Ad Expando

giovedì 17 maggio 2007

10 Lune (9 mesi)



Ho vissuto 
albe illuminare l'orizzonte
nei tuoi occhi e morire
come tramonti di paura
Ho vissuto
il pianto, il riso,
germogliare come fiori 
sui prati del tuo viso,
le mani ai fianchi
e delicate dita
scivolare timide
fino al seno.
Ho vissuto,
in pace,
nel tuo ventre
la vita sorgere
in un silenzio
di meraviglia
come solo può un padre.



Lentate sul Seveso, 17 maggio 2007






mercoledì 28 marzo 2007

Le porte di Tir na nOg


Le Porte di Tir na nOg

Come soffici nebbie, le velate frontiere
di sogni vaghi, come cose non vere
di specchi d'acqua le soglie fatate
i sentieri e le porte di Tir na nOg


Ciò disser, in ultimo, del vecchio le mani
vaghe indicando quei luoghi lontani
puntando col dito la calva collina
di là del bosco, verso mattina


D'un giovin parlò, con voce tremante
quasi un sussurro, come fosse a sé stante,
parlò di chi il sentier ebbe perso
cagion dei propri pensieri immerso


E lasciato il sentiero al bivio del bosco
mentre tutto si tinse di ombra e di fosco
salì su pel colle per strade sognate
da mille e più anni dimenticate


Non v'eran tracce, né solchi disposti
per quella strada celata tra i boschi
ma il passo avanzava laddove sapeva
non v'erano inverno né primavera


Lì vide luci, come volte stellate
dentro un magico cerchio di funghi di fate
danzavan le voglie leggiadre ed amene
ronzando nell'aere come falene


E ninna dolce nell'aria vibrava
di flauti e violini il tutto incantava
rullavan tamburi di foglie di olmo
sul verde prato che ornava il colmo


Fu così, quindi, che rimase rapito
tosto danzando di vento vestito
saltando e danzando con bellissime dame
senza il peso imminente di sete o di fame


Ma dove andava il ciel che fuggiva
dove le nubi, nessuno capiva
come la musica nascose l'ora
e tutti tornaron nella cava dimora


Tutti svaniron, gli elfi e le fate
come un riverbero di onde argentate
come un riflesso dentro uno specchio
ed egli d'incanto si ritrovò curvo e vecchio


Questo mi dissero del vegliardo le mani
con le dita indicando luoghi lontani
pronunciando parole con un mesto sorriso
mentre lacrime amare gli rigavano il viso


Fu proprio allora che un raggio di sole
salì sopra il colle disegnando l'albore
colpì il vecchio e come fosse rugiada
lo sciolse in vapore tra il campo e la strada


Fu certo strano per un raggio di sole
salito nel cielo per portare l'albore
colpito che ebbe il vecchio alle spalle
riempire di nebbia tutta la valle


Ma son soffici nebbie le celate frontiere
di sogni vaghi come cose non vere
son specchi d'acqua le soglie fatate
i sentieri e le porte di Tir na nOg.


28 marzo 2007






Appunti di Viaggio

Ricordo che quando scrissi questo testo  lo buttai giù di getto, e solo in seguito apportai alcune modifiche per lo più insignificanti. Inoltre, ero a letto con la febbre piuttosto alta quindi, non ho mai capito se tutto ciò sia frutto di ispirazione o di delirio, eventualmente guidato dall’inconscio e dal mio vecchio amore per il mito e la fiaba. Oltretutto, a differenza di altri miei scritti questo assomiglia più al testo di una canzone: un giorno o l’altro chiederò a qualche musicista di musicarla, chissà cosa ne verrà fuori.



venerdì 26 gennaio 2007

Il Viandante dei Sogni Perduti



D'un unico giorno d'inverno
ho udito parole di neve
cadere, soffici e nude
sopra le luci della notte


Uno ad uno
come le stelle, i fiocchi
hanno cantato il cielo
solo per me, solitario
Viandante dei sogni perduti.



Lentate sul Seveso, 26 Gennaio 2007








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