Fischia il vento e infuria la bufera
scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir
scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir
Ecco, penserete voi, il solito tuttologo ci illuminerà con strabilianti tesi più o meno campate.
Le solite chiacchiere di politica.
Nulla di tutto ciò.
Per dirla tutta non credo neppure di avere elementi per poter giudicare in modo corretto e, il titolo, lo svelo sin da ora, altro non è che una provocazione.
Non so neppure se spero che Tsipras riesca o meno nei suoi intenti, almeno con le tattiche fino ad ora sbandierate in campagna elettorale.
Ciò che invece mi preme è prendere spunto su determinati comportamenti: al solito ciò che mi incuriosisce non sono le idee, ma l'uomo. E qui qualche dubbio mi sovviene.
Per dirla tutta non credo neppure di avere elementi per poter giudicare in modo corretto e, il titolo, lo svelo sin da ora, altro non è che una provocazione.
Non so neppure se spero che Tsipras riesca o meno nei suoi intenti, almeno con le tattiche fino ad ora sbandierate in campagna elettorale.
Ciò che invece mi preme è prendere spunto su determinati comportamenti: al solito ciò che mi incuriosisce non sono le idee, ma l'uomo. E qui qualche dubbio mi sovviene.
Sia chiaro: non sono nemmeno a giudicare l'uomo Tsipras nella sua totalità; non l'ho studiato e nemmeno lo conosco personalmente.
Ciò che conosco sono invece alcuni suoi atteggiamenti, per lo meno come li ha riportati in maniera coerente, tutta la stampa italiana.
Innanzitutto non mi è piaciuto minimamente quel "Abbiamo scritto la storia" gridato sull'onda dell'entusiasmo post voto.
Ritengo ci sia una differenza fondamentale tra entrare nella storia (e questo Tsipras lo ha fatto), e scrivere la storia.
Primo, nella storia ce lo stanno facendo entrare i greci, sebbene sia indubbio che la sua (fin ora) fortuna politica se la sia costruita.
Secondo non ha la maggioranza assoluta come sperava e per governare, ovvero per "scrivere" la storia ha dovuto allearsi con un partito di destra (a seconda delle fonti più o meno moderata), il cui leader, pur non siedendo in parlamento europeo con le destre xenofobe e ultranazionaliste, si è più volte espresso manifestando idee razziste, omofobe e antisemitiche; pare, inoltre, che costui abbia avuto problemi con il fisco greco (leggi : evasore) e non da ultimo sia uno dei tanti beoti che credono che le scie di condensazione degli aerei spargano qualche occulta sostanza in grado di controllare le menti (fonte Repubblica).
Ecco, il punto è questo: entrare nella storia e scriverla sono due cose profondamente differenti. Il signor Tsipras e i suoi alleati hanno appena trovato la penna; se scriveranno, cosa scriveranno e se lo scritto sarà o meno di qualità lo possiamo solo supporre o meglio ancora lo leggeremo tra breve.
Certo è che questa confusione, seppur dettata dall'entusiasmo, non è certo di buon auspicio, come non lo è la qualità dei personaggi con cui è già dovuto scendere a compromessi, come primo atto, ancor prima di prendere le redini del governo.
Quanti altri compromessi dovrà siglare? Con chi e, soprattutto, a spese di chi?
D'altra parte le Rivoluzioni, la Storia insegna, seppur lanciate da necessità e galvanizzate da ideali, hanno avuto successo solo se supportate da altri organismi (leggi : Nazioni), militarmente od economicamente; di sicuro politicamente.
Non solo: le Rivoluzioni hanno quella pessima tendenza a prendere pieghe ben diverse dagli obiettivi che si prefiggevano, scadendo in aberrazioni nel tentativo di affermare, accettando qualsiasi male "minore" per un bene ultimo "più grande".
Difficilmente Tsipras troverà supporto in Nazioni come Germania, Francia, Italia e Spagna esposti con la Grecia per rispettivamente 60, 42, 40 e 26 miliardi di euro (dei 322 miliardi di debito - fonte Sole 24ore) e per gli entusiasti italiani ricordo che i 40 miliardi italiani pesano decisamente di più dei 60 tedeschi ( e i 26 delle banche spagnole, probabilmente ancora di più) i quali sembra non abbiano intenzione di rinunciare.
Anzi, non è difficile prevedere che l'Italia cercherà di esporsi, timidamente, solo a livello politico, la Spagna andrà nel panico e la Germania cercherà di perseverare nella sua folle politica di austerity che ha umiliato la Grecia provocando di fatto lo spostamento del sentimento moderato verso lidi più pericolosi e di più difficile interpretazione (o pensate che "Bella Ciao", la canzone dei partigiani, sia stata cantata a caso?)
Tsipras fallirà dunque? Dipende anche da cosa si intende per fallimento, in altre parole quale sarà il metro di giudizio. Fallirà solo se non porterà la Grecia fuori dalla crisi? Oppure fallirà se non ci riuscirà senza scendere a compromessi?
Potremmo fare lo stesso esercizio in casa nostra, potremmo cioè chiederci se il Tsipras nostrano (è una provocazione) abbia, o stia o meno fallendo.
Se avessimo infatti, l'integrità morale di ricordare come Renzi si presentò, le parole e i proclami che lo lanciarono nella politica nostrana, non potremmo che assodare il totale fallimento. Qualcuno dice invece che no, è la prima volta che qualcosa si muove e che i compromessi per quanto dolorosi siano necessari.
Già, ma si sta muovendo nella direzione giusta?
Perchè anche questo è fondamentale: non è la prima volta che la Storia ci racconta fautori di immani fallimenti, tanto grandi quanto l'ego di colui che si erge a condottiero.
Speriamo di sì, almeno in casa nostra.
Ma come per Tsipras, i dubbi (e per purtroppo da noi, anche i fatti) sono tanti.
Ecco, il punto è questo: entrare nella storia e scriverla sono due cose profondamente differenti. Il signor Tsipras e i suoi alleati hanno appena trovato la penna; se scriveranno, cosa scriveranno e se lo scritto sarà o meno di qualità lo possiamo solo supporre o meglio ancora lo leggeremo tra breve.
Certo è che questa confusione, seppur dettata dall'entusiasmo, non è certo di buon auspicio, come non lo è la qualità dei personaggi con cui è già dovuto scendere a compromessi, come primo atto, ancor prima di prendere le redini del governo.
Quanti altri compromessi dovrà siglare? Con chi e, soprattutto, a spese di chi?
D'altra parte le Rivoluzioni, la Storia insegna, seppur lanciate da necessità e galvanizzate da ideali, hanno avuto successo solo se supportate da altri organismi (leggi : Nazioni), militarmente od economicamente; di sicuro politicamente.
Non solo: le Rivoluzioni hanno quella pessima tendenza a prendere pieghe ben diverse dagli obiettivi che si prefiggevano, scadendo in aberrazioni nel tentativo di affermare, accettando qualsiasi male "minore" per un bene ultimo "più grande".
Difficilmente Tsipras troverà supporto in Nazioni come Germania, Francia, Italia e Spagna esposti con la Grecia per rispettivamente 60, 42, 40 e 26 miliardi di euro (dei 322 miliardi di debito - fonte Sole 24ore) e per gli entusiasti italiani ricordo che i 40 miliardi italiani pesano decisamente di più dei 60 tedeschi ( e i 26 delle banche spagnole, probabilmente ancora di più) i quali sembra non abbiano intenzione di rinunciare.
Anzi, non è difficile prevedere che l'Italia cercherà di esporsi, timidamente, solo a livello politico, la Spagna andrà nel panico e la Germania cercherà di perseverare nella sua folle politica di austerity che ha umiliato la Grecia provocando di fatto lo spostamento del sentimento moderato verso lidi più pericolosi e di più difficile interpretazione (o pensate che "Bella Ciao", la canzone dei partigiani, sia stata cantata a caso?)
Tsipras fallirà dunque? Dipende anche da cosa si intende per fallimento, in altre parole quale sarà il metro di giudizio. Fallirà solo se non porterà la Grecia fuori dalla crisi? Oppure fallirà se non ci riuscirà senza scendere a compromessi?
Potremmo fare lo stesso esercizio in casa nostra, potremmo cioè chiederci se il Tsipras nostrano (è una provocazione) abbia, o stia o meno fallendo.
Se avessimo infatti, l'integrità morale di ricordare come Renzi si presentò, le parole e i proclami che lo lanciarono nella politica nostrana, non potremmo che assodare il totale fallimento. Qualcuno dice invece che no, è la prima volta che qualcosa si muove e che i compromessi per quanto dolorosi siano necessari.
Già, ma si sta muovendo nella direzione giusta?
Perchè anche questo è fondamentale: non è la prima volta che la Storia ci racconta fautori di immani fallimenti, tanto grandi quanto l'ego di colui che si erge a condottiero.
Speriamo di sì, almeno in casa nostra.
Ma come per Tsipras, i dubbi (e per purtroppo da noi, anche i fatti) sono tanti.
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