Qualcuno spieghi a questi mentecatti che si reputano giornalisti che i giudici applicano delle leggi e che a fare (male) le leggi sono i politici.
Sallusti non è una vittima della magistratura, ma più semplicemente è vittima di sé stesso.
Più precisamente è vittima delle conseguenze della propria cieca e certamente conveniente militanza , dei suoi stessi barbari metodi e della sua cocciutaggine e, forse, umanamente, del limite della sua intelligenza.
Seppur personalmente condivida l'idea che la privazione della libertà sia, in linea di principio, pena spropositata per un reato a mezzo stampa, va pur detto che costui non si è mai ravveduto dei propri errori, commessi per lo più a scapito di altri: la sua è una pena, forse ingiusta, ma pur sempre conseguenza di reato.
Le vittime sono ben altre (magari coloro che sono stati diffamati perché scomodi), e comunque sia di problemi al mondo la cui risoluzione è senza dubbio più urgente ve n'è così tanti da non saper nemmeno da dove iniziare.
Prima ho parlato di "linea di principio", ma sempre in "linea di principio" ritengo sia impensabile accettare che si arrivi alla diffamazione sistematica dell'avversario facendosi strumento di regime (o pseudo tale) quale invece è stato sempre il metodo adottato dal Sallusti.Rigetto quindi la difesa corporativa, pur con la caratteristica di stare "dall'altra parte" di Mentana, specie quando (su facebook) afferma:
La libertà è un bene comune, siamo tutti soci della libertà di ciascuno, anche e soprattutto di chi sentiamo lontano da noi. Colpire in questo modo chi fa informazione crea oltretutto un precedente che può devastare la nostra capacità di dare notizie anche scomode per i poteri davvero forti. "Non vorrai mica fare la fine di Sallusti vero?". E non ditemi che la diffamazione può distruggere la vita di un uomo: so bene quanto può essere pericolosa l'arma dell'informazione, dirigo giornali dal 1991.
Non esiste la libertà di diffamare e chi lo fa deve essere cosciente che lo fa in violazione della Legge.
E poi sì, la diffamazione può distruggere la reputazione di un uomo e forse, dico forse, esistono ancora uomini, in questo sgangherato Paese, per cui la dignità e la reputazione hanno ancora un significato. Probabilmente sfugge ai giornalisti italiani, ma ogni ogni cosa ha un suo prezzo: nello specifico la libertà di informazione richiede l'onere di essere responsabile della correttezza dell'informazione, specie quando, se a rischio c'è la dignità dell'individuo.
Lascia perplesso poi la chiosa finale di Mentana:
A proposito, qualcuno ha notizie dell'onorevole 007 Farina?
Immagino sia una denuncia perché se fosse il solito tentativo di sminuire le colpe di uno per via delle colpe maggiori di altri, la cosa non può reggere.
Se i giornalisti devono essere consapevoli e responsabili di ciò che scrivono, a maggior ragione lo devono essere i Direttori di testata, giacché sono essi e non altri a scegliere ciò che deve essere pubblicato e ciò che non lo deve.
O solo i bulli di Facebook possono essere colpevolizzati perché causano, con le loro irrisioni, la morte di un compagno di scuola?
4 commenti:
"i giudici applicano delle leggi". Vero fino ad un certo punto. Quindi non vero... ad esempio, se fai la chemio e per contrastare alcuni effetti collaterali coltivi e utilizzi una piantina di marijuana, in base al giudice che trovi puoi essere condannato per detenzione ecc. ecc. o assolto e magari elogiato per la tua battaglia su una tematica di rilevanza sociale. Se diffami un partito politico dicendo che sono loro ad aver truccato le firme per le regionali della Lombardia, ti danno 700 euro di multa. Se diffami un magistrato te ne danno 5000, ed in secondo grado ti becchi il carcere. Ecco, la politica in Italia è feccia, la magistratura immondizia...
Sulla chiosa del ricciolino, lui commenta che la diffamazione non distrugge un uomo perchè dirige giornali dal '91; quindi, la limite, diffama: mica è lui il soggetto diffamato. Buoni tutti, così...
Coumnque concordo con te che nella recente discussione politica e mediatica ci si è sempre preoccupato dei diffamataori e non dei diffamati, e che col cavolo che si sta parlando di libertà di opinione: qui si sta parlando di meschina diffamazione. E per i casi più gravi è stragiusta la condanna penale. Inoltre, considerato quanto sopra detto sui magistrati, dare in mano a quest'ultimi la facolta di comminare multe di decine di migliaia di euro secondo me è veramente pericoloso...
Il giudice può e deve avere la possibilità di interpretare la legge(altrimenti verrebbe meno proprio il principio del giudizio), tuttavia i limiti di tale interpretazione dovrebbero essere insiti nella legge . Se tali limiti non sono chiari è possibile, come dici tu, arrivare a stravolgere tutto; in tal caso è ovvio che la colpa va divisa tra chi ha legiferato male e chi interpreta, magari peggio. Di questi casi ne abbiamo avuti sino alla nausea, in questo Paese, spesso per la scarsa qualità dei politici e dei magistrati, altre volte addirittura per malafede. Comunque, per meglio specificare, la prima frase voleva contestare il titolo: in fondo non solo il giudice ha applicato la legge, ma ha persino concesso un contestato privilegio: perché mai dunque "le toghe" dovrebbero essere con le spalle al muro, e ancor di più che senso ha questa sfida?
Ok per il titolo ridicolo, d'altronde, da un giornale umoristico, che ti aspetti? Inoltre, Sallusti, in sè, è una delle più infami nullità che mi vengano in mente. Ciònonostante, non posso non rilevare sia la sproporzione rispetto alla consuetudine, sia l'assoluta irritualità della procedura extraveloce adottata per Sallusti, per poi dargli i domiciliari contro la sua volontà. Ecco, pm e giudici hanno voluto dare una lezione a Sallusti, senza esagerare per non dare troppo nell'occhio, infatti siamo qui a discutere d'altro. Ecco, io pensavo di vivere in un paese democratico prima di interessarmi al funzionamneto della giustizia in Italia. E non sono di destra, per prevenire luoghi comuni...
Mi trovo d'accordo su tutto.
Riguardo ai luoghi comuni, non ti preoccupare, non hanno la mia simpatia. Sono convinto che criticare non significa schierarsi ma esprimere un opinione. Io sono anni che rifiuto ogni etichetta (d'altra parte, se critico la chiesa devo essere per forza ateo, se critico B, per forza comunista, quando criticavo l'armata brancaleone del fu governo Prodi, ero per forza fascista). Ho la presuntuosa certezza che se la gente smettesse di etichettare e iniziasse a pensare questo Paese avrebbe un futuro migliore.
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