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lunedì 10 giugno 2013

La poca gioia dell'urna


"Nessuno parli di cali fisiologici!", ammonisce Pierluigi Battista dalle pagine del Corriere.it.
Ammonisce, principalmente i partiti, a non parlarne ed anzi specifica che un calo "fisiologico" del genere si dovrebbe definire "patologico".
Sarà anche vero che vi è una disaffezione al voto e che in questo Paese tutti i trend virano in negativo, ma prima di azzardare analisi, il dato andrebbe letto per intero.

Dato per accertato che è calato il numero di votanti, che i partiti hanno perso appeal, eccetera, andiamo ad analizzare il voto nelle principali città.

ROMA

Al primo turno per i due principali schieramenti CD e CS  (Centro Destra e Centro Sinistra) hanno raccolto rispettivamente 364.337 e 512.720 voti ( 877.057 voti su un totale di 1.203.335). Nel secondo turno invece 374.883 e 664.337 (tot 1.029.373 voti)
Sarà calato il numero totale di votanti (circa - 164 mila)  ma c'è stato un aumento dei voti rivolti ai due candidati che insieme hanno ottenuto circa 162 mila voti in più del primo turno, quasi oltre il 90% dei quali confluiti nel candidato di CS.

BRESCIA

Primo turno CD e CS hanno raccolto rispettivamente 34.323  e 34.373 voti (su un totale di 90.300). Nel secondo 36.027 e 46.850. Il numero complessivo di votanti è calato di circa 7.500 unità ma i due candidati hanno complessivamente guadagnato 14.181 voti , probabilmente grazie anche al risultato del primo turno, davvero sul filo di lana.

TREVISO

Primo turno CD e CS hanno raccolto rispettivamente 14.283  e 17.461 voti (su 41.030). Nel secondo 17.159 e 21.403. Il numero complessivo di votanti è calato di circa 2.500 unità ma i due candidati hanno complessivamente guadagnato circa 6.800 voti.

BARLETTA

A Barletta le cose cambiano. Primo turno CD e CS hanno raccolto rispettivamente 15.008  e 24.388 voti. Nel secondo 14.014 e 23.749. Il numero complessivo di votanti è calato di circa 18.000 unità e i due candidati hanno complessivamente perso, rispetto al primo turno circa 1.600 voti. Curiosamente è come se nessun voto raccolto dagli sconfitti del primo turno (16.400 circa)  fosse confluito sui due candidati i quali poi hanno anche perso 1.600 voti.

SIENA

Dopo lo scandalo MPS si pensava al ribaltone che per poco non c'è stato. Al primo turno CD e CS hanno raccolto rispettivamente 6.890  e 11.520 voti. Nel secondo 11.146 e 12.076. Il numero complessivo di votanti è calato di nel secondo turno di circa 6.000 unità, ma i due candidati hanno complessivamente guadagnato quasi 5.000 voti il 90% dei quali raccolti dal candidato del CD, che ha quasi raddoppiato i voti.

Questo per le grandi città sotto i riflettori, ma senza fare troppi conti la cosa si è verificata in altre città. 

La disaffezione dell'Italiano al voto è un dato incontrovertibile, anche se personalmente ritengo che il dato che quantifica l'astensione sia solo fisiologico (le tesi di Battista mi paiono campate) e indica semplicemente che ci stiamo semplicemente conformando ad altre democrazie occidentali.
Se comunque un calo dei votanti tra primo e secondo turno non può non essere letto come un fatto fisiologico (ad esempio, è lecito supporre che difficilmente un votante M5S sia tornato a votare dopo l'esclusione del suo candidato) non può non balzare all'occhio come, spesso, gran parte dei voti dati ad altri candidati nel primo turno siano confluiti sui due candidati al ballottaggio. 

Incredibili al limite del ridicolo, invece, sono le analisi di alcuni giornali, che parlano di vittoria di una parte dovuta all'astensionismo. 
Se l'astensione ha colpito più una parte che l'altra un motivo ci deve pur essere.
Qualche considerazione personale:

Lega Nord

La Lega è annegata con il suo padre padrone.
Era un partito che dipendeva totalmente dall'istinto politico del leader fondatore: il Senatur. 
Maroni probabilmente è anche più intelligente di Bossi (non che ci voglia molto), ma ha il carisma di una trota (animale del tutto casuale) e l'elettore medio leghista ha bisogno di leader che vomitano le proprie teorie, che alzano il dito medio, che offendono, non di ragionamenti soffocati in gola o di dita che scorrono lievi su un pianoforte.

PdL

Il PdL è un soggetto politico totalmente dipendente da Berlusconi.
Senza di lui è un'accozzaglia di nomi vuoti, con zero carisma e ancor meno genio politico.
A dovuto (incredibile!) ammetterlo drammaticamente persino il coordinatore nazionale Sandro Bondi, che di mancanza di carisma ne sa evidentemente qualcosa. 
D'altronde questo è il rischio che si corre quando si costruisce un partito di yes-men.

UDC-Monti

Il centro è stato seppellito al ricordo dei bagni di sangue del professor Monti quasi a ricordare che chi sa fa e chi non sa fare insegna, e che quello dovrebbero fare i "professori" è insegnare , non fare. 
Ovviamente la mia speranza è che invece Monti ci abbia visto e abbia agito bene,  giusto per mantenere viva l'illusione che i sacrifici fatti non siano stati del tutto vani, ma tant'è.
Più probabilmente, l'appoggio delle lobbie cattoliche si è spostato verso il Centro Sinistra (Letta docet), che aveva qualche chance in più di vittoria.

MoVimento 5 Stelle

Il M5S ha avuto un calo di consensi in termini percentuali, sebbene rispetto alle politiche (di solito si valutano i dati delle amministrative confrontandoli con quelli delle precedenti votazioni locali). Credo che comunque il calo di consenso, che c'è, sia dovuto alla delusione di molti tra coloro che speravano che il movimento potesse essere davvero una novità, e forse di fatto lo è, ma molti si sono accorti che non per forza le novità sono meglio di quel che si ha.
Di fatto il M5S è un'entità  totalmente soggetta al volere dei suoi due fondatori, supportato da un numero minoritario di persone, per lo più acritiche, che sostengono il movimento (di Grillo, perché checché ne dicano è di Grillo e lui ne detta le regole piegandole all'umore del momento) con atteggiamenti simili a quelli del fondamentalismo religioso (tutto ciò che dice la Bibbia-Grillo è verità e vita). Ripetono a vanvera ciò che urla il capo in genere rispondendo alle critiche altrui con volgarità prive di contenuti.
All'interno del MoVimento, vi sono in realtà sia persone che auspicano un rinnovamento reale della politica, che  gente stufa della partitocrazia e condita via con specchietti per allodole (o davvero è pensabile che tutti i problemi del Paese siano riconducibili ai finanziamenti dei partiti o alle diarie dei deputati?), e ancora, da gente affetta da complottismo (signoraggio bancario, microchip per il controllo delle menti, e altre trovate per cerebrolesi), che trovano in Grillo il megafono delle loro sciocchezze. Ovviamente a contare sono questi ultimi, definiti dal leader "il popolo della rete".
La formula proposta, "incapaci ma onesti", sta però mostrando tutti i limiti che le persone  non accecate dalla rabbia avevano visto per tempo. Non si può vivere di soli insulti e di soli no: erano chiamati a fare e non hanno fatto.
Ma vedremo cosa accadrà in Sicilia, magari dovrò ricredermi.

Estremismi Vari

Passiamo agli estremisti: estrema sinistra ed estrema destra sono ormai da oltre un decennio ridotte a numeri da prefisso telefonico, sconfitte dal tempo, dagli eventi e dal limite intrinseco di essere sempre contro e mai per qualcosa. Da quel punto di vista mi sono quasi convinto che abbia ragione il masaniello genovese quando dice che il M5S fa da barriera alle degenerazioni estremiste (li ingloba...): in genere le crisi economiche sono infatti terreno fertile per gli estremismi (vedi Alba dorata in Grecia), tanto che il perdurare delle stesse finiscono poi per degenerare in violenza.

PD e Sel

Rimane il PD, che forse vince con Sel (mai in modo pieno: questa volta peserebbe l'astensionismo, si racconta) per la pochezza altrui, o come dicono loro stessi, nonostante il PD.

Ad ogni modo, ritornando all'astensionismo, tutto questo parlare perde totalmente di senso quando si passa ai fatti. 
L'astensionismo infatti, sarà anche un male ma, non essendoci un quorum, non vi è alcuna delegittimazione reale del voto.
Chi lo sostiene sa che è una scusa e magari lo ripete solo per  auto-convincersene.
Chi vince, di fatto, governa; anche con un pugno di voti.
Semmai a delegittimarsi sono proprio coloro che non sono andati a votare, perché il loro "non voto" è una protesta vuota che non giova ad alcuno, che non inibisce un governo e che non preoccupa più di tanto i politici, i quali semmai temono il ritorno al voto, non il contrario.
Non si può demandare ad altri la colpa di una classe politica incapace se non si esercita il proprio diritto-dovere e se si nega la propria presenza.

Parafrasando il poeta, sol chi non ama la propria patria poca gioia ha dell'urna (elettorale).


Aggiornamento (11 Giugno): 

Pare che anche la Sicilia abbia voltato le spalle a Grillo. Laddove doveva e poteva fare risultato, raccoglie solo un ballottaggio (Ragusa) come secondo classificato e poi solo percentuali che oscillano mediamente tra l'1 e il 5%. 

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