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martedì 10 gennaio 2012

Liberalizzazioni: le balle di Feltri


Io capisco che Feltri ami esagerare: fa parte del suo stile. Tuttavia ciò non toglie che si possa sottolineare l'infondatezza delle sue tesi, la pochezza dei suoi articoli laddove tali esagerazioni nuotano abbondantemente nel ridicolo. Mi riferisco all'editoriale odierno "Perchè stiamo dalla parte di Farmacie, Taxi ed Edicole"
Proviamo a fare il solito esercizio di analisi dell'articolo:

Siamo sul serio alla vigilia dell'agognata rivoluzione liberale? Leggi avidamente gli articoli per capire (...) ma quando arrivi in fondo ai resoconti dal tono trionfalistico ti accorgi di saperne quanto prima: zero.
 Dunque Feltri ammette di non sapere nulla più di prima. L'articolo dovrebbe in teoria finire qui, in fondo o non ha capito nulla, o non c'è ancora nulla su cui dissertare. Ma pensate che Feltri possa davvero fermare la sua penna? Giammai! Anche perché subito dopo ammette che qualcosa ha capito:
(...) apprendi solo che i primi della lista (...) sono i tassisti, gli edicolanti e i farmacisti.
 Null'altro, ovviamente, quindi la chiudiamo qui, con un semplice riporto di notizia. Figuriamoci!
Neppure una riga dopo e Feltri parla già di accanimento sulle tre categorie. Cioè non ha capito nulla o non ha notizie sufficienti a parte i nomi dell tre categorie ma, evidentemente in cuor suo, sa già che sulle categorie di cui sopra ci sarà accanimento.
Le vogliono annientare. Ridurre in miseria.
Niente di meno!
Anzi il drammatico viene reso con iperboli sempre più incalzanti. Secondo Feltri già i precedenti governi di sinistra volevano distruggere i
Tassisti, vil razza dannata imbottita di denaro e privilegi (...) Quei porci di farmacisti che ingrassano grazie allo spaccio di supposte (...) Gli edicolanti che vendono i prodotti della macchina del fango. 
Ora, mi par piuttosto inutile usare iperboli con lo scopo di rendere assurde le liberalizzazioni; per quanto possano esserci "caste" molto peggiori, quella politica in primis ma anche i giornalisti non scherzano, non si possono comunque negare che, ad esempio i tassisti italiani abbiano tariffe spesso fuori da ogni logica, né che siano tutti esempi di immacolata onestà. Se dobbiamo cambiare le regole perché quelle attuali non hanno funzionato se non per creare privilegi a scapito del servizio (qualità e costo) è ovvio che tali riforme andranno a ledere alcuni diritti acquisiti. Ma tant'è.
Nel solito e gioco delle parti, Feltri usa come suo solito le regoli demenziali secondo le quali, poiché i colpevoli non sono gli unici e magari non i peggiori, allora non sono colpevoli o lo sono di meno. Quindi, se non si attaccano altre "caste" perché attaccare queste? 
Perché comunque la si veda sono caste, e da qualche parte bisogna iniziare. Personalmente non conosco granché del modo dei tassisti, salvo un tentativo di fregarmi di uno di essi il quale non sapendo che ero del posto, pensava di fare cassa facendo una strada delirante sotto tutti gli aspetti (ben lungi comunque da me l'idea di prendere costui da esempio per far di tutta un erba un fascio). Suppongo tuttavia che liberalizzare le licenze non significhi deprezzarle e quindi renderle inutili. Immagino che le regole di base, ovvero il possesso di una licenza rimanga il punto di partenza, solamente, non saranno più a numero chiuso favorendo con ciò l'abbattimento dei prezzi per il consumatore finale. 
La liberalizzazione delle edicole è già avvenuto e in tal caso difficilmente si potranno abbassare i prezzi dei prodotti, imposti dagli editori e non certo dall'edicolante. In ogni caso, quotidiani e riviste si vendono già in supermercati e autogrill. La liberalizzazione dovrebbe semmai favorire la distribuzione di prodotti, quelli su carta stampata , destinati comunque ad ulteriori ridimensionamenti a causa dell'avvento della digitalizzazione (negli USA alcuni giornali sono già solo in formato elettronico). Certi lavori sono destinati a scomparire, un po' come i fotografi, cannibalizzati dall'avvento delle fotocamere digitali e delle stampe in internet o come i "negozi di dischi" che campano ormai su pochi affezionati e sulle prevendite dei biglietti del concerto della rockstar di turno.
Rimane quella dei farmacisti, che delle tre, a mio modesto avviso è quella più "casta" di tutti (non certo nel senso di purezza). 
Certo, indossano un bel camice bianco. Ma non sono dei nababbi.
Nababbi no, ma non mi risulta nemmeno morti di fame, anzi!
Ricoprono un ruolo importante . Le farmacie sono presidi sanitari che funzionano, tant'è vero che la maggioranza di noi quando ha un disturbo dove va se non nel negozio contrassegnato dalla  croce verde luminosa?
Ma cosa cambierebbe liberalizzando? Che se abbiamo un po' di mal di testa possiamo andare dal farmacista, ripeto dal farmacista, non da un commesso qualunque, all'interno del supermercato e farci prescrivere lo stesso farmaco che attualmente paghiamo salato a causa del monopolio operato proprio da quei funzionanti presidi con la croce verde luminosa. 
I farmaci di fascia C si troveranno anche nei supermercati. Stupendo. Tra gli scaffali insieme con le mozzarelle e i biscotti saranno esposti i Tavor (psicofarmaci) e la pillola del giorno dopo.
No, non ci saranno psicofarmaci insieme alle mozzarelle e ai biscotti, sempre citando l'articolo, aberrazione presente solo nella testa confusa di Feltri, ma come avviene anche ora per i farmaci da banco, in ambienti ben separati dove mi risulta che non si possa nemmeno entrare con il carrello. 
Comunque sia il discorso di Feltri non regge: i farmaci di Fascia C, possono essere prescritti solo da un medico e non da un farmacista, per cui, nonostante la liberalizzazione il dottor Feltri non potrà curare i suoi, eventuali,  disturbi psicotici andando semplicemente dal farmacista di fiducia, ma dovrà comunque farsi fare regolare ricetta dal suo medico curante e solo in seguito recarsi da un farmacista, qualsiasi, per avere il necessario medicinale. Gli altri farmaci da banco, quelli per cui ci si rivolge al farmacista chiedendo consiglio e per i quali lo stesso si mette paradossalmente l'abito del "venditore" sono già stati da tempo liberalizzati, con  benefici per l'utente che ha visto in poco tempo ridurre il prezzo di tali farmaci mediamente del 30%.
Peraltro spesso il farmacista di fiducia, è anche quel laureato studioso, tra le altre cose di chimica, che produce in proprio o spaccia rimedi che di scientifico non hanno nulla, come fiori di Bach, rimedi omeopatici, fiale spacciate come anti-calvizie, prodotti, in altre parole, che con un minimo di deontologia professionale non dovrebbero nemmeno essere presenti in farmacia e che invece fanno bella vista tra le Zigulì e i preservativi, sempre che il farmacista non si dichiari, per questi ultimi, obiettore di coscienza.

Certo, sono d'accordo con Feltri: era meglio partire da altre "caste", magari dagli avvocati che grazie al suo editore hanno colonizzato il parlamento. O dai politici, che hanno fatto leggi autoreferenziali in nome della libertà del Parlamento, regole degne dei famigerati maiali di orwelliana memoria. O dai giornalisti, il cui ordine non è nemmeno in grado di prendere provvedimenti seri nei confronti di alcuni suoi appartenenti la cui professionalità è indubbia solo se ci si riferisce all'assenza della stessa. Ma bisognava pur iniziare e siamo certi che da buon giornalista libero, Feltri avrebbe avuto da dire contro, indipendentemente dalla lobby presa in considerazione. Sia mai che Monti riesca a fare davvero in qualche mese ciò che il suo editore ha blaterato, promettendo a destra e a manca, per oltre tre lustri.

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