vaticano di scegliere la linea di successione romana rispetto a quella francese, ricordare ad esempio, che furono gli stessi vescovi che elessero il lunatico Urbano VI sotto il grido “ lo volemo romano (…)”, che pentiti lo deposero, eleggendo Clemente VII.
Procediamo con le fonti: alcuni sindonologi sostengono che esista documentazione precedente al XIV secolo e sarebbe cosa vera se si accettasse l'idea che Sindone e Mandylion di Edessa siano la stessa cosa. Tuttavia, anche in questo caso, le fonti primarie che accerterebbero la cosa non esistono, anzi. Anche l'Immagine di Edessa, scomparsa nel 1204 a seguito della sciagurata IV Crociata, infatti, non possiesede testimonianze dirette chene certifichino l’esistenza dal I secolo, ma fa la sua comparsa in documenti scritti  solo nel 554, da cui però si evince trattasi di leggenda. Il Mandylion era comunque catalogato tra le reliquie di Costantinopoli e sarebbe piuttosto strano che in quella minuziosa opera di archiviazione, nessuno si rendesse conto che oltre al "volto" c'era fronte e retro di un'intera figura umana.  Si aggiunga poi che nel racconto di Robert de Clary sugli avvenimenti della IV Crociata (1202-1204) vengono citate entrambe le reliquie come due cose distinte.  Ad ogni  modo è stata la stessa Chiesa Cattolica a sbugiardare questa tesi, e vista la convenienza che ne deriverebbe nel confermarla, possiamo stare certi che il Mandylion e la Sindone non sono la stessa cosa.
Codice PrayAltri tentativi, piuttosto deboli di trovare riferimenti prima del XIV secolo, si identificano nel codice Pray della fine del XII sec. e nel Codice Skylitze del 1100 circa. Sul primo, riprodotto qui a sinistra, i sindonologi vedono sotto l'angelo la tessitura a spina di pesce della sindone e nelle braccia incrociate del Cristo e nell'assenza dei pollici  la prova che il disegno si riferisce alla sindone. Al di là del fatto che la rigidità del presunto telo sindonico, in contrasto con la morbidezza del tessuto posto sotto la mano dell'angelo è quanto meno sospetta,  e che la posizione incrociata delle braccia del Cristo è tipica di molte raffigurazioni medioevali, nonché facilmente spiegabile con il fatto che l'artista, per ovvi motivi di pudore, doveva coprirne i genitali, ci sarebbe da fare alcune considerazioni: innanzitutto il codice Pray è un testo musicale in cui viene riportato un breve testo liturgico, quindi è tutt'altro che una fonte primaria. Inoltre rimarrebbe oscuro il motivo per cui l'artista, se voleva disegnare la sindone non la disegnò nella sua interezza o per lo meno evidenziandone la caratteristica principale (in altre parole se anche le lastre del sarcofago fossero davvero i teli, perché mai evidenziare la tessitura e non l'immagine?). Stranamente poi, l'immagine non riporta i segni della crocifissione che guarda caso sono invece riportati in immagini diverse del medesimo codice, immagini che però evidenziano la classica inchiodatura nel palmo della mano e non nei polsi come si evincerebbe dalla Sindone. Codice Skylitze L'altro codice invece, viene segnalato per un immagine, qui sopra, in genere riportata nei testi pro sindone, solo in bianco e nero. Il motivo  di questa stranezza è semplice: in bianco e nero, il mantello rosso su cui è adagiata la testa del Cristo (con gli occhi sbarrati!) appare grigio chiaro, indistinguibile dal lenzuolo su cui la stessa testa poggia, facendo sembrare che il telo sia parecchio lungo (vedi immagine qui sotto).ConfrontoI sindonologi hanno calcolato che, neanche farlo apposta, il telo è lungo circa 4 metri: come la sindone. Naturalmente questi calcoli sono abbondantemente ridicoli: dal disegno si evince chiaramente che le conoscenze artistiche del miniatore sono minime, ad esempio, la prospettiva appena accennata è comunque errata (vedasi la disposizione dei piedi), e pur tuttavia si osa immaginare che lo stesso abbia calcolato e quindi riprodotto il telo in esatta scala!

Tra le fonti, comunque non primarie, vengono spesso tirati in ballo anche i quattro vangeli Canonici, più altri cosiddetti apocrifi. Analizzando però i Vangeli troviamo delle enormi differenze circa il racconto della parte culminante della storia del Cristo, la morte e la resurrezione, appunto, rendendo praticamente nullo il valore della testimonianza per quanto riguarda i particolari.
Andiamo ad analizzare questi punti:
  • Corona di spine: La figura della sindone riporta le ferite del copricapo di spine, posto sulla testa del Cristo come corona, a scopo denigratorio. La corona è citata da Giovanni, e dei sinottici, da Marco e Matteo. In Luca non vi è alcun accenno.

  • Percosse al volto: Il volto della Sindone riporterebbe delle percosse che effettivamente vengono riportate nei vangeli Sinottici di Marco e Matteo. Luca, e Giovanni invece non citano il fatto.


  • Flagellazione: Come si può facilmente vedere dal negativo della sindone, l’intero corpo è stato flagellato, come riportato dai vangeli di Giovanni e Marco. Luca non ne parla, accompagnato da Matteo.


  • La Via Crucis: Il percorso che da Gerusalemme porta al Golgota è raccontato minuziosamente da Luca, mentre nessuno degli altri tre Vangeli ne fa minimamente accenno. A proposito, in tema di immagini sacre e via Crucis, in nessuno dei Vangeli è lontanamente citata la figura della Veronica presente tradizionalmente nella Sesta Stazione. Per un illuminante riassunto su come è nata questa santa potete guardare qui; io anticipo solo che Veronica deriva da “vera icona”.

  • Crocifissione: Qui c’è piena unanimità. Tutti i Vangeli parlano del supplizio finale; va detto tuttavia che nessuno dei vangeli si cimenta in descrizioni accurate tali da poterli confrontare con il telo sindonico. Nessun vangelo, infatti, specifica quali arti vengano inchiodati, né in che modo lo furono. Non esiste a tal proposito una letteratura che specifichi un metodo standard di come avveniva questo tipo di supplizio e gli unici reperti archeologici (il crocefisso di Giv'at ha Mivtar) fanno supporre una crocifissione assai differente da quella proposta dalla sindone e dalla tradizione, ovvero, braccia legate al palo orizzontale e sola inchiodatura dei piedi ma laterali al palo verticale.


  • Morte: qui c’è il massimo della disparità; ogni Vangelo racconta una storia diversa e, per assurdo, proprio lo scrittore dell’Apocalisse ( o per lo meno colui a cui avviene attribuita), è quello che non riporta altro che la morte. In Marco, che secondo le ipotesi degli studiosi è il primo dei vangeli scritti (priorità marciana) e quindi testo base per gli altri due sinottici, l’unica cosa che accade è  il velo del tempio che si squarcia. Luca però non lo riporta e introduce un'eclissi che storicamente e astronomicamente non ha riscontri. Il racconto di Matteo riprende sia l’eclissi che il velo squarciato, ma aggiunge un terremoto, tombe scoperchiate e resurrezioni di massa.


  • Perforazione del costato: i vangeli sinottici tacciono sull’argomento, che invece è citato dal solo Giovanni, il quale non specifica a che altezza viene, né a che altezza era posto il crocifisso, giacché, non ci crederete, ma nella stinta immagine i sindonologi sono riusciti persino a calcolare l’angolo di inclinatura con cui la lancia trafisse il costato di Gesù e in base a nessun dato sentenziare che corrisponderebbe alla realtà.


  • Deposizione: i sinottici riportano che Gesù, deposto dalla croce, fu avvolto da un lenzuolo mentre Giovanni riporta che fu avvolto in bende.  Ad ogni modo i ritrovamenti archeologici di sepolture coeve al Cristo (come sindone di Akeldamà), non presentano alcuna somiglianza con il metodo di inumazione proposto dalla Sindone. Infatti le salme venivano disposte con le mani lungo i fianchi, avvolte e quindi legate da corde.

In genere, i Sindonologi soprassiedono a queste discrepanze, né tengono debito conto di descrizioni di Vangeli apocrifi, dove vengono citate le bende, come in Giovanni, o in altri documenti dove si parla sì di lenzuolo, ma solo definendolo “candido”. Non vi è mai il minimo accenno alla figura impressa del Cristo, cosa per lo meno singolare, visto che se così fosse sarebbe un fatto di straordinaria importanza, almeno tanto quanto quella che i sindonologi attribuiscono alla Sindone ( prova dell’esistenza storica di Cristo, nonché della sua santità e resurrezione).
Nella prossima parte approfondiremo i metodi di analisi dei sindonologi e quelli della Scienza ufficiale.

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...