Giuliano Ferrara non mi è mai stato simpatico. Sia chiaro da subito a chi si appresta a leggere l'articolo.
Lo considero una persona tronfia e suppononente.
E con una faccia di bronzo che ha pochi eguali.
Diffido sempre, per principio e per esperienza, dei trasformisti.
Uno che nasce comunista, sessantontino di quelli violenti, che si "modera" entrando nel PSI di Craxi per poi passare al centro-destra con tendenze da cattolico oltranzista, secondo il mio modesto parere, o ha le idee piuttosto confuse, o è un opportunista.
E a me non piacciono né gli uni né gli altri.
Non mi si opponga, a questo punto, la frase fatta che solo gli imbecilli non cambiano idea giacchè non è nel mantenimento o meno di un'idea che si giudica un uomo, ma nelle modalità con cui eventualmente le cambia; il che include anche la qualità di codeste nuove idee.
Ora l'Egofante si appresta a rientrare nell'universo Mediaset (ironico) dalla porta principale, con una finestra dopo il Tg1 di Minzolini, la stessa che fu di Biagi, giornalista di ben altro spessore al cui confronto però Ferrara si pone in questi termini:
Il successo di Biagi non è colpa mia. L'avrò visto due volte in tutto.
E si vede. Ad ogni modo il successo Ferrara non può vantare il successo di un bel nulla, visto che il suo giornale sopravvive solo per volontà politica, non certo per le vendite, e i suoi tentativi politici personali si sono rivelati sempre dei pachidermici quanto ridicoli fiaschi.
E sempre su Biagi:
Ad ogni modo ci spiega il perché lui non accarezza il pelo del gatto, sottolineando che:
Ma tralasciando le quisquillie, ritorniamo sull'Egofante che senza vergogna si prietta in paragoni a dir poco imbarazzanti. Infatti all'insinuazione del giornalista
Curioso, ma non strano, d'altra parte non ci si può fidare di una persona intellettualmente poco onesta.
Infatti non appena il giornalista di Repubblica gli fa notare, che Berlusconi è ormai indissolubilmente legato al bunga bunga , piccato risponde:
Non è questione di puritanesimo, né di moralismo: è questione di morale e di misura, quella che Ferrara sembra proprio non avere.
Non sono Biagi, non accarezzo il pelo del gatto nel verso giustoPratica che tutta la critica ha riconosciuto nei modi di fare del defunto giornalista... Nei deliri di Ferrara.
Ad ogni modo ci spiega il perché lui non accarezza il pelo del gatto, sottolineando che:
se lavorassi per Berlusconi il mio nome sarebbe nella lista dei bonifici del ragionier SpinelliIl che non è del tutto corretto: chi dice che debba per forza pagarlo da lì. Per esempio il Cavaliere potrebbe, che so io, far si che il pagamento gli arrivi direttamente dai contribuenti attraverso un buon contratto in RAI.
Ma tralasciando le quisquillie, ritorniamo sull'Egofante che senza vergogna si prietta in paragoni a dir poco imbarazzanti. Infatti all'insinuazione del giornalista
"Lei va Palazzo Grazioli quando si riuniscono i direttori dei giornali amici, una sorta di consiglio di guerra "Che ti risponde Ferrara?
Di che parliamo? Posso andare a pranzo con chi mi pare? Montanelli non andava a pranzo con Spadolini, con i segretari dei partiti? È assolutamente normale per un giornalista andare dal premier, quando viene invitato.Ecco dunque: meglio di Biagi e come Montanelli. Niente popò di meno! E Berlusconi come Spadolini., che è ancora peggio. Ed è piuttosto curioso che Ferrara evochi proprio Spadolini, una delle pochissime figure integerrime della Prima Repubblica per sostenere un termine di paragone con uno che nella migliore delle ipotesi e la figura più controversa della Seconda Repubblica.
Curioso, ma non strano, d'altra parte non ci si può fidare di una persona intellettualmente poco onesta.
Infatti non appena il giornalista di Repubblica gli fa notare, che Berlusconi è ormai indissolubilmente legato al bunga bunga , piccato risponde:
Sapevamo cosa faceva Gronchi nella sua vita privata? E quello che combinava Merzagora, a lungo presidente del Senato? È già uno scandalo sapere di Berlusconi quello che sappiamo. La crociata neopuritana è la vergogna dello Stato italiano.E' la solita rodatissima macchina del fango, se vogliamo ancora più subdola. Sa qualcosa di Gronchi? O di Marzagora? Non basta la ormai abusata tattica del tirare fuori presunti scheletri nell'armadio altrui, come i baci della Bocassini del 1982, ma si instilla anche il dubbio su persone defunte, tutto nell'impresa grottesca di spostare il problema sul fatto che lo scandalo non sia tanto il permanere di Berlusconi in una posizione, cosa che allo stato attuale ci rende ridicoli agli occhi del mondo, quanto nella conoscenza pubblica dei vizietti del Presidente e del suo degenerare al punto da essere inquisito per concussione e di sfruttamento della prostituzione, reato che è bene ricordarlo, compie il consumatore finale (in genere lo sfruttatore è il "pappone") solo ed esclusivamente nel caso che la persona sfruttata risulti essere minorenne.
Non è questione di puritanesimo, né di moralismo: è questione di morale e di misura, quella che Ferrara sembra proprio non avere.
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