In the fell clutch of circumstanceI have not winced nor cried aloud.Under the bludgeonings of chanceMy head is bloody, but unbowed
Conclusi, cinque anni fa, un post autobiografico con la frase "sono vivo".
Lo sono ancora, anche se oggi la mia vita è appesa ad un esame istologico che determinerà la tipologia di tumore che ha colpito il mio cervello. I primi esami fanno supporre che sia benigno, sebbene a causa della posizione in cui si trova, la sua risoluzione comporterà con buone probabilità deficit motori.
Ho paura? Sì, negarlo sarebbe ridicolo. Quando sai che dovrai rinunciare a molto, la paura ti assale. Con la stessa sincerità però, voglio sia chiaro che non ho paura per me. Sono cresciuto abbastanza per sapere che tutto ciò che ci circonda è effimero. Io sono i miei pensieri; i miei pensieri la percezione che ho del mondo.
Ciò di cui ho paura non è dunque legato direttamente alle conseguenze che graveranno sul mio corpo, ma a ciò che questo comporterà per i miei cari. Saprò essere ancora un buon padre? Saprò essere un buon marito? Finirò per autocommiserarmi fino a spegnere la volontà degli amici di condividere la vita?
Scusate la debolezza, ma l'attesa logora. Non vedo l'ora di risvegliarmi per sapere cosa affrontare.
Dicono che la vita ci pone sempre due possibilità. Affrontare o arrendersi. Io ho imparato che la seconda deve diventare "adattarsi". Vedremo. Per ora ho intenzione di combattere e per mia fortuna so di saperlo fare.
1 commento:
C'è poco da dire, se non in bocca al lupo, e che tutto vada per il meglio.
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