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giovedì 8 settembre 2011

In buona fede


Dovremmo dare sempre per scontato che uno lo sia, in buona fede, è una sorta di regola aurea dell'ordinamento giuridico: la mala fede andrebbe sempre dimostrata.
Già, però si può ragionare e, nel farlo, ci si può accorgere che a volte concedere la buona fede a qualcuno significa implicitamente appiccicargli un'etichetta negativa: stupido o ingenuo o incompetente, e via dicendo.
A volte è persino preferibile pensare che uno dica o faccia cose in mala fede, almeno ci si può consolare di aver trovato una giustificazione razionale ad errori e malefatte.
Un lungo preambolo (come mio solito), per introdurre un ragionamento partito da un articolo scoperto casualmente dopo aver visitato il sito di Io Amo l'Italia (immagine di apertura).
L'articolo in questione è stato pubblicato sull'edizione on line de Il Giornale a questo indirizzo.
Magdi Allam convinto sostenitore che le mosche siano un covo di terroristi a prescindere scrive:
Fate una semplice ricerca all’interno del sito dell’Ansa, la principale agen­zia nazionale d’informazione, inse­rendo il nome «moschea». Scoprirete che il 99 per cento delle notizie riguarda attentati terroristici e azioni violente che si verificano nelle moschee in tutti i Paesi del mondo, sia quelli dove i musulmani sono maggioranza sia quelli dove sono minoranza, sia quelli dichiaratamente integralisti islamici che consideriamo radicali sia quelli formalmente laici che definiamo moderati; mentre il restante 1 per cento riguarda l'annuncio delle nuove moschee che si vorrebbero costruire in Italia.
Non appena leggo il testo scuoto il capo, d'altra parte so di vederci bene e che quindi devo giocoforza credere a quanto leggo. Tuttavia da scettico, come prima cosa metto alla prova i miei pregiudizi e vado sul sito dell'Ansa (non di Google come erroneamente scritto nel commento all'articolo L'assoluto relativo di Magdi Allam), scrivo moschea e leggo i risultati. Qui sotto la schermata.


tralasciando le dichiarazioni di Totti che chissà come sono state importate per la ricerca (...) inizio a leggere, ed eliminando i doppioni scopro che:
  1. Coloni ultrà (israeliani) incendiano moschea in Cisgiordania 
  2. In Yemen raid governativi centrano per sbaglio una moschea
  3. Cisgiordania.. Scontro esercito Israeliano Coloni abbattute tre case profanata moschea
  4. Gran Bretagna: ucciso un Imam al termine della preghiera
  5. Fine del ramadan festa nel mondo arabo
  6. Danimarca: sparatoria tra pakistani nei pressi di una moschea
  7. Iraq: attentato contro moschea 28 morti
  8. Siria: agenti attaccano moschea...
In effetti a parte la festa del Ramadan le altre sono notizie di cronaca che raccontano di violenze.
Già, ma a danno delle moschee. E in effetti a ben vedere nell'articolo Magdi Allam deve per forza prenderne atto sottolineando però che tali incidenti avvengono per lo più a causa di musulmani violenti e con musulmani vittime e comunque sempre con dei musulmani di mezzo. Capirete anche voi che il metodo è talmente scorretto da essere, in un certo senso, criminale. Ma vediamo lo stesso perché.

Ora, al di là dell'aspetto statistico e delle percentuali che come già più volte detto tra queste pagine troppo spesso servono per non dire nulla o meglio per far finta di dire qualcosa pur non sapendo o dicendo nulla, mi fa strano pensare che per un giornalista della cultura di Allam , un uomo, se musulmano, sia solo tale e non anche altro.
In fondo, se un mafioso dovesse uccidere un altro mafioso nelle vicinanze di una chiesa nessuno si sognerebbe mai di scrivere "cristiano ammazza cristiano vicino a chiesa" ma probabilmente scriverà " regolamento mafioso nei pressi della parrocchia".  Anche se i mafiosi in questione si autodefiniscono cristiani e hanno il portafoglio pieno di santini.
Non è il solo punto ovviamente. E' piuttosto evidente che la vita di ogni giorno è fatto di una routine che non fa notizia. A farla è il fatto che esula dalla normalità e per di più "fa notizia" tanto più quel fatto è posto con insistenza  all'attenzione pubblica  come quando si parla di campagne mediatiche di sensibilizzazione; in altre parole quel fenomeno per cui alcune notizie si concentrano per tipologia in un breve lasso di tempo in modo martellante e poi spariscono per molti mesi, come le stragi del sabato sera, la droga, le rapine in villa ecc.
Se a questo si aggiunge che a far paura è da sempre il diverso (di colore, religione, nazionalità, usi , costumi ecc) il gioco è fatto.
Dalle mie parti, ad esempio, trent'anni fa, a far paura erano i "terroni" e, dietro tale diffidenza  c'erano  persino fondate giustificazioni (la delinquenza salì sensibilmente con l'arrivo dell'ultima ondata di immigrazione), che non tenevano conto però della ghettizzazione degli stessi immigrati in quartieri squallidi e privi di servizi nonché di una vergognosa generalizzazione. Fu poi la volta dei marocchini, degli albanesi, dei romeni e via dicendo.
Ora, specialmente dopo l'11 settembre è il turno dei musulmani, tutti,  indipendentemente a quale della varietà di correnti essi facciano parte (sciiti, sunniti, aleviti, drusi, ecc).
Musulmani che, come il resto della società è composta sì da fanatici, delinquenti, così come da molta ( e di certo più numerosa) brava gente, onesta, rispettosa e desiderosa non tanto d'integrarsi, ma di convivere pacificamente, anche se ovviamente presupporrà il verificarsi lo scontro tra i precetti intolleranti insiti nella (propria) religione e la vita di ogni giorno, fatta di incontri con persone dotate di pregi e difetti al di là di ogni classificazione razziale, culturale o religiosa.
Pertanto quel 99% suggerito da Allam ha un non so che di marcio oltre ad avere finalità assolutamente miopi.
O davvero siamo disposti a credere che il non costruire moschee possa tenere a freno il terrorismo arabo, o finanche il mescolarsi delle culture, oppure che l'arma per catturare i cattivi musulmani sia quello di evitare l'edificazione di un luogo di culto. O che ogni moschea del mondo (quante sono e in quante accadono violenze?) sia un covo di stragisti? Siamo sicuri che ghettizzare, emarginare, sia la risposta corretta?
Per Allam e soci pare di sì, ma e qui arriviamo al punto o sono ingenui o sono in malafede.
Se sanno che non è la moschea a fare il musulmano quali sono allora i veri intenti nei confronti di queste persone, e sottolineo, persone, ovvero esseri umani?

Allam nell'articolo fa di tutto per generalizzare al fine di costruire l'assioma musulmano = violenza e arriva persino a ricordare che tre dei quattro successori di Maometto furono uccisi in moschea, ovvero, con molta probabilità l'unico luogo dove gli oppositori potevano colpirli. A questa stregua, tanto per rimanere nei luoghi comuni dovremmo chiudere i barbieri in Sicilia.
Ma davvero è il luogo che fa l'assassino? 
La debolezza di ogni affermazione mi porta invece a supporre che la politica di Allam sia volta a garantire a lui e ai suoi un posto di lavoro ben remunerato (come del resto confessato spudoratamente nell'intervista al quotidiano Libero) e ben protetto da eventuali accuse di reati d'opinione.
Mi raccomando però: tutto con il beneficio del dubbio!

3 commenti:

Leviatano ha detto...

Violenza e terrorismo nascono da Magdi Allam!

talligalli blog ha detto...

mcg c'e' una sottile linea di demarcazione tra il reazionario-cattolico e il terrorista islamico. I fatti in Norvegia ce lo insegnano

Unknown ha detto...

Spiegati talligalli, non credo di aver capito il senso del commento.

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