Ad Expando

mercoledì 21 ottobre 2009

Radici Cristiane d'Europa? Si, ma anche no.

Innanzitutto mi preme, introducendo, spiegare il titolo che, effettivamente, così posto è soggetto a molteplici interpretazioni. Personalmente sono convinto che la risposta corretta al quesito che tanto pare assillare le cronache italiche non sia così semplice, e se da una parte è innegabile che vi siano nell'Europa delle radici cristiane, è altrettanto ovvio che queste non possano essere le uniche. Non da meno, anzi è essenziale,  bisognerebbe approfondire ed entrare nel merito di tali presunte radici: hanno tutte valenze positive e vale perciò la pena che vengano rimarcate? Sono, nello specifico radici esclusivamente cattoliche o più generalmente cristiane? Siamo certi che non vi siano altre "radici" da considerare e che la nostra cultura non sia la sintesi di più culture assai differenti che comprendano altre religioni, dalla pagana alla cristiana,  dalla classica alla nordica, passando anche, ad esempio, per i pensatori islamici?
C'è certezza, infine, che le radici di una nazione, o di una gruppo di nazioni debbano per forza avere matrici religiose da riconoscere come predominanti in quanto tali?
Perché dunque la Chiesa pretende che venga riconosciuto che l'Europa abbia radici , soprattutto, cristiane? In primo luogo, va detto,  per una visione distorta della Storia che è tipica delle Religioni.  Le religioni, nel caso specifico quella Cattolica, fanno un uso della storia particolare, a proprio consumo, che  se da un lato ha ragione d'essere, dall'altro rappresenta una mera forzatura.
Ad esempio, la gente comune anzi, il cattolico comune per la precisione, è convinto che la sua religione sia sempre stata così, dalla predicazione del Cristo fino ai giorni nostri, ed eventualmente che i vari scismi altro non fossero che deviazioni di qualche gruppo di credenti dalla strada originariamente disegnata. Nulla di più falso. Innanzitutto perchè quallo che definiamo cattolicesimo nasce solo secoli dopo la venuta del presunto figlio di Dio e, nel lungo periodo che lo precede la storia è testimone di vari passaggi in cui scontri teologici sfociarono spesso in cruente soppressioni, del tutto fuori dai canoni morali ed etici, che oggi vengono sbandierati come esclusività dei cristiani.
Cosa non da poco, andrebbe anche svelato in maniera chiara, rimanendo sull'esempio, come tali dispute teologiche, alla luce di una visione a più ampio raggio della Storia abbiano avuto anche un importante sfondo politico, di ricerca del predominio non solo del pensiero (teologico), ma anche e soprattutto della persona: analizzando la Storia dell'uomo, infatti,  non si può né si deve mai dimenticare che questi è carne e sangue e che quindi i suoi fini ultimi sono sempre e comunque terreni.
Ritornando alla Storia e facendo qualche altro esempio, i Cattolici citano spesso, nel segnalare le tanto discusse radici, l'Imperatore Costantino, dimenticandosi però di sottolineare che sulla sua adesione al cristianesimo permangono molti dubbi e che, se si convertì, non fu comunque al Cattolicesimo ma divenne seguace dell'Arianesimo (per lo meno si fece battezzare in punto di morte da un vescovo ariano), dottrina che prevedeva la figura del Cristo come inferiore a quella del Padre, in quanto generato e creato (mentre nel Credo cattolico si cita: "...generato, non creato", proprio a seguito di tale conflitto) dallo stesso. La corrente ariana, definita eretica dal cattolicesimo (ma va detto che i sostenitori dell'arianesimo scomunicarono a loro volta gli avversari) non si spense con la sua condanna definitiva nel 381 (con l'assunzione del credo di Nicea a religione di Stato, da parte dell'imperatore Teodosio), ma venne adottata ad esempio dai Goti e dai Longobardi e per questo perdurò almeno fino al VII sec.
Altro esempio, il Papa. Il vescovo di Roma, quello che oggi è universalmente chiamato "Papa",( anche se va detto, non altrettanto universalmente viene riconosciuto come capo della chiesa), in epoca tardo antica non aveva nessuna predominanza sulla cristianità, ma addirittura il termine "papa" era nome condiviso con il vescovo di Alessandria (d'Egitto) e d'altra parte il primato petrino si basa su fondamenta storiche tutt'altro che solide, ed è ancora oggetto di studio e al vaglio degli storici. Alcuni studiosi infatti, contestano addirittura il fatto che Pietro abbia mai messo piede nell'Urbe, almeno da vivo, del resto non vi è  nessuna fonte che lo attesti e neppure negli scritti neotestamentari vi è traccia alcuna. Più certa purtroppo è invece l'inconsistenza storica del documento utilizzato dalla Chiesa per provare la legittimità del suo potere temporale, la celebre "donazione di Costantino" che senza ombra di dubbio è uno dei più clamorosi falsi della storia.
Continuiamo. Nel "Viaggio all'Inferno", ebbi già modo di evidenziare come alcuni fondamenti del credo e della tradizione Cristiana altro non sono che evoluzioni di precedenti religioni, o addirittura come nel caso specifico della geografia infernale, di credo posteriori (vedasi i gironi infernali del Liber Schalae Machomet testo arabo del VII sec. dal quale trasse ispirazione Dante per la Comedia, anche se va detto che non esistono specifiche ufficiali  su come sia fatto l'inferno). Non sono casi isolati. Tutta la storia della chiesa è costellata da revisioni e sovrapposizioni di riti propri a riti altrui: lo è il Natale, anticamente dedicato al Sole Invictus, lo è la festa di Ognissanti sovrapposta dai monaci irlandesi alla festa celtica del Trinuxtion Samoni (Samonios o Samhain, il capodanno celtico), lo sono molti santi (Es: Santa Brigida) e molte storie (La Veronica), persino i Vangeli e la Bibbia non sono state immuni da invenzioni e revisioni (es: la celebre "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" è un aggiunta assai posteriore e filologicamente difficile da accettare).
Come dimenticare poi, le conversioni ottenute con veri e propri massacri etnici (vedasi Carlo Magno e i Sassoni).
Non basta. Per molto tempo i Vescovi furono eletti direttamente dall'autorità Imperiale, specie con gli Ottoni, che vedevano nell'organizzazione della chiesa un'opportunità di controllo del territorio e nel celibato dei vescovi (i preti per un lungo periodo erano esentati dal celibato), la possibilità di riappropriarsi della gestione, una volta che questi morivano. Questo, unito ad altri fattori parimenti importanti, contribuì non poco a favorire il potere della Chiesa, la quale nel giro di pochi secoli arrivò a concepire un'idea del potere temporale subordinato a quello del Pontefice, come si può ben leggere in un delizioso documento del 1075 chiamato Dictatus Papae di Gregorio VII (che è bene sottolineare non fu un documento ufficiale , ma una sorta di programma politico).
Nel frattempo "le radici cristiane europee" erano affondate nella melma di un  lungo periodo scabroso, dove sul trono di Pietro si erano seduti personaggi corrotti (simonia e nepotismo), amorali (con tanto di orge a palazzo), incapaci (Papi quattordicenni) e persino totalmente folli (processo a cadaveri).
Insomma, non vi è una evoluzione lineare dei principi etici e morali,  ma si procede, come per le umane cose, per fabbisogni, assistendo così a vere e proprie acrobazie dialettiche per giustificare guerre sante o assassini (malicidio) e a ravvedimenti, naturalmente tardivi, sebbene sia chiaro, la chiesa non permette e non ha mai permesso a nessuno di poterla giudicare.
Tutto negativo dunque? No, ovviamente. Per molti secoli, la Chiesa, nonostante alcune pecche di non poco conto (il potere, nel medioevo aveva sempre un carattere fortemente vessatorio), è stata un forte collante nonché, spesso, l'unica difesa per le popolazioni, ed è stata senza dubbio il vettore attraverso il quale molte opere del passato ci sono giunte. Molte delle innovazioni in campo economico  e tecnologico sono da attribuire alla volontà di ecclesiasti e senza dubbio, gran parte dell'arte ha una connotazione fortemente religiosa. E'  altrettanto indubbio, dunque, che tra le radici dell'Europa ci sia il Cristianesimo, ma sarebbe tremendamente  sbagliato non saggiarne la consistenza, non valutarne la qualità  ed ancora di più, se possibile, pensare anche solo di proporre che nel nostro bagaglio culturale europeo, il Cristianesimo, rappresenti l'unica matrice.
L'Islam, ad esempio, per molti secoli ha avuto un forte ascendente sull'arte mediterranea, basti pensare alla Spagna o alla nostra Sicilia. E non possiamo dimenticare i grandi pensatori islamici, né dimenticare l'importanza che questa cultura ha avuto per lo sviluppo e la diffusione delle scienze, basti pensare l'algebra e la chimica (e magari ricordare come il Cattolicesimo si ostinasse a negare le teorie Galileiane per non ammettere nella Bibbia vi sono scritte anche fesserie).
In sostanza, trovo assai scorretto presentare l'identità di un Popolo, o di una Nazione, o di un conglomerato di Nazioni, perché ahimè questo è ad oggi  l'Europa unita, solo in base al presunto  comune denominatore di un credo comune.

Alcune considerazioni finali, che esulano dal contesto specifico. La questione dell'identità cristiana, meglio se cattolica, che oggi campeggia sui media è l'ennesimo specchietto per le allodole per attirare l'attenzione su problemi inconsistenti, il cui dibattito in realtà può appassionare solo chi è davvero interessato all'argomento (anche voi che siete giunti a leggere fino a qui). L'uso, spesso improprio, di tali argomenti viene proposto ed attuato in modo del tutto arbitrario da parti politiche per i propri fini, siano essi volti a sensibilizzare su temi cari a quello schieramento che per deviare l'attenzione da problemi reali di ben più complicata soluzione.
Mi riferisco, in particolare, all'uso strumentale che se ne è fatto accendere la rissa (oggi in Italia discutere è divenuto impossibile), sull'ora di religione e sull'eventuale possibilità che venga introdotta, in modalità parimenti facoltativa l'ora di islamismo o di ebraismo nelle scuole statali. Probabilmente molti di coloro che si infervorano chiamando in causa tradizioni e costumi di cui nemmeno conoscono la sostanza, figuriamoci le origini, neanche si accorgerebbero che alcuni studenti lascerebbero l'aula per studiare una materia alternativa, materia che tra l'altro dovrebbe essere prevista in quanto l'ora di religione è tutt'altro che obbligatoria. Costoro, invece, farebbero bene a  preoccuparsi del fatto che spesso, l'ora di religione, anche se sarebbe opportuno chiamarla per quello che è , ovvero ora di Cattolicesimo, non sempre è condotta da insegnanti all'altezza, e che spesso di riduce ad un' (inaccettabile) ora di catechismo, se non peggio, di anti-cultura come capitò a me alle scuole superiori , dove il "buon prete di campagna" soleva farci ascoltare i messaggi della Madonna di Medjugorie e i commenti di quella vetta di sapienza di don Livio Fonzaga, con tanto di Ave Maria e Padre Nostro prima dell'inizio della lezione (sic!).

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