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giovedì 14 aprile 2011

Religiosi sì, ma se non conviene...


O per dirla tutta, religiose.
Già, perché l'associazione Vita di Donna, un'associazione no profit che fornisce gratis consulenze per qualsiasi problema di salute e della sessualità al femminile, ha stilato una statistica sull'uso della pillola del giorno dopo, facendo riferimento a circa 8.000 contatti in tre anni e i dati sono molto interessanti.

Premetto che sono sempre piuttosto scettico quando si parla di percentuali anche perchè in genere la percentuale decontestualizza il dato fornendolo nudo e, nella migliore delle ipotesi fine a se stesso, nelle peggiori, fine all'obiettivo che si vuole raggiungere.
Va premesso, dunque, che l'associazione è di Roma, motivo per cui i dati che identificano la provenienza di coloro che si rivolgono all'associazione, è probabilmente influenzato dall'ubicazione della stessa associazione. Gli stessi numeri di telefono e gli orari, che sono disponibili presso questo indirizzo, favoriscono contatti dal centro sud della penisola.
Al di là di questo nel 75% dei casi a telefonare è una donna, percentuale strana, ma evidentemente il 25% preferisce avere o per lo meno ottiene il supporto del partner; nel 79,5% queste donne hanno un età tra i 19 e i 35 anni, poco meno della metà (48%) con un'occupazione, in stragrande maggioranza, con tutte le tare sopra esposte, del centro-sud (87,2%) e, udite udite, per l'84% si professa cattolica.
Se contestualizziamo i dati, va detto che solo il 2.5% delle donne italiane tra i 15 e i 49 fa richiesta di contraccettivi d'emergenza come la cosiddetta pillola del giorno dopo, un numero quindi piuttosto esiguo, che va studiato attentamente per capire se è dovuto all'ignoranza, al panico del dopo, o ai problemi che sembrano incontrare le donne che si rivolgono alle strutture pubbliche dove incontrano medici che nel 50% dei casi si professano obiettori di coscienza e che vengono meno all'obbligo di legge che li vede costretti ad indicare in poco tempo un medico non obiettore.
Va detto anche che la parola cattolico, o cristiano, esce dalla bocca di molti italiani senza che molti di essi sappiano granché di ciò che seguire tale dottrina comporterebbe. Gli italiani sono spesso cristiani della domenica, se va bene , sennò delle feste comandate, o come molti leghisti, si dichiarano difensori della fede per poi vomitare ai microfoni di essere pronti a sparare. Specie in campagna elettorale.
Tornando al tema tuttavia, la percentuale bulgara, pur con i margini di errore e di approssimazione, fa riflettere  che, se essere religiosi è senza alcun dubbio una questione di comodo, se comodi non si è più, ci si può dimenticare. 
E così sia.



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