E sun partii per la tèra santa,
la lama in cieel e l'infernu in tera
Perché m'hann dii che l'era santa anca la guera
Culpi da spada a furma de cruu
s culpi da spada a mezzalöena
Che in paradis a tücc ghe spècia una pultrona
E i m'hann dii che sèn cupàvi tanti,
scancellàvi i mè pecàa
Che l'è diverso cupà quii giüst e quii sbagliàa
(E son partito per la terra santa
la lama in cielo e l'inferno in terra
perchè mi hanno detto che era santa anche la guerra.
Colpi di spada a forma di croce,
colpi di spada a mezzaluna
che in paradiso a tutti spetta una poltrona.
E mi hanno detto che se ne ammazzavo tanti
cancellavo i miei peccati,
che è diverso uccidere quelli giusti e quelli sbagliati )
Davide Van de Sfroos "Il Cavaliere senza morte"
Qualche giorno fa, su Brrrainblog , durante uno scambio d'opinioni sul tema di come una religione, nello specifico l'Islam, potesse giustificare un omicidio o addirittura elevarlo a gesto eroico, lessi una frase che mi colpì molto:
Non posso accettare che una religione arrivi a giustificare questo.Non nel 2013.
In un primo tempo, in relazione a ciò che era presente nell'articolo, anche io ho provato esattamente la stesso moto di rifiuto, ma poi, ragionando giunsi ad altre, molto più amare, conclusioni.
La realtà, infatti, è che la religione non solo ha giustificato e giustifica ma spesso ha favorito e favorisce degenerazioni morali.
Colpa della religione dunque? Direi di no, almeno, non in linea di principio.
In fondo, anche la politica ha le stesse caratteristiche: quanti morti ha causato l'ideale politico?
Ci si immerga nel sangue versato, lo scorso secolo, da coloro che volevano proporre un ordine nuovo basato su ideali politici, fascisti o comunisti che dir si voglia, e se ne avrà una buona dimensione.
L'abbracciare un'idea o un credo, in modo totale e radicale, garantisce infatti molte scappatoie affinché il male, per quanto atroce, possa essere giustificabile, fornendo all'azione l'alibi del bene superiore.
Si derubricano o addirittura si cancellano omicidi e stragi cambiando loro il nome, come ad esempio fece a suo tempo il dottore della chiesa Bernardo di Chiaravalle, coniando il termine "malicidio".
Tuttavia sarebbe bene sottolineare il diverso giudizio morale che andrebbe a colpire Credo e Idea, o se vogliamo, Religione e Politica, in quanto mandanti del malicidio.
Sebbene in ambo i casi il male sia difficile da accettare, non può sfuggire a nessuno come il fine politico abbia per lo meno una possibilità concreta per giustificare i mezzi usati, anche cruenti: nel momento in cui il bene che ne deriva si dovesse rendere tangibile, infatti, l'essere umano godrebbe direttamente dei vantaggi generati, giacché essi sono di fatto "terreni".
In linea di massima non dovrebbero esserci differenze tra vincitore e sconfitto, purché sopravvissuto (es: "esportazione di democrazia").
In linea di massima non dovrebbero esserci differenze tra vincitore e sconfitto, purché sopravvissuto (es: "esportazione di democrazia").
Il fine religioso, viceversa, si basa su ipotesi che di terreno non ha nulla e, di fatto, la prevaricazione (violenta) di un'uomo sull'altro avviene nella speranza inverificabile di un superiore bene da godersi in qualche luogo ultraterreno.
A ulteriore discapito del male perpetrato con e per fini religiosi, vi è spesso il fatto che, beneficiario del bene superiore sia solo ed esclusivamente il fautore stesso del male: solo l'omicida, nel caso specifico,si conquista l'ipotetica salvezza e lo fa a discapito della vita altrui.
Per la vittima non vi è alcun beneficio: non vi è perdono, né speranza.
E' bene precisare un'altra volta, che in linea di principio non reputo né la religione, né l'ideale politico, direttamente responsabile della violenza, salvo che questa non sia insita essa stessa nel credo o nell'idea.
Se leggiamo la storia dell'umanità, tuttavia, ci accorgiamo che il sistematico annientamento di etnie spesso è stato inserito nella politica nazionalista di un popolo, assecondando e esaltando l'idea di purezza della razza o delle tradizioni, anche religiose. Infatti, è noto che politica e religione abbiano lavorato assieme o spesso, soprattutto nel passato, si sono identificate nell'unica voce del monarca-dio (es: Faraoni) o si sono giustificate l'un l'altra come nelle monarchie per diritto divino (es" monarchie assolute del XVI secolo", ma ancor oggi si usa chiamare a sé la benedizione divina, vedi i vari "God bless America").
Così abbiamo l'Islam, religione di pace per coloro che vi aderiscono, che vede però l'annientamento dell'infedele come azione eroica da supportare.
Under Islam this can be justified, he was not targeting civilians, he was taking on a military man in an operation. To people around here [in the Middle East] he is a hero for what he has done.
Parimenti vi sono Ebrei (e fa senso che tali idee abbiano trovato terreno fertile nel popolo che maggiormente ha subito l'Olocausto) come il rabbino Yaakov Teitel che sostiene:
It is permissable to kill the Righteous among Nations even if they are not responsible for the threatening situation. If we kill a Gentile who has sinned or has violated one of the seven commandments - because we care about the commandments - there is nothing wrong with the murder
Si tratta ovviamente di posizioni estremiste abbastanza lontane dal sentimento comune delle persone normali, ma sufficienti a irretire un discreto numero di persone che poi agiscono di conseguenza.
Evito di riportare ragionamenti simili prodotti da cristiani, basta scorrere il blog o, meglio, dare un occhiata a ciò che accade nelle Americhe o in Africa o ricordarsi di cosa accadde in Norvegia, con tutte le riserve del caso, qualche anno fa.
Basti però tenere presente che anche l'ispirata chiesa cattolica in tema di guerra ha evoluto non poco il concetto di giustificazione, partendo dalla Iusta Bella di Sant'Agostino, se volta ad un bene superiore e se il male da essa causata sia inferiore al male che si intende sconfiggere, passando per il concetto di giusta vendetta come reazione al male, introdotta da San Tommaso, crescendo con l'approvazione della guerra come metodo per eliminare la paganità (Carlo Magno e i Sassoni), sino a culminare con il già citato malicidio di San Bernardo e le stragi crociate, per infine convergere alla più sempre più pacata visione dei moderni catechismi. Illuminante il confronto tra quello di Pio X ove si cita:
È lecito uccidere il prossimo quando si combatte in una guerra giusta, quando si eseguisce per ordine dell’autorità suprema la condanna di morte in pena di qualche delitto; e finalmente quando trattasi di necessaria e legittima difesa della vita contro un ingiusto aggressore.
E l'ultimo del 1992:
Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:
- Che il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo.
- Che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci.
- Che ci siano fondate condizioni di successo.
Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della “guerra giusta” La valutazione di tali condizioni spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.
- Che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di comunicazione.
Ma al di là del credo religioso o politico, la realtà è che tanto più potente è l'ideale che fonda la politica o il credo religioso, tanto maggiore è il potenziale sia operare il bene che per degenerare nel male. A fare la differenza tuttavia è l'ambiente nel quale tali idee attecchiscono.
In uno Stato libero, idee balzane possono trovare seguaci, ma vengono per lo più circoscritte e in genere tenute sotto controllo. Spesso vengono sostenute per una questione di comodo,in dati momenti (non si spiegherebbe altrimenti perché ad esempio la chiesa non abbia mai preso le distanze da frange oltranziste) e d'altra parte nei testi sacri vi è scritto tutto e il suo contrario cosicché la scelta di quale versetto usare per giustificare la scelta è appannaggio di una élite che ne detiene , per decisione unilaterale, anche l'interpretazione.
Viceversa in ambienti corrotti o degradati, l'idea oltranzista può rappresentare un viatico per l'affermazione del singolo, che diviene disposto ad immolarsi. La massa lo prende ad esempio perché non ha alternative e perché nella degenerazione, l'estremizzazione trova ragion d'essere mentre la moderazione non trova spazio rimanendo una flebile voce nella confusione di altre mille.
Quindi, no, non è moralmente accettabile che una religione arrivi a giustificare stragi, omicidi e violenze di ogni genere. Non dovrebbe esserlo, tuttavia lo fa costantemente.
Forse perchè la religione è cosa "miseramente" umana e di divino, di superiore, non ha proprio nulla.
4 commenti:
Al solito, mi trovi d'accordo su tutto.
Però (mi consenta...) non vedo contraddizione con quel che sottolineavo nella frase che hai riportato. Nemmeno nell'orribile vicenda che riporti in chiosa del post, esemplificativa dei danni enormi prodotti dalla mentalità retriva di parte del nostro paese. Pur nella sua brutale inadeguatezza, il parroco di cui parli non arriva a tentare una giustificazione teologica dell'orrore. E la società civile si è comunque ribellata alla connvicenza e all'omertà.
Mi pare invece che nel 1434 l'idea che il male possa essere gradito a Dio non sembri poi così peregrina a parte del pensiero musulmano, tutto sommato ben tollerato dal resto della nazione islamica.
Non vorrei che la differenza di calendario fosse non solo formale.
Non lo vorrei davvero con tutto il cuore.
connvicenza = connivenza.
Devo decidermi a imparare a rileggere...
Avevo capito bene.
Però mi sembra che tu cerchi di eludere ( ;-) ) la mia osservazione sull'arretratezza strutturale di una delle maggiori religioni monoteiste.
Per il resto ti quoto.
Compresa la necessità di un distinguo marcato fra spiritualità individuale e religione intesa come struttura clericale e di potere.
Direi che tutte e le religioni sono "arretrate". Alcune sono più elastiche, come quella cristiana (anche se bisognerebbe poi entrare nello specifico di cosa si intenda per cristianità...), altre decisamente meno, come l'Islam.
Rimango dell'idea che a far la differenza è il contesto nelle quali esse trovano adepti. Ho sempre trovato assurda l'idea di far passare per "buono" il dio stragista dell'antico testamento, e infatti non lo era, ma in Occidente (alla lunga) è passato quel messaggio. Anche Allah (che poi è il medesimo dio sotto altre vesti) è misericordioso per definizione solo che lì si preferisce leggere le sure che fanno passare l'idea del dio stragista. La domanda è: sono sempre in guerra perché dio lo vuole, o dio lo vuole perché sono sempre in guerra?
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