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mercoledì 26 luglio 2017

La vecchia scimmia sparla

Il degrado del giornalismo italiano ha come emblema la deriva intellettuale di un fu giornalista che non riesce più a scrivere nulla di vagamente decente: Eugenio Scalfari.
Mi riferisco all'ultimo articolo del fondatore del quotidiano La Repubblica comparso sull'Espresso e il titolo che ho scelto non vuole essere denigratorio in sè , ma una semplice presa in giro del concetto finale dell'articolo:
Mi spiace che gli atei ricordino lo scimpanzé dal quale la nostra specie proviene.
per il quale voglio persino concedere il beneficio che si tratti di una malriuscita forma retorica, altrimenti bisognerebbe dare per scontato che Scalfari sia talmente ignorante da meritarsi appieno il disprezzo che dovrebbe suscitare una tale affermazione. Per vari motivi: innanzitutto perché, come ormai sanno anche i bambini, Darwin non disse che discendiamo dagli scimpanzé, ma che con essi abbiamo un progenitore in comune, cosa assai differente. In secondo luogo perché ci arriva costruendo un teorema delirante senza alcun supporto logico.

Ma procediamo con ordine:
Gli atei. Non so se è stata mai fatta un’indagine nazionale o internazionale sul loro numero attuale, ma penso che non siano molti. I semi-atei sono certamente molti di più, ma non possono definirsi tali. L’ateo è una persona che non crede in nessuna divinità, nessun creatore, nessuna potenza spirituale. Dopo la morte, per l’ateo, non c’è che il nulla. Da questo punto di vista sono assolutisti, in un certo senso si potrebbero definire clericali perché la loro verità la proclamano assoluta.


Qualche statistica per il vero esiste, forse troppo nascosta per un professionista del giornalismo: sto parlando di Wikipedia (!). Prima di differenziare atei e semi-atei per stabilire chi è in maggioranza sarebbe interessante capire cosa siano i "semi-atei" di cui vagheggia Scalfari (agnostici?) o sono simili a quell'accozzaglia che si definisce cristiana e che non ha mai letto di sua sponte una sola pagina del nuovo o dell'Antico Testamento? La stessa, che bisogna sposarsi in chiesa se no non è un vero matrimonio (modello sagra paesana), o che va a messa solo a Pasqua e Natale? O ancora quella dei ben più pericolosi militanti oltranzisti, nelle cui sette si nascondono le peggior schifezze mai concepite dall'evoluzione di un primate?

Il presunto assolutismo dell'ateo è semplice osservazione. Nel "Divenire" per poter nascere qualcosa, qualcos'altro deve morire: vi è un ciclo ben studiato di sinecologia, non vi è nulla basato su dogmi imposti, più semplicemente si è osservata la Natura. E poi è un po' come dire che se in algebra una persona verifica che 1+1=2, è un assolutista. Clericale per di più! Dimostri il contrario e l'ateo si ricrederà. Ovviamente secondo quelle belle regole che costituiscono il metodo scientifico (replicabilità del risultato: perché una sola donna è stata assunta in cielo? Crisi anche lassù?) 




















Anche quelli che credono in una divinità (cioè l’esatto contrario degli atei) ritengono la loro fede una verità assoluta, ma sono infinitamente più cauti degli atei. Naturalmente ogni religione cui appartengono è molto differente dalle altre, ma su un punto convergono tutte: il loro Dio proclama una verità assoluta che nessuno può mettere in discussione. Nel caso della nostra storia millenaria il mondo è stato spesso insanguinato da guerre di religione. Quasi sempre dietro il motivo religioso c’erano anche altri e più corposi interessi, politici, economici e sociali, ma la motivazione religiosa era comunque la bandiera di quelle guerre, che furono molte e insanguinarono il mondo.
Talmente cauti, che per ogni religione, l'altra è comparabile con l'ateismo e per tal motivo milioni di persone nella storia sono state uccise. Oltretutto ogni presunta verità assoluta delle religioni viene costantemente smentita e demolita. Basti leggersi qualcosa su Ugarit per scoprire che persino lo Yahweh dell'Antico Testamento altri non è che uno dei tanti dei della mitologia Caananita. Inutile soffermarsi sulle religioni dei classici, mere rappresentazioni antropomorfe delle forze della Natura.
Che poi il vessillo della religione sulle molteplici guerre del lungo libro di sangue che è la storia sia sempre o quasi stato presente, non può essere addotto come attenuante, semmai come aggravante, per la sua stessa essenza, ovvero come motore per spingere i popoli a farsi guerra tra loro (a morte l'Infedele).
Gli atei - l’ho già detto - non sanno di essere poco tolleranti, ma il loro atteggiamento nei confronti delle società religiose è rigorosamente combattivo. La vera motivazione, spesso inconsapevole, è nel fatto che il loro Io reclama odio e guerre intellettuali contro religioni di qualunque specie. Il loro ateismo proclamato vuole soddisfazione, perciò non lo predicano con elegante pacatezza ma lo mettono in discussione partendo all'attacco contro chi crede in un qualunque aldilà, lo insultano, lo vilipendono, lo combattono intellettualmente. È il loro Io che li guida e che pretende soddisfazione, vita natural durante, non avendo alcuna speranzosa ipotesi di un aldilà dove la vita proseguirebbe, sia pure in forme diverse.
L'ateo sa benissimo di esser poco tollerante perché si trova ad essere poco tollerato, tanto è vero che deve combattere perché gli vengano riconosciuti i più elementari diritti (testamento biologico, eutanasia, che non è eugenetica!) e si trova spesso a doversi confrontare con tromboni che hanno la verità rivelata in mano e che del dialogo non sanno cosa farsene. Come può un uomo, non tanto un ateo, combattere con la solo dialettica quando dicendo l'ovvio, la controparte rifiuta il dialogo come nel recente caso di Dawkins vs Islam?  
Il concetto poi, di discutere cercando l'affermazione "vita natural durante" non è neppure commentabile per l'idiozia espressa. Quando si dovrebbe discutere? Da morti? A me andrebbe bene, in realtà, a patto che i credenti impongano le loro regole "morte natural durante" e non intervenissero sulle questioni dei vivi.
Con questo non voglio affatto dire che l’ateo sia una persona da disprezzare, da isolare e tanto meno da punire. Spesso i suoi modi sono provocatori, rissosi e calunniosi, ma questo non giustifica reazioni dello stesso genere. Certo non ispirano simpatia, ma questa è una reazione intellettuale di fronte alla prepotenza del loro Io.
Potremmo quasi ringraziarlo per la sua magnanimità questo novello Papa Eugenio I. Dobbiamo analizzare gli scritti della patristica cattolica per ribaltare il discorso?  Dobbiamo analizzare le deviazioni delle case Magdalene irlandesi, o degli scandali mai sopiti della pedofilia che è costata la rinuncia al soglio pontificio del teologo Ratzinger a favore del populista Francesco? O ancora delle aberrazioni dei tagliatori di teste dell'IS e di Al-Qāʿida?

Il resto dell'articolo è una confessione che Scalfari fa a sè stesso, troppo personale per essere commentata e francamente di scarso interesse, visto ormai lo spessore del personaggio.

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