Ogni tanto è bello sbirciare nelle testate di matrice cattolica per trovarvi un po' di sana disinformazione . Ieri, l'occhio mi è caduto su un articolo di Avvenire.it dove un noto teologo, tale John Haught, che scagliandosi contro i "neo atei", li definisce come la controparte dei Creazionisti (coloro che credono che la Bibbia e la Genesi in particolare raccontano fatti storici e scientificamente plausibili). La sua superba elucubrazione, si fa per dire ovviamente, parte analizzando il neo ateismo che basa la sua essenza su principi assoluti (verità scientifiche) e li fa giudicare dagli atei"classici", i quali definivano deboli, gli uomini che facevano riferimento, per l'appunto a principi assoluti.
Già da queste poche righe si denota la pochezza del ragionamento. Il suddetto teologo abituato com'è a intendere per principio assoluto solamente il dogma, dimentica o non sa che la verità scientifica si basa su postulati, e che dogmi e postulati posseggono una natura assai diversa.
Parlando di mattoni base per lo sviluppo di una teoria la fede si basa su dogmi. Essi sono i principi assoluti e fondamentali, quelli, per intenderci, che venivano criticati dai cosiddetti "atei classici". Ad tali dogmi l'uomo si dovrebbe accostare in modo fideistico, ovvero non potrebbe prescinderne né su di essi elucubrare: deve limitarsi al solo credere. La Scienza invece, usa il postulato, il quale è, in linea di principio, il mattone base di una teoria , in altre parole una proposizione non dimostrata né dimostrabile, assunta per vera, in quanto necessaria alla costituzione di modello. Dove sta la differenza? Che il postulato può essere cambiato, laddove il modello non si rivelasse efficace, mentre, efficace o no, il dogma rimane tale in quanto frutto di (presunta) rivelazione divina. Non solo: il vero scienziato è chiamato a mettere comunque in dubbio quanto dedotto e a cercare alternative al fine di trovare la spiegazione più coerente con un dato fenomeno, comportamento che, evidentemente, non è applicabile al religioso.
Torniamo all'articolo e proseguiamo.
Nel disonesto tentativo di accomunare l'ateismo moderno al creazionismo, il teologo si spinge persino troppo in là, arrivando a mentire. E' corretto quando dice che lo scettico approccia gli scritti biblici al fine di sottolinearne l'infondatezza scientifica ( nonché storica, beninteso), ma non di meno afferma il falso, sostenendo che la tali testi non hanno mai voluto essere intesi come portatori di verità scientifiche, ma solo teologali. Può darsi che il teologo, la cui "scienza" è tesa allo studio di entità astratte (dio, angeli, madri vergini ecc), possa parlare con la Bibbia la quale, divinamente, gli ha suggerito le sue volontà, tuttavia affermare che teologia e più in generale la Chiesa, non abbia voluto intendere il testo come verità anche scientifica rimane di fatto un'offesa all'intelligenza (Galileo dove lo mettiamo?), o se detto in buona fede, una chiara manifestazione di ignoranza, motivo per cui l'Università, guarda caso Cattolica, che gli ha consegnato la laurea farebbe bene a richiedere la restituzione della stessa.
A questo punto dell'articolo c'è una perla di immane bellezza.
Il giornalista chiede al Teologo se avverte preoccupazione per l'affermarsi dell'ateismo: semplicemente geniale. Cosa si può pensare possa rispondere il teologo, che di religione vive?
Ad ogni modo se è possibile la risposta è ancora più sconcertante. Riporto:
Assolutamente privo di ogni logica, la motivazione per cui l'accostarsi all'ateismo sia dovuto agli scandali che coinvolgono i sacerdoti. Se un fedele dovesse abbandonare la fede in un ipotetico dio solo perchè un sacerdote decise di soddisfare i suoi appetiti sessuali con un bambino direi che il teologo ha un idea alquanto balzana del significato di "fede". Alla meno peggio verrebbe meno il sostegno alla sacra casta, tuttavia dedurre che qualcuno possa smettere di credere nella verginità della Madonna perchè Don Peppino abusava dei ragazzini è fondamentalmente un assurdo o, al limite l'ammissione che la fede è una cosa di comodo, come tanto amavano ricordare quei filosofi che il signor Haught definisce gli atei classici.Già da queste poche righe si denota la pochezza del ragionamento. Il suddetto teologo abituato com'è a intendere per principio assoluto solamente il dogma, dimentica o non sa che la verità scientifica si basa su postulati, e che dogmi e postulati posseggono una natura assai diversa.
Parlando di mattoni base per lo sviluppo di una teoria la fede si basa su dogmi. Essi sono i principi assoluti e fondamentali, quelli, per intenderci, che venivano criticati dai cosiddetti "atei classici". Ad tali dogmi l'uomo si dovrebbe accostare in modo fideistico, ovvero non potrebbe prescinderne né su di essi elucubrare: deve limitarsi al solo credere. La Scienza invece, usa il postulato, il quale è, in linea di principio, il mattone base di una teoria , in altre parole una proposizione non dimostrata né dimostrabile, assunta per vera, in quanto necessaria alla costituzione di modello. Dove sta la differenza? Che il postulato può essere cambiato, laddove il modello non si rivelasse efficace, mentre, efficace o no, il dogma rimane tale in quanto frutto di (presunta) rivelazione divina. Non solo: il vero scienziato è chiamato a mettere comunque in dubbio quanto dedotto e a cercare alternative al fine di trovare la spiegazione più coerente con un dato fenomeno, comportamento che, evidentemente, non è applicabile al religioso.
Torniamo all'articolo e proseguiamo.
Nel disonesto tentativo di accomunare l'ateismo moderno al creazionismo, il teologo si spinge persino troppo in là, arrivando a mentire. E' corretto quando dice che lo scettico approccia gli scritti biblici al fine di sottolinearne l'infondatezza scientifica ( nonché storica, beninteso), ma non di meno afferma il falso, sostenendo che la tali testi non hanno mai voluto essere intesi come portatori di verità scientifiche, ma solo teologali. Può darsi che il teologo, la cui "scienza" è tesa allo studio di entità astratte (dio, angeli, madri vergini ecc), possa parlare con la Bibbia la quale, divinamente, gli ha suggerito le sue volontà, tuttavia affermare che teologia e più in generale la Chiesa, non abbia voluto intendere il testo come verità anche scientifica rimane di fatto un'offesa all'intelligenza (Galileo dove lo mettiamo?), o se detto in buona fede, una chiara manifestazione di ignoranza, motivo per cui l'Università, guarda caso Cattolica, che gli ha consegnato la laurea farebbe bene a richiedere la restituzione della stessa.
A questo punto dell'articolo c'è una perla di immane bellezza.
Il giornalista chiede al Teologo se avverte preoccupazione per l'affermarsi dell'ateismo: semplicemente geniale. Cosa si può pensare possa rispondere il teologo, che di religione vive?
Ad ogni modo se è possibile la risposta è ancora più sconcertante. Riporto:
"Il problema è che la maggior parte delle persone non possiede una preparazione teologica per rispondere ai 'nuovi atei'. Gli operatori di media, poi, non sanno come valutare i loro scritti dal momento che non hanno riferimenti teologici o filosofici. I lettori possono facilmente essere d’accordo con i 'nuovi atei' visto che gli scandali tra i preti o gli attentatori suicidi in nome di Dio sono fatti che capitano tutti i giorni".Facciamo alcune considerazioni. Il teologo parte dall'idea che la maggior parte delle persone dovrebbe essere religiosa, mentre in realtà la maggior parte delle persone, sebbene professi di appartenere ad uno specifico credo, si disinteressa totalmente ad esso. D'altro canto se è pur vero che essi non hanno una preparazione teologica, va detto che non ne posseggono nemmeno una scientifica e, tuttavia se l'ateismo sembra diffondersi, probabilmente è perchè le teorie scientifiche forniscono spiegazioni più plausibili di quelle religiose, che sovente campano su tediose discussioni, è il caso di dirlo, sul sesso degli angeli.
Proseguendo, il finale ci riserva un altro delirio:
"Sì. Anzitutto, sarebbe necessario che la Chiesa e i suoi membri confessassero il proprio coinvolgimento nei peccati che i 'nuovi atei' elencano in maniera fervorosa (e anche divertita). Una confessione come questa sarebbe una testimonianza potente della nostra professione di fede più fondamentale, ovvero che il mondo è avvolto in una bontà e in un amore infinito, una bontà che il nostro peccato ha offeso e oscurato: in questo modo il nuovo ateismo troverebbe fiducia e giustificazione. Però possiamo notare che, ironicamente, gli stessi atei testimoniano questa stessa dimensione di bontà nell’accusare i cristiani di immoralità. In che modo potrebbero esseri sicuri che i credenti sono cattivi senza essere toccati dalla bontà che stabilisce i criteri della loro stessa accusa? I cattolici chiamano Dio la fonte di questa bontà"Siamo alle solite: ogni principio morale è dovuto a dio, senza il quale l'uomo sarebbe dunque un bruto. A parte il fatto che secondo la logica del detto teologo, l'uomo non dovrebbe neppure esistere senza l'azione creatrice di dio, ci si chiede come sia possibile che ogni popolo della terra abbia sviluppato una sua morale, insita nella quale vi sono cose imprescindibili? Può infatti accadere che in un popolo non sia considerato sconveniente avere più partner o persino accoppiarsi con un minorenne (non è questa una giustificazione alla pedofilia, beninteso, ma in tribù dove l'aspettativa di vita raggiunge a malapena i 30 anni è davvero considerabile sconveniente accoppiarsi con una minorenne, o il concetto di minore si adatta alle aspettative di vita ridotte?), tuttavia nessuna società può prescindere da precetti quali l'onestà e il rispetto dei ruoli, pena la sua disgregazione o annientamento.
Mi chiedo, alla luce di ciò, come possano la Teologia e la Religione essere ancora considerate materia di studio, al di là dell'aspetto folkloristico, e quando nelle scuole italiane si darà il giusto spazio alla Filosofia e alla storia della Scienza.
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