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lunedì 11 gennaio 2010

Internet : il declino dell'informazione?


Ho deciso di scrivere questo post dopo aver letto alcuni estratti del "Manifesto" di Jaron Lanier l'inventore del termine "Realtà Virtuale", uno dei pionieri della rivoluzione internet nonché prestigiosa firma di riviste specializzate come Wired, il quale, in sintesi prende atto di come la troppa libertà e il poco controllo ( fondamentalmente, l'anarchia) stiano minando la serietà del Web.
In altre parole, il fatto che possano convivere all'interno dello stesso contenitore cose serie e cose banali rischia di demolire la credibilità della Rete; infatti, la mancanza di controllo rende alcuni strumenti potenzialmente utilissimi, poco seri. Il caso più eclatante è sicuramente l'Informazione.
Vi sono vari modi di screditare l'Informazione ma elencarli tutti sarebbe un'impresa mi limito quindi  citare i più importanti.
La celebre enciclopedia Wikipedia, ad esempio, è sempre più nelle mani di amministratori poco capaci, e sebbene risulti ancora un discreto strumento di  partenza per una ricerca, spesso le sue voci vengono corrette da persone anonime e che l'evidenza dimostra non padroni della materia. Altre volte addirittura le voci vengono variate per mettere in risalto alcune cose o per farne credere altre, mentre un'enciclopedia, ancora più di una testata giornalistica dovrebbe proporre un sapere asettico, privo cioè di influenze lobbistiche (siano esse politiche o religiose). La cosa si aggrava ulteriormente quando ricercando su Google qualcosa, il motore di ricerca normalmente vi rimanda a Wikipedia: questo perchè?
Semplice perché se anche un esimio professore di Storia decide di pubblicare il suo sapere in modo libero sul Web, la sua voce viene sovrastata da quella di una pseudo enciclopedia cui più o meno chiunque può mettervi indebitamente mano.
Da un certo punto di vista è come se anziché recarci da un professore per preparare una tesi di laurea, decidessimo di prendere informazioni presso alcuni studenti di un'istituto superiore: certamente troveremo informazioni esatte ma è assai probabile che in mezzo vi siano inesattezze e di certo le informazioni non saranno mai approfondite. Ecco, Google non capisce questa differenza, né evidentemente il popolo della Rete.
Così di fatto si ingenerano altri tipi di disinformazione come quella perpetrata da alcuni siti, cosiddetti "cospirazionisti" all'interno dei quali nella migliore delle ipotesi trovate solo illazioni, ipotesi se non addirittura vere e proprie manipolazioni truffaldine.
Mai troverete in questi siti delle prove inconfutabili di quanto sostengono; al limite un numero sconsiderato di scuse o accuse che alla lunga divengono patetiche.
Si pensi poi alle prime pagine dei siti dei nostri principali quotidiani, dove le il sensazionalismo vale di più della verità e dove comunque notizie serie vengono presentate insieme ad altre il cui reale interesse appartiene alla sfera della morbosità.
La possibilità che convivano sugli stessi canali attenti osservatori e sagaci critici con faziosi petulanti  e commentatori incompetenti tende di fatto a sminuire i primi. Anche perché si sa, al mercato l'attenzione l'attira chi urla più forte.
Certo, funziona così anche fuori dal Web, ma in rete tutto è favorito dall'impersonalità.
In generale non credo che Internet sia la causa principale della perdita di qualità dell'informazione, piuttosto sono propenso a sostenere che sia lo specchio dei tempi. Sicuramente invece concordo che bisognerebbe fare qualcosa per qualificare meglio l'informazione sul Web magari partendo proprio dall'assunzione di responsabilità di quanto si scrive.
Poiché il tema parla di informazione, commenti all'informazione e via dicendo, sul Web, non mi rimane infine, che fare un esame di coscienza, partendo dal presupposto che auto giudicarsi è possibile ma assai arduo: a seconda del carattere che si ha, infatti,  si tende ad essere troppo o troppo poco indulgenti con se stessi.

Personalmente sono conscio di parlare spesso di argomenti di cui ho una conoscenza marginale, soprattutto se si paragona alla cultura specifica di uno studioso ufficiale (la mia conoscenza della storia ad esempio è di certo inferiore a quella di un professore, ed in più è tarata dalla più totale ignoranza di lingue antiche che mi permetterebbero l'analisi diretta della fonte). Per questo ultimamente ho sentito il bisogno di riportare laddove era possibile alcune fonti.
Per quanto riguarda i metodi di analisi e giudizio, ovviamente, si conformano alla mia sensibilità e per mia convinzione ogni opinione è per sua natura opinabile, le mie comprese. Ma preferisco rimandarvi, per non ripetermi, ad un post precedente intitolato per l'appunto "il coraggio di giudicare".
Concludendo,  non so se questo blog possa avere una qualsivoglia utilità per qualcun altro oltre che per chi scrive, se non altro non ho la pretesa di fare opinione: semmai ciò che concedo alla mia vanità è l'idea che ciò che scrivo possa far pensare, e credetemi, non è vanità irrisoria.



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