"Non me ne fotte un cazzo.
Se lui è il presidente del Consiglio o, cioè, è un vecchio e basta.
A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo.
Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido.
Giusto che si faccia sentire lui se non lo farà mi comporterò di conseguenza...
quel briciolo di dignità che mi rimane la voglio tenere...
visto che lui non mi ha chiamato...
gli faccio prendere paura.
Quando si cagherà addosso per Ruby chiamerà e si ricorderà di noi,
adesso fa finta di non ricevere chiamate"
Qualunque cosa succeda nel centro destra tutti devono sottostare al padrone: questione di gratitudine.
La gratitudine viene prima di tutto, persino delle proprie idee, della propria identità, dell'onestà intellettuale.
Quando Sara Giudice, allora ancora nel PdL levò le sue critiche sulla la candidatura blindata della Minetti, ovvero la brava ragazza di
madrelingua inglese, esperta in
materia sanitaria (sic) nonché angelo di Don Verzè, fu attaccata dai giornali vicini al cavaliere e tacciata di ingratitudine.