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venerdì 30 ottobre 2009

Laddove la Ragione fallisce - parte quarta

 

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”


(Primo articolo della Dichiarazione universale dei Diritti umani)

Abbiamo visto il rapporto tra Religione, uguaglianza e libertà. Vediamo ora lo spirito di fratellanza.
Quando si parla di fratellanza, è tutt'altro che raro che la mente associ questo termine a qualche cosa di religioso. Innanzitutto perché ci viene proposta l'idea di essere figli di un unico padre divino e in secondo luogo perché all'interno delle comunità religiose il termine "fratello" identifica l'appartenenza del membro a quella stessa comunità. Lo troviamo in modo forte nei monasteri, dove addirittura il termine identifica il religioso stesso (anche se magari laico come nel caso di molti monaci), ma anche nelle normali parrocchie dove il parroco si rivolge ai fedeli chiamandoli per l'appunto, fratelli.
Tuttavia pensare che la fratellanza sia un concetto strettamente o addirittura unicamente correlato alla religione sarebbe un errore piuttosto grossolano. Anzi come andremo a dimostrare tale concetto viene dalla religione manipolato e ridotto in portata.
Che un concetto provenga dalla religione ( e non dalla ragione) è fondamentalmente sbagliato essendo la religione invenzione umana. Affinché nasca una religione, da un punto di vista antropologico occorre che vi sia, ovviamente, un gruppo di persone, anche molto piccolo (il caso delle religioni tribali), che abbia interessi comuni  che a loro volta sviluppino usi e pratiche comuni. Il bisogno di dare un'identità più definita al gruppo, o ai singoli componenti (persone o cariche) fornisce la scusa per trasformare l'uso in rito a cui si accompagna la creazione di una serie di credenze o convinzioni, delle quali l'esigenza di dimostrazione passa in secondo piano rispetto all'utilità aggregativa. In altre parole, non importa il vero motivo per cui lo facciamo (trasformazione dell'uso in rito) ma che lo facciamo per stare assieme.
La realtà è che lo spirito di fratellanza, di mutuo soccorso è la base affinché una società possa reggersi. Una società che non preveda che almeno una parte dei suoi membri si occupi del soccorso e del sostegno dei suoi membri è destinata a collassare su se stessa. Le Rivoluzioni, al di là delle idee che le sostengono o per le quali trovano una giustificazione di facciata, affondano le proprie cause nel fatto che gran parte di quella società è stata abbandonata a se stessa: non trovando appigli nelle regole e nelle autorità competenti non può che rispondere agli istinti primari (o animali) quali la sopravvivenza.
Appurato che lo spirito di fratellanza non ha origine divina o religiosa, vediamo cosa significa, in realtà, tale concetto per la Religione.
Abbiamo detto che le grandi religioni monoteiste prevedono la fratellanza di tutti gli uomini, o almeno così cercano di proporcelo. Ma è sempre stato così?
Ovviamente no. Il Dio biblico non è un dio universale, ma è il dio degli ebrei.
"Io sono il tuo dio," non è riferito all'umanità ma alla progenie di Abramo, Isacco e Giacobbe, è un dio tribale (al massimo intertribale visto le dodici tribù) che si occupa unicamente del popolo eletto  disdegnando il resto dell'umanità.
«Uccidi il migliore dei pagani e avrai eliminato il più schifoso dei serpenti.» recita il Talmud.
Un Dio che crea il mondo, lo affoga, lo ripopola e poi si occupa solo di poche migliaia di pastori mentre nel resto del pianeta sorgono e cadono imperi. jihād minore) la difesa contro il nemico infedele o finanche l'aggressione a fini di sottomettere. Nemico dunque, altro che fratello. Fratelli si è solo all'interno di una determinata comunità religiosa, gli altri sono avversari o addirittura nemici, che come affermò Bernardo di Chiaravalle, santo e dottore della chiesa:
Stessa cosa vale per il Cristianesimo alle cui origini ci sarebbe la disputa tra Pietro e Saolo di Tarso circa l'universalità (o cattolicesimo) del messaggio del Cristo, o per l'Islam che pur dichiarandosi la Religione definitiva e quindi giocoforza universale, prevede nell'impegno verso Dio (
Il Cavaliere di Cristo uccide in piena coscienza e muore tranquillo: morendo si salva, uccidendo lavora per il Cristo
Le Religioni monoteiste sono in aperto scontro e non ci può essere pace se non con l'affermazione universale di una sulle altre. Solo allora il concetto di spirito di fratellanza riportato in apertura avrà per la Religione una valenza piena.




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