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venerdì 6 luglio 2012

Cosa me ne faccio di un Bosone?


"Sì, ok, ma adesso che sappiamo che c'è 'sto bosone, cosa ce ne facciamo?"
"E bravo Higgs, ma nella mia vita cosa cambia?"
"Ma non si potrebbero spendere meglio i soldi della scienza, magari per curare il cancro?"


Di queste domande ne ho sentite fino alla nausea.
Nausea dovuta sia per la quantità, quanto per la stupidità delle domande stesse.

Sia chiaro, il sottoscritto non ha conoscenze per poter spiegare, anzi, semplicemente per comprendere cosa sia davvero, al di là delle "info for dummies", questo bosone di Higgs, né come funzioni la teoria delle stringhe o cosa siano la Supersimmetria e la materia oscura.
Tuttavia il fatto che un Uomo, il professor Higgs abbia sviluppato una teoria che a distanza di anni si sia rivelata esatta e abbia permesso all'Umanità di fare un balzo in avanti nella comprensione dell'Universo la trovo una cosa entusiasmante, per non dire commovente.

Nella nostra vita di tutti i giorni non cambia nulla, non per ora almeno, non per quelli a cui non importa di avere una verità scientifica in più, che non considerino la conoscenza pura una cosa di valore assoluto. 
Quando Leucippo teorizzò nel V° secolo a.C gli atomi, nessuno, neppure lui poteva immaginare quali potessero essere le conseguenze della scoperta degli stessi e cosa avrebbe comportato il conseguente studio del microcosmo.
Quando Newton teorizzò la forza gravitazionale, non cambiò assolutamente nulla nella vita di tutti i giorni e a ben vedere gli oggetti sono attratti al suolo, indipendentemente dal sapere o meno dell'esistenza della forza di gravità. Peccato che senza conoscerla a fondo, probabilmente, non saremmo in grado di volare. 
Ma anche lasciando perdere la scienza e addentrandoci in altri campi, quando Dante scrisse la sua Comedia nulla cambiò nella vita di un contadino lombardo (ma se oggi esiste l'Italiano...) , e ancor oggi, un Tuareg non se ne fa nulla della V sinfonia di Beethoven e a parte l'eventuale piacere dell'ascolto, il sentirla, non lo aiuta certo a sopravvivere.
I geni, di qualunque campo, ci arricchiscono solo se noi, il resto dell'Umanità, siamo disposti a sapere, a comprendere e a tramandare.
Dunque, cosa ce ne facciamo oggi di tale conoscenza?
Studiamola, apprendiamola e lasciamo che geni futuri si adoperino per trovarne un'applicazione o, più probabilmente, forti di una certezza che fino a ieri era ipotesi,  sviluppino teorie sempre più precise circa la natura dell'Universo.
Infine, ne è valsa la pena spendere tanto?
Sì, senza ombra di dubbio: la conoscenza non ha prezzo. 
Dire che i fondi potevano essere dirottati per la ricerca di qualcosa di più applicabile è una falsità, una retorica vuota e ripugnante.
Non è per ricercare la "dannata particella" che altri scienziati non hanno ancora trovato una cura per il cancro. 
Anche dimenticandoci per un attimo che il cancro non è un'unica malattia  ma è un termine che racchiude una vastissima tipologia di neoplasie (alcune delle quali benigne e curabili) che colpiscono svariati tessuti di organi o apparati differenti, la cura si otterrà, certamente grazie a forti investimenti, ma soprattutto grazie al genio umano che, ribadisco, va supportato nella sua molteplice varietà, sempre e comunque. 

2 commenti:

brain_use ha detto...

Peccato che non si possano dare le stelline ai post.
Questo non è solo da incorniciare, ma da far studiare a memoria a pletore di "pensatori da bar".

Posso mica fare copia-incolla? :-)

Unknown ha detto...

A disposizione :-)

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