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domenica 30 luglio 2017

Dio non stacca la spina


Ho preferito attendere la preannunciata, quanto inevitabile fine della triste storia di Charlie Gard, prima di analizzare i fatti. Anche perché in genere, a ridosso dell'evento mediatico (perché di questo e non altro si è trattato, purtroppo), le notizie rilasciate dai giornali sono spesso di parte e poco razionali: più dense di commenti che di fatti. Veniamo quindi a questi fatti:

mercoledì 26 luglio 2017

La vecchia scimmia sparla

Il degrado del giornalismo italiano ha come emblema la deriva intellettuale di un fu giornalista che non riesce più a scrivere nulla di vagamente decente: Eugenio Scalfari.
Mi riferisco all'ultimo articolo del fondatore del quotidiano La Repubblica comparso sull'Espresso e il titolo che ho scelto non vuole essere denigratorio in sè , ma una semplice presa in giro del concetto finale dell'articolo:
Mi spiace che gli atei ricordino lo scimpanzé dal quale la nostra specie proviene.
per il quale voglio persino concedere il beneficio che si tratti di una malriuscita forma retorica, altrimenti bisognerebbe dare per scontato che Scalfari sia talmente ignorante da meritarsi appieno il disprezzo che dovrebbe suscitare una tale affermazione. Per vari motivi: innanzitutto perché, come ormai sanno anche i bambini, Darwin non disse che discendiamo dagli scimpanzé, ma che con essi abbiamo un progenitore in comune, cosa assai differente. In secondo luogo perché ci arriva costruendo un teorema delirante senza alcun supporto logico.

Ma procediamo con ordine:
Gli atei. Non so se è stata mai fatta un’indagine nazionale o internazionale sul loro numero attuale, ma penso che non siano molti. I semi-atei sono certamente molti di più, ma non possono definirsi tali. L’ateo è una persona che non crede in nessuna divinità, nessun creatore, nessuna potenza spirituale. Dopo la morte, per l’ateo, non c’è che il nulla. Da questo punto di vista sono assolutisti, in un certo senso si potrebbero definire clericali perché la loro verità la proclamano assoluta.


Qualche statistica per il vero esiste, forse troppo nascosta per un professionista del giornalismo: sto parlando di Wikipedia (!). Prima di differenziare atei e semi-atei per stabilire chi è in maggioranza sarebbe interessante capire cosa siano i "semi-atei" di cui vagheggia Scalfari (agnostici?) o sono simili a quell'accozzaglia che si definisce cristiana e che non ha mai letto di sua sponte una sola pagina del nuovo o dell'Antico Testamento? La stessa, che bisogna sposarsi in chiesa se no non è un vero matrimonio (modello sagra paesana), o che va a messa solo a Pasqua e Natale? O ancora quella dei ben più pericolosi militanti oltranzisti, nelle cui sette si nascondono le peggior schifezze mai concepite dall'evoluzione di un primate?

sabato 22 aprile 2017

Le solite bugie di Bagnasco


Poi mi dicono che ce l'ho con la Chiesa Romana.
Ieri il cardinal Bagnasco, è intervenuto, anzi no, ha accettato di parlare della nuova legge sul biotestamento soltanto a voto concluso, per non influenzare a priori il dibattito parlamentare. 
Strano che l'omino in gonnella non sappia che il dibattito parlamentare è appena iniziato. Infatti lo sa, ma da uno che basa la propria vita sulla menzogna, difficilmente ci si può aspettare altro.

venerdì 21 aprile 2017

L'intollerabile ipocrisia



Sono davvero stanco di confrontarmi con gli stupidi.
Potrebbe essere che qualcuno di voi pensi o voglia ribattere che, magari, lo stupido sono io (recentemente un derelitto, immagine qui sotto da cliccare per ingrandire, mi ha dato dello spocchioso, dell'esibizionista e dell'idiota): avrebbe ragione e potrebbe anche non leggere oltre.

domenica 19 febbraio 2017

Oltre


"Alcuni sostengono che la morte sia davvero il termine di ogni cosa: nessun dopo, nessun dove. Altri che sia la porta per un'altra esistenza, per una vita eterna in altri luoghi, con altre regole. C'è chi sostiene sia una parentesi, tra un incarnazione e l'altra, un lungo viaggio verso uno stato di esistenza superiore, o verso il nulla. Ma che sia la fine, l'inizio o una parentesi poco importa: la morte ha sempre avuto un'importanza notevole per l'uomo: in fondo è l'ultimo atto della sua esistenza terrena.
La morte, per quanto mi riguarda è invece semplicemente un dono o, eventualmente, una fortuna.
Nella vita ci sono pochissime certezze, di tutte la più certa è sicuramente la morte. Non cambia in realtà che essa sia un punto o una virgola, perché, al di là del credo di ognuno di noi, essa è e riamane la fine dell'esistenza dell'essere, così per come è stato conosciuto"
Sono parole mie di circa 7 anni fa, di un post titolato "Morte".
Non ho cambiato idea in merito.
Ritengo ancora la morte un dono (anche se oggi preferisco il termine "fortuna" giacché il "dono" presuppone un donatore) per gli stessi motivi che individuai allora, sebbene ora che il Tristo Mietitore si avvicina, ne percepisco del dono, anche l'amaro sapore.

In passato sono stato religioso, più per educazione che per scelta.

Hieronymus Bosch  - La nave dei Folli

Come più volte sottolineato, ho trovato l'insegnamento dato dalla religione contraddittorio: in particolare, sulla morte, per rimanere in tema, da un lato ci è stato insegnato che rappresenta l'ultimo passo prima del ricongiungimento con il divino, quindi fonte di gioia, dall'altra viene rappresentata spesso come una punizione (vedasi tre quarti dell'antico testamento, l'Apocalisse e le numerose e spaventose rappresentazioni sui libri di pietra che sono le cattedrali), lasciandoci dinnanzi ad essa in balia della paura.

Poi, forse anche per questo, si potrebbe dire che persi la fede. 
Sempre che ne abbia davvero avuta almeno un po'.
Persino ora io stesso fatico a capire se sono ateo od agnostico.
Da un lato ritengo impossibile l'esistenza di qualunque divinità proposta dall'uomo: in ogni religione riconosco fin troppo bene i difetti del genere umano, tanto che è trovo fin troppo semplice dimostrare quanto sia stato l'uomo ad aver creato dio a sua immagine e somiglianza e ridicolo il viceversa.
Dall'altro, la totale negazione del divino non mi convince del tutto, sebbene non saprei definire cosa possa mai essere un dio, né definirne gli attributi (Perché mai dovrebbe essere eterno, onnisciente, onnipotente? Perché non potrebbe essere morto o trasformato o crescere in conoscenza attraverso errori come facciamo noi, od ancora, avere poteri limitati? Perché deve essere uno? Perché anziché ritornare a lui, non sia lui a dovere/potere ritornare attraverso di noi? Perché dovrebbe tornare?).
Domande senza risposte: in fondo, è dalla notte dei tempi che dio è semplicemente ciò che non riusciamo a comprendere.
In fondo, il divino lo abbiamo cercato "oltre" mentre forse, dico forse, dovremo cercarlo in noi stessi.

giovedì 12 gennaio 2017

Il Limbo

Nel breve e didascalico "Viaggio all'Inferno" abbiamo potuto verificare come l'idea dell'aldilà, presente in tutti i popoli sin dai tempi antichi, abbia subito numerose variazioni tanto da trasformarsi da luogo più o meno indefinito, attraverso l'opera di fantasia di teologi e poeti, a luogo compiuto, con una sua precisa geografia. 
Inferno, o regno inferiore, è venuto così ad identificarsi, specialmente nelle religioni cristiana e mussulmana, un luogo di eterna dannazione.

Tralasciando la religione islamica e concentrandoci sul cristianesimo, si può affermare che l'aldilà era concepito inizialmente in modo dualistico: chi si comportava secondo i dettami della religione andava in paradiso, chi peccava, ovvero trasgrediva, all'Inferno. 

In realtà, la punizione infernale non spettava solo ai peccatori, ma anche a tutti coloro che per varie ragioni, età, luogo di nascita, ecc, non avevano avuto modo di redimersi dal Peccato Originale, termine che è bene precisare non compare in nessun testo biblico, né veterotestamentario, né neotestamentario, sebbene alcuni intravedano nelle lettere paoline l'antitesi di ciò che poi verrà sancito da sant'Agostino. 

Ciò creò, tuttavia, dilemmi non da poco, in special modo nel'accostarsi alla sorte delle anime degli infanti morti prima di aver ricevuto il battesimo. 
La teologia "originale" lasciava poco spazio all'interpretazione: secondo sant'Agostino infatti:
«le Sacre Scritture e la stessa tradizione testimoniale della Chiesa attestano che esse (le anime,) vengono dannate se siano uscite dal corpo in tale condizione (senza battesimo, n.d.a.)».
Perché esse :
«contrassero il contagio dell’antica morte secondo il vincolo che casualmente avevano con Adamo all'atto della loro venuta al mondo. Non possono perciò essere liberati dal supplizio della morte eterna, che trasferisce da uno solo la giusta condanna su tutti, se non rinascono per grazia in Cristo»
Almeno Agostino non sembra parlare di suplizi come invece fa Fulgenzio di Ruspe, vescovo molto vicino alle idee del santo di Ippona, ma decisamente più oltranzista , per il quale:
«non solo gli uomini già forniti di ragione, ma anche i bambini che cominciano ad aver vita nell'utero delle madri, o che siano già nati, che abbandonano questo mondo senza aver ricevuto il battesimo, dovranno essere puniti con il supplizio del fuoco eterno».
Questo atteggiamento perentorio della religione causò il sorgere di pratiche superstiziose per cui ad esempio madri inconsolabili portavano i cadaveri dei neonati presso gli altari, in genere dedicate alla Vergine Maria, in attesa di vedere un segno della volontà divina : ritorno del colorito sul viso, rilascio delle urine, emorragia nasale, spasmi postmortem che sancisse l'effimera resurrezione del corpicino a cui veniva impartito immediatamente il battesimo, per poi constatarne la seconda morte.

Peggio ancora sarebbe divenuto il trattamento riservato ai cosiddetti Revenant, ovvero le anime corrotte o malevole che secondo il folklore avrebbero potuto "ritornare" a gettare scompiglio presso i vivi. Tra queste anime straziate vi erano secondo le varie superstizioni anche quelle dei bimbi non battezzati: per tenerle lontane ci si rifaceva a veri e propri riti cruenti, tanto che nel Penitenziale di Burcardo di Worms, ad esempio, il vescovo della città tedesca condanna la pratica diffusa dell’impalamento dei cadaveri dei non battezzati, infliggendo una penitenza di due anni a pane e acqua. Sovente venivano anche smembrati i cadaveri in modo che non potessero camminare o inchiodati alla terra in modo che non potessero rialzarsi.



Forse per mettere un freno a tali oscene pratiche, che comunque, va detto,  la Chiesa osteggiò sempre ufficialmente (per poi magari fomentarle con altri fini) , o forse per uscire dall'imbarazzo insito nell'ingiustizia di una condanna a creature che non avevano avuto possibilità di peccare e che la sorte avversa aveva ucciso a pochi istanti dalla nascita (se non prima), venne introdotta l'idea di un luogo marginale dell'Inferno dove potessero trovare dimora le anime dei giusti e ovviamente, quelle dei neonati non redenti dal battesimo: il Limbo.
Qui, pur intrappolati nell'Inferno le anime avrebbero semplicemente avuto, come punizione, la privazione della gloria divina, concetto più astratto e quindi digeribile rispetto ai tormenti proposti e resi celebri dalla Comedia dantesca. 


Il Limbo, tuttavia, oltre ad essere un'invenzione tarda e benché citata soventemente (da San Tommaso, sino a Benedetto XVI) non rappresenta un dogma di fede come invece Paradiso, Inferno e Purgatorio e la chiesa ufficialmente, oggi, la vede più come un ipotesi teologica, tanto che Giovanni Paolo II e successivamente, con maggior merito, Benedetto XVI ne hanno seriamente messo in dubbio l'esistenza (Qui le posizioni ufficiali): oggi,  la Chiesa, pur non sapendo in realtà che fine faranno le anime dei non battezzati le affida alla volontà misericordiosa del creatore, con buona pace delle fiamme mitissime di sant'Agostino che peraltro sosteneva la sola esistenza del Paradiso e dell'Inferno (con Dio o contro Dio).
Già, perché il Purgatorio, infatti, doveva ancora essere "inventato".

Vedi anche:







sabato 5 novembre 2016

Sulle macerie della morale religiosa



Pride you took
Pride you feel
Pride that you felt when you’d kneel
Not the word
Not the love
Not what you thought from above
It feeds
It grows
It clouds all that you will know
Deceit
Deceive
Decide just what you believe
I see faith in your eyes
Never your hear the discouraging lies
I hear faith in your cries
Broken is the promise, betrayal
The healing hand held back
by the deepened nail
Follow the god that failed


(Metallica - The god that failed)


Uno dei motivi per cui avevo smesso di postare sul blog era dovuto al tedio di scrivere e riscrivere le stesse cose. Una dei temi che più ho trattato, tra l'altro anche recentemente sui post relativi all'obiezione di coscienza, riguarda la mancanza di una morale unica nella religione, o meglio la cattiva fede, è il caso di dirlo, della religione, consistente nel mantenere al suo interno, coscientemente e assolutamente con fini materialistici,  posizioni morali spesso contrastanti.
E' una cosa, quella di mentire, anche a sé stessi per trarre vantaggio, che reputo far parte del retaggio umano, tuttavia che non esito ad attaccare sottolineandolo, per l'atteggiamento tenuto dalla religioso medio di aver una superiorità etico morale derivata da una presunta rivelazione divina.
La realtà è che l'ipocrisia di tale atteggiamento rende la morale religiosa, una morale inferiore, fatta di parole vuote, sebbene non vada mai dimenticato che uomini religiosi possano ergersi a giganti per la piena applicazione di ciò che considerano virtù.
La tara,  tuttavia, consiste nella moltitudine di soggetti cui il solo fatto di essere "buoni religiosi" conferirebbe lo strano diritto al primato morale, cosa assurda, come poi si evince nelle spaventose uscite che spesso sono state denunciate anche dal sottoscritto. 

martedì 1 novembre 2016

Accattonaggio mediatico


Il giornalismo italiano è, salvo pochissimi nomi (Stella, Rizzo, Gabanelli, Mentana, Quirico, ecc) un insieme nauseante di scrivani per lo più incapaci.
Magari sì, dotati di una buona retorica, sicuramente acculturati a sufficienza per scrivere con una sintassi corretta. Ma di fatto povere menti in balia degli eventi di cui non sanno neppure analizzare i contenuti.
Ne sono riprova le continue bufale che vengono riportate senza verifica delle fonti, o la quantità di articoli titolati in modo da attirare l'attenzione che si rivelano alla lettura totalmente inconcludenti: spesso non esiste nemmeno la notizia!
Non bastasse la media desolante, c'è poi  la schiera dei servi, ossia dei giornalisti pagati per inventare scandali o denigrare l'avversario politico. Personaggi per lo più senza arte né parte, poco obiettivi, spesso falsi, che a sentirli parlare nei vari talk show sembrano appena usciti da una taverna.
Non mancano chiaramente quelli che potrebbero essere "bravini" , ma che sono accecati dalla loro appartenenza politica, sempre pronti a trovare scuse per la propria  e a martellare oltremodo la controparte.
Categoria a parte c'è poi gente come questa:

domenica 30 ottobre 2016

CremAzione Cattolica


Personalmente ho una certa antipatia per la disciplina denominata Teologia, specialmente quando essa, anziché porsi alla ricerca del sacro si pone come, da definizione, "scienza che tratta di Dio e delle relazioni tra Dio e l'universo".
Reputando la Religione il più grande fallimento della Ragione (ne ho trattato in parte in questa raccolta di pensieri) risulta logico e ovvio che veda la teologia come una accozzaglia di ragionamenti, spesso in contrasto tra di loro, effettuati da interpreti auto referenziati di una dottrina totalmente inventata. 
Codex Iuris Canonici 1917 
Per esemplificare è come se mi inventassi un dio, qualche scritto ben congegnato ( che in materia religiosa significa inserire tutto e il suo contrario)  e poi facessi in modo che, nel tempo qualcuno sia adoperasse a commentare con lo scopo di adattare la dottrina ai tempi. Ovviamente non occorre, anzi sarebbe deleterio che la Teologia si comportasse da scienza. Infatti i religiosi pur definendola tale, fanno sì (e non è difficile visto che non è possibile provare nulla che appartenga alla sfera religiosa) che pensieri diversi addirittura diametralmente opposti,  possano coesistere, il che rende possibile anche l'eventuale assoluzione postuma giacché se è vero che uno diceva una cosa, si può sempre sostenere che il vero illuminato era quell'altro!

Capita così che la Chiesa torni ad interrogarsi sulla cremazione, pratica a lungo negata al credente, almeno fino al 1963, come dimostrato dal Codex Iuris Canonici del 1917 di cui lo screen shot a fianco, allorquando l'allora Papa Paolo VI dichiarò tramite Bolla che la cremazione non avrebbe comunque toccato l'anima né impedito "all'onnipotenza di ricostruire il corpo".
Tutto questo dopo che Tertulliano, Padre della Chiesa, agli albori del cristianesimo definì la cremazione "Consuetudine atrocissima". Ma non c'è da stupirsi, come sostengo da sempre, poche cose sono mutevoli come le tradizioni.

lunedì 24 ottobre 2016

Abiezione di coscienza - parte 3 (considerazioni finali)


I primi due post servivano per esemplificare la forma mentis di coloro che difendono l'obiezione di coscienza. Sommariamente abbiamo potuto vedere come il metodo utilizzato consista nello spostare il problema che, nel caso, non era tanto l'applicazione in termini di legge dell'obiezione, quanto il fatto che il medico negligente fosse accusato di non aver fatto il suo dovere, in quanto in contrasto con un suo proprio codice etico-morale. 
Ora, il problema dell'obiezione di coscienza è un problema assai serio perché va a stravolgere le funzioni proprie di un istituto in funzione di un ideologia o di un credo che dir si voglia. 
Prima di continuare vorrei subito eliminare una tesi che viene sostenuta qua e là, ovvero il  richiamo a obiezioni storiche come l'obiezione civile vs servizio militare: in realtà essa non trova un parallelismo in quella a sfondo religioso: allora non c'era la pretesa di entrare nell'esercito, semmai chi obiettava, di fatto, richiedeva di non voler prestare il servizio militare. Penso che la differenza sia sostanziale.
D'altra parte cosa avrebbe fatto un pacifista nell'esercito se non azione di sabotaggio? 
Ecco il problema sta qui: l'obiettore di coscienza non dovrebbe inserirsi in un ambito in cui la sua (non) azione rischia di compromettere le funzioni dell'istituto stesso. 
Perché di fatto, benché lui ritenga di essere la "vera" soluzione, rappresenta il principale problema: il perché lo vedremo a breve.
Questo, e va detto , vale non solo per gli ospedali, ma anche per le farmacie, ne avevo già trattato qui, ma questo è più recente, per l'educazione (ipotesi della teoria gender), per il diritto alla morte (eutanasia) e via dicendo.

Ma chi è l'obiettore veramente?

L'obiettore considera sé stesso un defensor fidei, una sorta di paladino contro le mostruosità dell'epoca moderna (che comunque esistono, è innegabile)
Egli si ammanta dello spirito del martire come se fosse lui e i pochi come lui, la parte lesa, anche quando non sono pochi, e soprattutto quando non ci sarebbe motivo alcuno di sentirsi martiri. Evidentemente l'atteggiamento vittimista paga, soprattutto se è tattico e ben supportato da potenti lobbies. 
Egli si ritiene superiore, un portatore di luce (e qui il mi si consenta la battuta lo configura come  un Lucifero qualunque), depositario di una verità millenaria che vede nell'azione della controparte, non tanto uno speculare tentativo di far valere le diverse idee (magari già diventate diritti), ma un tentativo di oscurare le proprie. 
Verrebbe da chiedersi se è per mancanza di intelligenza o di pudore (buona o cattiva fede) che si scaglia sui diritti altrui (o sul tentativo altrui  di ottenerli in base a etiche alternative tutt'altro che aberranti), quasi che l'esistenza degli uni sia per forza negazione degli altri. 
D'altra parte l'obiettore religioso per sua natura non è democratico: solo ciò che egli crede è verità, tutti gli altri sono in errore. Questo, purtroppo, a prescindere dall'argomento materia di discussione. Egli mira ad ottenere la traduzione del supposto disegno divino in terra, immemore persino delle deliranti profezie di cui i suoi libri sono zeppi che ne prevedono invece il compimento con il ritorno niente di meno che della divinità stessa accompagnata da (chissà perché visto che sarebbe onnipotente) imponenti eserciti angelici.
Si fa dunque giudice supremo, sostituendo il concetto di giudizio con quello di sentenza, adoperandosi per negare agli altri ciò che egli reputa sconveniente per sé.

Arcivescovo Silvano Maria Tomasi
"Tomasi si è inoltre espresso contro 
la qualificazione dei diritti degli omosessuali 
come diritti umani, ritenendo che lo scopo sia
limitare la libertà di espressione 
dei leader religiosi sull'argomento"
(Fonte : Wikipedia)
Già questo sarebbe sufficientemente inquietante, giacché di fatto configura l'obiettore come un'estremista, ma ci sono, ahimè ulteriori aggravanti.

La prima deriva direttamente sistema con cui è governata la fede.

La religione, come ho più volte sostenuto (e spero dimostrato), raccoglie al suo interno il tutto e il suo contrario.
Questo da facoltà a chi ne esercita i poteri di poter scegliere al meglio la citazione perfetta per il momento a secondo della convenienza.
Ne consegue, in virtù di dinamiche del tutto umane e quindi prevedibili,  che l'atteggiamento dei detentori di tale potere è nei confronti di propri fedeli inversamente tollerante a quello della tenuto nei confronti della controparte.
L'errore del fedele infatti viene a seconda della convenienza sminuito o perdonato; spesso, addirittura, la difesa dell'enstabilshment supera abbondantemente la soglia del ridicolo, cercando il cavillo al fine di negare il problema, come quando, in pieno scandalo pedofilia, niente di meno che l'allora Osservatore permanente del Vaticano presso l'ONU, l'Arcivescovo Silvano Maria Tomasi  si affrettò a puntualizzare che in realtà non di pedofilia si trattava, ma di "efebofilia" e che in realtà erano stati gli adolescenti gay ad adescare i poveri preti (vedi qui).
E' poi fondamentale constatare come il profitto, sia esso inteso in termini economici, di potere, visibilità , ecc, venga prima di qualunque altra cosa: piuttosto che perdere consensi meglio il compromesso. Come, magari, attendere con "prudenza" una sentenza, faccio un esempio,  che dica chiaramente se Medjugorje è una truffa o no (da leggere questo spassosissimo articolo di Antonio Socci dove, il giornalista obnubilato dalla fede, ammette in modo inconsapevole ma  cristallino, che il fine, la "conversione", dovrebbe giustificare i mezzi, la "truffa"!); ma si potrebbero citare anche i comportamenti dell'attuale amatissimo Papa che ama proclamare una cosa per poi fare l'esatto opposto , o cercare alleanze in fedi scismatiche tradendo, di fatto, la propria (in rete c'è un'infinità di siti ultra-cattolici che lo massacrano giornalmente, a voi il "piacere" della ricerca, io vi cito a caso senza entrare nel merito, questa).

Solo in ultima istanza, se il danno provocato dal fedele ottiene troppa rilevanza mediatica, dopo aver giocato le deboli difese (ne è esempio la chiosa del Teologo nell'articolo precedente) si procede all'abbandono (sperando che tutto venga presto dimenticato e con buona pace delle vittime), nella speranza di salvare il salvabile (il tema).

E' dunque da questa confusione che nasce il pericolo che l'obiezione di coscienza, che sia inteso, reputo essere un diritto inalienabile tanto quanto il suo contrario, si trasformi in abiezione, ovvero una vergognosa degradazione della coscienza che pone la propria personale, e quindi opinabile, etica ad un livello superiore rispetto a qualunque libertà altrui. 


Aggiornamento (25/10/2016): 

Gli ispettori inviati dal ministero della salute avrebbero verificato che la tragedia di Catania non sarebbe dovuta all'obiezione di coscienza. Riporto quanto scritto sull'articolo di Repubblica:
Nelle tre pagine redatte dagli ispettori si parla "di evento abortivo iniziato spontaneamente, inarrestabile, trattato in regime d'emergenza". Gli ispettori ricostruiscono la cronostoria della tragedia, dal ricovero alla morte. Valentina Milluffo era ricoverata dal 29 settembre (alla 17essima settimana di gravidanza) per minacce d'aborto. "La paziente - si legge - era in trattamento adeguato". La situazione degenera il 15 ottobre con un picco febbrile a 39 gradi centigradi. Le vengono somministrati antipiretici e antibiotici. Secondo gli ispettori, "le prime valutazioni cliniche e il monitoraggio dei parametri vitali non evidenziano alcun dato anomalo, se non - alle ore 16 circa - un iniziale abbassamento della pressione arteriosa". Seguono ulteriori esami che evidenziano "un quadro settico e una coagulopatia da consumo, con progressiva anemizzazione e progressivo calo dei valori pressori". Vengono allertati gli anestesisti e - si legge nella relazione - le condizioni della donna "vengono comunicate ai parenti presenti con tempestività".
Alle 23,20, in sala parto, Valentina Milluffo espelle il primo feto. Morto. Alle 24 inizia la stimolazione con ossitocina per accelerare l'espulsione del secondo feto, che avviene all'1,40. "Viene coinvolto un secondo anestesista di turno - scrivono gli ispettori - e si sposta la donna in sala operatoria, per le procedure di secondamento chirurgico e di revisione della cavità uterina in anestesia, che si completano alle 2.10". Ma la donna è gravissima, continua a perdere sangue ed è necessario tamponare l'utero e somministrare farmaci.
"Le condizioni generali - si legge - tendono al peggioramento". La signora viene intubata e respira artificialmente. E' trasferita in Rianimazione dove, alle 13.45, "nonostante il massimo livello assistenziale ed un transitorio miglioramento delle condizioni generali", muore. "I parenti - si legge nella relazione - sono stati sempre informati e sostenuti dall'intera equipe degli ostetrici e degli anestesisti".
La cosa in realtà non mi stupisce, anzi. Come già introdotto nei primi due post, nessuno dei "testimoni" chiamati in causa era per loro stessa ammissione presente alla denunciata manifestazione dell'obiezione. Inoltre l'eventuale obiezione non sarebbe mai stata riportata in cartella clinica, che per quanto ufficiale è una "fonte di parte" peraltro redatta dalla parte sotto accusa. L'ispezione non sembra tenere conto di quanto denunciato dai parenti delle vittime. Nel reparto in questione la totalità dei medici è obiettore di coscienza (12 su 12) e quindi in base alle mie personali (e chiaramente opinabilissime) considerazioni esposte ritengo che nessuno avrebbe mai denunciato l'altro. Stiamo parlando pur sempre di estremisti. In Italia, a differenza di quello che sostengono i vittimisti catto-oltranzisti, l'obiezione è un ottimo viatico per fare carriera: non ci si brucia così. Con buona pace di quel pagano di Ippocrate su cui spergiurano.

sabato 22 ottobre 2016

Abiezione di coscienza - parte 2


Il secondo articolo che mi appresto a commentare è l'intervista di Paolo Viana al Teologo Cozzoli. 
Come nel caso precedente anche qui, sin dalla prima domanda si avverte una malizia nell'indirizzare sin dalle prime righe il discorso su terreni più facili da affrontare. Peccato che tale malizia, assolutamente accettabile quando trattasi di dialettica diventi urticante quando è usata per alterare la realtà:
Ieri mattina si è scoperto che l’obiezione di coscienza non c’entrava nulla. In Italia c’è aria di caccia all’obiettore? 
Questa è la posizione dei cattolici e anche dei medici obiettori, che una campagna culturale e mediatica ha trasformato in un bersaglio facile, inducendo nel Paese un’opinione purtroppo diffusa che, quando si verifica una tragedia, ci “deve essere” lo zampino di un obiettore di coscienza. Lo dimostra la tendenza alla denuncia terapeutica, specialmente di fronte ad esiti infausti che compromettano giovani vite, e il focalizzarsi nella ricerca di obiettori di coscienza sui quali buttare la croce.
E' già chiaro che l'obiezione non c'entra nulla in più la vittima è diventato l'obiettore. Neanche partiti e già si rasenta il ridicolo.
Con quale obiettivo?Non so se sia l’obiettivo di chi denuncia, ma è un fatto che allorquando il caso di malasanità ha risvolti bioetici, in quanto chiama in causa la Chiesa e i suoi fedeli, sia maggiore l’attenzione dei media. Non credo che si “cerchi” quest’attenzione, ma una famiglia sconvolta dal dolore è facile preda di un teorema che, conducendo in fretta ad un capro espiatorio, sembra risolvere tutto, alleviando quel dolore. Al di sotto, lavora un pregiudizio sociale.
Neanche tempo di formulare la seconda domanda e la soglia del ridicolo viene abbattuta fragorosamente.  Addirittura si insinua che il tentativo di screditare l'obiezione sia ricercato al fine di alleviare la propria tragedia. Non so poi se rimanere più basito dalla pochezza del ragionamento (se la chiesa predica costantemente su questioni bioetiche, e lo fa in modo poco chiaro lasciando aperte molteplici interpretazioni cosa ti aspetti, che ci si rivolga al Ct della nazionale?) o dal vittimismo totalmente fuori luogo.
L’obiezione di coscienza è impopolare?Non piace all’establishment culturale di questo Paese.
Non piace talmente tanto che vige una legge che li protegge. Semmai bisognerebbe chiedersi quanto piaccia al popolo.
E a quello sanitario? Spero che non vi sia un pregiudizio verso i medici obiettori e che siano valutati in base alla loro professionalità, come prescrivono le leggi, e la Costituzione.
Risulta che il pregiudizio sia all'opposto. I numeri riportati da svariati media parlano chiaro.
La legge 194 dice che l’obiezione di coscienza non può essere invocata nel caso in cui il «personale intervento» del sanitario è indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo. Era il caso di Valentina Milluzzo?
Così pare. Ovviamente abbiamo una conoscenza parziale dei fatti, ma possiamo certo dire che, se il medico obiettore di coscienza dell’ospedale Cannizzaro non si fosse adoperato per soccorrerla, quel medico sarebbe colpevole di omissione di cura, in quanto non si sarebbe trattato di interrompere una gravidanza ma di prestare un soccorso terapeutico. In tal caso, l’obiezione di coscienza non c’entra nulla: si trattava di un atto curativo, sottrarsi al quale era moralmente riprovevole, tanto più in situazione di grave emergenza.
Anche qui c'è una fallacia. Se, e ribadisco se,  il medico non è intervenuto perché obiettore, anche accettando il fatto che non gli fosse chiaro il principio di legge, è chiaro che lo ha fatto sospinto dalla sua personale interpretazione dell'etica cattolica. Non si può usare "etica" al posto di "legge" a seconda della convenienza, come del resto ribadisco, non si può accettare il continuo tenere i piedi in due scarpe dell'estabilishment cattolico su qualsiasi tema , teoria gender, eutanasia, aborto, diritti gay, visoni di madonne e chi più ne ha più ne metta, che va dalla visione oltranzisti sedicenti defensor fidei, a quella dei visionari, a quella del cattolico medio che non saprebbe distinguere un passo della Bibbia da uno del Corano, a quella dei un Papa la cui direzione dottrinale è quanto mai confusa da spinte populiste che lasciano perplessi gli stessi fedeli (poi smentite nei fatti , ma tant'è: siamo nell'era del "sembrare").


 

venerdì 21 ottobre 2016

Abiezione di coscienza - parte 1


Per avere un'idea più corretta degli avvenimenti, da sempre mi piace leggere anche la versione della controparte. Può accadere, nel confronto di dover rivedere le proprie posizioni o viceversa, analizzando, di uscire rafforzati nelle proprie convinzioni. L'esercizio del confronto è sempre positivo, anche fosse solo per sé stessi. 
Ovviamente, quando si affrontano temi come l'etica, la morale, la religione, le distanze sono spesso tali che il dialogo non esiste veramente. Non certamente con chi si trincea nella vanità di essere in qualche modo illuminato da una rivelazione. E' quindi, questo, il caso in cui, il ragionamento è più rivolto a me stesso che non ad altri.
L'argomento è ancora quello del recente caso di malasanità avvenuto in un ospedale catanese. Gli articoli di riferimento sono tratti da Avvenire (qui, e qui).

Iniziamo con il primo articolo di Giuseppe Anzani. 
L'articolo comincia con una buona retorica sovvertendo gli avvenimenti in modo da poter poggiare tutto il ragionamento successivo su un terreno più consono. Ma mascherare la verità non è mai un buon metodo, a meno che non ci si rivolga a menti acritiche, che poi sono, ahimè, non solo la media del credente tipo, ma quello dell'italiano generico.
(...) la costruzione implicita di un teorema che ha messo emotivamente in corto circuito obiezione e morte (vedete cosa succede per colpa degli obiettori? si muore), e l’indignazione suggerita alla pubblica opinione, è una provocazione ingannevole.
No. Non è una provocazione ingannevole, ma una precisa accusa da parte dei familiari della vittima. Non è una differenza sottile: è un abisso. Tuttavia come annunciato, il mascheramento della realtà serve per difendere un ragionamento e infatti Anzani continua:
In ogni caso, chiarezza ci vuole e non confusione. I fatti, anzitutto. E le regole. I fatti sono al vaglio degli ispettori e sotto inchiesta della magistratura e ci attendiamo totale verifica. Ma già dall’interno dell’ospedale, del reparto, dalla voce dei protagonisti che hanno vissuto giorno per giorno e poi ora per ora la vicenda, dal direttore sanitario, dal primario, dalla cartella clinica, emergono dati specifici che escludono l’innesto e persino la pertinenza di una "obiezione" ai sensi della legge 194.
 Già i fatti. Come già specificato nel precedente post sull'argomento, nessuno dei protagonisti citati (il primario, il direttore) era presente al momento dei tragici avvenimenti e non credo che l'eventuale obiezione di coscienza del medico accusato sia stata registrata in cartella clinica. I fatti innanzi tutto sono che la famiglia della vittima accusa un medico di aver rallentato le cure per non uccidere un feto, che questa scellerata decisione abbia portato poi alla morte dell'altro feto, quindi della madre dopo dodici ore di agonia. Il resto, quello citato dal giornalista non sono fatti, ma pareri. Continuiamo:
La legge 194 consente al personale sanitario e agli ausiliari di «non prender parte» alle procedure e agli interventi abortivi di cui essa si occupa, quando dichiarino obiezione di coscienza. Non si occupa, ovviamente, di aborti spontanei.
 Anche qui nutro dubbi sulla bontà del ragionamento: cosa sarebbe un aborto spontaneo? Mi spiego: se il medico decide che di non intervenire sulla gravidanza a forte  rischio, sperando magari  nel miracolo di qualcuna delle settemila madonne disseminate nel pianeta cosa si configura, da un punto di vista logico: un mancato soccorso che ha provocato l'aborto o un'aborto spontaneo, ovvero sia qualcosa che sarebbe comunque accaduto?
Il pezzo continua come (in)degnamente iniziato:
Attaccare l’obiezione di coscienza come istituto, ingannando la prospettiva, oltre che fuor di luogo nel caso che stiamo trattando, è un controsenso in radice; la scelta fatta dalla legge ha uno spessore che oltrepassa il principio inviolabile della libertà, già sufficiente a fondarla, perché investe anche un orizzonte di valori sui quali si modella la fisionomia professionale e la tensione etica dell’uomo.
 La scelta fatta dalla legge è molto più prosaicamente l'amaro frutto di una lobby, minoritaria ma molto potente e non avrebbe dovuto sorpassare alcun principio ( a maggior ragione se questo principio è dichiarato inviolabile), come quello della Vita e delle Libertà ad essa legata.  Esse non possono essere messe in discussione dall'etica giusta o peggio, perversa, di qualcun altro. Non se le scelte ricadono sulla vita e sulle libertà di qualcun altro. Così per l'aborto, per l'eutanasia o per altri temi che dovrebbero essere scelte individuali. Altrimenti chiamiamo le cose per nome: non obiezione di coscienza ma abiezione.

Potrei, invero, accettare la chiusa dell'articolo se non fosse, l'ennesima cortina di fumo.
C’è nell'obiezione a partecipare all'aborto volontario e provocato la scelta di stare dalla parte della vita. Una scelta che di per se stessa sprona ogni tentativo terapeutico, quando la vita fosse minacciata (la vita della madre come la vita del figlio) dall'avvisaglia di un aborto spontaneo, che si annuncia come tragico scacco e dolore di una maternità infranta.
Non è del tutto vero: a priori l'obiettore cerca sempre di salvare entrambe le vite anche quando il rischio di perderle entrambe si fa concreto. Non è una scelta dettata dalla ragione ma dal credo.
Salvare, salvare quanto si può, quanto si riesce, è l’unico protocollo della buona medicina. Poi può esistere anche la mala medicina, o la sventura, o la fatalità: la morte o la mala morte. Ma scaricare la mala morte sull'obiezione è malpensiero.
Certo è lapalissiano che il medico, se verranno confermate le accuse rivolte dai familiari della vittima, si sia reso protagonista di  un episodio di malasanità. Ma se questa è dovuta ad una scelta personale dettata da un'etica precisa, allora la colpa è anche di quell'etica: non è malpensiero, ma semplice constatazione dell'accaduto.  

giovedì 26 giugno 2014

Segnare il territorio


Il gatto segna il territorio a suo modo
che sia ben chiaro a qualsiasi altro felino
a meno che non sia un bestione violento ed assassino.



Spiritualità.
Vi sono luoghi particolari che ispirano sentimenti, sensazioni, pensieri; luoghi di elevazione, in grado cioè di portare l'uomo, almeno per qualche istante, ad una dimensione quasi irreale, di puro equilibrio, capaci di generare esperienze che a tutti gli effetti si possono definire mistiche.

giovedì 27 febbraio 2014

Solo dio può




"Solo Dio può".
Quante volte, quante maledettissime volte, abbiamo sentito pronunciare questa menzogna?
Cosa può davvero un "entità", posto che lo sia, la cui esistenza è solo possibile credere, giacché  non si ha evidenza alcuna se non attraverso testimonianze deliranti in libri sacri per lo più ricolmi di violenza?

martedì 17 dicembre 2013

Un pagliaccio nel presepe


Prendo spunto, per questo post, da una polemica nata sulle pagine di Facebook dedicate agli avvenimenti della città in cui abito.
Pare che nel fine settimana, sulla piazza antistante la chiesa, sia stata organizzata una sorta di festicciola per l’allestimento del presepe.
Qualcuno è rimasto infastidito, ritenendo l'iniziativa rovinata, dal fatto che la sponsorizzazione della manifestazione fosse stata assegnata alla nota catena di fast food, il cui simbolo, il pagliaccio Ronald McDonald, era presente regalando palloncini  ai bambini e distribuendo tea caldo.

lunedì 28 ottobre 2013

La solita tiritera


Adoro Halloween, non tanto per la festa in sé, invero simpatica tanto quanto il carnevale, quanto perché ogni anno qualche esponente più o meno importante della curia si scaglia contro la deriva horror della festa di Ognissanti, rendendoci edotti di come quella data e quella festa siano importanti per satanisti e affini (almeno nella loro mente), quali pagani, wiccan e via dicendo.

giovedì 5 settembre 2013

La maschera caduta


Si sa che a pensar male si fa peccato ma si ha spesso ragione. 
Poiché il sottoscritto non crede in fantomatici dei che vanno a legiferare su quisquilie simili ed peraltro crede che il peccato non sia "fare" ma "non fare", non mi curo delle conseguenze del mio ardire, soprattutto se i fatti finiscono per darmi ragione.
A dir il vero, non sono né l'unico, né il primo ad aver pensato male, e seppur con la ragione in tasca non provo ahimè alcun godimento nel aver letto di carte che provano la continua e costante ingerenza del potere clericale nella politica italiana.

mercoledì 17 luglio 2013

Il razzismo è colpa di Darwin!


L'uomo che conosce la plastica colpisce ancora con le sue immani castronerie da invasato religioso.
In una rubrica tenuta su Il Foglio intitolata "Preghiera", Camillo Langone si impegna in una difesa, poco difensiva, del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli e più in generale della Lega e del "Leghismo", quasi che tale assemblato umano possa aver davvero in qualche modo potuto creare una corrente di pensiero.
Per Camillo Langone, il quale non riesce a fare altro che vedere il mondo attraverso le lenti distorte del suo cattolicesimo (sottolineo "suo"), l'affermazione razzista di Calderoli non deriverebbe dalla pochezza di questi ma niente poco di meno che dal Darwinismo, ovvero dall'idea che l'uomo deriverebbe dalla scimmia.

venerdì 7 giugno 2013

Il testamento di (Radio) Maria


Il quinto dice: non devi rubare 
 e forse io l'ho rispettato 
 vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie 
 di quelli che avevan rubato:
 ma io, senza legge, rubai in nome mio,
 quegli altri nel nome di Dio.
(Fabrizio De Andrè: "Il Testamento di Tito"

Per via della libertà di opinione, Don Fanzaga (per la cronaca, è un prete, non un mafioso) è libero di poter dire ai suoi ascoltatori qualunque scempiaggine possa passargli per la testa,

lunedì 3 giugno 2013

Giustificazioni



E sun partii per la tèra santa, 
la lama in cieel e l'infernu in tera 
Perché m'hann dii che l'era santa anca la guera 
Culpi da spada a furma de cruu
s culpi da spada a mezzalöena
 Che in paradis a tücc ghe spècia una pultrona
 E i m'hann dii che sèn cupàvi tanti,
 scancellàvi i mè pecàa
 Che l'è diverso cupà quii giüst e quii sbagliàa

(E son partito per la terra santa
la lama in cielo e l'inferno in terra
perchè mi hanno detto che era santa anche la guerra.
Colpi di spada a forma di croce,
colpi di spada a mezzaluna
che in paradiso a tutti spetta una poltrona.
E mi hanno detto che se ne ammazzavo tanti
cancellavo i miei peccati,
che è diverso uccidere quelli giusti e quelli sbagliati )

Davide Van de Sfroos "Il Cavaliere senza morte"


Qualche giorno fa, su Brrrainblog , durante uno scambio d'opinioni sul tema di come una religione, nello specifico l'Islam, potesse giustificare un omicidio o addirittura elevarlo a gesto eroico, lessi una frase che mi colpì molto:
Non posso accettare che una religione arrivi a giustificare questo. 
Non nel 2013.
In un primo tempo, in relazione a ciò che era presente nell'articolo, anche io ho provato esattamente la stesso moto di rifiuto, ma poi, ragionando giunsi ad altre, molto più amare, conclusioni.
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