San Pio dai più conosciuto come Padre Pio, in vita apparteneva all'ordine dei frati Cappuccini (Ordum Fratrum Minori Cappuccinorum), un ramo della famiglia dei Francescani, ordine mendicante votato alla povertà secondo la regola di Francesco d'Assisi. Per il suo eterno riposo e per facilitarne la venerazione i confratelli hanno approntato una cripta che ne raccoglierà le venerate e putrefatte spoglie (la decomposizione è avvenuta a dispetto delle leggende che vogliono che il corpo dei santi rimanga integro e si preservi anche dopo la morte) e, in perfetta coerenza con l'idea di povertà cui sono votati, hanno deciso di ricoprire la sala di oro massiccio.
Oro che, ci tengono a far sapere i frati, è frutto delle ventennali donazioni del copioso numero di pellegrini che si recavano a Pietralcina, attirati dal fascino del frate taumaturgo. Saranno felici ora, i devoti e caritatevoli pellegrini nel sapere come le loro donazioni siano state accantonate, non tanto per aiutare i poveri, come predicava il poverello d'Assisi fondatore dell'ordine, ma per costruire un superbo mausoleo degno più di un faraone o di un Papa rinascimentale che non di un frate stimmatizzato con indosso un logoro saio.
Ma si sa, la Chiesa non bada a spese quando sa di fare un investimento che garantirà introiti , vedasi i 20 milioni di euro spesi per la campagna pubblicitaria dell'anno scorso per l'8 per mille.E infatti, se proprio vogliamo dirla tutta la stessa storia del Santo è, (almeno) sotto questo aspetto, piuttosto ambigua.
In un primo tempo osteggiato e sbugiardato dalla Santa Romana Chiesa con tanto di pubblicazione sull'Osservatore Romano, impedito nel celebrare messa e dal dispensare la remissione dei peccati, improvvisamente il frate di Pietralcina, viene riabilitato dal Vaticano. Stranamente, in contemporanea, il patrimonio e le gestioni finanziarie del cappuccino, passano alla Chiesa.Oggi alla memoria di Padre Pio è stato istituito un vero e proprio centro commerciale della salvezza, che va dagli alberghi con gigantografie del santo, alle bancarelle con immagini votive, rosari in plastica al profumo di rosa, portachiavi e accendini, cappellini e persino bicchieri da liquore, in una bolgia molto poco santa, ma così ricca, da divenire fonte di lite tra i confratelli del frate e il Vaticano.
In altre parole, uno schifo.
4 commenti:
faccio alcune piccole osservazioni tecniche, le modalità di copertura del soffitto con l'oro sono importanti ed influiscono MOLTO sul prezzo complessivo; se l'opera verrà infatti realizzata apponendo una vera e propria lastra massiccia allora non ho dubbi; la cifra sarà esorbitante, ma se esso verrà semplicemente ricoperto con delle lamine del nobile metallo poi brunito allora, mi creda, i costi saranno quasi irrisori; l'intera volta della Fenice è stata dorata utilizzando poco più di un solo lingotto. Anch'io vorrei polemizzare con la Chiesa sul fatto della povertà (ma mi riesce difficile), peraltro predicata solo da alcuni dei suoi ordini interni, e fortunatamente mai condivisa dalla comunità ecclesiale nel suo complesso; dico fortunatamente perchè se così non fosse non avremmo nessuna delle milioni di opere d'arte sfarzosissime che hanno reso grande la nostra civiltà, nè forse si sarebbe mai sviluppato quel capitalismo che pur con tutti i suoi difetti è l'unico sistema economico ad aver funzionato, e le cui origini vengono rintracciate dal sociologo Rodney Stark proprio nei conventi benedettini del XII secolo. Per il resto, se vogliamo attenerci al semplice ambito del post, sì, certamente la Chiesa avrebbe fatto meglio a spendere quei soldi per salvare anche uno o due bambini in più dalla fame; tuttavia se generalizziamo il discorso secondo me questo ragionamento non funziona più.
Sono d'accordo con lei Alfredo sul fatto che se la chiesa non avesse speso molto denaro per finanziare opere artistiche, oggi il modo avrebbe molte, molte meno meraviglie. Rimane il fatto che non sono così convinto che i pellegrini che per vent'anni hanno donato il proprio oro, lo abbiano fatto per il mausoleo del Santo e non per opere caritatevoli. Inoltre, così almeno traspare dall'articolo, quella specifica che l'oro usato sia il frutto di una raccolta ventennale, non fa presupporre che sia poco. Il tutto stride poi con l'ordine cui Padre Pio faceva parte, ma in effetti anche la basilica di S.Francesco è decisamente sfarzosa (nonché bellissima) e non in linea con i valori espressi dal poverello d'Assisi.
Di contro il mausoleo in questione lo trovo molto pacchiano e per nulla artistico.
E' tuttavia una considerazione personale e, per onor del vero, devo anche ammettere che non sono un sostenitore dell'arte contemporanea.
si, se l'oro risulta da raccolta ventennale allora significa che il soffitto sarà massiccio e non semplicemente laminato. Oltretutto condivido la sua indifferenza nei confronti dell'arte contemporanea, così tanto oro sprecato per così poca bellezza fa rabbrividire anche me. Lei cita la basilica di s. francesco e fa bene, giotto stesso si disse apertamente contrario all'ideale della povertà del santo di assisi, nonostante ne abbia dato un affresco memorabile (e non solo metaforico) nella chiesa inferiore.
fra parentesi, mi diletto di pittura, e sono convinto che se la chiesa avesse pagato me per decorare quel santuario non se ne sarebbe pentita...
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