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giovedì 1 settembre 2011

Tutti sanno e nessuno lo dice

Una frase fatta, come tante, che come tante quasi sempre certifica un'ovvietà. 
In questo caso fa riflettere l'uscita di Don Mazzi, il simpatico "teleprete" nostrano, impegnato da anni nel recupero dei tossicodipendenti attraverso un organizzazione da lui fondata, riguardante i recenti scandali di pedofilia cui la sua Chiesa, quella Cattolica intendo, è rimasta deplorevolmente invischiata.
Le risposte della Chiesa in merito ai casi di pedofilia che sono emersi in questi ultimi tempi, non mi hanno convinto.

E per dire il vero non hanno convinto nessuno tranne il defensor fidei di turno, per intenderci quellp che comunque sia c'è sempre qualcosa di peggio o che il tanto (...) bene fatto non può essere oscurato dal poco (sic) male causato (quasi che un opera di carità garantisca il diritto di abusare del corpo di un bambino).
Don Mazzi poi cala un carico da novanta sotto forma di provocazione:
Andrebbero aboliti i seminari minori. L'errore inizia da lì  è un luogo che castra, non è un luogo naturale.
Come del resto la (pseudo) auto "castrazione" chiamata celibato (sottintendendo nel termine il concetto di castità), non è un comportamento naturale.
Considerazioni personali a parte, il tema è l'abolizione dei seminari perché come ulteriormente specifica Don Mazzi
La preparazione non va fatta nei seminari. La formula da allevamento nel pollaio non è al passo coi tempi. Chi vuole diventare prete, deve studiare da casa facendo di tanto in tanto verifiche con il proprio direttore spirituale. Bisogna trovare un iter più aderente alla realtà per chi vuole diventare prete, così che fino a 19/20 anni si possa vivere anche l'aspetto affettivo e sessuale
Come più volte detto in queste pagine, c'è stata un'epoca non tanto lontana, dove l'omosessualità veniva veduta come uno scandalo e dove anziché essere vissuta liberamente veniva repressa mandando il giovane "diverso"a "studiare da prete" per redimerlo o più prosaicamente, per evitare fastidiose dicerie. Intendiamoci non voglio assolutamente correlare omosessualità e pedofilia, se non appunto nei termini di divieto per l'individuo di vivere le proprie pulsioni sessuali secondo la propria natura (cosa che dunque riguarda tutti, etero od omo). Il ragionamento vuole provare a svelare invece il perché da parte di molti esponenti ultra ortodossi del cattolicesimo, laici e non, tale correlazione, omosessualità e pedofilia per l'appunto, sussiste quasi come verità dogmatica. Essa non può non nascere, oltre che dalla repulsione di ciò che viene definito come un tabù, che dalla certezza della presenza di giovani omosessuali reclusi nei seminari, affinché evitassero di consumare quello che quegli stessi esponenti consideravano e considerano tutt'ora, rapporti bestiali e immondi.
La realtà è che omo o etero che sia il soggetto, la sessualità, non è un tabù né una cosa da vivere (o peggio da non vivere), assecondando balzane idee legate a usi e costumi vetusti quanto ipocriti, bensì in modo pieno e consapevole.
La mortificazione di una pulsione naturale non può che non generare aberrazioni laddove è imposta per morale e non vissuta come parte della propria essenza, ovvero non degenera solo laddove l'individuo, consapevole di sé e del valore della vita, propria e altrui, o in estremo quando decide di vivere la propria vita alienando tali pulsioni, facendo sì che esse non trovino le condizioni per esplodere. 
Il seminario, come del resto tutte le comunità, è un luogo dove la vita dell'individuo trascorre forzatamente al'interno di un gruppo imposto dal caso e non scelto (come nel caso delle amicizie), con regole e usanze non scritte per di più isolato, nello specifico, da regolamenti imposti in base ad una morale che cozza contro la natura dell'individuo. Luogo chiuso, dove si insegna a reprimere la giovinezza e le sue pulsioni, anche sessuali, scoraggiandole attraverso l'evocazione del peccato nell'improbabile tentativo di annichilirle per sempre.
Detto questo rimane tuttavia un dubbio, che ritengo onesto sottolineare. Né io che scrivo, né Don Mazzi per sua ammissione:
io non sono andato e se ci fossi stato non sarei mai diventato prete
abbiamo mai vissuto in un seminario, sebbene il sottoscritto abbia vissuto per 5 anni in un collegio e 1 in caserma e sia abbastanza consapevole delle dinamiche sociali che si instaurano in comunità chiuse: nonnismo, prevaricazioni, abusi (che non per forza devono essere sessuali), ecc, come di contro cameratismo, affetto, reciprocità e via discorrendo. 
Dinamiche che possono, anzi, che formano la personalità, indipendente dalla loro valenza positiva o negativa; del resto il nonnismo, pur spregevole e censurabile, può temprare il carattere mentre il cameratismo e la reciprocità possono degenerare in comportamenti omertosi laddove si verifica la trasgressione.
Trasgressione che è tipica dell'età adolescenziale e che se troppo duramente repressa può degenerare in qualcosa di più pericoloso e come tale di dannoso. Figuriamoci quando una pulsione naturale, per di più sessuale, diventa trasgressione.

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