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domenica 6 giugno 2010

Una mente obnubilata

Viviamo tempi strani: alla vicepresidenza di Rai 2 c'è un conduttore televisivo spacciatore di dubbi assurdi e propinatore cronico di falsità; per qualche tempo al vertice del Ministero dello Sviluppo abbiamo avuto un tale la cui coerenza si è potuta verificare sul campo solo nel creare e ripristinare il volo Fiumicino-Albenga e la cui accortezza si è rivelata, in modo splendido, quando ha, suo malgrado, scoperto di abitare in un attico che qualche "buontempone", di soppiatto, gli aveva pagato; alla vicepresidenza del Consiglio Nazionale di Ricerca invece hanno messo un gigante delle Scienze umane, uno storico assolutamente al di sopra delle parti che "giustamente", dall'alto della sua scienza, afferma che i dinosauri si sono estinti giusto 40.000 anni fa.( sbagliando di circa 65 milioni di anni o se vcogliamo di appena un era geologica).
Beh, a suo discapito c'è da dire che egli è sì un professore universitario, ma di Storia Moderna, anche se in realtà coordina presso L'Università Europea di Roma, Ateneo di chiarissima matrice cattolica, come si deduce dalla di questa, presentazione: 
" (...)La formazione deve saper imprimere il senso dell’esistenza e rispecchiare i valori più alti umani e cristiani nell’esercizio della più alta professionalità..."
(Discorso del Magnifico Rettore Padre Paolo Scarafoni, in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico 2006-2007, 9 ottobre 2007)
anche la cattedra di Scienze Storiche, ma tant'è.
Convinto assertore del Creazionismo il nostro eroe si diletta a tenere una rubrica radiofonica sulla più nota emittente nazionale di scienze: Radio Maria.

Qui sotto l'ultima delle sue uscite:


Dalle parole di quest'individuo, si evince una mentalità contorta supportata da una povertà sconcertante o in alternativa e vorremmo quasi augurarcelo, una disonestà intellettuale scandalosa (motivo per cui propendo per la prima, ovvero nel gioco del "ci è o ci fa", decisamente "ci è..."). Di certo trasuda disprezzo e odio da ogni parola, in perfetto esempio di fratellanza cristiana.
Il poveretto (scusate se sono caustico, ma lui non risparmia epiteti e quindi non lo faro nemmeno io), inizia per chi ha voglia di ascoltarne i deliri, chiedendosi con pedante e stucchevole retorica perché un ateo , padre, dovrebbe mai amare e adoperarsi per i figli se non vede un futuro spirituale.
Facciamo finta che De Mattei sia in buona fede e davvero non sappia, e facciamo anche finta che non abbia capacità tempo a sufficienza per documentarsi e cercare una risposta: forse sarebbe il caso di aiutarlo.
Allora vediamo cosa dice il De Mattei:
Perché tu padre devi amare i propri figli, lavorare per loro, lasciare per loro dei valori morali, dei beni materiali se non c'è sopravvivenza spirituale e se la morte distruggerà ogni nesso tra te e i tuoi figli? Per te Ateo, la morte non è solo scomparsa dallo sguardo sensibile dei propri cari , ma è annullamento della tua essenza di uomo, di padre, di marito, per ricadere nella polvere di quei composti materiali da cui il processo evolutivo ti ha tratto e in cui inesorabilmente scomparirai.
La risposta è davvero semplice: il processo evolutivo ha fatto si che la società umana idealizzasse determinati comportamenti, quelli che si chiamano valori morali, che un uomo in quanto tale non può fare a meno che aderirvi. In sostanza l'ateo aderisce ai valori, li vive e li tramanda, in quanto sono cose da cui trae beneficio lui e la società in cui vive, al di là di ogni credo od ideologia. Sostanzialmente non vi aderisce per timore di offendere un dio qualunque che detta le sue regole ad un beduino: lo fa perché è giusto e, magari,  perché sa anche che determinate leggi vi erano ancor prima che nascessero le grandi religioni, anche se allora l'uomo era un po' più selvatico di quanto non lo sia ora, e alcuni istinti non erano ancora del tutto sotto controllo.
L'amare i propri figli è istintivo, mio caro De Mattei, istinto a cui l'uomo aggiunge l'intelletto e i sentimenti che da esso conseguono: amare non è un verbo a copyright cattolico, ama anche chi non ha mai conosciuto il tuo Cristo, anche chi lo a disconosciuto e la voglia di lasciare un'eredità, d'affetti o materiale,  è tanto maggiore proprio perché si suppone non esistano altre possibilità che questa vita.
Il passato non ha più senso, esiste solo la realtà della polvere. Il domani dei tuoi figli può avere un senso per te Ateo, solo se in questo "dopo", se in questo domani tu possa mantenere una pur minima relazione con questi figli. Ma se il tuo destino è sprofondarti nel nulla, qualsiasi legame, di qualsiasi genere tra te e loro, risulterà impossibile. Fra il tuo passato, il tuo presente e il tuo futuro, finché sei in vita oggi c'è il legame di continuità del tuo io, della tua persona, ma dopo l a morte la tua persona sarà distrutta, nulla di te rimarrà e che senso ha che di te rimanga il ricordo? Tu avrai perso ogni relazione sia con il passato che con il futuro e l'avrai persa in modo totale ed assoluto. Se l'uomo non ha futuro che senso hanno i funerali, i ricordi, le commemorazioni? Perchè i figli dovrebbero ricordare un mucchietto di cenere, perché dovrebbero fare la volontà dei genitori? Che senso ha rispettare le volontà di un composto chimico materiale?
Il passato non è importante solo per chi non ha interesse del proprio futuro,  lo è invece  in ogni uomo la cui vita non si basa su soli istinti, che tra le altre cose prevederebbe la sopravvivenza della specie, ma anche sulla conoscenza. Sebbene un ateo non aderisca all'idea di una vita dopo la morte, sa di lasciare in eredità dei codici che ne sanciscono il suo perdurare: questi codici sono quello genetico e quello delle sue opere. Il ricordo, infatti,  non è meno importante per un ateo rispetto ad un credente. Al limite è meno importante per un uomo che per un altro, al di là di ciò che crede o della sua levatura morale. In sostanza, l'ateo non ha nessuna intenzione di non relazionarsi con il passato e, come detto, poiché sa di avere una sola vita per lasciare la sua impronta, la sfrutterà al meglio per poterla lasciare. In più lo farà libero, in quanto pienamente consapevole che il valore del suo operato sarà giudicato dalla storia dei suoi simili e non da un'ipotetica entità la cui arroganza, da come ci viene raccontata,  è pari solo alla sua imperfezione di creatore.
La vita umana (senza dio) sarebbe priva di senso, sarebbe delirio e follia.
Con tutto il rispetto e senza molta retorica a sentire le bestialità fin qui da De Mattei enunciate, tra teorie creazioniste e argomentazioni come quelle di cui sopra,  parrebbe davvero il contrario.

Salto a piè pari il discorso sui crocifissi nei luoghi pubblici perché ne avevo già abbondantemente discusso qui, qui,  qui e poi qui, qui e qui, ma anche qui e qui, sebbene, riassumendo rimango dell'idea che la campagna anti crocifisso, pur essendo un segno dei tempi, sia stata, a mio avviso, anche una trovata di pessimo gusto  e strategicamente stupida; proseguiamo:
Caro ateo che forse mi ascolti, non ti rendi conto dell'intima contraddizione in cui vivi? Affermi che nulla ha significato eppure vuoi dare un significato alle tue azioni, affermi che non esistono realtà spirituali eppure combatti una battaglia ideale, neghi l'esistenza di verità assolute ma lo affermi con assoluta certezza. Perché sei mosso da passioni viscerali se nulla esiste di assoluto?Perché propaghi l'ateismo in modo missionario e poi neghi alla chiesa il diritto di esercitare la sua missione? Perché neghi dio e poi ti vuoi fare, te stesso, dio? 
Innanzitutto, il "caro religioso", dovrebbe spiegare da dove dedurrebbe che per l'ateo nulla ha significato? Ovvio che se uno si inventa tesi bislacche è abbastanza semplice trovare per lui un modo per confutarle. Ma, ad esempio, uno scienziato od un filosofo cercano il significato di tutto ciò che ci circonda, anzi: a differenza di un religioso che ha le risposte in tasca, proprio l'ateo deve adoperarsi maggiormente per ricercarne il significato. Parlando di tesi bislacche, ahimè quest'uomo non riesce neppure a distinguere appieno ciò che è ideale da ciò che è spirituale: certo che  se è su queste basi che sviluppa i ragionamenti stiamo a posto. Quanto alle verità assolute e la negazione assoluta dell'ateo, se da un'analisi superficiale potrebbe sembrare persino corretta come osservazione, va detto che l'ateismo non è univoco ma, come la religione ha mille sfaccettature, per cui una tale osservazione in realtà fa, come si suole dire, di tutta l'erba un fascio. Il resto del discorso supera ampiamente il ridicolo. Quale assurdo collegamento lega la passione viscerale con il fatto che nulla di assoluto esiste? Perché un ateo non dovrebbe contrastare una forma di pensiero, quello religioso, che  ritiene sbagliato: ad un ateo non sarebbe consentita la dialettica? Quanto al negare il diritto della chiesa di esercitare la sua missione, suvvia, il discorso è un altro: quello che non sia accetta è semmai che sia diritto esclusivo di un credo e soprattutto che venga fatto a spese di chi non crede, ateo, agnostico o credente di altra religione.
L'ateo che non crede nella vita eterna dovrebbe coerentemente vivere alla giornata come un animale, ma senza essere un animale e dunque privato del tranquillo appagamento dei propri istinti che caratterizza l'animale. Un animale infelice, potrebbe essere definito, perché privo del fine che la sua natura lo destina. Un uomo quindi che vive come in un inferno la sua vita sulla terra.
Dovremmo confessare al nostro professore che egli stesso, nonostante le tossine che gli obnubilano il cervello appartiene di fatto al regno animale e dovremmo ricordare che il vivere alla giornata è il metodo utilizzato da molti dei santi che egli venera, di coloro cioè che si abbandonano alla provvidenza divina. Chi ad essa non crede  sa che non vi sono manne che cadono dal cielo e che ogni cosa va conquistata o guadagnata. Nulla centrano gli istinti che, soprattutto quelli animali semmai sono stati in diversi modi osteggiati dalla visione retrograda e puritana di una religione ordita da una casta di casti o presunti tali. Se di infelici dobbiamo parlare dovremmo riferirci semmai a chi nega tali istinti e che magari si flagella o si punisce non appena essi, come naturale, cercano di riaffacciarsi, trasformando il  vivere su questa terra in un vivere da repressi, punendosi oggi  con la scusa di assomigliare al loro dio crocifisso (lo facessero in opere anziché in supplizi, stolti!) per avere una vita eterna di cui ci sperano pur non avendo prova alcuna. 

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