Scoppia la protesta per la soppressione delle feste patronali, l'ennesima trovata del governo per garantire qualche punto di PIL in più.
La più veemente, nemmeno a dirlo, è quella che si alza dalla città partenopea. Ma come si fa a chiedere al Santo di compiere il prodigio, perché di prodigio si tratta e non di miracolo, a comando: mica siamo Garibaldi!
Che c'entra Garibaldi?
C'entra eccome.
Entrato a Napoli trionfante, l'eroe dei due mondi trovò in seguito notevoli difficoltà nel governare la città, le cui cause erano dovute principalmente alla più che comprensibile resistenza e diffidenza dell'aristocrazia locale e del clero, timorosi di perdere i loro privilegi e pronti entrambe a sobillare il popolo contro i Garibaldini alla prima occasione. Una di queste poteva essere per l'appunto il fenomeno della liquefazione del sangue del patrono partenopeo: se il sangue non si fosse liquefatto, l'interpretazione pronta era che S.Gennaro e di rimando Dio, non vedeva bene la presenza delle camice rosse. Garibaldi, o meglio ancora il cappellano Alessandro Gavazzi, più famoso come padre Gavazzi, con l'irruenza tipica del suo carattere parlò al clero napoletano elencando uomini , baionette e cannoni pronti a colpire la città e minacciandoli che se non avessero fatto liquefare il sangue del santo, l'avrebbe fatto per loro Garibaldi stesso con le sue truppe.
Entrato a Napoli trionfante, l'eroe dei due mondi trovò in seguito notevoli difficoltà nel governare la città, le cui cause erano dovute principalmente alla più che comprensibile resistenza e diffidenza dell'aristocrazia locale e del clero, timorosi di perdere i loro privilegi e pronti entrambe a sobillare il popolo contro i Garibaldini alla prima occasione. Una di queste poteva essere per l'appunto il fenomeno della liquefazione del sangue del patrono partenopeo: se il sangue non si fosse liquefatto, l'interpretazione pronta era che S.Gennaro e di rimando Dio, non vedeva bene la presenza delle camice rosse. Garibaldi, o meglio ancora il cappellano Alessandro Gavazzi, più famoso come padre Gavazzi, con l'irruenza tipica del suo carattere parlò al clero napoletano elencando uomini , baionette e cannoni pronti a colpire la città e minacciandoli che se non avessero fatto liquefare il sangue del santo, l'avrebbe fatto per loro Garibaldi stesso con le sue truppe.
Inutile dire che il prodigio, o per minaccia o per coincidenza, si concretizzò.
Ma i nostri politici, si sa, non hanno di certo il piglio di Garibaldi e quindi questa volta il clero non ne vuol sapere di far spostare il prodigio che deve compiersi "puntuale" il 19 settembre e decide così di emanare una nota dove si dice che
Sappiamo che alla festa liturgica di San Gennaro si accompagna sempre e da secoli l'evento prodigioso e straordinario della liquefazione del suo sangue. Se dunque si tratta di un evento particolare non determinato da mano e da volontà dell'uomo, è evidente che non può essere spostato ad altra data, più o meno vicina a quella che è legata alla storia del santo e di Napoli
Più o meno, visto che la puntualità non pare essere la dote del mitico santo: a volte il sangue non si è liquefatto per nulla, altre con ore o giorni di ritardo e altre è stato trovato già liquefatto all'apertura della teca. Peraltro va ricordato che il Santo è davvero "mitico", nel senso più proprio del termine. Vi sono seri dubbi sulla sua esistenza e ancor più sulla autenticità delle reliquie e, su queste ultime, non solo da un punto di vista chimico-fisico ma anche storiografico, essendo le fonti molto tarde, apologetiche e quindi poco credibili, tanto che la Chiesa non osa ancor oggi sbilanciarsi gridando al miracolo, ma si limita a definire la liquefazione un prodigio non ancora spiegabile, specie se non viene dato il permesso di fare analisi scientifiche serie.
Comunque sia Napoli che il suo popolo insorgono a protezione della festa del santo patrono, anche perché i quaquaraquà governativi non si sono fatti problemi ad eliminare le feste patronali, tutte, tranne quelle di San Pietro e Paolo a Roma; sia mai che si adiri il Papa. E allora ecco spuntare il Masaniello di turno, anzi la "Masaniella" tale Caterina Miraglia, assessore regionale che decide di salvare la festa e quasi ispirata da Calliope dallo Spirito Santo proclama:
La Regione vuole privilegiare la festa di San Gennaro. Senza essere banali, per un motivo molto semplice: ha un significato fortissimo, ha un valore catartico, ogni uomo, il 19 settembre, si piega ed è finalmente più piccolo dinanzi alla grandezza. È una parte costitituente la nostra vita.Senza essere banali, naturalmente.
Tutto finito? Neanche per idea, perché i i dilettanti allo sbaraglio non stanno solo al governo purtroppo, ma infestano tutto l'emiciclo politico. Infatti mentre si aumentano le tasse e si taglia di tutto, dai servizi ai cittadini ai tagli dei costi della politica (!) un deputato parlamentare del PD, tale Iannuzzi alimenta la polemica: perchè salvare solo San Gennaro?
D'altra parte:
La festa patronale è profondamente incardinata nel sentimento religioso ed identitario delle comunità locali, non si può decidere di «salvare» solo quella di San Gennaro. Anche nelle comunità più piccole la festa patronale è un momento molto sentito, vissuto con grande partecipazione: è giusto conservarle tutte.Ma sì, ad ognuno i suoi privilegi: a noi credenti e non, le feste patronali e a loro, ai politici, i pingui emolumenti.
Mica finita: la Miraglia, non si scompone, inflessibile va per la sua strada:
San Gennaro lega la sua giornata anche al miracolo, gli altri santi non hanno questo valore aggiunto.Ohibò, e pensare che si diventa santi solo a seguito di miracoli e che è la Chiesa in primis a dire che la liquefazione non di miracolo si tratta ma, come detto, di prodigio, peraltro con un contorno di superstizione decisamente sacrilega.
Ma le critiche piovono, è il caso di dirlo, da tutti i campanili, e infatti anche un consigliere comunale del PdL salernitano che minaccia:
E' evidente che se la festa di San Gennaro sarà inserita nel calendario scolastico regionale noi inviteremo i dirigenti scolastici salernitani ad inserire la solennità di San Matteo tra i giorni festivi.E allora mi accodo anche io, per bacco: che nessuno mi tocchi Halloween!
Ops, volevo dire Ognissanti...
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