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venerdì 21 aprile 2017

L'intollerabile ipocrisia



Sono davvero stanco di confrontarmi con gli stupidi.
Potrebbe essere che qualcuno di voi pensi o voglia ribattere che, magari, lo stupido sono io (recentemente un derelitto, immagine qui sotto da cliccare per ingrandire, mi ha dato dello spocchioso, dell'esibizionista e dell'idiota): avrebbe ragione e potrebbe anche non leggere oltre.


Radical Chic in action
Dicevo, avrebbe ragione,  ma solo in parte.
Come già detto, gli stupidi non sanno di esserlo, io sì.

E so anche che, se vi deve essere una cerca per la salvezza in questa vita, non dovrebbe essere quella volta a guadagnarsi un'improbabile paradiso, bensì quella per trovare un modo di sfuggire dalla propria stupidità.
Molti ci riescono, alcuni ci ricascano e di questi solo alcuni si rialzano.
Siamo fondamentalmente degli Homo "Stultus" (non conosco il latino, quindi potrei aver sbagliato a declinare): saremo anche "Sapiens" per le conoscenze acquisite, ma stolti per come le adoperiamo.

Ora, il tema del post è sul fine vita (ancora, direte voi, ma cosa pretendete da un malato di cancro?), sulla presunta coscienza cui qualcuno pretende di obiettare e sulla intollerabile ipocrisia dei bigotti religiosi.

Partiamo da una disamina di quest'ultima, causa diretta del punto che lo precede.

Il dio unico non esiste, come del resto, non sono esistiti altri dei. 
Persino nel libro sacro si parla di uno Yahweh arrabbiato in assemblea con altri divinità, ed è certo che il monoteismo sia, da un punto di vista storico una geniale trovata di alcuni "re" israeliti, in particolare Giosia. 
Curiosamente, inoltre, il primo comandamento non dice "io sono l'unico dio", ma più semplicemente "non avrai altro dio al di fuori di me", che non solo non escluderebbe la presenza di altre divinità ma, cosa che di fatto è, identifica la divinità in questione come una rozza trasposizione dell'essere umano, un dio prepotente e geloso (degli altri dei), perfettamente compatibile con l'idea storica di popolo costituito da tribù di pastori di origini mesopotamiche di qualche migliaia di anni fa.
Non una sola cosa mirabolante dei libri sacri è dimostrabile, né da un punto di vista storico, né scientifico: nessuna colonna di fuoco, né trombe che fanno crollare muri, né soli che si fermano: semmai è spesso dimostrabile il contrario (con buona pace del fu Bellarmino).
La bibbia, come spesso accade anche agli orologi rotti, casualmente dice e propone cose giuste in mezzo ad un'enorme quantità di cose aberranti.
Tanto che gli stessi cristiani, nonostante il loro messia fosse a capo di una setta giudaica che non aveva assolutamente intenzione di cambiare la Torah (neppure una iota), ovvero la legge ebraica (intesa qui come l'insieme di dettami di appartenenza al popolo eletto e di codici civili e soprattutto penali), decisero di separare i libri più antichi dal Vangelo, sostenendo che con l'avvento del Cristo, i comportamenti del dio veterotestamentario andavano in qualche modo annullati (nuovo patto) o riletti (da qui la lenta trasformazione del libro sacro con traduzioni discutibili, eliminazione di parole, dei, personaggi nonché versetti scomodi e/o rivisitazione degli stessi ).

Senza parlare delle frasi fatte per cui se la Chiesa sbaglia è perché fatta da uomini, ma poi quelli stessi uomini si autoproclamano infallibili nel dettare la propria mutevole morale; che il Signore è misericordioso quando fa il miracolo, ma non è colpa sua se ti becchi l'infermità; che ti lascia libero di sbagliare, ma poi i suoi scagnozzi fanno di tutto per vietarti persino di fare all'amore con il preservativo. E potremmo continuare con l'elenco per anni interi, ma sarebbe uno spreco di tempo.

Diciamo quindi, in sintesi, che l'intera teologia è una mera elucubrazione autoreferenziale; una sedicente scienza che ha come scopo unico quello di dimostrare a sé stessa di avere un senso. 
Purtroppo ogni tentativo di farlo e/o di dimostrare l'esistenza di dio finisce presto con lo scadere nel ridicolo.

Quanto sopra per dire che, pur di fronte a mille cose che la religione propina senza senso (uomini che camminano sulle acque , morti che risorgono, moltiplicazione della materia,  bimbe incappucciate che escono intere dal ventre del lupo che le ha divorate...ah no, scusate, questa è un'altra fiaba) il bigotto, in maniera acritica e per lo più ipocrita, sceglie per il momento contingente il versetto che più gli aggrada e lo fa suo finché gli occorre a giustificare la morale del momento, poi il momento cambia e con esso versetto e morale a seguito.

Ora, riamane per me un mistero il perché io debba per forza sottostare ad una morale dettata da un dio indimostrabile (anche arrampicandosi sui muri come certi bigotti alla Socci: leggete quest'articolo e posto che vi troviate un senso logico, ditemi perché il dio supposto non potrebbe essere il Grande Spaghetto Volante, Allah o Visnu, con buona pace dell'infervorato),  i cui paladini (i santi) sono presentati per lo più come un insieme di folli masochisti dediti a nozze mistiche, ferite auto inflitte (spieghino i sindonologi perché i "santi" hanno le stigmate sui palmi e non sui polsi), e altre cose che sono per lo più materia di studio di psicologi o psichiatri.

Ribadisco un concetto molto semplice: ognuno di noi è libero di credere in quello che vuole, giudicare consapevolmente secondo il proprio metro (e accettarne l'errore), ma non si può pretendere che nel nome di un dio indimostrabile e molto probabilmente inesistente (nella storia dell'Umanità vi sono state moltissime religioni; quella cristiana dura perché si è adatta ai tempi, spesso rinnegando sé stessa), vengano imposte regole che riguardano, non tanto una società, ma  la sfera più intima dell'individuo. La vita è vita ed è personale, non un dono (e anche se fosse sarò linero di fare quel che voglio del dono concesso?). Viceversa si dimostri l'esistenza di dio o meglio ancora visto che dovrebbe esseci lo dimostri lui. 

Quando un bigotto sostiene che eutanasia, testamento biologico o suicidio assistito, sarebbero il primo passo verso l'eugenetica (miglioramento genetico della specie umana), rispondo che solo uno stupido potrebbe concepire un'assurdità del genere. O un disonesto.

L'eutanasia cui si mira è strettamente legata al testamento biologico, ovvero la possibilità  che ogni individuo possa disporre della propria vita (sfera più intima) sino all'ultimo atto di questa, anche qualora non sia in grado di dare, causa particolare infermità, ulteriori disposizioni . Vita che, beninteso, deve essere messa in discussione non da problemi mentali quali depressione, esaurimenti nervosi, ma da malattie i cui esiti, oltre che fatali, comportino il provare dolore dal punto di vista fisico che psicologico. Il mal di vivere può essere e va curato, mentre il malato che perde identità di sé, non conduce più una sua vita e dovrebbe avere avuto possibilità di disporre di cosa fare di quel corpo non più suo, spesso ridotto a vegetare e in grado di perdurare (non vivere) solo se supportato da macchinari. Lo scopo quindi non è migliorare la specie o la razza, come ho sentito sostenere in modo aberrante da personaggi la cui statura morale ed intellettuale è inversamente proporzionale alla massa che si portano addosso.

Ho fatto prima una distinzione: o stupido, o disonesto. Vediamo la seconda.
E' chiaro che molto spesso dietro il velo della morale religiosa ci siano interessi legati al denaro (rimborsi, donazioni, ecc) e al potere (conseguenza del primo), come sa bene chi si è trovato ad avere a che fare con ospedali di matrice cattolica o anche solo a chi è in grado di rammentare le cronache lombarde degli ultimi anni...

Voglio pero fermarmi un attimo, voglio sottolineare il concetto qui sopra espresso per gli stupidi: si parla di possibilità non di imposizione.
Già che ci sono ribadisco il concetto per i disonesti: non si tenta di fare come fate voi che imponete agli altri la vostra pseudo morale, si tratta di fornire possibilità a coloro che non condividono la vostra ipocrisia; fottervi il potere.

Qui subentra l'assurdo, ovvero il secondo tema: l'obiezione di coscienza. (di cui ho già ampiamente trattato, qui
In pratica si sostiene che un soggetto debba esercitare il proprio lavoro limitandosi a quanto gli consenta la propria coscienza. 
Una stupidata senza precedenti. 
Se uno non se la sente di fare un mestiere nella totalità dei suoi doveri, semplicemente faccia altro. 
Questo non solo per i medici, ma anche per i politici: se non sono disposti a dialogare democraticamente con il popolo, facendosi carico delle esigenze di questo, vadano a fare altro (o si inventino di cambiare la costituzione).
Ricordate l'obiezione alle armi? Chi era contrario andava a fare il guidatore di ambulanza  o l'aiuto bibliotecario. Non andava, che ne so io , a fare il carrista sparando torte di panna montata, né pensava di partecipare ad un talent cantando in divisa "Sul cappello " o "la Ricciolina" senza mai imbracciare un fucile. Non vi sono Poliziotti o Carabinieri che si tirano indietro a sedare una manifestazione non autorizzata solo perché la approvano da un punto di vista politico.
Ebbene, lo ribadisco, chi non vuole adempiere ai propri doveri in virtù di una sua discutibile (ma democraticamente accettabile) etica,  faccia altro. 
Oppure, nel caso dei medici obiettori, che facciano pure i medici, ma solo a patto che lo Stato Laico vieti a se stesso di investire denari in ospedali religiosi e si limiti a garantire denari a quelli di sua competenza diretta, che operano cioè senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione opinioni politiche condizioni personali e sociali.
Come da Costituzione.
Mi piacerebbe vedere quanti sedicenti obiettori rimarrebbero tali.

L'eutanasia si fa già da tempo, in maniera più o meno nascosta. 
Viene richiesta dalle famiglie quando il congiunto urla in preda al dolore. 
Viene fatta dai medici nel silenzio di una stanza e nella paura di essere denunciati.
Da qualche settimana la battaglia politica di Marco Cappato sta tentando di sdoganare anche il suicidio assistito.

Sono cose che si fanno già, perché, checché se ne dica, sono pochi gli esseri umani sadici come il dio che dicono e, scusate il gioco di parole,  a cui credono di credere.

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