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giovedì 14 ottobre 2010

Zaia, un Governatore nel nome di Dio - parte 2


Ecco, come promesso la seconda parte.
Sempre in merito alle dichiarazioni pre-elettorali, l'allora ministro per le Politiche Agricole Luca Zaia, specificò meglio le proprie opinioni circa le radici cristiane che avrebbe di certo inserito, come priorità, nello "statuto regionale". 
"(l'autonomia della vita politica e civile della Serenissima era) fondata sulla convinzione, attualissima, che i valori del cristianesimo appartengano ad una comunità libera e che la politica che rappresenta quella comunità debba rispettare tali valori senza soccombervi. Liquidare le radici di una comunità, in virtù di un malinteso laicismo è l'equivoco nel quale incappano i relativisti di oggi. Si rischia, così, di inchiodare il proprio sviluppo ad un pensiero unico piuttosto modesto, astratto e sterile anche nella sua dimensione culturale".
Come abbiamo già dimostrato, non è affatto vero che la Serenissima fondava la propria autonomia su valori cristiani: tutt'altro, da buoni mercanti quali erano, i Veneziani non si facevano scrupoli di intrattenere rapporti con gli infedeli, laddove era esplicitamente proibito dalla Chiesa e le loro azioni erano dettate più dal ritorno economico che non quello di una morale universale (cristiana) che tanto avversano, a ragione, i relativisti.
La cosa incredibile è che la frase finale contraddice completamente tutto il discorso precedente! 
I relativisti infatti rifiutano un pensiero unico proprio per loro stessa definizione, mentre a volere un unico pensiero è proprio il cristianesimo, che per di più ne propone uno che, se proprio non si può definire sterile, per lo meno è piuttosto modesto e sicuramente astratto.
Ad ogni modo Luca Zaia, stravince le elezioni, anzi trionfa e come primo discorso politico entra insieme al collega di partito neo eletto in Piemonte, Cota, nella polemica della distribuzione della per le dichiarazioni sulla cosiddetta pillola del giorno dopo, la Ru486.
Per quel che ci riguarda non daremo mai l'autorizzazione a poter acquistare e utilizzare questa pillola nei nostri ospedali. Studieremo le modalità per far valere un punto di vista nettamente contrario a uno strumento farmacologico che banalizza una procedura così delicata come l'aborto, che lascia sole le donne e che deresponsabilizza i più giovani. Non posso non considerare l'invito del Papa che stimola tutti noi a procedere secondo coscienza.
Probabilmente Zaia, allora, era ancora sotto i postumi di una sbronza di adrenalina, anche perché parrebbe incredibile che un ex Ministro, nonché neo Governatore, fosse dimentico del fatto che la legge permette l'obiezione di coscienza per i singoli medici, e non per le strutture ospedaliere, che nello specifico devono seguire le norme contenute nella celeberrima 194. Altrettanto curioso, ma queste sono opinioni soggettive,  il fatto che si faccia finta di non conoscere una legge dello Stato e contemporaneamente si dia credito al capo di uno Stato straniero, nonché guida religiosa. Anche perché, ricordiamolo, il Papa si espresse in modo gravissimo nel ricordare ai cattolici che le leggi di Dio vengono prime di quelle degli uomini; leggi per le quali, guarda caso, il pontefice possiede l'infallibile interpretazione (divenendo di fatto le "leggi d'io" ove "io" sta per Papa...).
Mentre Cota, in Piemonte, ammetteva pur controvoglia che una legge c'è e, volenti o nolenti, va rispettata, Zaia, come un moderno paladino ribadiva:
Non daremo mai l’autorizzazione a poter acquistare e utilizzare questa pillola nei nostri ospedali
di fatto, proponendo un pensiero unico, decisamente modesto: il suo.

Ma lo Zaia paladino del Cattolicesimo toccò il suo culmine a metà settembre quando annunciò la distribuzione gratuita della Bibbia gratis nelle scuole della Regione. Apriti cielo, subito la notizia venne plaudita dal Vescovo Scola che nell'entusiasmo si lasciò andare a corbellerie come definire l'atto un "passo della civiltà" (sic!) e la Bibbia come "codice culturale essenziale" che favorirebbe " ogni dialogo interreligioso".
Ora, al di la del fatto che la Bibbia si trovi in ogni dove, in tutte le salse e a tutti i prezzi dal 1455 (fu il primo libro mai stampato), che viene letta ogni santo giorno e ogni santa domenica, gratis, durante le funzioni religiose, come diavolo e su che principio si può pensare che la distribuzione della Bibbia nelle scuole possa essere un passo della civiltà? A meno che, vista l'inutilità dell'operazione nonché lo sperpero di denaro, non la si intenda come passo indietro!
Che poi, come un libro dove il protagonista è un dio geloso, fiero delle stragi compiute in suo nome, possa servire ad un dialogo interreligioso questo non si capisce, tanto meno come possa essere inteso come codice essenziale.
O se dobbiamo farlo perché non prendere letteralmente a "codice culturale" cose come :
Quando alcuni uomini rissano e urtano una donna incinta, così da farla abortire, se non vi è altra disgrazia, si esigerà un'ammenda, secondo quanto imporrà il marito della donna, e il colpevole pagherà attraverso un arbitrato.
Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita: occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede,  bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido. ( Esodo 21, 22-25)
che sottolineano il valore che il dio biblico riservava ai feti?
Anche santa Maria Stella Gelmini, titolare del Ministero della Pubblica Istruzione plaudì l'iniziativa del nostro paladino, ma di questo ho già parlato nel post "Maria Stella Gelmini e l'istruzione attraverso la Bibbia".
Arriviamo ai giorni scorsi dove il Governatore del Veneto si pronuncia sugli attentati in Afghanistan che hanno causato la morte di quattro nostri soldati.
Anche qui non voglio entrare nel merito delle rispettabilissime idee se sia il caso o meno di richiamare a casa le truppe, ma nel discorso di Zaia su Repubblica salta all'occhio una frase, ancora religiosa, che mi lascia letteralmente basito:
Questa missione potremmo condurla meglio con i guanti di velluto, che con le armi in pugno. Se mi è consentito dirlo, i nostri militari portano nel mondo i valori della cristiana solidarietà. Vedere che poi saltano in aria è intollerabile.
 Ohibò! Detto che siamo in un Paese dove c'è libertà di parola, non sia mai che Zaia non possa esprimere il proprio pensiero, ma che si portino i valori di solidarietà cristiana questo è decisamente una cosa improponibile.
E non parlo per partito preso, ma come ex militare di un reparto di Sanità volontario in Africa. Ma come si fa a confondere il mestiere con la solidarietà? E poi, dato per scontato (ma lo è? A noi in Somalia, in un primo tempo, lo Stato Maggiore dell'Esercito non diede il nulla osta per fornire aiuti alla popolazione) che i militari italiani cerchino un contatto con la società indigena, che scavino loro pozzi, diano loro assistenza e quant'altro, si tratta di compiti o di solidarietà cristiana? Non per altro, ma le stesse identiche cose che facemmo noi in Somalia, le facevano anche l'Esercito Marocchino: cos'era, solidarietà musulmana?
Inoltre mi par strano che si portino i valori cristiani nelle giberne o nelle canne di mortai, fucili. O come sembra sia in discussione sulle ali di cacciabombardieri. A meno, naturalmente Zaia, che sembra fermo a concezioni medioevali,  non si riferisca ai valori espressi da San Bernardo di Chiaravalle nel "De laude novae militiae ad Milites Templi" ove si dichiara che uccidere l'infedele equivale ad uccidere il Male.
Interessante poi l'idea della "solidarietà cristiana" propinata dal Governatore, che pur apprezzando la
(...) azione della Chiesa per i più' poveri, siano essi italiani o immigrati. Lo dico da cattolico...
Da amministratore non può:
che ricordare (alla Caritas) quanto prevede la legge: la clandestinita' e' un reato e, a mio avviso, non e' legittimo aiutare chi delinque, come fanno tanti immigrati presenti irregolarmete sul nostro territorio.
Ribadendo che:
Se la clandestinità è un reato lo è anche l'assistenza agli immigrati irregolari 
Insomma se uno è scappato dal suo paese perché disperato, ma non ha avuto modo di passare per i canali regolari, non è degno della solidarietà e della carità cristiana.

Forse sono io che, avendo da anni maturato l'idea che le religioni sono tutto sommato ipocrite, avendo troppi pregiudizi, sbaglio.
Forse, anzi probabilmente, è Zaia che interpreta al meglio i cosiddetti valori cristiani e sono io che avendo una mentalità chiusa non riesco a comprenderli
L'Imperatore Federico II
e il sultano Al Malil Al Kamil
Un po' come  quella del Sultano Al Malil Al Kamil delle Fonti Francescane:
II Sultano sottopose a Francesco un'altra questione: 
"II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuoi togliervi la tonaca. Quanto più voi cristiani non dovreste invadere le nostre terre!".
Rispose il beato Francesco: "Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Altrove, infatti, è detto: Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da tè. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall'amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo giustizia quando vi combattono, perchè voi bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla religione quanti uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare e adorare il Creatore e Redentore del mondo, vi amerebbero come se stessi!". 
Sarà, ma a me questa etica proprio non piace.

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