Ai più, pare, sia addirittura estraneo il concetto di popolo, il che non deve assolutamente stupire, essendo questo un concetto che ha sempre suscitato quesiti e dibattiti che non credo sia davvero del tutto risolto.
D'altra parte, tra le varie definizioni, la più poetica , quella manzoniana, la celebre "Una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue, di cor" risulta, ad esempio, la più banale ed errata.
Senza andare su internet, basti pensare al popolo italiano: certo abbiamo un solo esercito, sebbene si auspichi che a breve i nostri governati puntino su un "esercito comune europeo", abbiamo una lingua riconosciuta comune, ma abbiamo ormai da tempo perso l'unità di altare, mai avuta quella di sangue, opinabile l'unità di memorie ed infine, del "cor", verrebbe da chiedersi se ancora batte.
La realtà è che il concetto di "popolo" si sta dissolvendo a favore di un più generica "popolazione" e, forse proprio questo sarebbe il giusto termine per definire la moltitudine di utenti che popolano il Web.
Il popolo della rete in effetti non esiste, semmai si potrebbe concedere, se non avesse un doppio senso, l'esistenza di un popolo "nella" rete.
E' ovvio, infatti, che il Web non è che una trasposizione virtuale della vita reale, una sorta di grande piazza dove si concentrano milioni di persone e, con loro, milioni di attività.
I flussi di informazioni scambiati nel Web sono impressionanti, ogni cosa pare più vicina.
Ma tutto ha limiti ben precisi.
Per esempio, un'altra definizione di popolo sarebbe "l'insieme di persone fisiche che hanno status di cittadini", ma in internet non esistono persone fisiche ma trasposizioni virtuali e lo status lo si acquista con il semplice accesso alla rete stessa e successiva interazione.
Vediamo allora questo concetto di virtualità.
Pensiamo, in rete, di conoscere le persone, ma le persone della rete sono solo frutto di informazioni la cui fonte primaria è troppo di parte e quelle secondarie possono essere abilmente manipolate. Manca del tutto il rapporto diretto, quello che per intenderci ci permette di valutare anche visivamente o, se vogliamo, istintivamente una persona.
Vi sono soggetti che mi sono simpatici, in internet di cui non conosco neppure il nome, il volto, le movenze, il carattere. Ciò che però ho di fronte non è una visione asettica, ma semplicemente virtuale, limitata cioè a un immagine creata dal sottoscritto con troppo pochi dati, incompleta e quindi presumibilmente sbagliata.
Io ho amici veri, dei quali sono pronto a scommettere che si farebbero in quattro per portarmi aiuto qualora ne abbisognassi (e ovviamente la cosa è reciproca). Ma hanno idee differenti dalle mie, spesso reputo i loro ragionamenti semplicistici e limitati: li avessi conosciuti in rete, li avrei considerati probabilmente come "avversari". Certamente non mi sarei mai immaginato di passare con loro ore a discutere di qualsiasi cosa, seduti fino a notte tarda, passandoci grolle fin troppo alcoliche.
Di contro, grazie ad internet ho potuto conoscere persone che poi sono risultate assai diverse da come le avevo immaginate. Una persona timida e poco propensa ad aprirsi si è poi rivelato un simpaticissimo amico, brillante dalla battuta sempre pronta: si poteva intuire, forse, ma non negli stessi termini. Una simpaticissima donna, brillante, arguta e pungente si è rivelata una misurata madre tutta dedita alla famiglia e pure decisamente timida.
E questi sono esempi abbastanza moderati: c'è chi si presenta vecchio pur essendo giovane, chi uomo anche se donna, e via dicendo.
Stessa cosa per le attività.
Informatici falliti si presentano in rete come portatori di verità circa complotti di un non ben precisato Nuovo Ordine (se non addirittura di alieni), che mirerebbero al controllo ora delle persone, ora del clima, attraverso irrorazioni fatte con aerei. Comici spesso banali, mischiando mezze verità a castronerie irripetibili, idee auspicabili e deliranti derive, riescono a vendersi come nuovi Masaniello (inteso nella sua accezione negativa, anche se opinabile, propinata da Benedetto Croce), capi popolo di un popolo beota pronto ad accodarsi nella protesta ma, spesso, ed è persino logico sia così, incapace di un minimo di organizzazione per ripartire laddove si è vinto avendo però fatto terra bruciata attorno.
E poi ci sono gli espertissimi, alcuni persino veri, alcuni schierati con secondi fini, altri che scrivono per il piacere di divulgare ed educare.
Destreggiarsi è assai complicato e prendere per buone informazioni errate è un rischio proporzionale al flusso delle informazioni ricevute o cercate, specie se di un argomento si è neofiti o peggio se ci si ritiene, magari a torto (tutti mentono su qualcosa, anche a se stessi) ferrati.
Il popolo della rete quindi è un'entità talmente astratta che di fatto non esiste se non come puro insieme di utenze, ognuna con idee, preconcetti, informazioni vere e false.
Lo si evoca in realtà come sinonimo di "noi" o di "loro" a seconda dell'opinione media che è in grado di esprimere attraverso un canale, la rete appunto, decisamente più funzionale di quelli classici (in quanto, tra le tante cose, meno filtrato). Esemplifico ricordando l'inveire di certi politici di centro destra contro un fantomatico popolo della rete che in quel momento esprimeva disaccordo e disappunto sull'allora governo. Ovviamente in rete vi erano anche i neutrali e i pro governo, nelle loro declinazioni che andavano da "gli altri sono peggio" ai fedelissimi la cui lingua pareva estensione del condotto anale del leader, ma, in quel momento, l'opinione di questi era sovrastata per numero e per sostanza da quella avversa.
Esempio diametralmente opposto lo si ha nel "grillismo", che sia appropria del popolo della rete e lo identifica come trasposizione del "noi". A torto ovviamente.
In definitiva rifiuto l'idea di un "popolo della rete" e semmai mi considero, quando connesso, parte della popolazione dei naviganti, mentre di fatto spero di non cadere mai nell'altro senso, sopra accennato, di popolo "nella" rete.
Senza andare su internet, basti pensare al popolo italiano: certo abbiamo un solo esercito, sebbene si auspichi che a breve i nostri governati puntino su un "esercito comune europeo", abbiamo una lingua riconosciuta comune, ma abbiamo ormai da tempo perso l'unità di altare, mai avuta quella di sangue, opinabile l'unità di memorie ed infine, del "cor", verrebbe da chiedersi se ancora batte.
La realtà è che il concetto di "popolo" si sta dissolvendo a favore di un più generica "popolazione" e, forse proprio questo sarebbe il giusto termine per definire la moltitudine di utenti che popolano il Web.
Il popolo della rete in effetti non esiste, semmai si potrebbe concedere, se non avesse un doppio senso, l'esistenza di un popolo "nella" rete.
E' ovvio, infatti, che il Web non è che una trasposizione virtuale della vita reale, una sorta di grande piazza dove si concentrano milioni di persone e, con loro, milioni di attività.
I flussi di informazioni scambiati nel Web sono impressionanti, ogni cosa pare più vicina.
Ma tutto ha limiti ben precisi.
Per esempio, un'altra definizione di popolo sarebbe "l'insieme di persone fisiche che hanno status di cittadini", ma in internet non esistono persone fisiche ma trasposizioni virtuali e lo status lo si acquista con il semplice accesso alla rete stessa e successiva interazione.
Vediamo allora questo concetto di virtualità.
Pensiamo, in rete, di conoscere le persone, ma le persone della rete sono solo frutto di informazioni la cui fonte primaria è troppo di parte e quelle secondarie possono essere abilmente manipolate. Manca del tutto il rapporto diretto, quello che per intenderci ci permette di valutare anche visivamente o, se vogliamo, istintivamente una persona.
Vi sono soggetti che mi sono simpatici, in internet di cui non conosco neppure il nome, il volto, le movenze, il carattere. Ciò che però ho di fronte non è una visione asettica, ma semplicemente virtuale, limitata cioè a un immagine creata dal sottoscritto con troppo pochi dati, incompleta e quindi presumibilmente sbagliata.
Io ho amici veri, dei quali sono pronto a scommettere che si farebbero in quattro per portarmi aiuto qualora ne abbisognassi (e ovviamente la cosa è reciproca). Ma hanno idee differenti dalle mie, spesso reputo i loro ragionamenti semplicistici e limitati: li avessi conosciuti in rete, li avrei considerati probabilmente come "avversari". Certamente non mi sarei mai immaginato di passare con loro ore a discutere di qualsiasi cosa, seduti fino a notte tarda, passandoci grolle fin troppo alcoliche.
Di contro, grazie ad internet ho potuto conoscere persone che poi sono risultate assai diverse da come le avevo immaginate. Una persona timida e poco propensa ad aprirsi si è poi rivelato un simpaticissimo amico, brillante dalla battuta sempre pronta: si poteva intuire, forse, ma non negli stessi termini. Una simpaticissima donna, brillante, arguta e pungente si è rivelata una misurata madre tutta dedita alla famiglia e pure decisamente timida.
E questi sono esempi abbastanza moderati: c'è chi si presenta vecchio pur essendo giovane, chi uomo anche se donna, e via dicendo.
Stessa cosa per le attività.
Informatici falliti si presentano in rete come portatori di verità circa complotti di un non ben precisato Nuovo Ordine (se non addirittura di alieni), che mirerebbero al controllo ora delle persone, ora del clima, attraverso irrorazioni fatte con aerei. Comici spesso banali, mischiando mezze verità a castronerie irripetibili, idee auspicabili e deliranti derive, riescono a vendersi come nuovi Masaniello (inteso nella sua accezione negativa, anche se opinabile, propinata da Benedetto Croce), capi popolo di un popolo beota pronto ad accodarsi nella protesta ma, spesso, ed è persino logico sia così, incapace di un minimo di organizzazione per ripartire laddove si è vinto avendo però fatto terra bruciata attorno.
E poi ci sono gli espertissimi, alcuni persino veri, alcuni schierati con secondi fini, altri che scrivono per il piacere di divulgare ed educare.
Destreggiarsi è assai complicato e prendere per buone informazioni errate è un rischio proporzionale al flusso delle informazioni ricevute o cercate, specie se di un argomento si è neofiti o peggio se ci si ritiene, magari a torto (tutti mentono su qualcosa, anche a se stessi) ferrati.
Il popolo della rete quindi è un'entità talmente astratta che di fatto non esiste se non come puro insieme di utenze, ognuna con idee, preconcetti, informazioni vere e false.
Lo si evoca in realtà come sinonimo di "noi" o di "loro" a seconda dell'opinione media che è in grado di esprimere attraverso un canale, la rete appunto, decisamente più funzionale di quelli classici (in quanto, tra le tante cose, meno filtrato). Esemplifico ricordando l'inveire di certi politici di centro destra contro un fantomatico popolo della rete che in quel momento esprimeva disaccordo e disappunto sull'allora governo. Ovviamente in rete vi erano anche i neutrali e i pro governo, nelle loro declinazioni che andavano da "gli altri sono peggio" ai fedelissimi la cui lingua pareva estensione del condotto anale del leader, ma, in quel momento, l'opinione di questi era sovrastata per numero e per sostanza da quella avversa.
In definitiva rifiuto l'idea di un "popolo della rete" e semmai mi considero, quando connesso, parte della popolazione dei naviganti, mentre di fatto spero di non cadere mai nell'altro senso, sopra accennato, di popolo "nella" rete.
2 commenti:
"passandoci grolle fin troppo alcoliche"
Ccipicchia!
Ma fai un fischio qualche volta!
p.s.
Tu sai che se commento poco è semplicemente perché sono mediamente d'accordo con te e per esprimere le sfumature del mio disaccordo non basta un commentino, vero? ;-)
La cosa è reciproca: anzi, dovresti scrivere un po' di più!
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