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domenica 27 febbraio 2011

Il Gerontocrate


I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero..
(tratto da:
Il Vecchio e il Bambino 
- F. Guccini)

Quando si diventa vecchi si ha la pessima abitudine di ripetere sempre le stesse cose, senza rendersene conto. Credo che chiunque lo possa notare: i vecchi tendono a ricordare meglio le cose di un passato lontano e, diciamo ad essere un poco distratti su quelle del passato prossimo. E' come se ad un certo punto gli anni trascorsi addietro assumessero un peso tale da attirare su di se i pensieri del presente. E' una cosa normalissima, malinconica ma normalissima.
Diventa penosa però, quando la cosa si reitera senza tregua, quando si ripetono le stesse storie e gli stessi concetti quasi come un mantra
Diventa, oltreché penosa, preoccupante se a cadere in tale stato è un uomo al potere, un uomo che dovrebbe avere la lucidità necessaria per guidare un'azienda, un paese, una nazione.
Quando dunque sento ancora parlare di "comunisti" da parte del Premier Berlusconi, mi viene una certa orticaria.
Che i comunisti in Italia ci siano ancora è cosa difficile da smentire ma che abbiano ancora facoltà di imporre qualcosa, dato ormai l'esiguo numero degli stessi, è al contrario ammissibile solo nelle barzellette.
La storia del comunismo con oltre 100 milioni di morti alle nostre spalle non è ancora alle nostre spalle.
Con queste parole Berlusconi ci propone l'ultima di una lunga serie di sciocchezze.
Cosa vuol dire che il comunismo avrebbe causato cento milioni di morti?  Potremmo allora andare a vedere quanti morti tra Crociate, roghi e quant'altro ha causato il Cristianesimo nelle sue varie sfaccettature in 2000 anni di Storia. Oppure, nel gioco del chi l'ha fatta più grossa, vedere quanti morti hanno causato gli americani nell'ultimo secolo, quanti gli zar e gli imperatori della Cina prima dei comunisti e quanti Attila, Gengis Khan o Giulio Cesare o quanti, il capitalismo e il liberismo e il consumismo esasperati.
Ora, con tutta la buona volontà di questo mondo, per definire Bersani, R. Bindi, Veltroni, E. Letta, Franceschini, "comunisti"  bisogna essere rintronati o in mala fede. O entrambe le cose.

La realtà, triste, è che Berlusconi odia  visceralmente tutto ciò che non riesce a controllare.
  • Vorrebbe avere tutta l'informazione dalla sua parte per il solo fatto che di essere stato eletto, quindi non sopporta che possa esistere qualcuno che la pensa in modo diverso; la Tv in modo particolare perché si sente un po' "la TV", ed infatti se in onda viene messo qualcosa che lui non approva non esita a chiamare in diretta, dimentico delle più elementari regole dell'educazione, nonché dell'eleganza, arrivando a offendere conduttori e presenti.
  • Internet lo infastidisce, e visto il disattesissimo impegno alla modernizzazione (ricordate le famose tre "i"?) possiamo anche dire che lo avversa. E' troppo vasta, la rete, per poterla governare e adesso che sta divenendo protagonista dell'informazione che lui vorrebbe "minzoliniana", trema. In Italia il vero dissenso è in Internet: quello che appare in TV, salvo pochi programmi, non è che un debole (e spesso malfatto) riflesso.
  • Gli dà fastidio la scuola pubblica, non tanto perché lui ha fatto le private, quanto perché ha interesse tramite l'istruzione ad ottenere il supporto delle lobby cattoliche e su tale tema arriva a sublimare l'ormai consueto ridicolo in grottesco.
    Che la scuola italiana abbia problemi è noto da almeno quarant'anni, ma le cause non vanno ricercate in professori presunti comunisti, ma nella carenza di strutture che dire fatiscenti è purtroppo un eufemismo.
    Nella scuola materna di mia figlia ad esempio (che per la verità  non è niente male), e stiamo parlando di scuola non dell'obbligo, hanno abortito l'idea dell'inglese perché, al solito mancano i fondi. Ma si fa religione (sic!).
    Berlusconi afferma, rivendica il diritto di ciascuno di poter iscrivere i propri figli in istituti privati, giacchè in quelli statali:
    gli insegnanti inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie
    Al di là del fatto che nessuno vieta, a chi può permetterselo, di iscrivere i figli all'istituto privato che vuole, il problema semmai è perché lo Stato, con i soldi pubblici, debba farsi carico di tali istituti in barba al proprio dettato costituzionale (Art 33 : Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.) E poi, siamo sicuri che vi siano insegnanti che inculchino idee diverse da quelle suggerite dalla famiglia? Io, per fare un esempio,  ho avuto alle medie inferiori due insegnanti, Matematica (e Scienze) e Italiano (Storia e Geografia) ottimi, che ho scoperto solo in età adulta che erano iscritti al PCI dell'epoca. Il primo è stato per anni consigliere comunale di Rifondazione Comunista. Eppure, non ho mai notato alcuna ingerenza sulla educazione che mi ha impartito mia madre, fervente cattolica. Mi hanno aiutato a formarmi una cultura e a imparare a ragionare con la mia testa. Semmai, per assurdo, i problemi li ebbi con un prete creazionista e con alcuni docenti di CL che non riuscivano a capacitarsi perché un metallaro capellone riusciva meglio negli studi di tanti bravi ragazzi di parrocchia e che volevano impormi un credo e una mentalità. Poi non dubito ci siano o ci siano state situazioni opposte.
    Ecco, forse qui potrebbe stare la differenza tra la scuola pubblica dei "comunisti" e quella privata che desidera Berlusconi. Lui vorrebbe che tutti ragionassimo con la sua testa.
    Peccato che con la sua testa il primo a non ragionarci è lui, ma tant'è.
    Il dramma è che egli non si limita a esporre il proprio pensiero sull'argomento, ma su questo prende provvedimenti assurdi come quello di deviare parte dei già carenti fondi della scuola pubblica verso la privata, tematica che ho già trattato nell'articolo intitolato "La scuola privata" dove il termine "privato" stava per participio passato e non per aggettivo. Ad ogni modo, come era facile immaginare Berlusconi smentisce la frase di cui sopra asserendo di essere stato frainteso (dalla sinistra), ma poi se è possibile peggiora ancora le cose dicendo :
      Questo non significa non poter ricordare e denunciare l'influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all'educazione dei figli
    Ora, come genitore credo e spero (non ne fossi convinto non avrei cercato un figlio) di essere in grado di educare mia figlia ed eventualmente di saper intervenire qualora qualche insegnante dovesse inserire temi o valori che non reputo adatti; viceversa, mi aspetto dalla scuola che prepari mia figlia da un punto di vista culturale e a tal proposito avrei gradito che i fondi sempre pingui per l'insegnamento della religione fossero impegnati nella famosa "I". Per dirla tutta, avrei gradito e gradirei che la scuola si occupasse, molto semplicemente di una sola "I" : Istruzione. Ad esempio, pare che le scuole salesiane non insegnino come la Storia sia sempre soggetta a interpretazioni, che parlando delle umane miserie non esiste mai una verità assoluta e che in una famiglia dove i genitori si fanno espropriare (ma come gli vengono in mente certe idiozie?) la funzione naturale di partecipare all'educazione dei figli ciò che non funziona non è la scuola, ma i genitori.

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