Ad Expando

giovedì 26 giugno 2014

Segnare il territorio


Il gatto segna il territorio a suo modo
che sia ben chiaro a qualsiasi altro felino
a meno che non sia un bestione violento ed assassino.



Spiritualità.
Vi sono luoghi particolari che ispirano sentimenti, sensazioni, pensieri; luoghi di elevazione, in grado cioè di portare l'uomo, almeno per qualche istante, ad una dimensione quasi irreale, di puro equilibrio, capaci di generare esperienze che a tutti gli effetti si possono definire mistiche.

In genere questi luoghi sono opera della natura: possono essere scorci particolarmente belli, ricchi di suoni armoniosi, di luci particolari; possono essere architetture ardite, plasmate dall'azione millenaria degli elementi o dallo scontro furioso delle ataviche forze della Terra, o ancora,  dal lento ed incessante incedere della vita come la possanza espressa dalla struttura di alberi secolari. Possono essere luoghi elevati come le vette dei monti, che aprono la vista a sterminati panorami o cieli solcati da miliardi di stelle, ove l'uomo può cogliere le sue reali dimensioni di fronte all'Universo e giungere infine a chiedersi chi è e qual è lo scopo dell'esistenza.
Non è detto che tali luoghi non possano essere addirittura frutto del genio umano, sia nella capacità dell'uomo di piegare gli elementi al suo volere, modificando il territorio per conferirgli  nuova armonia (si pensi come esempio ai templi Shintoisti), sia nella sua capacità di edificare meravigliose opere (come all'atmosfera che permea antichi luoghi di culto).

Vi è però una pratica che sfugge alla mia comprensione ed è quel voler marchiare il territorio con simboli della propria fede.
E' giusto, prima di continuare il ragionamento intrapreso, evidenziare come sia mia opinione che la religione altro non sia che una codifica della spiritualità.
A questo punto capirete come sia per me illogico il marchiare, ad esempio con un crocifisso, un luogo che esprima, per sua natura, spiritualità.
Ad esempio, è pessimo uso porre sulle vette dei monti orrendi croci, per lo più di metallo, simbolo ingombrante, non tanto per il significato intrinseco, quanto per l'azione deleteria che esso apporta all'armonia e alla sacralità del luogo.
Mi spiego. Fosse anche un'opera superba esso rimarrebbe totalmente fuori luogo, avulso dal contesto. Un pò' come il graffito di un Writer , la cui opera potrebbe abbellire e nobilitare i muri di quartieri popolari e che invece porterebbe devastazione e scempio se fatta su un monumento.
Di più: oltre a distruggere l'opera altrui, svilirebbe nel farlo, anche se stessa venendo oggettivamente percepita come un abuso.
Così dovrebbe essere anche per l'opera della natura in special modo quando essa raggiunge vette di bellezza sublime.
Che senso ha distruggere la sacralità di un luogo violentandolo con simboli il cui scopo è quello di ricordare la sacralità stessa?
Anche in termini religiosi, come può un credente invadere l'opera che considera di matrice divina apponendo un manufatto simbolico, spesso di dubbio gusto, per ricordare la presenza di colui che tale opera avrebbe compiuto e che dunque a lui rimanda?
E con che diritto si appropria di tali luoghi?
Vi è stato un tempo che la religione apparteneva al concetto stesso di popolo e benché rimanesse pratica orrenda essa assumeva un significato preciso.
Oggi tuttavia tali simboli mi paiono oltreché di pessimo gusto e stupidi per i motivi sopra descritti, persino degradanti, perché mi  sembra di vedere in essi l'immagine di uomini che si abbassano a semplici animali desiderosi di segnare il territorio.
Un'immagine questa un po' forte, mi rendo conto, di certo meno offensiva di chi offende la bellezza altrui o quella del mondo, per compiacere in fondo solo la propria vanità.


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