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venerdì 28 ottobre 2016

Referendum: che caos!


Nonostante la sovraesposizione mediatica ho la certezza che l'italiano medio si recherà alle urne referendarie totalmente impreparato. Lo so per vari motivi. 
Innanzitutto l'italiano medio è un analfabeta funzionale, sa più o meno (più meno che più) scrivere ma spesso non collega il cervello alle dita, sa leggere ma spesso non capisce, sente ma non ascolta, abituato da oltre 30 anni a schierarsi per partito preso, o se vogliamo per fede (sia essa religiosa o politica). 
Sostanzialmente non pensa e se lo fa, lo fa molto, ma molto, male.

La stessa sovrapposizione mediatica è fondamentalmente un ulteriore elemento di disturbo: alla lunga annoia, ma anche con tutta la buona volontà, gli stessi protagonisti chiamati a spiegare le differenti ragioni tendono a glissare sui rispettivi punti deboli o a soffermarsi su elementi ideologici che personalmente ritengo marginali.

Mi soffermo su questo punto, ovvero la marginalità dell'elemento ideologico, in quanto lo reputo fondamentale per il proseguo del ragionamento. 
L'idea, per sua definizione è qualcosa di non concreto, necessita quindi di un "attore" affinché si traduca in realtà. Possono esserci buone e cattive idee, vero, ma nessuna fino a che rimane tale comporta reali cambiamenti nella vita delle persone. A fare la differenza sono dunque gli attori: un pessimo attore (incapace, corrotto) sarà in grado di ridurre la migliore idea in una sorta di inferno, viceversa un attore buono (capace, onesto) sarà in grado di accorgersi degli errori e apportare le dovute correzioni, trasformando una cattiva idea in un sistema, seppur migliorabile, comunque accettabile.

Personalmente, l'idea che mi sono fatto ascoltando o leggendo le ragioni del SI e del NO è che la rappresentanza politica riflette, ahimè, il valore medio dell'italiano, ovvero di una superficialità e di un'incompetenza disarmante. Si aggiunga che spesso parliamo di persone corrotte (in termini morali e non) e il quadro della situazione diventa desolante.

Gli stessi media Italiani, che ricordo occupano, per libertà, la 77 posizione mondiale,  non brillano né per moralità, né per preparazione: schierati ideologicamente a priori, salvo poche rare eccezioni, non mettono quasi mai a disagio l'interlocutore con domande mirate (a maggior ragione quando questi è un pezzo da novanta). 
Formulano domande evidentemente preparate e dunque condivise con gli interlocutori per non far fare loro la figura dei fessi; interlocutori che in un qualsiasi dibattito all'americana (dove si verifica il cosiddetto fact cheking) annegherebbero nel ridicolo nel giro di pochi minuti.  Lo fanno lo stesso, finendo per sovrastarsi come oche starnazzanti, ma essendo la maleducazione uno sport nazionale, la cosa passa per lo più inosservata.
Ne è riprova che si ascoltano sempre le stesse domande e le conseguenti stesse risposte, come fossero interrogazioni concordate e che mai un obiezione viene smentita in modo chiaro ed inequivocabile o, per lo meno, riproposta in un successivo dibattito affinché venga risolta.
Sembra che i comitati , più che a spiegare, mirino a seminare dubbi. 

Nel merito della riforma, ci sono poi punti ancora oscuri.
I comitati per il SI glissano sul fatto che la riforma elimina alcuni aspetti la cui ridefinizione è tutta da discutere (compresa la legge elettorale!): in sostanza chiedono, spacciandolo addirittura come punto di forza (sic!), di firmare una cambiale in bianco!
Non è certo la migliore presentazione  per coloro che vogliono spacciarsi per statisti e non per vuoti parolai (magari anche capaci di battute sagaci, ma che di fatto non arricchiscono di nulla il dibattito, né, cosa ben più importante, i contenuti).
In più continuano a battere sul fatto che il NO è eterogeneo, puntando anche qui su un discorso ideologico. Io se mi trovassi di fronte a critiche che arrivano da schieramenti di così varia natura (dall'Anpi a Casapound, per intenderci) almeno un dubbio su quello che sto cercando di fare me lo farei venire. Ad ogni modo l'eterogeneità della controparte non può essere addotta come punto debole, salvo che per logiche dialettiche, le quali però, se pur utili nelle dispute, non risolvono di fatto i problemi reali.
A parte il fatto che anche il fronte del Sì è eterogeneo (PD, Verdini, NCD mi paiono uniti solo da logiche di poltrona, non certo di ideali comuni), il fatto che entità o persone diverse abbiano lo stesso pensiero su qualcosa non può essere motivo di scandalo. E' come dire l'Eliocentrismo del nostro Sistema è sbagliato o non accettabile perché, oltre ad Einstein e a Gandhi veniva ritenuto valido anche da Hitler e Pol Pot. 

Parimenti coloro che sono schierati per il NO, oltre a battere sul chiodo ideologico, quando in difficoltà iniziano ad accusare i filo governativi di questioni che hanno poco a che vedere con il referendum stesso, divagando su argomentazioni per lo più populiste (Matteo Salvini su questo ha dimostrato, se ce ne fosse bisogno ulteriore, di essere niente di più che un bieco opportunista) dando l'idea di non avere reali ragionamenti particolarmente seri (ribadisco: non ritengo serie le mere argomentazioni ideologiche)  da contrapporre. L'eterogeneità del fronte del no andrebbe visto non tanto come un'insieme di ideologie diverse, ma per il fatto che alcuni personaggi sperano nel fallimento per un mero tornaconto personale. 

Infatti, a peggiorare ulteriormente le cose c'è che la dicotomia di ragioni è spesso fine a sé stessa: purtroppo un vizio politico ormai radicato. Il fine non risulta più il bene comune ma la vittoria statistica, che poi corrisponde alla vanesia affermazione del proprio io. 
In questo il Primo Ministro Renzi è stato un totale e completo idiota: la personalizzazione del referendum non poteva che danneggiare lui e le ragioni da lui supportate. Se non altro la sua scarsa intelligenza (oh è furbo, il ragazzo, ma l'intelligenza è ben altra cosa)  ha messo ben in evidenza la sua forma mentis e di conseguenza ha chiarito (per chi avesse ancora dubbi in proposito) a che razza di attore dovremmo mettere in mano una riforma che seppur auspicabile e perfettibile è, come già detto, monca.
Trovo personalmente auspicabile la riforma, pur piena di difetti, ma senza false ipocrisie la ritengo auspicabile proprio per il superamento del principio democratico che trovo corrotto al punto da essersi in realtà un'allucinazione collettiva. Da anni l'elettore non conta nulla: non decidiamo chi ci deve rappresentare, nonostante un referendum,  e gli stessi rappresentanti non hanno vincolo di mandato. L'unica ragione reale per votare è rendere difficile alla malavita di poter piazzare i suoi uomini.
Siamo in un epoca di decisioni rapide, continue emergenze. Occorre a mio avviso la figura dell'uomo forte, se non altro per avere chiarezza di chi sono le responsabilità delle azioni compiute.
Ci sono però, molti "tuttavia", il primo dei quali è come già accennato il soggetto che attualmente ricopre il ruolo di Primo Ministro: fondamentalmente un imbonitore, un bugiardo, abile ad abusare dei media per imperio.
Ma qualcuno lo ricorda il "rottamatore"? Le auto blu che dovevano sparire ( invero non spariscono ma in compenso compaiono gli aerei in leasing che non volano), i soldi del ponte che dovevano essere usati per le scuole e che ora sembra ritornare di attualità, almeno come i calcinacci che cadono in testa agli studenti? Per ora, la macchietta è riuscito a fare tutto quello che Berlusconi (e pensare che i sostenitori dicevano che era un genio!) non era riuscito a fare in 20 anni (eliminazione art 18, riforma pensioni scandalosa, ecc).
I risparmi della riforma sono esigui e in Italia nulla si cancella ma si trasforma.
Così come il Ministero dell'Agricoltura abrogato nel 1993 è divenuto Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con qualche competenza in meno assorbita comunque da altri Enti ministeriali, anche i costi del CNEL e del vecchio Senato non verranno abbattuti ma redistribuiti.
E non stupitevi se le prossime mutande verdi avranno il "pacco" imbottito, non sarà un ritorno alla moda Rinascimentale del '500 ma in qualche modo, complice anche l'immunità parlamentare, un buon modo per far levitare le spese di rappresentanza con buona pace del risparmio promesso.

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